Da quando la pandemia di Covid-19 ha colpito il nostro Paese ed il mondo intero, l’argomento pensioni e relativi pagamenti ha destato particolare preoccupazione in quanto, prima della diffusione del virus, era molto comune che i percettori di pensione si recassero direttamente alla posta per ritirare il proprio trattamento pensionistico.
Al fine di evitare gli assembramenti, quindi, Poste Italiane ha disposto, fin dall’inizio della pandemia, delle misure per contingentare gli accessi agli sportelli degli uffici postali, al fine di contenere i contagi. In particolare, avviene ormai da mesi la somministrazione anticipata dei trattamenti pensionistici.
Per questo, di mese in mese, vengono resi noti i calendari mensili per il ritiro delle pensioni. Il discorso è valido per luglio (e, come vedremo, anche per il mese di agosto 2021).
Ma il calendario pensioni luglio 2021 non è l’unica novità legata al mondo delle pensioni. Presso il Governo, infatti, il tema delle pensioni ha generato un dibattito molto acceso.
Analizziamo insieme le ultime news pensioni nel nostro Paese.
Calendario pensioni luglio 2021: le date
Che le pensioni dei prossimi mesi verranno corrisposte in anticipo lo aveva già confermato la Protezione civile, con l’Ordinanza del 18 maggio 2021, la n. 778, nella quale ha reso noto che
“il pagamento dei trattamenti pensionistici, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili (…):
- di competenza del mese di giugno 2021, è anticipato dal 26 maggio al 1° giugno 2021;
- di competenza del mese di luglio 2021, è anticipato dal 25 giugno al 1° luglio 2021;
- di competenza del mese di agosto 2021, è anticipato dal 27 luglio al 31 luglio 2021.”
Questo significa che, fino ad agosto, tutti i trattamenti pensionistici verranno corrisposti in maniera anticipata, come del resto avviene ormai dall’ormai lontano momento della proclamazione dello stato di emergenza nel nostro Paese, avvenimento che è ormai datato a più di un anno fa.
È bene considerare che le date del calendario pensioni luglio 2021 non sono valide per tutti i cittadini italiani percettori di trattamenti pensionistici, ma sono riservate a coloro che, prima della pandemia, ritiravano la propria pensione presso gli uffici postali, o coloro che ricevono il trattamento sulla propria carta PostePay Evolution, sul proprio conto BancoPosta o su libretto postale.
Coloro che hanno invece preferito come metodo di ricezione un accredito mediante bonifico bancario non potranno usufruire del trattamento pensionistico anticipato.
Nello specifico, per quanto riguarda le pensioni di luglio 2021, l’erogazione anticipata partirà dal 25 giugno; come per i mesi precedenti, si procederà in ordine alfabetico, seguendo questo calendario pensioni:
- venerdì 25 giugno cognomi con iniziali A – B
- sabato 26 giugno cognomi con iniziali C – D
- lunedì 28 giugno cognomi con iniziali E – K
- martedì 29 giugno cognomi con iniziali L – O
- mercoledì 30 giugno cognomi con iniziali P – R
- giovedì 1 luglio cognomi con iniziali S – Z
Pensioni luglio 2021: ancora valido “Pensione a domicilio”
Anche per il mese di luglio 2021, e per i mesi successivi, resta valido l’accordo tra l’Arma dei Carabinieri e Poste Italiane, denominato “Pensione a domicilio”.
Si tratta di un accordo tra i due enti che permette a coloro che hanno almeno 75 anni di età, che percepiscono pensione di vecchiaia e che la ritirano abitualmente in contanti presso gli uffici postali, di riceverla direttamente a casa.
Bisognerà, per usufruire di “Pensione a domicilio”, fornire la delega ai Carabinieri, che si occuperanno di ritirare, al posto del cittadino che ha fornito la delega, la pensione ogni mese, consegnandola al percettore direttamente a casa.
Per poter usufruire del servizio, però, è necessario fornire la delega ai Carabinieri: per questo motivo, per poter richiedere “Pensione a domicilio” è necessario che il pensionato non abbia già concesso la delega del ritiro ad altro soggetto, parente, congiunto o meno.
Pensioni 2021, le opzioni attualmente valide
L’argomento pensioni, indipendentemente dal calendario pensioni di luglio 2021, ha fatto molto discutere nel nostro Paese, in quanto da mesi si attende la tanto sospirata Riforma Pensioni.
L’unica certezza che si ha in questo momento riguarda il fatto che la situazione si manterrà stabile fino alla data del 31 dicembre 2021: è in questa data che scadranno le misure attualmente valide per andare in pensione.
Fino a dicembre 2021, il cittadino italiano che vorrà andare in pensione dovrà rispettare i seguenti requisiti:
- minimo di età anagrafica: 67 anni
- anni di contributi versati: almeno 20 anni
Inoltre, è ancora possibile usufruire della celebre Quota 100, che prevede invece un’età anagrafica minima di 62 anni, con almeno 38 anni di contribuzione regolarmente versata.
Fino al 31 dicembre 2021, inoltre, sono state confermate (dalla legge 178/2020, ossia la Legge di Bilancio 2021) le altre opzioni di pensione anticipata: Opzione Donna e Ape Social.
Opzione Donna è la misura che permette alle donne lavoratrici di andare in pensione agevolata e in anticipo; l’opzione è valida per le dipendenti nate nel 1962 o le autonome nate nel 1961, purché contino almeno 35 anni di contributi regolarmente versati.
Ovviamente, nel caso delle dipendenti, il rapporto di lavoro deve essere cessato.
L’Ape Social, invece, è un altro nome dell’Anticipo Pensionistico, un’opzione che prevede una indennità pensionistica erogata a spese dello Stato e di pertinenza dell’INPS.
Per richiedere l’Ape Social, è previsto che il lavoratore abbia raggiunto almeno 63 anni di anzianità, oltre che 30 anni di contributi, che nel caso delle donne vengono scontati di due anni.
L’Ape Social viene corrisposta ogni mese fino al raggiungimento dei requisiti per richiedere la pensione ordinaria.
News Pensioni: il parere della Corte dei conti
Che nel 2022, in tema pensioni, dovremo dire addio a Quota 100, sembra ormai assodato.
In merito al futuro delle pensioni è anche intervenuta, di recente, anche la Corte dei conti, che con il Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica del 28 maggio 2021, ha bocciato Quota 100, ipotizzando invece
“un sistema di uscita anticipata che converga su un’età uniforme per lavoratori in regime retributivo e in regime contributivo puro”.
Allo stato attuale, la legge prevede la possibilità di un pensionamento anticipato per lavoratori che hanno raggiunto l’età anagrafica di 64 anni, perché abbiano versato almeno venti anni di contributi.
Per quanto riguarda le cifre, nota ancora la Corte dei conti, la pensione anticipata prevede un “importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale”, quest’ultimo pari a circa 460 euro mensili.
L’ipotesi di costruire un sistema di uscita anticipata graduale ed uniforme per tutti, auspicato dalla Corte dei conti, è dunque una necessità.
Pensioni 2021, le opinioni del Governo
Nelle settimane passate, circolavano insistenti voci sulla Quota 102 come opzione degna di succedere alla Quota 100; la Quota 102 si basa su un sistema simile a quello già ampiamente sperimentato con Quota 100, con la sola differenza che si potrà andare in pensione dopo aver compiuto 64 anni e a patto di aver maturato almeno 38 anni di contributi versati.
Quota 102, però, di fatto rischierebbe di allargare la platea dei beneficiari, costando al nostro Paese circa otto miliardi di euro in più: probabilmente è questo il motivo per il quale, almeno per il momento, l’ipotesi di una Quota 102 sembrerebbe essere stata abbandonata.
Altra proposta che il Governo sta attualmente valutando è quella del contratto di espansione, tanto voluto dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando ed il cui potenziamento è stato anche inserito nel DL Sostegni Bis. In questo caso, si prevede di anticipare la pensione, su base volontaria da parte del lavoratore, fino a 5 anni prima, sulla base di accordi tra datore di lavoro e lavoratore, e a patto di prevedere nuove assunzioni.
Tuttavia, questa proposta ha scontentato parte dei sindacati, in quanto andrebbe a svantaggio delle imprese, per le quali sarebbe troppo costosa.
Opinioni di INPS e sindacati sulle pensioni
Cosa propongono, dunque, i sindacati?
Già alla fine del mese di aprile, con il documento unitario di CGIL, CISL e UIL “Proposte sindacali per una riforma previdenziale”, i tre sindacati hanno richiesto un intervento tempestivo al Governo, di cui discutere prima che Quota 100 volga al termine.
Tra le proposte, i sindacati chiedono un sistema che non penalizzi chi ha versato contributi prima del 1996, permettendo l’accesso al trattamento pensionistico con un’età anagrafica di 62 anni o il raggiungimento di 41 anni di contributi.
I sindacati insistono inoltre sulla necessità di adeguare il trattamento pensionistico alle reali condizioni di vita. Si valuta inoltre come necessario occuparsi di fornire un maggiore sostegno alle categorie deboli, garantendo delle condizioni pensionistiche più favorevoli sia per invalidi e caregiver, sia per lavoratori operanti nei settori usuranti.
I sindacati, infine, si sono espressi anche in favore dei giovani e, soprattutto, delle donne, notando come
“Il lavoro di cura non retribuito, svolto in prevalenza dalle donne, è una voce fondamentale del welfare del nostro Paese ed è necessario tenerne conto a livello previdenziale con misure adeguate”.
Anche l’INPS, infine, si è di recente espresso sul tema delle pensioni, nella persona del presidente Pasquale Tridico che, secondo una notizia riportata dal ilSole24ore, ha invece proposto un anticipo pensionistico con almeno venti anni di contribuzione ed una età anagrafica tra i 62 ed i 63 anni di età, concedendo in questo caso un assegno parziale fino al raggiungimento della regolare età per la pensione di vecchiaia prevista dalla legge.