Bomba pensioni: cambia tutto dal 2022. Cosa ci aspetta

Quota 100, il sistema di pensione sperimentale introdotto nel 2019, sta per andare in pensione. Il 31 dicembre 2021, termina il programma che consentiva di andare in anticipo in pensione con il binomio età e contributi, rispettivamente a 62 anni e 38 anni. Dal 1 gennaio 2022 torna lo scalone di 5 anni, ossia chi deve andare in pensione dovrà aver maturato 67 anni di età. Ma sarà veramente così? Oppure si prospetta una riforma strutturale?

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Quota 100, il sistema di pensione sperimentale introdotto nel 2019, sta per andare in pensione. Il 31 dicembre 2021, termina il programma che consentiva di andare in anticipo in pensione con il binomio età e contributi, rispettivamente a 62 anni e 38 anni. Dal 1 gennaio 2022 torna lo scalone di 5 anni, ossia chi deve andare in pensione dovrà aver maturato 67 anni di età. Ma ci sono ancora le vie d'uscita della legge Fornero con l'isopensione o pensione anticipata, che mediante uno scivolo di 7 anni può permettere di andare in pensione fino al 2023 con 35 anni di contributi. Per il momento non si sa come e se il sistema pensionistico sarà riformato. Ma una cosa è certa. Dall'anno prossimo ci vorranno 67 anni per richiedere l'assegno di pensione.

Pensione quota 100: ancora pochi mesi

Per chi fino al 31 dicembre può far valere 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione, è il momento di cogliere al volo l'opportunità di andare in pensione con quota 100. Dal 1 gennaio 2022, l'età anagrafica farà un vero balzo portandosi a 67 anni. E per andare in pensione bisognerà aspettare 5 anni, oppure senza il vincolo dell’età anagrafica ma con solo il requisito contributivo a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e per le lavoratrici 41 anni e 10 mesi.

L'articolo 14 del DL 4/2019 introduce dal 2019 la possibilità di andare in pensione con il mix di 62 anni di età e 38 anni di contributi in aggiunta ai canali di pensionamento tradizionali previsti dalla Legge Fornero (cioè pensione anticipata e pensione di vecchiaia). La misura ha però carattere sperimentale: vale per chi matura i suddetti requisiti di 62 anni e 38 di contributi entro il 31 dicembre 2021. Chi ha raggiunto i requisiti entro il 31.12.2021 acquisisce il diritto a pensionarsi anche successivamente al 31.12.2021 cristallizzando, cioè, il diritto a pensione. La misura è rivolta agli iscritti ai fondi pensionistici della Gestione separata INPS, dell’Assicurazione generale obbligatoria, delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Per poter fare domanda si deve però aspettare tre mesi dalla data di raggiungimento dei requisiti per i dipendenti pubblici e 6 mesi per i lavoratori del settore privato. 

La contribuzione dei 38 anni può ricomprendere anche i contributi volontari, figurativi o da disoccupazione, l'importante è che quelli connessi al periodo effettivo di lavoro non sia inferiore a 35 anni.

Pensioni: il dopo quota 100. Quale riforma

Ad oggi non è dato sapere cosa succederà dal 1 gennaio 2022, se non che chi sfortunatamente compirà 62 anni nel 2022 avendo già maturato i 38 anni di contributi nel 2021, dovrà lavorare ancora altri 5 anni, per andare in pensione a 67 anni, oppure maturare il requisito contributivo a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e per le lavoratrici 41 anni e 10 mesi. Lo scalone di 5 anni è un problema vero, concreto, da affrontare: un aumento secco di cinque o sei anni dei requisiti di pensionamento non è proponibile.

Facciamo l'esempio di un caso limite: Aldo e Francesca hanno lavorato 38 anni nella stessa azienda solo che il primo è nato nel dicembre del 1959 e la seconda nel gennaio del 1960. Aldo andrà in pensione (se lo vorrà) a 62 anni, mentre Francesca dovrà optare tra un pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi nel 2026 o il pensionamento di vecchiaia con 67 anni e nove mesi, addirittura nel 2029. Un balzo enorme che non sarebbe accettabile dalle migliaia di persone come Francesca che dovranno così ancora lavorare per altri 4 o 7 anni. Dunque urge un intervento immediato che deve tener conto sia di questa circostanza ma anche di quanto potrebbe costare un'altra riforma, ricordando che con la riforma Damiano del 2007 si spesero 65 miliardi per consentire ai lavoratori di non trovarsi nel burrone dello scalone dei 3 anni al termine della riforma Maroni. Uno sforzo economico enorme che l'Unione Europea potrebbe non guardare di buon occhio, visto che da sempre contesta che in Italia si va in pensione troppo giovani.

Le parole del Ministro del Lavoro Andrea Orlando sembrano però allontanare al 2022 una vera riforma del sistema pensionistico. Oggi la priorità e quella di rividere gli ammortizzatori sociali:

abbiamo attivato delle commissioni di lavoro e di studio sulla previdenza, per capire cosa ha funzionato e cosa ha prodotto Quota 100.

Pensione anticipata: sfruttare lo scivolo Fornero

Uno dei capisaldi che Mario Draghi ha in testa, è quello di dare un futuro ai giovani. Sono state le parole dette non appena aveva ricevuto l'incarico dal presidente Sergio Mattarella. Ma non si può pensare al futuro dei giovani se non si interviene sul ricambio generazionale al lavoro. Ci pensa proprio l'isopensione che, nel settore privato, e per aziende con oltre 15 dipendenti, offre una prestazione di accompagnamento alla pensione. Il dipendente di un'azienda privata, con un contratto a tempo indeterminato che matura i requisiti di contribuzione o di età anagrafica entro 4 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro, può andare prima in pensione. Lo scivolo dei quattro anni è stato portato a sette anni con la legge 205/2017 nel triennio 2018-2020. Un emendamento alla legge di bilancio 2021 ha prorogato questo scivolo fino a dicembre 2023.

La parola scivolo evoca il meccanismo dell'isopensione. Se al termine dello scivolo sono richiesti 67 anni di età (con 20 di contributi), con 7 anni abbuonati, chi nel 2021 compie 60 anni può richiedere di andare in pensione anticipata. Lo stesso meccanismo vale per la pensione di anzianità. Se chi nel 2021 ha 35 anni di contribuzione (34 anni per le donne), sfruttando lo scivolo dei 7 anni, può fare domanda per andare in pensione anticipata. Questo sistema sarà concesso fino al 2023, con ultima finestra novembre di quell'anno. 

Pensioni: ci attende quota 92, quota 102 o quota 41

Le ipotesi in campo sono tante. Non vi è alcuna certezza del dopo quota 100, se non il ritorno all'età anagrafica di 67 anni per tutti, oppure il meccanismo contributivo già oggi esistente. Un vero dilemma per il governo Draghi che da un lato deve tenere a bada la spesa pensionistica, anche perchè lo richiede l'Unione europea, e dall'altro deve poter garantire un lavoro ai giovani. 

Quota 92 potrebbe essere una prima strada. E' una proposta avanzata da Graziano Delrio. La misura Quota 92 sarebbe riservata ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti, che potrebbero andare in pensione con un minimo di 30 anni di contributi e 62 anni di età. L’introduzione della misura Quota 92 comporterebbe però un taglio di almeno il 3% (forse di più), sull'assegno, con conseguente perdita di denaro da parte dei lavoratori. 

Quota 102 potrebbe essere un'altra strada percorribile: si conservano i 38 anni di contribuzione ma l'età anagrafica passa a 64 anni, dunque con un incremento di altri 2 anni di lavoro per chi nel 2022 avrebbe compiuto 62 anni. Questa strada potrebbe interessare circa 150.000 persone all’anno, che potrebbero lasciare in anticipo il mercato del lavoro, rinunciando però al 5% del trattamento previdenziale "completo" che riceverebbero se restassero al lavoro fino ai 67 anni. 

Quota 41 per tutti. Attualmente la pensione di vecchiaia può essere richiesta con 42 anni e 10 mesi di contributi accumulati, per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. La proposta di riforma pensioni prevede invece la possibilità di andare in pensione per uomini e donne al raggiungimento di 41 anni di contributi versati.

Pensione anticipata: il chiarimento dell'Inps

L’INPS con il messaggio numero 1169 del 19 marzo 2021 ha comunicato istruzioni e dettagli per richiedere la pensione in anticipo per chi svolge lavori usuranti. 

Questa possibilità è data solo ai lavoratori del settore privato che hanno svolto mansioni faticose e pesanti e che possono vantare di raggiungere il requisito di 35 anni di contributi nel 2022. 

Chi tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 2020 matura una contribuzione pari a 35 anni ed un'età di 61 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti, e 62 anni e 7 mesi per i lavoratori autonomi, potrà richiedere fino al 1 maggio 2021 la domanda di pensione anticipata. 

Le categorie che hanno diritto al beneficio, nel rispetto di determinati limiti di età e di anzianità contributiva sono le seguenti:

lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti;lavoratori addetti alla cosiddetta “linea catena”;conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo;lavoratori notturni a turni;lavoratori notturni che prestano attività per periodi di durata pari all’intero anno lavorativo.