Pensioni, contratto di espansione: ma quanto mi costi?

Andare in pensione in maniera anticipata, pur non possedendo i requisiti previsti dalla Legge Fornero o da Quota 100, è possibile attraverso una serie di scivoli pensionistici interessanti come nel caso del contratto di espansione. Il “tranello” può però stare nell’importo dell’assegno che ovviamente sarà ridotto rispetto allo stipendio, per cui si rischiano di perdere davvero tanti soldi se non ci si fa due conti prima.

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Andare in pensione in maniera anticipata, pur non possedendo i requisiti previsti dalla Legge Fornero o da Quota 100, è possibile attraverso una serie di scappatoie che rappresentano scivoli pensionistici interessanti

Il “tranello” può però stare nell’importo dell’assegno che ovviamente sarà ridotto rispetto allo stipendio, per cui si rischiano di perdere davvero tanti soldi se non ci si fa due conti prima. 

È il caso per esempio del contratto di espansione, introdotto nel 2019 e rafforzato in quest’ultimo anno in cui ha subito grandi modifiche strutturali per allargare il più possibile la platea dei beneficiari. All’inizio, infatti, non ha riscosso il successo sperato proprio perché non era abbastanza conosciuto e l’accesso era riservato a una ristretta cerchia di lavoratori. Accanto a questo tipo di scivolo pensionistico ce ne sono anche altri, ma sempre occhio a fare i conti prima per evitare di perdere troppi soldi prima e dopo il raggiungimento dell'età pensionistica.

Pensioni: a chi è rivolto il contratto di espansione?

Quando fu stipulato per la prima volta nel 2019 e inserito nel decreto Crescita, il contratto di espansione era rivolto alle aziende che avessero più di mille lavoratori alle proprie dipendenze. Con la Legge di Bilancio del 2021, invece, il limite è stato abbassato a 250, per poi essere nuovamente ritoccato al ribasso con il decreto Sostegni bis.

Adesso e per tutto il 2021 possono usufruire di questo accesso agevolato alle pensioni tutte le aziende che contano almeno 100 dipendenti, con un incremento di spesa programmata da parte dello Stato di almeno 101 milioni di euro soltanto per l’anno in corso. Per il 2022 previsti invece 225,5 milioni per il finanziamento dello scivolo pensionistico, 50,5 milioni per il 2023 e infine 30,4 per il 2024. Dunque la misura, si sa già, resterà in vigore per almeno un quadriennio.

Per quanto riguarda i lavoratori, per accedervi devono essere assunti con contratto a tempo indeterminato, oppure essere dirigenti o apprendisti. Inoltre, devono risultare iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti oppure ad altre forme sostitutive dell’Ago sempre gestite dall’Inps. Il lavoratore dovrà manifestare il suo consenso a usufruire del contratto di espansione, soltanto allora potranno partire gli accordi tra l’azienda e i sindacati necessari per mettere in moto la procedura.

Rientrano nel contratto tutti i lavoratori dipendenti a cui manchino non più di 60 mesi per raggiungere i requisiti della pensione, sia anticipata che di vecchiaia. Per quanto riguarda quest’ultima, necessari almeno 20 anni di contributi.

Pensioni: come si applica il contratto di espansione

Il contratto di espansione viene stipulato tra il ministero del Lavoro, l’azienda che intende sfruttarlo e le sigle sindacali più rappresentative sul piano nazionale. Deve contenere tutte le seguenti indicazioni: il numero dei nuovi lavoratori che subentreranno a quelli che potranno accedere al prepensionamento, con l’indicazione di tutti i relativi profili professionali; il programma temporale di tutte le nuove assunzioni e la specifica sulla loro durata a tempo indeterminato (anche del contratto di apprendistato professionalizzante); il numero dei lavoratori interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro.

Inoltre, deve contenere il numero identificativo dell’azienda, oltre che la data di inizio e quella di fine. Se a partecipare al contratto sono invece più aziende, allora questo deve essere sottoscritto dai rappresentanti legali di ognuna e il contratto dovrà essere trasmesso alla struttura Inps territorialmente competente che gestisce la matricola dell’azienda principale dell’accordo (l’azienda che lo sottoscriva singolarmente può invece presentarlo alla propria Inps di competenza). Soltanto a questo punto possono partire le verifiche.

Infine, l’azienda dovrà procedere alla stipula di una fideiussione bancaria da presentare anche questa all’Inps. Questo perché dovrà essere l’azienda, appunto, a impegnarsi a versare in anticipo l’indennità mensile al lavoratore esodato.

Pensioni: quanto perde il lavoratore con il contratto di espansione

Ma quanto conviene al lavoratore accettare il contratto di espansione? Secondo uno studio pubblicato dagli esperti della Cgil, lo scivolo pensionistico di questo tipo porterebbe a grandi perdite per i dipendenti. 

In primis, il lavoratore perderebbe il diritto alla maturazione del TFR per i cinque anni di anticipo dal ritiro dal lavoro, oltre che il versamento dei contributi previdenziali. Quest’ultimo punto, in particolare, porta alla maturazione di un assegno previdenziale ben minore rispetto a quello a cui si avrebbe diritto se si decidesse di lavorare tutti i cinque anni mancanti al raggiungimento dei 67 anni, requisito anagrafico per percepire la pensione di anzianità. Ricordiamo, infatti, che al contratto di espansione si accede quando mancano massimo 60 mesi al traguardo, dunque si deve aver compiuto almeno 62 anni.

Stando alle stime, il lavoratore che passa dallo stipendio all’assegno del prepensionamento riduce le proprie entrate di circa il 22% ogni mese. Facendo una stima a lungo termine, invece, e cioè guardando a quando avrà diritto alla pensione vera e propria, l’assegno potrebbe essere decurtato addirittura del 10 o 15%.

Secondo gli esperti della Cgil, si aggirerebbe intorno alla cifra di 80mila euro netti (122mila lordi) il “prezzo da pagare” per chi accede al prepensionamento, facendo un calcolo su una lunghezza media della vita di 82 anni, un reddito medio annuo di 35mila euro e un accumulo di 35 anni di contributi a 62 anni di età. Con un calcolo forfettario su queste variabili, l’assegno pensionistico maturato in seguito al prepensionamento sarebbe di circa 1950 euro lordi, quello invece maturato se si dovesse proseguire l’attività lavorativa sarebbe invece di circa 2.200 euro lordi.

Ovviamente, la perdita sarebbe drasticamente minore se si dovessero poi raggiungere i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne).

Pensioni: Vodafone apripista col contratto di espansione

Vodafone Italia ha diffuso la notizia qualche giorno fa. Ha siglato con i sindacati un contratto di espansione che coinvolgerà 1.870 dipendenti. Si tratta di un accordo che prevede per i contact center un lungo piano di riqualificazione, con nuove assunzioni nei ruoli dedicati all’innovazione, un premio sui risultati prodotti e la possibilità di accedere volontariamente al prepensionamento. In totale, saranno circa un milione le ore dedicate alla formazione.

Così come la legge prevede, i dipendenti coinvolti nel contratto vedranno ridursi l’orario di lavoro del 25%, mantenendo la stessa paga. Il tempo guadagnato verrà dedicato all’apprendimento di nuove competenze per quanto riguarda la gestione della relazione col cliente e allo sviluppo di nuovi ruoli finalizzati al supporto della strategia aziendale.

Sempre nei confini del contratto, sono state previste minimo cento nuove assunzioni a tempo indeterminato che arriveranno entro marzo 2023. Le figure ricercate copriranno posti nell’ambito delle aree aziendali dedicate alla tecnologia e al commerciale. Intelligenza artificiale, 5G e digital marketing: sono queste le nuove sfide che Vodafone si pone e che è decisa ad affrontare assumendo i migliori profili. Infine, l’azienda si impegna a tenere un occhio di riguardo per le quote rosa, assicurando l'assunzione di numerose donne, ovviamente sempre partendo dalle competenze.

Pensione: quali sono gli altri modi per accedervi in anticipo?

Accanto al contratto di espansione sono tanti i metodi per accedere alla pensione in maniera anticipata e andare a riposo qualche anno prima. Uno di questi è sicuramente l’Ape sociale, ovvero una finestra che si apre quando si sono compiuti 63 anni di età. Anche questa è stata rinnovata per tutto il 2021 con la Legge di Bilancio e se ne può beneficiare fino a che si compiono 67 anni di età, requisito per garantirsi la pensione di vecchiaia.

Attenzione: se si intende usufruire di questa opportunità bisogna fare in fretta. Infatti, si chiuderà il prossimo 15 luglio la finestra di quest’anno, quella che non prevede il pagamento degli arretrati. Lo scorso 31 marzo si è concluso il primo slot e chi ha presentato la propria richiesta, nel caso in cui questa sia stata accettata, ha potuto anche beneficiare delle mensilità arretrate di gennaio, febbraio e marzo. Quelli che invece presenteranno domanda in questa tranche, si vedranno eventualmente riconosciuto l’assegno (che può raggiungere un importo lordo massimo di 1.500 euro al mese) soltanto a partire dal mese successivo a quello in cui si è presentata richiesta.

Ma come si accede all’Ape sociale? È necessario che il lavoratore abbia concluso qualsiasi attività di lavoro in seguito a licenziamento, anche per giusta causa, e risoluzione consensuale del contratto). Inoltre, non bisogna essere già percettori di alcuna pensione diretta e aver versato almeno 30 anni di contributi (36 se si è svolto un lavoro inserito nella lista di quelli considerati gravosi). Infine, la pensione di vecchiaia maturata non dovrà raggiungere un importo superiore a 1,4 volte quello della pensione minima Inps.

Accanto all’Ape sociale c’è l’isopensione, detta anche Esodo Fornero. Anche in questo caso, come nel contratto di espansione, vi accedono soltanto i lavoratori a cui manca un determinato numero di anni per raggiungere il requisito della pensione di vecchiaia. Per l’isopensione, gli anni dovranno essere massimo sette, ma soltanto se il lavoratore che desidera accedervi presta servizio in un’azienda che conta almeno 15 dipendenti e non sia già titolare anche di pensione di validità.

Anche in questo caso, prima di procedere al prepensionamento ci dovrà necessariamente essere un accordo tra i sindacati e l’azienda in questione.

Pure nel caso dell’isopensione e dell’Ape sociale è bene sempre fare tutti i calcoli del caso per capire quanto sia economicamente conveniente lasciare prima il lavoro.