Pensioni, come anticipare l'uscita a 63 anni dal 2022!

A fine anno scade la misura sperimentale che permetteva di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi. Quali soluzioni rimarranno per le pensioni antiicipate? Il principale sembra essere quello di fare un lavoro riconosciuto usurante, la cui lista si sta allungando a dismisura. Ma c'è anche la rendita della pensione integrativa, se ci si muove per tempo

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A fine anno 2021 scade la formula di quota 100 per le pensioni, e si sa che la misura non sarà rinnovata, anche se i costi della misura graveranno sulle casse pubbliche ancora per molti anni. Tra i giudizi negativi quello del presidente di Confindustria Bonomi, che alla recente assemblea generale degli industriali ha definito quota 100, senza mezze misure, “un furto”, come riporta per esempio Italiaoggi.it.

La domanda è come cambierà lo scenario, come e quando sarà possibile andare in pensione, e soprattutto quanto si potrà anticipare, che è il sogno un po' di tutti i lavoratori. 

Allo studio e al centro dell'attenzione ci sono soprattutto le categorie dei lavori usuranti, che danno diritto ad andare in pensione qualche anno prima di raggiungere l'età per la pensione di vecchiaia, a 67 a anni. Come riportato qualche giorno fa per esempio dal Corriere della sera, la lista tende ad allungarsi. 

Intanto la notizia di cronaca del momento per quanto riguarda le pensioni viene da Palermo e riguarda una truffa ai danni dello Stato: false pensioni di invalidità accordate in cambio di soldi, come racconta per esempio Fanpage.it.

Intanto, come ricorda Il Giornale, il governo, nell'incontro di ieri con i sindacati, ha rimandato il tema della riforma delle pensioni e dell'impiego dei soldi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), come pure la questione del green pass. Si è parlato solo dell'emergenza dei morti sul lavoro, come da ordine del giorno.

Vediamo allora di fare il punto sullo scenario che si apre per quanto riguarda le pensioni del futuro

Come anticipare la pensione dopo quota 100

Partiamo dalla prima domanda: dopo quota 100, si potrà andare in pensione a 62 anni (o addirittura a 57, per le donne)? La risposta è sì, se ci si pensa per tempo, secondo la risposta che Orizzontescuola.it dà a una lettrice,  insegnante quarantottenne. E la risposta si chiama RITA, ovvero Rendita Integrativa Anticipata. Si ottiene ricorrendo a un fondo complementare ch preveda questa formula, e che sia integrativo dell'AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) pagata all'INPS. Le condizioni sono di aver versato almeno vent'anni di contributi all'assicurazione generale obbligatoria dell'INPS e cinque anni al fondo complementare. 

È importante muoversi per tempo perché l'importo della pensione integrativa anticipata perché l'importo dell'assegno mensile sarà direttamente proporzionale a quanto si è versato. E questo assegno sarà indipendente dalla successiva pensione erogata dall'INPS. È comunque anche possibile non anticipare il pensionamento e continuare a lavorare e a versare contributi nel fondo complementare e continuare a lavorare fino a raggiungere la pensione di vecchiaia, godendo poi di una pensione complessiva più alta.

Si allunga la lista dei lavori usuranti

Oltre a questa possibilità, un'altra per andare in pensione a 63 anni è quella di esercitare una mansione lavorativa che rientri nell'elenco a cui sta lavorando un'apposita commissione, per poi sottoporla al Governo, che dovrà decidere. E rientrare nella lista non dovrebbe essere troppo difficile, visto che questa diventa sempre più lunga: oltre 200 mansioni (203, contro le 65 preesistenti), e le categorie sono passate da 15 a 57. 

La Commissione (presieduta da Cesare Damiano, già ministro del lavoro nel secondo governo Prodi) ha ricalcolato con criteri scientifici le statistiche fornite da INPS, INAIL e ISTAT, prendendo in considerazione infortuni e incidenti sul lavoro, ma anche gli indici che valutano la fatica fisica e psicosociale legata alle diverse attività lavorative. 

In particolare le statistiche fornite dall'INAIL e applicate all'elenco di mansioni stilato dall'ISTAT riguardano: frequenza degli infortuni sul lavoro rispetto alla media, giornate medie di assenza per infortunio e giornate medie di assenza per malattia.

La condizione per usufruire dell'Ape sociale a 63 anni è aver svolto una mansione tra quelle in elenco per 6 anni consecutivi negli ultimi 7 o per sette anni consecutivi negli ultimi dieci anni, oltre ad aver versato almeno 36 anni di contributi (cifra che i sindacati vorrebbero ridurre a 30).

Le 15 categorie originarie sono:

1) Gli operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; 

2) Conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;

3) Conciatori di pelli e di pellicce;

4) Conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;

5) Conduttori di mezzi pesanti e camion;

6) Personale delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;

7) Addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza;

8) Insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;

9) Facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;

10) Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;

11) Operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.

12) Siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature;

13) Operai dell’agricoltura, della zootecnia e pesca;

14) Pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare dipendenti o soci di cooperative;

15) Marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e acque interne.

Le ultime quattro categorie sono state aggiunte nel 2017, dopo le prime 11 comprese nella legge 232 del 2016.

A queste potrebbero aggiungersi:

- bidelli

- badanti e colf

- saldatori

- tassisti

- falegnami

- valigiai

- conduttori di autobus e tranvieri

- benzinai

- conduttori di macchinari in miniera

- insegnanti delle scuole elementari

- commessi

- cassieri

- operatori sanitari qualificati

- magazzinieri

- portantini

- forestali.

Ipotesi Ape sociale “rafforzata” 

Se tutti questi venissero approvati dalla nuova legislazione sulle pensioni, di competenza di Governo e Parlamento ci sarebbero ventimila ulteriori candidati ad andare in pensione a 63 anni, con la formula dell'anticipo pensionistico ( cosiddetta “Ape sociale”) che peraltro è una misura sperimentale, inaugurata nel 2017 e che al momento scade, come quota 100, a fine 2021 (ma è più probabile che venga rinnovata). L'Ape sociale (una delle formule per anticipare la pensione a cui è dedicata la guida dell'INPS, di cui abbiamo parlato in questo articolo) viene corrisposta fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o altre forme di pensione anticipata.

Non solo: come riporta un altro articolo del Corriere di qualche giorno fa, allo studio per la riforma delle pensioni c'è anche l'Ape sociale cosiddetta “rafforzata”, che coinvolgerebbe anche i lavoratori fragili a rischio Covid, i disoccupati da tempo o chi non ha diritto all'indennità di disoccupazione. 

Quando la pensione è illecita

Oltre che per i nuovi provvedimenti legislativi che si attendono, come accennavamo all'inizio, di pensioni si parla anche per un caso di cronaca. C'è chi, per avere la pensione, ricorre anche alla corruzione e alla truffa. Il caso viene da Palermo: Antonino Randazzo, già arrestato a gennaio 2020, avrebbe organizzato una truffa per cui a persone in ottima salute veniva certificata un'invalidità, evidentemente falsa, che “dava diritto” alla relativa pensione. 

Per questo coinvolti nell'indagine, che ha coinvolto 23 persone, ci sono anche 11 medici di famiglia. Le accuse, tra l'altro: traffico di influenze illecite, falso ideologico, truffa ai danni dello Stato, impiego di denaro di provenienza illecita.

All'indagine sulle persone si aggiunge quella sui beni, con un sequestro per un valore complessivo intorno al milione di Euro, tra polizze assicurative, conti correnti, auto e contanti. Un patrimonio incompatibile con la capacità di reddito dichiarata da Antonino Randazzo, spiega la Guardia di Finanza di Palermo. Mentre il comandante del nucleo di  Polizia economico finanziaria del capoluogo siciliano precisa che l'obiettivo primario delle indagini è quello di “sottrarre ai criminali ogni beneficio economico derivante dalle condotte delittuose”.

Il calendario delle pensioni di ottobre

E per concludere questo excursus di novità sul mondo delle pensioni, ricordiamo con la Gazzetta del Sud che Poste Italiane ha comunicato il calendario per il pagamento anticipato delle pensioni di ottobre, a partire da lunedì 27 settembre. Lo scopo è sempre quello di evitare gli assembramenti. Il calendario è organizzato come sempre in base all'iniziale del congnome del soggetto titolare. In linea di massima (variabile in base ai giorni e orari di apertura dei singoli uffici) è il seguente:

dalla A alla C, lunedì 27 settembre;

dalla D alla G, martedì 28 settembre;

dalla H alla M, mercoledì 29 settembre;

dlala N alla R, giovedì 30 settembre;

dalla S alla  Z, venerdì 1° ottobre

Chi potrà evitare di recarsi allo sportello per ritirare la pensione sono i titolari di Postamat, Carta Libretto o Postepay Evolution, che potranno prelevare ai Postamat. Chi ha un libretto di risparmio, un conto Bancoposta o una Postepay Evolution avrà l'importo della pensione accreditato direttamente sul conto, sempre da lunedì 27 setttembre. Chi ha più di 75 anni e ha difficoltà ad andare a ritirare la pensione di persona, può delegare al ritiro, naturalmente gratis, i Carabinieri.

Pensioni, dossier difficile

Dossier difficile per qualunque governo, quello delle pensioni, perché ha effetti a lungo termine e su una vastissima platea di cittadini elettori. Problema che in più, in Italia, si porta dietro la pesante eredità delle “baby pensioni” accordate nei decenni passati a lavoratori con solo vent'anni di contributi e quarant'anni di età. E con i tanti giovani disoccupati (o perfino “neet”, né al lavoro né in formazione), l'adolescenza prolungata e la vita sempre più lunga, è difficile far quadrare i conti, nel vero senso della parola.

Problema che tra l'altro non è isolato, perché si collega con quelli del lavoro sommerso e dell'evasione fiscale, per cui, anche se lo Stato volesse sostenere la propria cassa previdenziale con risorse prese da altre voci di bilancio, faticherebbe comunque a trovarvi le risorse necessarie.