Pensioni: da gennaio 2022 tutti a casa a 62 anni! Ecco come

Il Governo Draghi sta cercando di confermare le ultime modifiche alla riforma delle pensioni. Tra le ultime novità c'è la possibilità di andare in pensione a soli 62 anni, ricorrendo alla Quota 87 o all'Ape Sociale nel caso di lavori e mansioni usuranti. Vediamo insieme come funzionerà dal 2022.

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Le pensioni INPS riformate da gennaio 2022 permetteranno l'uscita a 62 anni!

Questa è una delle ultime novità disposte dalla Riforma delle pensioni promossa dal Governo Draghi, in particolare per chi potrà uscire grazie a Quota 87 e Ape Sociale.

Sono opzioni che potrebbero ancora dare una speranza a chi, vedendosi dissolta la possibilità di uscire con Quota 100, ormai in scadenza, si trova accontentare della Fornero, laddove non sia possibile uscire con Quota 102.

Su questo aspetto anche Mondo Pensioni ha voluto esprimersi nel suo video Youtube d'approfondimento.

Entrambe le opzioni sopracitate dovrebbero garantire ad una buona platea un'uscita anticipata maggiore rispetto a quella che altrimenti sarebbe disposta con le offerte dell'INPS, cioè un'opzione a 64 anni d'età o direttamente l'uscita pensionistica a 67 anni. Sempre se non scatta il ricalcolo dell'aspettativa di vita. Già si teme per chi entra oggi al lavoro un'uscita entro i 71 anni d'età.

Una bella prospettiva, come quella che a breve ti descriveremo. In questo articolo non ci limiteremo a trattare dell'attuale situazione pensionistica, ma anche a valutare quali sono le opzioni che possono permetterti l'uscita anticipata a 62 anni d'età.

Pensioni: INPS prevede l'uscita a 67 anni da gennaio 2022!

Per l'uscita pensionistica generale l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale prevede per tutti l'uscita a 67 anni, se non rientri:

  • entro il 31 dicembre 2021 in Quota 100;
  • in Opzione Donna;
  • in Ape Sociale;
  • in Quota 102.

Tutte queste opzioni sono tutt'ora disponibili solo per alcune precise platee di riferimento:

  • Quota 102 è solo per chi matura 38 anni di contributi INPS e ha 64 anni d'età;
  • Opzione Donna è per le lavoratici dipendenti o autonome;
  • Ape Sociale è per chi è lavoratore di mansioni gravose o non ma con almeno 30 anni di contributi.

Proprio quest'ultimo ha subito delle modifiche, diverse modifiche, proprio per il fatto che poteva essere per molti una possibile alternativa all'uscita secondo la Riforma delle Pensioni Fornero del 2011, ovvero solo 20 anni di contributi ma ben 67 anni d'età.

Ma in pratica tutte le opzioni pensionistiche sono diventate una valida attrattiva rispetto a dover subire un effetto scalone di cinque anni, se non dieci se si conta che il prossimo ricalcolo previsto è a dicembre 2023. E già si teme l'uscita a 71 anni per chi inizia a lavorare da quest'anno.

Pensioni INPS: con Ape Sociale a casa a 62 anni! Ecco come fare da gennaio 2022

L'Anticipo Pensionistico Sociale, nota come Ape Sociale, è un'opzione di uscita pensionistica anticipata nata grazie all'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017, che prevede almeno fino a quest'anno l'uscita a chi:

  • almeno 59 anni d'età anagrafica;
  • almeno 30 anni di contributi INPS versati se lavoratore standard;
  • almeno 36 anni di contributi INPS versati se lavoratore di mansione usurante.

Purtroppo, a causa degli alti costi delle pensioni italiane, la questione è diventata spinosa per molte opzioni, pertanto s'è dovuto, in primis con Quota 100, aumentare l'età pensionabile.

E anche Ape Sociale è finita nel mirino, visto che dal prossimo anno si potrà andare in pensione non più a 59 anni, bensì a 62 anni d'età, più l'anno per la decorrenza dopo la cessazione dell'attività lavorativa.

Se non altro, l'uscita ritardata di due-tre anni ha la garanzia di:

  • ridurre il carico contributivo per chi ha mansioni usuranti;
  • allargare la platea di riferimento per l'accesso all'Ape Sociale.

Nel primo caso, si potrà andare in pensione se si ha svolto un'attività usurante con soli 32 anni di contributi.

Va detto che, stando al Sole24Ore, era preferibile, almeno per Cesare Damiano, presidente della Commissione Tecnica sui Lavori Gravosi, arrivare a 30 anni, quindi pareggiare al pari dei lavori standard. 

Ma ci sarebbe stato il rischio di forare il bilancio previdenziale, già colmo per via della riconferma dell'Opzione Donna. Pertanto il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha chiuso la faccenda con questi 32 anni di contributi INPS.

Inoltre, con l'apertura a più categorie di lavoro, ora vi potranno far richiesta anche:

  • gli insegnanti delle scuole primarie, 
  • il personale ATA, 
  • i benzinai, 
  • gli autisti di autobus, 
  • i panettieri, 
  • i macellai, 
  • i conducenti di taxi, 
  • i lavoratori agricoli e forestali, 
  • i commessi e magazzinieri, 
  • gli operatori sanitari, 
  • i panettieri.

Diversamente, per le lavoratrici dipendenti e autonome c'è Opzione Donna.

Pensioni: INPS riconferma a gennaio 2022 Opzione Donna per tutte le lavoratrici!

Altra opzione è quella per le Donne, cioè Opzione Donna, nata col Decreto Legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni in Legge 28 marzo 2019, n. 26., e riconfermata anche nel 2022.

Ed è stato quasi un miracolo, visto che non sarebbe dovuta nemmeno essere riconfermata, visto che l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) aveva richiesto la sua sospensione assiema Quota 100, visto che l'INPS, in senso di ente previdenziale nazionale rispetto a quelli europei, rischia da troppi anni il collasso a causa dei costi gravosi delle pensioni, quasi il 16% annuo in rapporto al PIL nazionale. Con una media europea invece attorno al 12%.

Ma l'alto rischio di far scattare un effetto scalone anche per le lavoratrici femminili, ovvero uno stop pensionistico di almeno 5 anni, se non più, era troppo pericoloso per eventuali turnover aziendali.

Pertanto è stato deciso per la sospensione di Quota 100, o meglio la sua naturale scadenza al 31 dicembre 2021, col mantenimento dell'Opzione alle seguenti condizioni:

  • 35 anni di contributi;
  • 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti;
  • 59 anni di età per le lavoratrici autonome.

Non è stata una scelta facile, visto che comunque il problema per il ritiro dei lavoratori e il ricambio lavorativo (o "turnover") rimane attivo, specie con una percentuale di giovani tra i 19 e i 28 anni d'età disoccupati o in NEET (Not in Education, Employment or Training) che rasenta il 23%. Una possibilità è stata vista in un'altra Quota, più specifica, perché relativa ai lavoratori dipendenti.

Pensioni INPS: Quota 87 per i lavoratori! Ecco come funziona

Per chi è lavoratore dipendente e non rientra né in Quota 102 perché non arriva a 38 anni di contributi, né in Ape Sociale perché non ha 30 anni di contributi, o 32 se lavoro usurante (ovviamente dal 2022), può richiedere l'uscita anticipata a 62 anni solo se lavora presso un'azienda e ha maturato almeno 20 anni di contributi.

Perché in questo caso potrà usufruire di Quota 87, che prevede:

  • l'uscita anticipata a 62 anni;
  • il raggiungimento di almeno 25 anni di contributi.

Ma il conto non torna! Come possono bastare 20 anni se poi ne servono 25? Perché i restanti cinque saranno disposti dalla tua azienda, che provvederà al tuo prepensionamento fino al raggiungimento dei 67 anni della Legge Fornero.

Così potrai uscire con appunto 25 anni di contributi, 5 in più di quelli previsti. Come soluzione può essere decisiva, così da permettere ad aziende che rischiano a causa dell'effetto scalone di ritrovarsi altri cinque anni con dipendenti e impiegati in odor di pensione, e di non poter assumere eventualmente giovani in odor di assunzione.

Il problema di questa quota è che potrebbe risultare conveniente solo per alcune tipologie di imprese, anche perché i costi per il prepensionamento sarebbero disposti da questi ultimi, non necessariamente dall'INPS.

Infatti da qui in avanti le alternative per il pensionamento anticipato sarà più verso il privato, e meno verso il pubblico.

Pensione a 62 anni con la RITA? Ecco come

La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, o RITA, è una forma di opzione complementare previdenziale, che si può utilizzare se si ha accesso ad un fondo previdenziale.

L'accesso è semplice ma oneroso: dovrai finanziarti questo fondo versando una quota del tuo reddito, in modo da poter riscattarlo al momento del tuo pensionamento.

Per la RITA è possibile accedere all'uscita anticipata solo una volta che si è garantito per almeno 5 anni a versare una quota nel fondo.

Così facendo si potrebbe avere già diritto all'uscita a soli 62 anni d'età, anche se:

  • dovrai provvedere alla cessazione della tua attività lavorativa,
  • avere almeno 20 anni di contributi versati all'INPS.

Se però hai 24 mesi di inoccupazione, puoi richiedere un ulteriore anticipo a 57 anni, sempre però garante di almeno 20 anni di contributi.

E' una possibilità in più, sempre in ambito privato, solo che qui non per forza di cose devi essere un dipendente aziendale. Questi fondi sono disponibili anche per categorie lavorative quali liberi professionisti.

Pensioni: ultime news dall'INPS! A casa a 71 anni?!

La questione riguardante questa ipotesi, cioè di ritirarsi a 71 anni, è uscita da una relazione dell'OCSE in merito anche a quanto sta accadendo ai conti dell'INPS

Anche prima del Covid i conti dell'Istituto registravano un passivo, seppur di 7 miliardi nel solo 2019. La questione sembra sia dovuta alla cattiva gestione delle pensioni, in particolare quelle pre-riforma 1995, quando s'è passati alla contributiva, la quale però per vedere i primi effetti rispetto alla retributiva dovremo ancora aspettare diversi anni.

La questione di ritardarne l'uscita a chi entrerà a lavorare ora è dipesa dalla sempre più crescente indisponibilità dei fondi nazionali per il futuro, che potrebbe mettere in croce intere generazioni di futuri iscritti alle casse previdenziali.

Non sembra infatti più tanto irrealistica la "boutade" espressa dall'ex presidente dell'INPS, Tito Boeri, sul fatto che la classe 1980 rischia l'uscita a 75 anni.

Probabilmente, se continua l'aspettativa a crescere, potrebbe diventare realtà.