Riforma pensioni: dibattito aperto. Draghi mira a Quota 41!

Nell’incontro avvenuto ieri a Palazzo Chigi, Mario Draghi e i sindacati hanno trovato il modo di confrontarsi sul tema della riforma pensioni e il taglio del cuneo fiscale, facendo un punto sull’intera Legge Bilancio che ha già cominciato la strada per il Senato. In ballo, un possibile ritorno alla Legge Fornero mantenendo il sistema di calcolo interamente contributivo.

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Nell’incontro avvenuto ieri a Palazzo Chigi, Mario Draghi e i sindacati hanno trovato il modo di confrontarsi sul tema della riforma pensioni e il taglio del cuneo fiscale, facendo un punto sull’intera Legge Bilancio che ha già cominciato la strada per il Senato.

In ballo, un possibile ritorno alla Legge Fornero mantenendo il sistema di calcolo interamente contributivo.

L’obiettivo principale è quello di  garantire maggiore flessibilità al sistema previdenziale senza rivalersi sui diritti acquisiti dei lavoratori.

I dubbi che le misure disposte finora possano funzionare sono molti, ecco perché si è deciso di procedere gradualmente, fissando degli incontri a tema pensioni già dai primi di dicembre ma portando il confronto a durare almeno fino ad aprile 2022.

Riforma pensioni: 8 miliardi per il taglio delle tasse

In prossimità dell’arrivo dell’ anno nuovo, Mario Draghi e i sindacati hanno deciso di sedersi agli opposti del tavolo e discutere sulle pensioni senza più perdersi in chiacchere.

Sebbene l’argomento ufficiale del dibattito fosse la struttura di una nuova riforma previdenziale, si è rivolta l’attenzione anche ai famosi 8 miliardi di euro che verranno stanziati per provvedere al taglio delle tasse.

La questione però risulta abbastanza spinosa, dal momento che riuscire a far concordare tutti i partiti politici è un’impresa a dir poco titanica.

Lega e Movimento 5 stelle sembrano avanzare la stessa linea di pensiero, guardando alle imprese e ai lavoratori autonomi.

Spiega corriere.it:

“ La proposta è quella di eliminare l’Irap per le società di persone fisiche, di estendere la flat tac al 15% ai redditi fino a 100 mila euro all’anno e poi utilizzare le risorse che restano all’abbassamento dell’Irpef”

Secondo il Partito Democratico bisogna dare priorità alla riduzione delle tasse sul lavoro in modo da favorire le assunzioni ed intervenire sull’Irpef per far sì che a trovare beneficio possano essere i contribuenti con i redditi medio-bassi.

L’Italia Viva di Renzi abolirebbe l’Irap per le società di persone e indirizzerebbe le rimanenza per intervenire sull’aliquota Irpef al 38%.

Forza Italia invece, punterebbe alla riduzione del cuneo fiscale non solo per impattare sul costo del lavoro ma anche per ristrutturare il Reddito di Cittadinanza, diminuendone l’importo mensile  e utilizzando ciò che avanza per finanziare altri interventi.

Il video della Rai spiega quali saranno le novità in arrivo in tema di Reddito di cittadinanza 2022: 

L’unica questione a rimanere ancora in sospeso è quella relative alle cartelle esattoriali, per le quali già si propone una rottamazione quater o addirittura un allungamento delle scadenze, dapprima troppo ravvicinate e penalizzanti per i contribuenti.

Secondo recenti indiscrezioni, Matteo Salvini ha fatto richiesta di applicare la rottamazione anche a quelle relative agli anni 2018-2019, in modo tale da aiutare chi (per colpa del Covid) ha difficoltà a pagare le rate delle vecchie rottamazioni. 

Riforma pensioni: come funziona l'Opzione tutti?

Dopo circa due ore di riunione, Mario Draghi ha deciso di portare in Consiglio dei Ministri le proposte dei sindacati sulla nuova riforma pensioni.

Sebbene l’interesse primario fosse quello di allontanarsi il più possibile dal ritorno dalla Legge Fornero, ora sembra che il nuovo obiettivo dell’esecutivo sia proprio quello di avvicinarvisi in modo graduale, utilizzando una strategia che punti alla flessibilità.

Attraverso una riforma complessiva del sistema previdenziale, si potrebbe consentire l’uscita da lavoro anticipata per tutti a 62 anni, oppure con 41 anni di contribuzione versata a precidere dall’età anagrafica in possesso ( la recente Opzione Tutti).

Poiché tale proposta sembra irricevibile e davvero troppo costosa per lo Stato, il ministro del lavoro Andrea Orlando ha pensato di mantenere il sistema di calcolo contributivo per formulare l’importo degli assegni pensionistici.

Spiega a sputniknews.com:

“Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare incontro ad alcune delle istanze del sindacato.”

Una flessibilità che, dunque, permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione prima ma che andrebbe ad affettare quanto potrebbero ricevere al mese, addirittura per un buon 27% del totale.

Ed ecco che l’Opzione Tutti lascia ancor più indispettiti i sindacati ma anche gli stessi lavoratori che potrebbero essere interessati dall’applicazione della misura.

Da un lato c’è chi sostiene che il mantenimento del sistema del calcolo contributivo possa essere soltanto un’alternativa temporanea per poter raggiungere la pensione.

Dall’altro, c’è chi non vuole proprio saperne e vede questo calcolo dell’assegno, come l’ennesima beffa a loro danno.

Come spiega pensionipertutti.it:

“ la penalità a cui si andrebbe incontro per poter uscire anzitempo dal lavoro ricorda molto la penalità a vita a cui vanno incontro le donne che hanno deciso di optare per l’opzione donna, che prevede il ricalcolo dell’assegno con il solo metodo contributivo ed un taglio che va dal 20 al 33%.”

Le possibilità che questa manovra possa portare risultati soddisfacenti sono pochissime, ed ecco perché gli unici modi utili per garantire sostenibilità e sicurezza anche per i giovani sarebbero:

  • l’aumento dei salari
  • la diminuzione della tassazione a carico dei lavoratori
  • l’aumento dei contributi obbligatori
  • rendere libera la contribuzione volontaria in qualsiasi forma ed entità
  • separare la previdenza dall’assistenza

Inoltre, si potrebbe pensare di inserire nelle aziende il cosiddetto pensionamento part-time, ovvero concedere al pensionato di fare meno ore di lavoro percependo uno stipendio ridotto e facendo fare le ore mancanti ( che verrebbero pagate dall’Inps) ad un giovane neoassunto.

Pensandola in questo modo, si andrebbe a favorire il turnover e il ricambio generazionale, permettendo ai giovani di entrare in un contesto lavorativo sicuro che possa permettere loro una pensione futura adeguata.

Del resto, è tutto ciò che chiedono o mi sbaglio?

Riforma pensioni: perché Quota 41 è perfetta? 

Lo scopo dell’esecutivo è chiaro.

Cercare di mantenere la sostenibilità, garantendo maggiore flessibilità pensionistica a tutti i lavoratori.

Le posizioni prese da Cgil, Cisl e Uil  però, costruiscono il fronte opposto, quello che ritiene che Quota 102 sia solo una soluzione “tampone”, insufficiente per far funzionare bene l’intero sistema previdenziale.

Al momento, l’unica soluzione possibile rimarrebbe la discussa Quota 41.

Secondo il segretario generale dell’UGL Paolo Capone, la riforma pensioni è un tema centrale che ha bisogno di un metodo d’azione che tenga come priorità i diritti e la tutela dei lavoratori.

Dal momento che i presupposti fondamentali per ristrutturare la riforma pensioni sono:

  • il superamento della Legge Fornero
  • gli strumenti per la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro

la soluzione temporanea rimane Quota 41.

Grazie ad essa, i lavoratori potrebbero andare in pensione con 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica.

Il ricambio generazionale prenderebbe una certa velocità, favorendo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Qualsiasi siano le prossime modifiche, il nuovo pacchetto previdenza potrebbe sancire la fine di Quota 102 (almeno per un anno), prorogando l’Ape sociale super e l’Opzione Donna ma con gli stessi requisiti di tempo fa.

Per ora, l’unica richiesta da parte di Cgil, Cisl, Uil rimane quella di evidenziare la volontà politica di rimediare ad una riforma che fa acqua da tutte le parti.

Dai primi di dicembre vi sarà una serie di incontri per rivedere la Legge fornero e disegnare una riforma previdenziale adatta, che potrà prendere vita dal 2023.

In manovra non vi sono risorse sufficienti per ricominciare da capo e strutturare una nuova riforma pensioni, perciò si passerà direttamente ad apporvi qualche ritocco.

Questo confronto durerà almeno fino ad aprile 2022, ma niente paura: Mario Draghi ha confermato la sua presenza ed ha assicurato che nessun’altro potrà prendere il suo posto alla guida.

L'articolo di Niccolò Mencucci approfondisce l'argomento Quota 41, spiegandovi le peculiarità che la compongono. 

Riforma pensioni: cosa ne pensa l'Unione Europea?

L’Unione Europea ha sempre visto l’Italia come un paese in grande difficoltà, un paese che ha sofferto l’alta disoccupazione e che, in tema di previdenza sociale, non ha avuto grande successo con Quota 100.

In merito a quanto spiegato nei paragrafi precedenti, ciò che serve al nostro paese è tornare ad un’economia di crescita capace di creare occupazione e rendere il sistema pensionistico funzionante.

La soluzione vista nell’incontro di martedì potrebbe risultare accettabile, purché poi il sistema torni ad essere sostenibile nel medio-lungo periodo.

La questione della sostenibilità non è l’unica da affrontare, anche l’adeguatezza ha il suo peso.

Le pensioni devono consentire ai lavoratori di poter vivere serenamente e dignitosamente il loro futuro al di fuori del mondo del lavoro.  

Non è ammissibile fare il gioco del bastone e della carota.

Anche se sembra che la maggior parte dei cittadini italiani siano asini, facili da ammaestrare e da domare, ricordate che c'è ancora una buona fetta che si salva, che non si fa fregare. 

Non ha senso offrire la possibilità di uscire anticipatamente se poi l’assegno mensile è una miseria.

Fortunatamente, ci sarà ancora del tempo per studiare una strategia che possa adattarsi senza penalizzare i diretti interessati, per questo motivo vi invito a rimanere aggiornati seguendo questo tweet: 

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