Pensioni: le ultime novità su Quota 41

Il confronto tra Sindacati e Governo appare sempre più chiaro in termini di pensioni e quota 41. Da un lato, il governo frena davanti ad una manovra che potrebbe costare nel lungo termine di più di quota 100; dall'altro i sindacati non intendono retrocedere. Dal canto suo, l'Unione Europea preme per una politica che sia sostenibile nel medio e lungo termine, con particolare attenzione ai giovani.

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Al termine dell'incontro del 16 Novembre con i Sindacati, cui hanno preso anche i Ministri Brunetta (Pubblica Amministrazione) e Orlando (Lavoro e Politiche Sociali), Mario Draghi ha dimostrato apertura circa il riportare in sede di Consiglio dei Ministri la possibilità di modifica della Legge Fornero.

Il Segretario generale di CGIL, Maurizio Landini, ha confermato: "Si è determinato un percorso utile e importante, non scontato, ma le valutazioni saranno fatte più avanti".

Un'affermazione che arriva dopo anni di richieste e che verrà discussa nei prossimi mesi.

Secondo il Segretario Generale di UIL, si tratterà di un confronto che andrà avanti fino ad aprile, in occasione della presentazione del Documento di economia e finanza (Def).

Sul tavolo di discussione, la possibilità di rendere effettiva Quota 41 già dal prossimo anno, anche se non mancano le difficoltà, legate alla mancanza di risorse.

Pensioni: Quota 41 già dal 2022?

Dopo aver ascoltato il punto di vista dei Sindacati, è stato reso noto che il Governo è disponibile ad aprire la discussione sulla rivisitazione della Legge Fornero già a Dicembre.

La possibilità, però, di attivare per le pensioni Quota 41 già per il prossimo 2022 sembra piuttosto difficile in quanto, le fonti fanno sapere, "non vi sono le risorse per affrontare una riforma strutturale". L'obiettivo è che quindi la nuova riforma pensioni entri in vigore a partire dal 1 Gennaio 2023.

In discussione, la possibilità di un'uscita dal mondo del lavoro in chiave più flessibile, ma ancora totalmente ancorata al sistema di calcolo contributivo dell'assegno, come riporta il Sole24Ore.

Tra le ipotesi al vaglio, l'uscita a 64, 63 e 62 anni: 64 anni con 20 di versamenti, 62 con 20 o 25 anni (probabilmente) oppure 63 con i famosi 41 anni di contributi, come ventilato dalla Lega, una sorta di "Quota 41 per tutti".

Come sottolineato più volte dal Governo, la volontà è proprio quella di tornare ad un sistema che sia completamente contributivo, "la scatola all’interno della quale tante cose si possono aggiustare".

Secondo quanto sottolineato dal Ministro Orlando, il ritorno al sistema contributivo può essere comunque una via che consenta una maggiore flessibilità:

Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare così incontro ad alcune delle istanze del sindacato.

Tutto ciò, comunque, attraverso alcuni passaggi graduali.

Obiettivo Quota 41 tramite Quota 102 e Quota 104

Si sta già pensando a delle manovre che possano rendere graduale il passaggio da Quota 100 (che verrà abbandonata il 31 dicembre 2021) a Quota 102.

Essa dovrebbe prevedere la possibilità di pensione con 38 anni di contributi e 64 anni di uscita, quindi comunque prima della Legge Fornero, che è costata e costerà ancora un totale di 18,8 miliardi di euro fino al 2030. Quota 102 dovrebbe consentire, secondo i calcoli, che 16.800 persone possano andare in pensione con i requisiti richiesti.

Dopo un anno di Quota 102, si riuscirebbe a passare successivamente a Quota 104, che prevede:

  • 63 anni di età anagrafica;
  • 41 anni di contributi.

Si tratterebbe di una via provvisoria, con Quota 41 a cui viene aggiunto un limite minimo di età anagrafica ma che dovrebbe aiutare a raggiungere il vero obiettivo finale.

In effetti, sia per Quota 102 sia per Quota 104 si tratta di soluzioni provvisorie e da utilizzare per circa un biennio, nella speranza di poter attivare Quota 41 senza limiti di età anagrafica entro il 2025 o 2026.

In sintesi, è chiaro che il passaggio dovrà avvenire per gradi, anche perché accedere alle pensioni con Quota 41 in modo secco, ovvero senza vincoli d'età, potrebbe costare allo Stato una somma ingente che va necessariamente verificata tramite dei test (la Lega prevede circa 135 milioni di euro nel 2023, 510 milioni nel 2024 e 122 milioni nel 2025).

In ogni caso, la possibilità di Quota 41 senza requisito anagrafico esiste già per alcune particolari categorie.

Pensioni con Quota 41 per i lavoratori precoci

Si parla anche della possibilità di proroga per un altro anno, con estensione ad altre categorie dell'APE Sociale, indennità garantita dallo Stato ed erogata dall'Inps, a lavoratori in stato di difficoltà.

Si parla per esempio dei cosiddetti "lavoratori precoci" ovvero di coloro che al compiere dei 19 anni di età avevano già al loro attivo 12 mesi continuativi di anzianità contributiva.

Con la manovra al vaglio potrebbero accedere alle pensioni con quota 41 a prescindere dall'età, se rientranti nelle categorie aventi diritto all'APE Sociale (disoccupati, caregiver, invalidi, o lavoratori in settori particolarmente gravose e usuranti, come descritto nel sito dell'INPS).

Gli aventi diritto potranno accedere alle pensione tramite Quota 41 attraverso una domanda di verifica dei requisiti che dovrà essere presentata entro il 1 Marzo di ogni anno. Solo a seguito, sarà possibile accedere alla domanda vera e propria. Come riporta il sito INPS, domande pervenute in ritardo saranno prese in esame solo in caso di esubero di fondi.

Dalla comunicazione dell'INPS, risulta evidente anche che, tra la maturazione del diritto e la presentazione della domanda è richiesto che trascorrano almeno 3 mesi.

L'Unione Europea in merito a Quota 41

La misura che si vorrebbe approvare, Quota 41, rende però l'opinione pubblica assai scettica.

In effetti, tale manovra costerebbe alle casse dello Stato di più di Quota 100 e, come è ben noto, l'intenzione di procedere in tal senso non c'è, in quanto è necessario che ci si attenga alle direttive dell'Unione Europea.

Per l'UE, una soluzione che sia puramente transitoria può essere vista di buon occhio se ci sono delle prospettive di sostenibilità nel lungo periodo.

Dopo anni di stagnazione economica - traspare dalle parole di Nicolas Schmit, Commissario europeo per i diritti sociali e del lavoro - è necessario infatti che l'Italia cerchi di avviare una politica che sia lungimirante, che sostenga i giovani ma anche che consenta a chi accede alle pensioni di vivere in maniera dignitosa.

Insomma, la visione deve essere quella di medio e lungo periodo.

Ciò che è ben chiaro ora è che l'Italia è tra i Paesi dell'Unione a spendere di più in materia di pensioni. Solo nel 2020 si è registrato un picco della spese provvidenziale pari a quasi 300 miliardi di euro, quasi il 17% del PIL nazionale. Secondo le stime, inoltre, tale percentuale non è prevista a scendere prima del 2050.

Una spesa ingente che non fa ben sperare sull'accoglienza di Quota 41, che potrebbe aumentare ulteriormente la percentuale.

D'altra parte, per i Sindacati Quota 41 resta un obiettivo importante.

L'obiettivo dei Sindacati resta comunque Quota 41

D'altra parte, però, è altresì chiaro che per i Sindacati le manovre al vaglio devono servire ad arrivare, più o meno gradualmente, a Quota 41, come ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL:

I due presupposti fondamentali per riformare il sistema pensionistico sono il definitivo superamento della Legge Fornero e la previsione di strumenti che incentivino la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Pertanto, la soluzione preferibile temporanea resta ‘Quota 41’ che prevede 41 anni di contributi a prescindere dall’età lavorativa, favorendo inoltre, il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoroRespingiamo, dunque, ogni ipotesi di compromesso al ribasso che finisce per svilire la dignità dei lavoratori.

Il fatto di fermarsi a Quota 102, anche per il Segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, è "un palliativo politico", come emerge dal suo editoriale. Il vero obiettivo è quello di accedere alle pensioni con Quota 41 e senza alcun requisito in termini di età.

Insomma, la necessità è quella che vi sia maggiore flessibilità e che le pensioni future siano più bilanciate, con un concreto sostegno alle prevvidenza complementare.

Le altre misure al vaglio in termini di pensione

In questo momento, sono comunque sul tavolo altre misure in materia di pensione anticipata, alcuni necessitanti di variazioni o di proroghe.

Innanzitutto, parliamo del riscatto della laurea, che per i sindacati dovrebbe essere gratuito, e non solo fortemente agevolato com'è al momento.

Si parla anche di una "pensione di garanzia per i giovani", che serva a dare valore a tutti quei periodi che siano scoperti dal calcolo dell'assegno pensionistico: per inoccupazione o formazione.

La richiesta è anche quella di aumentare le casistiche di persone aventi diritto all'APE sociale, allargando le tipologie di lavori "gravosi e usuranti", come coloro che sono impiegati tra cantieri ed impalcature. 

Per non dimenticare dell'altra misura, già in essere ma in esame al Parlamento, denominata Opzione Donna, ovvero il provvedimeno che permette alle donne di andare in pensione a 58 anni d'età per le dipendenti e 59 anni per le autonome.

Si tratta di una possibilità che è stata scelta da poche lavoratrici, considerando l'abbondante taglio dell'assegno pensionistico, calcolato tra il 25 e il 20%, rispetto a quello che si andrebbe a maturare andando in pensione senza anticipo.

Al vaglio del Parlamento, la possibilità di proroga di tale manovra per un ulteriore anno.

Insomma, come anticipato all'inizio di quest'articolo, la linea operativa del governo è assai chiara.

Una volontà di tornare al sistema contributivo che però dia "flessibilità in uscita" e che possa "recuperare al lavoro tutti coloro che sono andati in pensione e lavorano in nero perché vengono puniti se lavorano". L'ultimo grande scoglio da affrontare sarà certamente quello di "riequilibrare il rapporto per le pensioni dei giovani, oggi squilibrate verso cifre "molto basse", come riportato da AdnKronos.

I confronto tra Governo, Parlamento e parti sociali sarà certamente ampio.