Pensioni sociali: ecco le ultime novità

Le pensioni sociali, oggi "assegno sociale", è uno strumento che negli ultimi anni ha subito diverse modifiche che non sempre hanno garantito la disponibilità presso il pubblico. Per evitare confusioni e incertezze, facciamo il punto della situazione e chiariamo quale siano tutt'oggi i requisiti necessari per avere l'assegno delle pensioni sociali, e quali sono invece i rischi da evitare per perderlo.

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Le novità relative alle pensioni sociali, oggi chiamato semplicemente "assegno sociale", non sono felici.

Problematiche come l'aumento dell'età richiesta per l'accesso, o delle nuove misure richieste per evitare la riduzione o proprio la negazione della richiesta, possono rendere in futuro sempre più limitata l'accessibilità.

Prima di procedere al punto della situazione, per sopperire ad eventuali dubbi ed evitare confusioni, facciamo un riassunto dei due strumenti assistenziali, e in particolare cosa comporta e come funziona l'assegno sociale.

Cosa sono le pensioni sociali

Oggi si parla di "assegno sociale". E' così che ora si chiamano quelle che fino a venticinque anni fa erano le "pensioni sociali", cioè un insieme di contributi assistenziali nati con l'introduzione dell'art.26 della legge n.153 del 30 aprile 1969, e rivolti principalmente a persone che, generalmente:

  • hanno compiuto 65 anni;
  • si trovano in condizioni di povertà.

Le pensioni sociali non sono uno strumento di tipo previdenziale, ma assistenziale.

Pertanto possono essere percepiti anche da soggetti che:

  • non hanno versato alcun contributo;
  • hanno un'invalidità riconosciuta minima del 74%.

Si parla di "pensioni sociali" o assegno sociale?

Il nome attuale, "assegno sociale", è stato introdotto nel 1996, con la legge n° 335 dell'8 agosto 1995

La differenza tra "pensioni sociali" e "assegno sociale" è nell'aggiornamento dei requisiti di accesso.

Ad oggi (2021) il richiedente:

  • deve avere la residenza in Italia, e soggiornarvi abitualmente;
  • deve essere cittadino italianocittadino comunitaro, extracomunitaro purché titolare di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno CE, oppure un rifugiato politico;
  • deve possedere il requisito anagrafico previsto dalle attuali norme vigenti, cioè deve avere compiuto 67 anni.
  • avere un reddito pari a zero o di modesto importo

Le novità sull'assegno delle pensioni sociali

Le novità riguardano l'età (requisito anagrafico), i requisiti di reddito e anche altri aspetti.

Intanto partiamo dal fatto che ad oggi l'assegno delle ex pensioni sociali viene erogato ogni mese, per tredici mesi

A seconda del calcolo del reddito percepito, l'assegno può arrivare fino a 460,28 euro al mese, per un totale di 5.983,64 euro all'anno (salvo riduzioni o maggiorazioni).

Una volta esaurita la tredicesima rata, si ha diritto all'assegno per l'anno successivo solo se viene ripresentata la domanda e si ha ancora i requisiti per l'accesso. 

Non bisogna percepire nel frattempo nessun'altra pensione, neppure quella di anzianità o di vecchiaia

Però bisogna stare attenti ai requisiti, perché sono cambiati nel tempo.

L'età richiesta per l'assegno delle pensioni sociali

Ad oggi, 2021, l'età richiesta per poter accedere alle pensioni sociali è di 67 anni. Questa età d'accesso è aumentata rispetto agli anni precedenti.

Già qualche mese fa, nell'ottimo articolo di Manuel Saccon, è stato sottolineato il rischio che, a causa dell'aumento dell'aspettativa della vita, il requisito anagrafico dovuto all'età potrebbe aumentare.

Il requisito dei 70 anni, ora previsto per l'incremento al milione, potrebbe diventare invece il requisito principale dell'assegno delle pensioni sociali. 

Come testimonia il sito wikilabour.it, fino a gennaio 2013 il requisito era a 65 anni e tre mesi.

Lo stesso report della CISL Pensionati Lombardia conferma questo dato precedente, dal momento che, fino al 2012, l'età era fissa a 65 anni, come l'età predefinita dalla legge. Però successivamente è aumentata, fino ad arrivare a 67 anni nel 2019

Lo stesso Adkronos, in un suo articolo recente, ipotizza nel 2023 un eventuale ricalcolo dettato dall'aumento dell'aspettativa di vita.

Residenza e soggiorno per l'assegno delle pensioni sociali

Come detto precedentemente, l'assegno delle pensioni sociali richiede la residenza in Italia.

Inoltre, se non si è cittadini italiani, è comunque possibile ricevere l'assegno se si è cittadini comunitari, cioè provenienti da uno dei paesi membri dell'Unione Europea.

Oppure si può essere anche cittadini extracomunitari, ma devono essere in possesso di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno CE, con la richiesta di soggiorno di lungo periodo.

In casi eccezionali, viene rilasciato anche a rifiugiati politici, o nella definizione data dal sito dell'INPS:

"apolidi titolari dello status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria"

Sulla questione della residenza e del soggiorno, vorrei soffermarmi sul concetto "soggiorno abituale".

Come ulteriore requisito, secondo l'art. 20 c. 10 della L. 133/2008, si richiede agli aventi diritto:

a condizione che abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale

In caso di un'eventuale permanenza all'estero, che duri più di un mese, e non sia giustificata da motivi sanitari dovumentati, scatta la sospensione dell'assegno della pensione sociale. 

Qualora si sia incorsi nella sospensione, se permane la situazione, una volta decorso un anno, l'assegno sociale viene definitivamente revocato

Il reddito per l'assegno delle pensioni sociali

In merito ai requisiti economici per l'assegno delle pensioni sociali, il reddito ha avuto qualche accorgimento.

Il tetto massimo di reddito considerato idoneo per l'asseggno delle ex pensioni sociali è:

  • 5.983,64 euro annui, se non coniugati.
  • 11.967,28 euro all'anno, se coniugati.

Si perde infatti il requisito se:

  • il reddito è superiore all'importo annuo dell'assegno, se il soggetto non coniugato;
  • il reddito cumulato è superiore a due volte l'importo annuo dell'assegno, se il soggetto è coniugato.

L'erogazione dell'assegno delle pensioni sociali varia a seconda del reddito da dichiarare, cioè quello relativo all’anno in cui viene fatta la domanda

Qualora non sia possibile dichiararlo in anticipo, è possibile dichiarare in via presuntiva il reddito dell'anno precedente. 

Così facendo, l’Inps provvederà al conguaglio, tra quanto pagato e quanto dovuto.

L'assegno delle pensioni sociali per intero, ridotto o maggiorato

Come segnalato precedentemente, ci sono delle variazioni nell'erogazione dell'assegno delle pensioni sociali. Infatti può essere corrisposto un assegno: 

  • a cifra intera
  • a cifra ridotta,
  • con la maggiorazione

Chi gode del requisito per la cifra intera, quella di 460,28 euro mensili, sono chi:

  • non è coniugato ed è privo di reddito;
  • è coniugato e possiede un reddito totale di famiglia più basso dell'ammontare annuo dell'assegno sociale (5.983,64 euro).

Chi invece avrà la cifra ridotta è chi:

  • non è coniugato e possiede un reddito inferiore alla cifra annuale dell'assegno (5.983,64 euro);
  • è coniugato e possiede un reddito totale di famiglia compreso tra la cifra dell'assegno annuale (5.983,64 euro) e il suo doppio (11.967,28 euro).

E' prevista un'ulteriore riduzione nel caso in cui la persona che detiene l’assegno sociale venga ricoverata in un istituto a carico dello Stato o di enti pubblici. E tutto dipende dalla retta:

  • se è a totale carico dello Stato la riduzione è del 50%, o del 25% se di un importo inferiore alla metà dell’assegno sociale.
  • se la retta non è superiore al 50% dell’assegno stesso, questo non subisce diminuzioni.

Mentre per le maggiorazioni ci sono due possibilità.

Per la prima maggiorazione, secondo l'art. 70 della legge 388/2020, è prevista l'aggiunta di una quota fissa mensile di 12,92 euro, ed è disponibile per chi:

  • non è coniugato e possiede un reddito annuo inferiore a 6.145,75 euro
  • è coniugato e possiede un reddito totale annuo inferiore a 12.841,66 euro.

Come mai per la maggiorazione il limite è superiore a quello standard? E' dovuto al fatto che, come precisa il report della CISL, i limiti di reddito valgono se il pensionante, coniugato o non, ne consente la concessione parziale.

Se il pensionante consente invece l'importo pieno, il limite di reddito annuo è uguale a quello standard, cioè 5.983,64 euro annui, se non coniugati, e 11.967,28 euro all'anno, se coniugati.

Dal 2002 è prevista una seconda maggiorazione, secondo la l. 488/20021, chiamata incremento al milione (di lire), ed è disponibile per chi:

  • non è coniugato e possiede un reddito annuo inferiore a 8.469,63 euro
  • è coniugato e possiede un reddito totale annuo inferiore a 14.447,42 euro.

Come mai anche in questo caso la maggiorazione ha un limite superiore a quello standard? Perché come requisito principale il soggetto non deve avere più 67 anni, ma 70 anni.

A differenza del precedente, di soli 12,92 euro, questa maggiorazione può arrivare fino a 191,46 euro al mese.

Ma attenzione! L'incremento al milione in realtà potrebbe spettare anche a chi non ha ancora compiuto 70 anni. Come requisito è richiesto un determinato numero di anni di contributi: la riduzione di età è pari a 1 anno ogni 5 anni di contribuzione accreditata. 

Pensioni sociali come alternativa alla pensione

In money.it, è stato segnalato come la potenziale alternativa di fare richiesta delle ex pensioni sociali prima di acquisire la pensione di vecchiaia, non sempre è un vantaggio

Il ragionamento è semplice. Se un soggetto, sessantasettenne, fosse interessato ad andare in pensione in ritardo, avrebbe il vantaggio di avere l'assegno della pensione di vecchiaia:

  • più alto del 3,5% se aspetta un anno; 
  • più alto del 7,3% se aspetta due anni.

Addirittura del 16% se andasse in pensione a 71 anni.

Una soluzione geniale, no? In realtà lo è nella carta, non nella realtà.

Con una pensione mensile di 1.000€ netti a 67 anni sarebbe di 1.035€ a 68 anni, dato il 3,5%. Ma intanto ha rinunciato a un anno di pensione a 1.000€, cioè a 13.000€ netti. Per 450 euro netti in più all'anno.

Si potrebbe ovviare col lavoro, così l'anno dopo si avrebbe almeno il 10-12%, a seconda dei guadagni. 

Perché qualora accedesse all'assegno delle ex pensioni sociali, non potrebbe ottenere più di 5.983,64€, e sempre se a reddito zero. E quindi circa 7.000€ di perdita ipotetica

Altre novità sulle pensioni sociali

Oltre a queste novità, a livello generale il tema delle pensioni sta subendo un momento problematico, in particolare per due questioni.

Con gli ultimi ricalcoli, il report INPS del bilancio preconsuntivo 2020 ha segnalato un potenziale disavanzo di 6 miliardi di euro, come riportato da Il Fatto Quotidiano, che potrebbe comportare a futuri tagli o correzioni per i prossimi anni.

Inoltre di recente la nomina della prof.ssa Elsa Fornero, ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali durante il Governo Monti, a consulente per la task force per le politiche economiche del governo Draghi, ha portato a ulteriori tensioni all'interno della maggioranza parlamentare, data la polemica mai sopita degli effetti della controversa omonima riforma delle pensioni