Proroga smart working: chi potrà continuare a lavorare da remoto al 100%

È stato rinviato lo stop allo smart working fino al 30 giugno per i lavoratori fragili (e non solo): ecco chi potrà continuare a lavorare da remoto al 100% e chi invece deve tornare in sede.

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È stato prorogato il lavoro in modalità smart working per i lavoratori fragili e non solo. Tuttavia, emergono una serie di contrasti interpretativi che di fatto rendono difficoltosa l’applicazione del diritto a continuare a lavorare da remoto al 100% per alcune categorie di lavoratori.

Si attendono quindi dei maggiori chiarimento in merito alla portata della norma del Decreto Milleproroghe. 

Stiamo parlando, come la maggior parte dei lavoratori già sanno, del decreto che va a reintrodurre il diritto al lavoro in modalità smart working dal 28 febbraio fino al 30 giugno per alcuni lavoratori.

Vediamo, quindi, nel dettaglio, quale problematica emerge per quanto riguarda l’interpretazione dell’applicazione delle disposizioni contenute nella norma del Decreto Milleproroghe sulla proroga dello smart working, così da comprendere chi potrà continuare a lavorare da remoto al 100% fino ala fine di giugno.

Chi può godere della proroga del lavoro in smart working

Va immediatamente chiarito che, secondo quanto stabilito dalla norma del Decreto Milleproroghe, sulla possibilità di continuare a godere del lavoro da remoto al 100%, per poter far valere il diritto al lavoro in smart working sarà necessario rientrare in una delle due seguenti condizioni:

  • lavoratori fragili;

  • lavoratori genitori, con figli minori di 14 anni.

Dunque, per quanto riguarda quei lavoratori che rientrano nella condizione di “fragilità”, in questo caso si fa riferimento sia ai dipendenti del settore pubblico che a quelli del settore privato. 

Per poter continuare ad accedere al lavoro agile per i lavoratori fragili, fino almeno al 30 giugno, sarà quindi accertata la sussistenza di una delle patologie gravi elencate dal ministero della Salute all’interno dell’apposito decreto del 4 febbraio 2022. Si intendono quindi incluse patologie legate a immunodeficienze, patologie oncologiche o anche pazienti che hanno avuto trapianti.

Mentre, per quanto concerne i lavoratori che hanno figli di età anagrafica inferiore ai 14 anni, in questo caso saranno verificate innanzitutto due condizioni. 

La prima condizione fa riferimento al fatto che sarà possibile beneficiare della proroga dello smart working esclusivamente se tale modalità sia compatibili con la tipologia di prestazione a cui è tenuto il lavoratore. 

Al contempo, per poter godere del lavoro da remoto al 100% sarà anche verificato che non vi sia un altro genitore che risulta essere beneficiario di strumenti di sostegno al reddito. 

Le interpretazioni sulla proroga allo smart working

Una volta chiarite quali sono le due principali categorie di lavoratori che effettivamente potranno godere della nuova proroga dello smart working, è importante sottolineare che attualmente vi sono diverse interpretazioni in merito all’applicazione della norma.

Infatti, con la legge di conversione del decreto legge 198/2022, ovvero, la legge 14/2023 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 49 del 27 febbraio 2023, sono state esposte due interpretazioni differenti per l’esercizio del diritto al lavoro da remoto da parte dei genitori con figli di età inferiore ai 14 anni.

A questo proposito, come riportato da Il Sole 24Ore, il professore di diritto del lavoro all’Università La Sapienza di Roma, Arturo Maresca, evidenzia che:

Se nell'organizzazione aziendale non è previsto il lavoro agile, il genitore di un figlio minore di 14 anni ne avrà comunque diritto. Se, invece, l'azienda già prevede tale modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, il genitore ne avrà diritto secondo la disciplina già stabilita dall’imprenditore.

Il problema sulla proroga del lavoro da remoto al 100%

Sono in molti, in particolare giuslavoristi ed associazioni datoriali a concordare con l’interpretazione espressa dal professore Maresca. 

Tuttavia, dall’altro lato, altri sindacati ritengono che la norma non presenta alcun tipo di limitazione. Per questo motivo, potrebbe essere garantito un diritto assoluto, per i genitori di figli under 14, a lavorare da remoto sempre.

In merito a questa ipotesi si è espresso anche l’avvocato Aldo Bottini, sostenendo che la norma:

potrebbe lasciare aperta la possibilità di negare lo smart working “integrale” laddove si possa dimostrare che quest'ultimo sia incompatibile con la prestazione. Ma si tratta di una prova non facile, e quindi di una possibilità nella maggior parte dei casi più teorica che pratica.

Dunque, a causa di una mancata interpretazione univoca da parte del legislatore, che dovrebbe avvenire attraverso un’apposita circolare del ministero del Lavoro, ci sono ancora molti margini di incertezza in merito a chi potrà effettivamente godere di questa nuova proroga allo smart working al 100% fino al 30 giugno.