Quanti tipi di pensione ci sono? La guida INPS

Esiste un elenco aggiornato delle pensioni? Da questa domanda si comprende benissimo quanto sia difficile districarsi nel labirinto delle prestazioni previdenziali. Poi, l’ingranaggio si blocca nel momento in cui cerchi di capire come funziona la pensione a cui intendi accedere.La legge Fornero è stata concepita per contenere quattro cataloghi di trattamenti previdenziali per i lavoratori registrati presso le diverse gestioni gestite dall’INPS. Appare chiaro che dalle formule principali, quali: pensione di vecchiaia e pensione anticipata vengono associati per ognuna altri due varietà di pensione strutturali.

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Esiste un elenco aggiornato delle pensioni? Da questa domanda si comprende benissimo quanto sia difficile districarsi nel labirinto delle prestazioni previdenziali. Poi, l’ingranaggio si blocca nel momento in cui cerchi di capire come funziona la pensione a cui intendi accedere.

La legge Fornero è stata concepita per contenere quattro cataloghi di trattamenti previdenziali per i lavoratori registrati presso le diverse gestioni gestite dall’INPS. Appare chiaro che dalle formule principali, quali: pensione di vecchiaia e pensione anticipata vengono associati per ognuna altri due varietà di pensione strutturali. 

A questo punto, non ci resta che spulciare l’elenco seguendo le indicazioni fornite dall’INPS.

Quali sono le pensioni INPS accessibili fino al 31 dicembre 2022?

Iniziamo nel chiarire che per andare in pensione è necessario presentare una richiesta all’INPS, che verifica la presenza dei criteri e condizioni e rilascia agli aventi diritto la prestazione pensionistica.

In un quadro estremamente complesso, le formule previdenziali si differenziano sulla base di diversi elementi, tra cui:

  • fondo o gestione di appartenenza;
  • montante contributivo:
  • eventuale presenza del requisito anagrafico:
  • appartenenza alla categoria di lavoro;
  • probabile forma d'inabilità.

La prima formula pensionistica è la Pensione di vecchiaia

Come sottolineato da Pensioni & Lavoro, l’INPS eroga la pensione di vecchiaia, quando il richiedente ha raggiunto non meno di 67 anni. Per questa prestazione non è presente alcuna disuguaglianza tra uomini – donne. La prestazione resta invariabile per entrambi senza particolari difformità su questo specifico punto. Resta un unico valore contributivo da rispettare che porta a 20 anni di versamenti.

La questione appare diversa, se sono presenti nell’archivio INPS dei contributi versati poco di 5 anni di versamenti. Vengono registrate delle difformità sui requisiti ordinari. Ecco, spiegato il motivo, perché ad alcuni lavoratori l’INPS consente il collocamento a riposo all’età di 71 anni, con uno scarto sul montante contributivo di 15 anni.

Un altro aspetto avvolge icontributivi puri, ovvero laddove nell’archivio INPS è presente una contribuzione a partire dall’1° gennaio 1996. A questo punto la scena della pensione di vecchiaia viene trasformata, restano inalterati i due requisiti principali e viene introdotto il requisito reddituale. Ecco, perché, occorre aver perfezionato un trattamento pensionistico che non vada più giù di 1,5 volte il minimo vitale.

L’assenza di questa condizione porta a dover posticipare di quattro anni la pensione di vecchiaia. L’INPS non permetterà più l’erogazione del trattamento a 67 anni, ma bensì all’età di 71 anni.

E, ancora, chi vanta una contribuzione al 31 dicembre 1992, può approcciarsi al trattamento pensionistico di vecchiaia anche con uno scarto di cinque anni sui versamenti. Infine, se per i contributivi puri esistono le condizioni, per cui le deroghe trovano terreno fertile. È possibile far valere anche 15 anni di versamenti associati a 67 anni di età. Un punto chiarito nella circolare INPS N. 16/2013.

Altro discorso viene affrontato per i coloro inseriti nelle categorie di lavoro, classificate dalla normativa come “gravose”. Per la pensione di vecchiaia c’è un distacco di poco sull’età. Infatti, questi lavoratori non aspettano i 67 anni, ma bensì possono ritirarsi a 66 e 7 mesi di età. Uno scarto di poco che prevede la presenza di altri criteri, tra cui un montante contributivo non più alto di 30 anni e una pensione non più bassa di 1,5 volte il minimo vitale.

E, ancora, cambiano le regole per la pensione di vecchiaia per coloro che richiedono la presenza della totalizzazione dei versamenti. In questo caso, viene applicato uno scarto di un anno sul requisito anagrafico, che si posiziona a 66 anni di età. Attivata anche una finestra mobile non più bassa di 18 mesi.

La seconda formula pensionistica è la pensione anticipata

Una misura apparentemente semplice, nessun paletto inaspettato o difficile condizioni, tutto si riduce a una pensione riconosciuta in funzione della natura puramente contributiva. Non viene attivata l’età pensionabile, questo permette di poter uscire dal lavoro senza l’approvazione della condizione anagrafica.

Ecco, spiegato il motivo, per cui con la sola pensione anticipata si può non rispettare l’età di 67 anni e collocarsi in quiescenza anche molto prima.

Resta un’unica identità contributiva spartiva in modo diversa tra uomini e donne, come:

  • per il 2022 si collocano in quiescenza i lavoratori che hanno maturato 42 anni e 10 mesi corrispondenti al numero totale dei contributi;
  • per il 2022 si collocano in quiescenza le lavoratrici con 41 anni e 10 mesi corrispondenti al numero complessivo di contributi.

Esistono non delle difformità legate alla pensione anticipata, ma piuttosto delle forme che facilitano l’uscita. Si tratta di disposizioni allacciate a determinate categorie di lavoratori.

Per cui, valgono le regole contributive innanzi descritte, oltre nell’individuazione di termini vincolati. Ecco, spiegato per sommi capi, perché i precoci possono anticipare l’uscita in assenza limite anagrafico.

Tuttavia, in questo caso la sola presenza della contribuzione (41 anni) non basta. È indispensabile un’anzianità di 12 mesi registrata dall’INPS a meno del 19esimo compleanno. E, ancora, non sono sufficienti tali condizioni per permettere ai precoci la consegna del diritto alla pensione.

Ma, è necessario anche la presenza di altri vincoli, come ad esempio: vantare uno stato di disoccupazione o rientrare nella qualifica di caregiver. E, ancora, rientra nei parametri anche l’eventuale rilascio di una forma di patologia associabile all’invalidità nella misura dal 74%. Rientrano in questa casistica anche i lavoratori usuranti.

Chi sono i contributivi puri e perché possono anticipare l’uscita a 64 anni’?

Nell’ordinamento previdenziale sono presenti diverse sfumature a cui è possibile aggrapparsi per anticipare anche se di poco l’uscita. Il discorso inevitabilmente riveste una valenza particolare laddove vengono individuati i “contributivi puri”.

In questo caso, le scelte pensionistiche si differenziano e non di poco. In quanto, si può andare in pensione anche con situazioni diverse dal solo numero di versamenti contributivi, ovvero 42 – 41 anni e dieci mesi, la diversità è dovuta tra uomini e donne.

Se nell’archivio INPS è stata registrata un’anzianità successiva il 31 dicembre 1995, ovvero dal 1° gennaio 1996 è possibile agganciarsi al trattamento previdenziale anticipato anche a 64 anni con un’anzianità di 20 anni di versamenti.

Se il valore della pensione non è più basso di 2,8 volte il minimo vitale. Ciò significa che il lavoratore può andare via prima dal lavoro, anticipando quel percorso che porta all’età pensionabile con un assegno pensionistico del valore di 1.310,68 euro, prodotto dal valore dell’assegno sociale pari a 468,10 euro moltiplicato 2,8 volte.

Ecco come gli scivoli pensionistici aiutano i lavoratori a uscire prima

Rimandare l’uscita spesso significa bloccare un ricambio generazionale o, ancora peggio dover aspettare necessariamente il compimento dell’età pensionabile. Per questo, rimandare non è sempre una buona idea.

Al momento, sono attive diverse formule previdenziali che aiutano il lavoratore a collocarsi in pensione prima dei 67 anni.

C’è la misura Quota 102, utilizzabile tanto dagli uomini che dalle donne, (ultimo aggiornamento disponibile qui).

E, ancora, Opzione donna con i requisiti maturati al 31 dicembre 2021 (ultimo aggiornamento disponibile qui) e l’Ape sociale che permette di attivare un anticipo di circa 1.500 euro ogni mese (ultimo aggiornamento disponibile qui).

Infine, restano ancora attive le possibilità d’uscita aziendali, parliamo del contratto di espansione e isopensione.