RDC: nuovo calcolo della quattordicesima. Più soldi per te?

RDC: nuovo calcolo della quattordicesima. Più soldi per te? L'Inps procede al ricalcolo, rischio di riduzioni e perdita del sussidio per alcuni lavoratori!

Novità in arrivo per chi per chi percepisce due trattamenti assistenziali importanti quali il reddito di Cittadinanza (RDC) e la pensione di Cittadinanza (PDC), e purtroppo, dobbiamo dire che non si tratta di bellissime novità.

L’Inps infatti, in una sua nota ha espressamente comunicato che si sta procedendo al ricalcolo di alcuni trattamenti assistenziali che potranno incidere sul reddito di cittadinanza o sulla pensione di cittadinanza comportandone la possibilità di riduzione dell’assegno o addirittura, il rischio di perdere il diritto al sussidio stesso.

RDC: cosa sta succedendo

In una nota infatti, l’Inps, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, specifica che al momento si stanno facendo degli importanti aggiornamenti sui “trattamenti assistenziali in corso di godimento”, che sono importanti perché potranno influire sul calcolo del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza.

L’orientamento generale che sembra voler perseguire l’Inps è il seguente, ossia, che se nel nucleo familiare di sono pensionati che hanno diritto alla quattordicesima ad altre maggiorazioni familiari, l’importo del sussidio, sia esso reddito o pensione, potrebbe essere ridotto. Non solo, in alcuni casi si potrebbe arrivare addirittura a perdere il diritto al sussidio stesso.

Si vede dunque, come il tema stia a cuore a tanti italiani che in questo momento di estrema difficoltà si trovano a godere di questi due trattamenti di natura assistenziale.

Questa dunque è la situazione generale. Prima però di procedere alla descrizione più dettagliata di ciò che specifica l’Inps nella sua nota, richiamiamo i concetti di reddito di cittadinanza e di pensione di cittadinanza, specificando espressamente, anche i requisiti da possedere per poter accedere a questo trattamento di natura assistenziale.

RDC e PDC che cosa sono

Il reddito di cittadinanza (RDC) è una prestazione di natura assistenziale avente carattere economico, che ha come finalità quello di integrare i redditi familiari dei nuclei maggiormente in difficoltà, allo scopo di favorirne di nuovo il reinserimento a livello sociale e lavorativo.

Pertanto, la prestazione viene erogata a condizione che il soggetto che gode di questo trattamento, sottoscriva il cosiddetto Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale che è stato per esso appositamente predisposto per facilitare questo reinserimento.

In maniera completamente analoga, opera la pensione di cittadinanza (PDC), altra prestazione assistenziale di natura economica i cui destinatari sono i nuclei familiari composti da una o più persone che abbiano un’età almeno pari a 67 anni e versino in una condizione di bisogno.

La differenza fondamentale che rileva tra le due prestazioni dunque, non sta nella natura del sussidio che rimane fondamentalmente lo stesso, ma nelle condizioni oggettive dei soggetti destinatari, in quanto nella pensione di cittadinanza viene meno qualunque condizione legata al lavoro e rileva solo la presenza dei requisiti richiesti.

Oltre a quelli dell’età, che deve essere uguale o maggiore di 67 anni, la pensione di cittadinanza può essere concessa indipendentemente dall’età, qualora nel nucleo familiare sia presente uno o più persone non autosufficienti o con gravi disabilità.

Ricordiamo poi che sia il reddito di cittadinanza che la pensione di cittadinanza, è vero che sono prestazioni di natura assistenziali ma richiedono, affinché possano essere erogate oltre alla presenza di una condizione di un effettivo stato di bisogno, anche di altri requisiti, ivi compresi quelli di natura economica.

L’erogazione di questi sussidi necessariamente è collegata alla condizione economica del richiedente, certificata dell’indicatore Isee.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Elena Channel – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

RDC e PDC: i requisiti

Abbiamo appena detto che per aver diritto a questi sussidi si devono avere al momento della presentazione della domanda, determinati requisiti e questi requisiti va specificato, devono permanere per tutto il periodo di godimento della prestazione.

Innanzitutto, bisogna dire che entrambi i sussidi possono essere richiesti e dunque erogati, solo a soggetti maggiorenni che siano cittadini italiani o dell’Unione Europea, ovvero a cittadini di terzi paesi, ma che abbiano un permesso di soggiorno di lungo periodo.

Non solo sono necessarie queste condizioni, in aggiunta, deve risultare che il richiedente sia stato residente in Italia negli ultimi 10 anni, di cui almeno gli ultimi due, in modo continuativo.

A questi requisiti di cittadinanza si devono aggiungere poi requisiti di natura economica che sono desumibili dall’Isee.

Nello specifico, il nucleo familiare non deve avere un reddito Isee superiore a 9.360 euro, un patrimonio immobiliare, dal quale va esclusa la casa di proprietà, non superiore a 30 mila euro.

Requisiti sono richiesti anche per il patrimonio mobiliare che non deve essere maggiore di 6 mila euro se il richiedente è un single e che viene aumentato in relazione alla composizione del nucleo, fino ad arrivare a 10 mila euro.

Tale requisito sul patrimonio mobiliare è poi ulteriormente aumentato in altre due condizioni, ossia se nel nucleo si sono più di due figli (si aumenta il requisito di mille euro in più per ogni figlio rispetto al secondo) o se i figli hanno disabilità gravi o non autosufficienti (il requisito sul patrimonio mobiliare viene aumentato di altri 5 mila euro in più per ogni figlio con disabilità e di altri 7.500 euro nel caso di più grave disabilità).

È richiesta poi una soglia Isee di 7.560 euro se si tratta di pensione di cittadinanza che viene innalzata al valore di 9.360 euro, dunque alla stessa stregua del requisito del RDC, se il nucleo familiare paga l’affitto.

RDC, PDC e quattordicesima.

Adesso però bisogna dire che per questi due trattamenti si prefigurano delle possibili novità all’orizzonte e non sono comunque positive.

In una sua recente nota infatti, l’Inps ha tenuto a precisare che sono in corso importanti aggiornamenti su “trattamenti assistenziali in corso di godimento” e che sono importanti ai fini del calcolo del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza.

Tradotto in parole semplici, l’Inps fa sapere a questi soggetti titolari del sussidio che sta procedendo al ricalcolo economico dei trattamenti e che, se nel nucleo familiare ci sono uno o più pensionati che percepiscono la quattordicesima o altre maggiorazioni per il nucleo familiare, si corre il pericolo non solo di veder ridotto il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza, ma il rischio reale di decadere completamente dal diritto a questi sussidi.

RDC, PDC e quattordicesima: cosa dice l’Inps

In effetti quanto sopra scritto emerge chiaramente dall’ultima nota che l’Inps ha pubblicato sull’argomento lo scorso 3 febbraio, la n. 548 del 2022, in cui rende noto che sta procedendo a questo ricalcolo relativamente a dei trattamenti assistenziali che potrebbero inficiare sull’ammontare del reddito di cittadinanza e delle pensioni di cittadinanza.

Questo perché sta prendendo in considerazione trattamenti che prima non computava nel calcolo del reddito familiare rilevante ai fini dell’erogazione di determinate prestazioni assistenziali.

Per questo in allerta sono ora coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza, perché nella sua circolare, l’Inps specifica espressamente che se nel nucleo familiare cui queste prestazioni sono destinate ci sono uno o più pensionati che hanno diritto alla quattordicesima o a qualunque altra maggiorazione per motivi familiari si potrebbero avere delle pesanti conseguenze su entrambe le prestazioni.

Si può andare infatti dalla riduzione dell’assegno periodico, fino alla effettiva decadenza del diritto all’erogazione del sussidio stesso.

Le integrazioni che possono far scattare in questo momento una red flag da parte dell’Inps sono possibili quattordicesime erogate in favore di pensionati o altre maggiorazioni per motivi familiari tra le quali si ricomprendono ad esempio, le maggiorazioni relative all’assegno minimo e alle pensioni sociali.

Il fatto che al nucleo possano arrivare questi redditi aggiuntivi, può di fatto, andare a migliorare nel senso di incrementare, l’indicatore Isee di riferimento del nucleo familiare richiedente, con la conseguenza importantissima ma anche pesantissima, che questi nuclei potrebbero vedersi attributi a partire proprio dal mese di gennaio dell’anno in corso, un assegno per reddito di cittadinanza o di pensione di cittadinanza, ritoccato al ribasso.

Addirittura, nella più sfortunata delle ipotesi, si potrebbe addirittura perdere il diritto stesso al sussidio con conseguenze di sicuro poco piacevoli.

RDC e PDC: come veniva calcolato il reddito di riferimento

Del resto l’Inps è stata molto chiara nella sua circolare del 3 febbraio scorso dicendo che sta procedendo al ricalcolo di alcuni trattamenti assistenziali in corso, e indubbiamente delle novità da questo ricalcolo usciranno non fosse altro per il fatto che sta considerando rilevanti ai fini del reddito familiare di riferimento per aver accesso alle prestazioni assistenziali, trattamenti che prima non erano contemplati.

In effetti rifacendoci al testo originario dell’art. 2 del dl n. 4 del 2019, questo riporta espressamente per il reddito familiare quanto segue. Il reddito familiare:

“è determinato ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’Isee ed inclusivo del valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti il nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi”.

Per effetto di quanto riportato in questo articolo dunque, si è definito un meccanismo flessibile in virtù del quale si possono sostituire trattamenti assistenziali di riferimento ai fini Isee, con altri che invece sono percepiti nel corso dell’anno.

E questo è un meccanismo che concede una flessibilità e una libertà di azione molto importante i cui effetti potrebbero davvero vedersi tra pochissimo nelle tasche di diverse famiglie italiane.

Ad oggi quando l’Inps provvedeva a calcolare il reddito familiare di riferimento ai fini della possibilità di accesso o meno a determinati tipi di sussidi, includeva determinati trattamenti assistenziali escludendone invece, altri.

Fino ad oggi venivano considerati rilevanti ai del calcolo del reddito familiare, nel senso che venivano in essi conteggiati, questi trattamenti assistenziali ossia la carta acquisti ordinaria, l’assegno di maternità (Mat) e  l’assegno per il nucleo familiare erogati direttamente dai Comuni.

Rientravano altresì nel calcolo la pensione e l’assegno sociale, e tutte le prestazioni sociali erogati da altri enti che rientravano nella più generica categoria A1.04 del cosiddetto Siuss ovvero Sistema informativo delle prestazioni e dei bisogni sociali.

RDC e PDC: il ricalcolo

Adesso l’Inps però, sta procedendo al ricalcolo sfruttando proprio quel meccanismo di flessibilità concessogli dl n. 4 del 2019, come tale, per definire il diritto o meno a sussidi quali reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, verranno presi in considerazione anche trattamenti percepiti nel corso dell’anno.

Tra questi trattamenti fa sapere l’Inps, rientreranno sia le maggiorazioni mensili relative all’assegno sociale e alla pensione sociale, il cui importo è di 12,92 euro, che la maggiorazione sociale delle pensioni minime, il cui importo può essere di 25,83 euro o di 82,64 euro.

Rientrerà altresì in tale calcolo, anche l’importo corrisposto normalmente nel mese di dicembre per tutte quelle pensioni integrate al trattamento di mimino il cui importo è di 154,94 euro, così come rientrerà in tale ricalcolo, anche la quattordicesima erogata a tutti i pensionati che abbiano un basso reddito.

Restano invece esclusi nel computo di questo reddito, tutti i pagamenti che vengono effettuati a titolo di arretrati o le prestazioni di natura assistenziale che vengono pagate in presenza di disabilità nel nucleo familiare.

Escluse anche dal computo tutte quelle agevolazioni relative al pagamento delle tasse, l’assegno di natalità, oppure tutte quelle erogazioni che vengono fatte per spese che si sono sostenute ma che sono state opportunamente documentate.

È pertanto ovvio che alla luce di tutto questo, l’Inps abbia espressamente avvisato tutti i percettori di sussidi quali reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, che questo ricalcolo potrebbe, già a partire dal mese di gennaio del nuovo anno, provocare delle riduzioni riguardo l’ammontare dei trattamenti erogati, fino ad arrivare, nell’ipotesi più sfortunata, anche a perdere il diritto a ricevere questa prestazione.

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