Referendum abrogativo: significato e quorum

Il referendum abrogativo ha lo scopo, come dice il termine, di abrogare una legge o un decreto. É valido solo quando viene raggiunto il quorum necessario.

Il 12 giugno gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum abrogativo in materia di Giustizia e, perciò, dovranno decidere su vari punti che sono inseriti all’interno del quesito referendario, in modo da decidere il futuro del Paese riguardante questa tematica così importante e delicata.

Ma che cos’è realmente un referendum abrogativo? In che cosa consiste? Ebbene, all’interno di questa breve guida risponderemo a queste domande, andando ad approfondire qual è il quorum necessario e quali sono i requisiti che devono essere rispettati affinché la votazione sia considerata valida.

Questo istituto giuridico non può essere richiesto da chiunque e per abrogare qualunque tipologia di norma giuridica: infatti la legge e la giurisprudenza prevedono dei requisiti specifici affinché tale strumento possa essere proposto e pongono dei limiti, mediante i quali il quesito referendario non potrà trattare alcune tipologie di norme presenti nel nostro ordinamento giuridico. Vediamo insieme quali.

Che cos’è il referendum abrogativo

L’ordinamento giuridico nazionale prevede al suo interno diverse tipologie di referendum, e, tra questi, quello abrogativo.

Ognuna di queste tipologie presenta delle caratteristiche e delle funzioni differenti, ed, in particolare, il referendum abrogativo risulta essere una sorta di petizione popolare, attraverso la quale i cittadini italiani possono richiedere l’abrogazione di una determinata legge, presente all’interno della normativa nazionale.

Oltre alle leggi, la popolazione può richiedere, di propria iniziativa, anche l’abrogazione di un decreto legge oppure di un decreto legislativo. Mediante questa procedura, i cittadini italiani, dunque, possono richiedere che vengano abrogate le suddette leggi e di farne, quindi, terminare la relativa produzione dei rispettivi effetti giuridici, attraverso due differenti tipologie di modalità, ovvero:

  • in maniera totale;
  • in maniera parziale.

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Qual è il quorum necessario

Affinché questa particolare tipologia di procedura possa espletare le sue funzioni e, dunque, provvedere ad abrogare una determinata legge o decreto, oggetto del quesito referendario, è richiesto uno specifico quorum, il quale deve essere necessariamente raggiunto per poter ritenere valida la votazione relative a questo strumento.

In particolare, il quorum necessario per la validità della votazione risulta essere pari ad almeno la metà dei cittadini italiani aventi diritto di voto per le elezioni relative alla Camera dei Deputati, ovvero in misura minima pari al 50% dei soggetti che hanno compiuto il diciottesimo anno di età.

Inoltre, l’art. 75 della Costituzione italiana dispone che il testo relativo alla legge o al decreto, oggetto del quesito referendario, si possa ritenere abrogato, solamente nel caso in cui, venga raggiunto il suddetto quorum e solamente nel caso in cui, attraverso lo spoglio dei voti validamente espressi dagli aventi diritto al voto, questi risultano essere almeno la maggioranza.

Se viene raggiunto il quorum necessario ed i cittadini votano per il sì, allora la legge oppure il decreto in questione saranno abrogati; mentre, se, invece, il quorum necessario non viene raggiunto oppure la maggioranza dei voti espressi non risulti valida e la popolazione vota per il no, allora la normativa oggetto del quesito referendario rimane in vigore.

Quali sono i requisiti generali che devono essere rispettati

Ecco quali sono i requisiti generali che devono essere rispettati quando si intende richiedere un referendum abrogativo. Nello specifico, quest’ultimo:

  • deve avere ad oggetto una legge oppure un atto avente forza di legge, ovvero un decreto legge o un decreto legislativo;
  • non deve avere ad oggetto determinate norme che sono elencate e specificate all’interno dell’art. 75 della Costituzione italiana;
  • deve essere totale oppure parziale, ovvero avere ad oggetto tutto il testo relativo ad una determinata legge o decreto, oppure solamente una parte del testo di questi ultimi;

Inoltre, questo particolare strumento deve essere necessariamente richiesto da:

  • cinquecentomila cittadini che hanno compiuto il loro diciottesimo anno di età;
  • cinque Consigli regionali.

Dopo averlo proposto, i cittadino che lo richiedono, devono necessariamente depositare, entro il 30 settembre dello stesso anno, la richiesta relativa al quesito referendario presso l’Ufficio centrale, il quale è situato all’interno della Corte di Cassazione.

Questa richiesta, però, non potrà comunque essere presentata presso l’Ufficio centrale:

  • durante l’anno precedente allo scioglimento delle Camere per la relativa scadenza;
  • durante i sei mesi successivi alle elezioni delle medesime.

Per quali leggi non può essere richiesto

Il referendum abrogativo non può essere richiesto dai cittadini per tutte le tipologie di leggi. Ecco, dunque, quali sono le leggi che sono escluse dalla disciplina relativa a questo specifico istituto giuridico, così come viene disposto all’interno dell’art. 75 della Costituzione italiana:

  • tributarie;
  • di bilancio;
  • di amnistia;
  • di indulto;
  • di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Il suddetto articolo costituzionale, inoltre, aggiunge che non è possibile procedere con l’abrogazione di una norma, la quale risulta avere una posizione gerarchicamente sovraordinata rispetto ad una normale legge ordinaria.

Infatti, per questa tipologia di norma costituzionale, questo articolo prevede l’applicazione del procedimento aggravato previsto all’interno dell’art. 138 della Costituzione italiana, secondo il quale l’abrogazione di quest’ultima sarà affidata al Parlamento.

Inoltre, questo strumento non potrà essere richiesto neanche nei casi che vengono disposti dalla Corte costituzionale, la quale si è pronunciata diverse volte, mediante la pronuncia di alcune sentenze riguardanti l’ammissibilità del referendum abrogativo.

A tal proposito, infatti, quest’ultimo non potrà essere richiesto dai cittadini neanche nei seguenti casi, nei quali il quesito referendario, qualora generasse una votazione positiva in merito all’abrogazione di una determinata norma, generasse e provocasse un vuoto legislativo o una paralisi di un organo costituzionale.

Ecco, in particolare, per quali leggi non può essere attivata questa procedura, secondo quanto viene stabilito dalla Corte costituzionale:

  • per le leggi costituzionali;
  • per le leggi di revisione costituzionale;
  • per gli atti aventi forza di legge passiva peculiare;
  • per le leggi ordinarie a contenuto costituzionalmente vincolato;
  • qualora il quesito referendario non risulti essere chiaro, omogeneo e semplice;
  • qualora il quesito referendario risulti essere ambiguo;
  • qualora il quesito referendario risulti essere non idoneo al raggiungimento di un preciso scopo.

Che cosa succede se i cittadini votano sì alla proposta di abrogazione

Qualora venga raggiunto il quorum necessario e qualora la maggioranza dei voti espressi dai votanti risulti essere valida, allora il Presidente della Repubblica potrà:

  • emanare un decreto relativo all’abrogazione di una determinata legge oppure di un determinato atto avente forza di legge, in maniera totale o parziale;
  • rinviare l’efficacia relativa all’abrogazione, fino ad un periodo di tempo pari a sessanta giorni, in modo da consentire alle Camere di evitare delle eventuali lacune legislative che potrebbero generarsi ed avere luogo in seguito a questa procedura.

Qualora, invece, il quesito referendario venga votato in maniera negativa dalla popolazione votante, allora la stessa proposta non potrà essere presentata nuovamente nei successivi cinque anni; cosa che, invece, potrà essere effettuata nel caso in cui non venga raggiunto il quorum richiesto.

Anche la Corte costituzionale è intervenuta in merito a tale questione, prevedendo che sia possibile per le Camere “correggere, modificare o integrare la disciplina”, in un momento successivo alla votazione favorevole all’abrogazione di una determinata norma, disponendo, però, anche il limite a costoro di non poter disciplinare quanto è stato abrogato dai cittadini.

Si avvicina il referendum abrogativo del 12 giugno sulla giustizia: ecco che cosa succede se si vota sì

Nel paragrafo precedente abbiamo parlato in maniera generale di che cosa succede nel momento in cui la popolazione si esprima per il sì all’abrogazione di una determinata legge o decreto, senza, però, entrare nel merito di che cosa possano prevedere i singoli quesiti referendari.

In particolare, tra pochissimo tempo e, nello specifico, il giorno 12 giugno 2022 i cittadini italiani dovranno andare a votare per decidere vari punti e tematiche che riguardano il rispettivo referendum abrogativo sulla giustizia. Ecco quali sono i cinque quesiti che saranno presenti all’interno di questa votazione:

  • l’equa valutazione dei magistrati;
  • la separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e funzioni requirenti;
  • l’abolizione del Decreto Severino.

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Le altre tipologie di referendum

Oltre al referendum abrogativo, esistono altre tipologie di strumenti che consentono di raggiungere degli scopi differenti, a seconda di quale ci troviamo davanti, e che richiedono l’espressione di una votazione, la quale viene effettuata direttamente dai cittadini:

In particolare, stiamo parlando dei seguenti referendum:

  • confermativo;
  • consultivo;
  • costituzionale;
  • regionale;
  • provinciale;
  • comunale;
  • deliberativo;
  • legislativo;
  • propositivo.
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