Regime forfettario salvo ma Draghi ritocca i coefficienti!

Quando la fine dell’anno si avvicina, è il momento in cui si va incontro a tutte le possibili modifiche di tasse, contributi, requisiti dei vari regimi fiscali per i titolari di partita Iva. Oggi il focus è sul regime forfettario per il 2022, che resta salvo e fisso alla soglia dei 65 mila euro annui. Ma qualche ritocco ci sarà e in particolare il governo sta pensando a delle modifiche per quanto riguarda i coefficienti di redditività. Ecco di cosa si tratta.

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Quando la fine dell’anno si avvicina, è il momento in cui si va incontro a tutte le possibili modifiche di tasse, contributi, requisiti dei vari regimi fiscali per i titolari di partita Iva. Oggi il focus è sul regime forfettario per il 2022, che resta salvo e fisso alla soglia dei 65 mila euro annui. Ma qualche ritocco ci sarà e in particolare il governo sta pensando a delle modifiche per quanto riguarda i coefficienti di redditività.

Ecco di cosa si tratta.

Sono in arrivo diversi correttivi. Che potrebbero riguardare i coefficienti di redditività e i casi di superamento del limite di 65mila euro di ricavi o compensi. Si allontana, invece, l’ipotesi di estendere a tutti i forfettari l’obbligo di fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2022.

Nessuna doccia fredda quindi per tutti i titolari di partita Iva aderenti al regime fiscale cosiddetto forfettario, che apporta non poche agevolazioni in termini di imposte, contabilità semplificata e adempimenti vari. È possibile dunque la permanenza in questo regime fino a un tetto massimo di fatturato di 65 mila euro.

Questa è la decisione governativa, che quindi proroga l’agevolazione anche per il 2022. 

Il risvolto della medaglia però riguarda la possibilità di ritoccare i coefficienti di redditività che, come noto, sono fondamentali per il calcolo del reddito imponibile, sul quale si vanno a determinare poi le tasse da pagare relativamente al periodo d’imposta.

Vediamo dunque quali sono tutte le novità al riguardo e le caratteristiche di questo regime fiscale agevolato per chi vuole mettersi in proprio o lavorare come libero professionista.

Regime forfettario, ultime notizie

Il governo Draghi ha dunque deciso di mantenere il tetto massimo di fatturato previsto per il regime forfettario a 65 mila euro all’anno. Le aliquote per il calcolo delle imposte, restano fissate al 15% e al 5%, a seconda delle circostanze, come analizzeremo.

Ma c’è un’altra importante novità.

Dalla Nota di aggiornamento del Documento di finanza pubblica (la Nadef) si evince anche la possibilità di un nuovo regime biennale di favore per chi supera i 65mila euro ed entra così nella tassazione ordinaria (al momento si passa dall'anno successivo all'Irpef).

Cosa significa? Che pur sforando il tetto massimo di fatturato previsto, non si passerà in automatico al regime ordinario, con relativa tassazione Irpef prevista, bensì si potrà ancora godere di un’aliquota agevolata per un paio di anni.

L’altra notizia che alleggerisce il carico degli adempimenti per i titolari di partita Iva è quella che riguarda l’eliminazione della fattura elettronica obbligatoria anche per tutti i titolari di partita Iva in regime forfettario, come previsto a partire dal 1°gennaio 2022.

Questo per il semplice motivo che, come si specifica nella relativa relazione sull’economia, la fatturazione elettronica non è compatibile al di sotto di questo limite di fatturazione, come da norme disciplinari in merito, da parte dell’Unione Europea.

Chi sono i titolari di partita Iva in regime forfettario

Piccoli imprenditori con pochi dipendenti o attività a conduzione familiare. Liberi professionisti e tantissimi freelance digitali. Allo stato attuale della situazione, si tratta di circa 1,9 milioni di contribuenti che pagano in media a testa ogni anno 1.730 euro di imposta sostitutiva unica (detta in maniera informale, semplicemente “sostitutiva”).

Il governo Draghi ha confermato l’aliquota al 15%.

I dati provenienti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, riportano un aumento del 54.1% delle nuove partite Iva in Italia, rispetto al periodo aprile-giugno del 2020. 

un totale di 147.153 nuove aperture. Di queste, 61.153 hanno aderito al regime forfettario, pari al 41,6% del totale delle nuove aperture, con un aumento del 36,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. 

Inoltre, il 62,3% delle nuove partite Iva è intestato a un uomo, il 47,5% a giovani under 35 e il 17,7% a persone nate all'estero.

Il limite ravvisato nel regime forfettario sta nel rischio che possa bloccare la possibile crescita di tante attività sane e produttive del nostro Paese. Infatti non sono pochi i titolari di partita Iva che a loro discapito, non superano i 65 mila euro di fatturato, pur potendone avere la possibilità. Questo per il semplice motivo che è troppo esteso il divario tra la tassazione agevolata del regime forfettario e quello invece della tassazione Irpef di un regime ordinario di partita Iva. 

Motivo per cui, per l’appunto, si pensa a introdurre una nuova aliquota, per un biennio, per coloro che superano la soglia di fatturato attualmente fissata a 65 mila euro.

Risulta ben evidente che la tassazione prevista da un regime ordinario di partita Iva in Italia è davvero opprimente e da sempre fonte di ansia e preoccupazione per tanti piccoli imprenditori, che non potrebbero competere sul mercato, senza il regime forfettario.

Proprio con l’introduzione di quest’ultimo infatti la situazione è migliorata, soprattutto a partire dal 2018, quando la legge di bilancio permise di innalzare la soglia reddituale da 30 mila a 65 mila euro, pur mantenendo la stessa aliquota.

Regime forfettario, cosa significa

Il regime forfettario ha rappresentato una vera e propria manna dal cielo, per tanti titolari di partita Iva che altrimenti non sarebbero riusciti a sopravvivere. Infatti questo regime fiscale si basa su una cosiddetta flat tax, che si traduce in una percentuale fissa, al 15% per tutti coloro che non superano una soglia di fatturato annuo di 65 mila euro e rispettano un’altra serie di requisiti, come illustreremo.

Il beneficio tangibile è che tanti liberi professionisti e freelance finalmente, possono guadagnare il loro dignitoso introito mensile, senza però dover corrispondere fino al 40% nelle casse statali, come chi invece fattura molto di più ed è in grado di sostenere spese da dedurre e grandi investimenti a favore dell’azienda.

Beneficiari

Chi può accedere al regime forfettario? I vantaggi sono tangibili ma è bene soffermarsi su quali siano i parametri da rispettare, per poter usufruire di questo regime fiscale agevolato e svolgere la propria attività professionale in tutta tranquillità.

Primo fra tutti, figura l’inquadramento del titolare di partita Iva, che deve esercitare la professione in qualità di lavoratore autonomo o libero professionista. Infatti 

È bene precisare che sono escluse dal Regime Forfettario le Società di persone, le Società di capitali, le Associazioni, le Cooperative.

Questo per la semplice ragione che il regime forfettario è stato concepito proprio per dare respiro a tante piccole realtà produttive, che altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere sul mercato. Si tratta di freelance che lavorano da casa, di piccole attività a conduzione familiare o comunque di imprese che hanno uno o due dipendenti e non sostengono grandi spese nel corso dell’anno, per mandare avanti l’attività.

Oltre al limite di fatturato annuo fissato a 65 mila euro, infatti, se si aderisce al regime forfettario, non è possibile sostenere spese per i propri lavoratori dipendenti che superino i 20 mila euro all’anno.

Infine, se si svolge un lavoro di tipo dipendente, in contemporanea a quello autonomo, allora il primo non può superare la soglia massima di 30 mila euro annui. Si pensi ad esempio a un ingegnere che insegna e che, contestualmente, svolge la propria consulenza come libero professionista.

Come funziona il regime forfettario

Si tratta di un regime sostitutivo dell’Irpef che, sostanzialmente, si traduce in un regime agevolato, con aliquota al 15% ma solo del 5%, in caso di attività di nuova apertura. 

È la cosiddetta imposta sostitutiva unica.

Va chiarito che, coloro che possono beneficiare dell’aliquota al 5% sono in esclusiva i titolari di partita Iva che per la prima volta si affacciano a questa realtà. Quindi si tratta di un incentivo a mettersi in proprio, dal momento che, qualunque sia l’attività, le imposte da pagare corrispondono solo al 5% del reddito imponibile.

Davvero un grande vantaggio per poter sostenere l’impresa o l’attività professionale nella fase di startup e consolidamento, potendo godere del beneficio per cinque anni.

Il primo grande vantaggio che deriva dall’adesione al regime forfettario risiede proprio nel fatto di applicare un’aliquota ridotta al 15% ma non solo. Quest’ultima risulta fissa per tutti e quindi non varia in base al fatturato prodotto.

Inoltre, il regime forfettario non prevede di applicare l’Iva, né la fatturazione elettronica o firma digitale obbligatoria e ha una contabilità semplificata.

Ecco cosa si può scaricare con il regime forfettario

Grazie al regime forfettario è possibile scaricare, in fase di dichiarazione dei redditi, soltanto i contributi previdenziali. 

Questo per il semplice motivo che è prevista un’esenzione dall’Iva e non è possibile scaricare altre spese come quelle mediche oppure sostenute per l’acquisto di beni strumentali.

Da un punto di vista di calcolo però, le cose stanno diversamente. Ed è a questo punto che entra in gioco il coefficiente di redditività. Quest’ultimo infatti corrisponde a una percentuale che, dal fatturato lordo, “deduce” appunto una quota di spese che in media sono quelle che si sostengono in base al proprio codice Ateco di attività.

Fatturato lordo meno il coefficiente di redditività corrisponde al reddito imponibile, sul quale si va a calcolare l’aliquota del 15% o del 5%.

Regime forfettario: quando non conviene?

Dunque, alla luce di queste considerazioni, sembrerebbe che il regime forfettario sia l’Eldorado delle partite Iva. Ebbene, non è così. Perlomeno non in maniera indistinta ma da valutare caso per caso.

Quando infatti si esce dal regime forfettario? Quando è opportuno valutare altre soluzioni?

Il fatto di non fatturare più di 65 mila euro all’anno, non è un parametro sufficiente. Ciò che conta è il calcolo delle spese sostenute, che permette di stabilire se l’aliquota del 15% è vantaggiosa o invece ci si rimette.

Meglio valutare con attenzione questo aspetto, magari con l’aiuto di uno specialista del settore.