Riforma pensioni: Draghi elimina Quota 100! Cosa cambierà

Si avvicina sempre di più l’addio definitivo alla formula di pensionamento anticipato rappresentato dalla Quota 100. Per questo motivo sono già in corso le trattative in merito alla nuova riforma del sistema pensionistico italiano. Ecco quali sono le principali proposte in atto e le nuove decisioni intraprese da parte del nuovo Governo Draghi.

Image

Nonostante la proroga confermata per l’anno 2021, in seguito all’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2021, la famosa formula della Quota 100 più volte finita al centro del dibattito pubblico e politico, sta per essere coinvolta dal termine ultimo del suo iter di sperimentazione avviato durante l’anno 2019 e che si concluderà definitivamente alla fine del mese di dicembre di quest’anno.

È per questo motivo che sono sempre di più le proposte che vengono man mano avanzate da parte di partiti della maggioranza e dell’opposizione al Governo italiano, oltre dagli stessi sindacati dei lavoratori, in merito alla formulazione di una nuova riforma delle pensioni.

Infatti, sembrerebbe che l’attuale Governo guidato al momento dall’ex banchiere della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, sia a lavoro proprio per riuscire ad elaborare in tempo un nuovo sistema pensionistico che si adatti al meglio alle esigenze e ai bisogni dei lavoratori prossimi alla pensione.  

È chiaro quindi che la squadra governativa non può non considerare la situazione di grave emergenza economica che ha colpito inevitabilmente tutti i lavoratori italiani, sia giovani che adulti, vicini all’età pensionabile

Per questo motivo, emerge chiaramente la necessità di una nuova struttura di pensionamento che possa assicurare maggiori sostegni ai cittadini, parità tra i lavoratori e una maggiore flessibilità previdenziale, in vista del ritorno alla pensione prevista dalla Legge Fornero. 

Nel corso dell’articolo, dunque, saranno riepilogate a titolo esemplificativo tutte le opinioni principali e le proposte che sono sul tavolo del Governo italiano e che potrebbero di fatto rappresentare una vera e propria svolta del sistema delle pensioni italiane, offrendo così la possibilità di avere a disposizione una nuova formula di pensionamento anticipato che possa sostituire adeguatamente quella della formula della Quota 100.

Riforma pensioni 2022: quali sono gli obiettivi principali

La Legge di Bilancio 2021 approvata da parte del precedente Governo italiano alla cui guida vi era l’ex premier Giuseppe Conte, ha portato alla proroga della fase di sperimentazione delle formule di pensionamento anticipato rappresentate dalla Quota 100, dall’APE Sociale e dall’Opzione Donna.

In questo senso, a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo, il 2022, emerge chiaramente il rischio che con l’addio della Quota 100, si verificherà il ritorno dell’accesso alla pensione direttamente al compimento dell’età pensionabile, attualmente fissata all’età di 67 anni

È per questo motivo che si fa sempre più strada l’esigenza di una nuova riforma delle pensioni che possa di fatto riuscire ad andare incontro alle condizioni attuali del settore lavorativo e pensionistico italiano, segnato dalla diffusione sempre più in aumento di lavori precari e discontinui oltre che da un incremento preoccupante del livello di disoccupazione. 

In questo contesto, la voce dei principali esponenti dei sindacati non si fa attendere e si pone come obiettivo quello di realizzare insieme al Governo italiano una riforma pensioni che sia in grado di rispecchiare l’esigenze del momento.

Così, se da un lato la situazione economica conseguente all’aumento dei contagi da Coronavirus sul territorio italiano ha gravato duramente sulla condizione lavorativa dei cittadini oltre che sulle casse statali, dall’altro, i giovani si ritrovano ad essere tra le categorie più colpite, a causa di una forte discontinuità lavorativa e da stipendi particolarmente svantaggiati. 

Per tutti questi motivi, si rende necessaria una nuova riforma del sistema pensionistico che possa considerare tutte le esigenze e i bisogni non soltanto dei lavoratori con un’età vicina a quella pensionabile, ma anche per i giovani lavoratori.

Quota 41: le dure critiche da parte della Corte dei Conti

Nel corso delle settimane, in seguito alla diffusione di numerose indiscrezioni, anche inerenti a possibili bozze sul testo della Legge di Bilancio 2022, sembrerebbe che la squadra governativa guidata da Mario Draghi sia a lavoro proprio per l’elaborazione di una nuova riforma del sistema pensionistico, in vista della fine definitiva della Quota 100.

Tra le principali proposte che si fanno strada per quanto riguarda una nuova opzione di pensionamento anticipato, vi è quella della Quota 41 estesa, attraverso cui tutti i cittadini lavoratori potranno accedere all’assegno pensionistico in anticipo, una volta raggiunta l’età contributiva di 41 anni, indipendentemente dalla propria età anagrafica

A questo proposito, la proposta legata ad una nuova Quota 41 estesa a tutti i lavoratori sembrerebbe trovare consensi non soltanto da parte dei principali esponenti dei sindacati, ma anche dallo stesso Governo italiano oltre che dal  Sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon.

Tuttavia, a sollevare dubbi circa l’effettiva entrata in vigore della Quota 41 estesa a tutti vi sono le dure critiche messe in atto da parte della Corte dei Conti in merito a questa formula di pensionamento anticipato, i cui esponenti sostegno che questa potrebbe dimostrarsi eccessivamente costosa e svantaggiosa per le casse dello Stato, che sono state già messe a dura prova dalla situazione emergenziale del Coronavirus.

La proposta nel rapporto annuale della Corte dei Conti 

La Corte dei conti, dunque, sostiene che la formula di pensionamento anticipato della Quota 41 estesa possa essere troppo costosa per le casse statali, proponendo quindi delle nuove soluzioni all’imminente problema legato alla nuova riforma pensioni.

Infatti, a questo proposito, facendo riferimento al Rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica, pubblicato il giorno 28 maggio 2021, la Corte dei Conti ha sottolineato che:

Sulla base delle previsioni del prossimo biennio 2022-2023, si evidenzia il rischio di un aumento della spesa previdenziale, ovvero di quei costi sostenuti da parte dello Stato italiano volti alla copertura di tutti gli assegni pensionistici dei cittadini residenti in Italia.

Per questo motivo, oltre a prendere in considerazione le esigenze dei lavoratori prossimi alla pensione, la Corte dei Conti sostiene anche la necessità di considerare anche il fattore legato ai conti pubblici

È a questo proposito che tra le proposte espresse da parte della Corte dei Conti, vi è quella di una riforma che potrebbe entrante in vigore durante le prime settimane dell’anno 2022, attraverso la realizzazione di un sistema pensionistico con un’uscita anticipata dal lavoro, resa possibile con il raggiungimento di un’età simile sia nei casi di regime contributivo puro che di regime retributivo

In questo scenario, dunque, all’interno del Rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica, è più volte sottolineata l’esigenza di offrire ai lavoratori un’opzione di pensionamento anticipo che possa garantire un’uscita flessibile a tutti coloro che sono caratterizzati da un regime pienamente contributivo e che hanno incominciato la propria attività lavorativa dopo il primo gennaio del 1996.

Cosa cambierebbe con la proposta della Corte dei Conti

Qualora il Governo italiano prendesse in considerazione la proposta messa in atto all’interno del Rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica pubblicato il 28 maggio da parte della Corte dei Conti, sarebbe possibile accedere alla pensione in anticipo già all’età di 64 ani e con un’età contributiva di 20 anni, purché i cittadini in questione risultino avere un trattamento dall’importo pari a 2,8 volte rispetto all’ammontare dell’assegno sociale. 

In merito a questa proposta, l’ex ministra del Lavoro, ovvero Nunzia Catalfo, ha mostrato la sua completa approvazione, facendosi portavoce anche della propensione positiva da parte del partito del Movimento 5 stelle.

In questo senso, questa nuova opzione di pensionamento anticipato che risulterebbe essere basata sul calcolo di tipo contributivo, risulterebbe anche essere vantaggiosa dal punto di vista economico, in merito alle casse pubbliche dello stato. 

Cosa ne pensano i sindacati sulla nuova riforma pensioni

Durante questi mesi segnati dall’esigenza di una nuova riforma del sistema pensionistico italiano, sono sempre di più le proposte da parte dei principali esponenti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, in vista dell’eliminazione definitiva della formula della Quota 100. 

In questo senso, all’interno del testo intitolato “Cambiamo le pensioni adesso”, i sindacati hanno inviato direttamente al Governo Draghi le proprie proposte in merito alla nuova riforma pensioni.

A questo proposito, tra le richieste vi è quella di una maggiore flessibilità di uscita anticipata, senza l’applicazione di ulteriori penalizzazioni che tradizionalmente sono imputate nei confronti di quei cittadini che risultano avere dei contributi anche prima del 1996 e che hanno compiuto 62 anni di età.

Un’ulteriore proposta da parte dei sindacati è quella della possibilità di accedere all’assegno pensionistico in anticipo anche senza alcun requisito legato all’età anagrafica, esclusivamente attraverso il conseguimento di 41 anni di età contributiva.

Riforma pensioni: cosa ne pensa il Presidente dell’Istituto INPS

Ad esprimersi in merito ad una nuova riforma del sistema pensionistico italiano vi è anche Pasquale Tridico, l’attuale Presidente dell’Istituto INPS, che ha più volte riconosciuto la necessità di nuove formule e soluzioni di pensionamento anticipato

In questo contesto, il Presidente dell’Istituto INPS ha espresso che potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso sia in termini economici per le casse statali, che nei confronti dei lavoratori, una formula di pensionamento anticipato che potrebbbe essere ottenuta attraverso il raggiungimento di un’età anagrafica di 62 oppure 63 anni

A questo proposito, l’idea di base di Tridico è quella di ottenere un assegno previdenziale di tipo parziale che potrebbe essere ottenuto attraverso il metodo contributivo, prevedendo così l’erogazione completa a partiture dal compimento dell’età pensionabile, attraverso l’accesso alla tradizionale pensione di vecchiaia