Riforma pensioni: tutti a 64 anni. OK di Draghi a Quota 102!

La riforma delle pensioni fa un grosso passo avanti. Fin'ora non si era mai ufficializatto, almeno da parte del Governo alcuna proposta, che invece è arrivata nel documento programmatico di finanza per la legge di bilancio 2022, che introduce Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, oltre alla riconferma dell'APE sociale. Addio invece a Quota 41 per tutti e Opzione Donna.

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Il Ministro per l'economia Daniele Franco in queste ore, insieme ai suoi tecnici sta lavorando sul documento programmatico di bilancio che in qualche modo da sostanza alla NADEF. Ed in questo documento, emergerebbe che per il 2022, per sostituire Quota 100 che va in pensione il 31 dicembre 2021, spunta Quota 102

Per andare in pensione anticipata rispetto allo scalone di cinque anni, ossia 67 anni, si potrà sfruttare Quota 102, composta da 64 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione. Una sorta di Quota 100 rafforzata in termini di età. 

Questa possibilità è già prevista da chi è soggetto al sistema interamente contributivo (in vigore dal 1995). 

Quindi appare scontato che non ci sarà alcuna Quota 41 per tutti, nè Opzione Donna, mentre è confermata la proroga di APE sociale.

In questi mesi erano state diverse le proposte messe in campo, in cui però sembrava prevalere la volontà di allungare l'età di pensionamento, rispetto ai 62 anni di Quota 100, e nello stesso tempo dare una sorta di flessibilità in uscita, senza pesare sulle casse dello Stato.

Corte dei Conti, OCSE e FMI avevano bacchettato l'Italia su Quota 100 ritenendo la misura troppo onerosa. Mentre l'Inps aveva sottolineato che Quota 41 sarebbe costato qualche miliardo in meno, ma molto di più di altre forme di pensionamento anticipato come l'APE sociale.

Poi è arrivata anche la doccia fredda su Opzione Donna, con l'OCSE che ha suggerito di non rinnovarla. 

Pensioni: ecco la riforma per il 2022, targata Draghi

Finalmente è atterrata sul tavolo dei Ministri la proposta per superare Quota 100 nel 2022. Il documento programmatico di finanza, che deve essere presentato in Commissione Europea in questa settimana, riporta come dato unitario della manovra il numero 23. Sono i miliardi messi sul piatto per le riforme fiscali, ammortizzatori sociali, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. 

Sulla riforma delle pensioni, la proposta che è stata fatta è una "review" di Quota 100, ribattezzata Quota 102. In cosa consisterebbe? Rispetto a Quota 100, in un innalzamento dell'età anagrafica, da 62 a 64 anni, per accedere alla pensione, senza alcuna penalizzazione rispetto alla pensione che si prenderebbe a 67 anni, se non per il fatto di avere un montante contributivo inferiore di tre anni e quindi una pensione più bassa.

Quota 102 sarebbe però solo una parentesi transitoria per consentire nel prossimo biennio di mettere mani all'intero sistema pensionistico. 

Durante il Consiglio dei Ministri è stata avanzata anche Quota 104, laddove Quota 102 varrebbe fino al 2022, e Quota 104 dal 2023. Ma contrari a questa formulazione la Lega che invece chiede più flessibilità e addirittura la conservazione di Quota 100 per alcuni lavoratori.

Riforma delle pensioni: la Lega batte per Quota 100 nel 2022

Lo aveva preannunciato Matteo Salvini, quando in modo provocatorio, alcune settimane fa chiese di mantenere Quota 100 se non ci fosse stata alcuna soluzione alternativa allo scalone Fornero, accettabile. 

Quota 100, si ricorda, fu introdotto nel 2019 proprio dal governo giallo-verde. Ma come lo stesso Salvini aveva detto, se si commettono errori è giusto fare ammenda. Ma perchè ora ritorna sul Quota 100? Sicuramente la partita è tutta politica e poco di logica, visto che conti alla mano Quota 100 costa 9 miliardi di euro, quasi il 40% della legge di bilancio 2022.

Evidentemente la partita della riforma delle pensioni si gioca con la revisione del reddito di cittadinanza. Sacrificare il reddito di cittadinanza per dare sfogo ad una riforma delle pensioni che dia più flessibilità in uscita. 

L'alternativa è prorogare Quota 100 solo per alcuni lavoratori, e trovare una soluzione per coloro che invece svolgono lavori usuranti.

Inoltre essendo stata Opzione Donna definitivamente sospesa, si deve anche pensare a tutelare le donne.

Riforma pensioni 2022: le alternative ancora vive

Se Quota 102 potrebbe essere una soluzione temporanea per superare Quota 100, ci sono però ancora alcune proposte vive, che arrivano direttamente dall'Inps. 

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, aveva avanzato la proposta di una soluzione mista, con l'uscita tra 62 e 63 anni, dove però gli anni mancanti al raggiungimento della pensione di vecchiaia, sarebbe remunerati con il sistema contributi, e solo dopo a partire dai 67 anni introdurre anche la componente retributiva. Di questa proposta, ribattezzata APE contributiva, si sta discutendo visto che il rovescio della medaglia è un assegno ridotto.

L'altra proposta invece arriva da Tito Boeri, ex presidente dell'Inps che introduce sempre un'uscita anticipata a partire dai 62 anni, ma con un assegno che è ridotto di 1.5% per ogni anno di anticipazione, fino al compimento dei 67 anni, quando invece si maturerà l'effettiva pensione. 

Invece non è mai tramontata l'idea di rinnovare l'APE sociale, pensando addirittura di incrementare la platea dei beneficiari. Questa misura potrebbe affiancare Quota 102, proprio a favore di alcune categorie di lavoratori.

Riforma pensioni 2022: riconfermata APE sociale

Si continua anche a discutere dell'ampliamento a nuove categorie dell'Ape sociale che però pare ormai confermata. La stessa Inps aveva ritenuto questa misura vantaggiosa soprattutto per le casse dello Stato.

Tuttavia l'Ape sociale è indirizzata solo ad alcune categorie di lavoratori. L'idea è di ampliare la platea per far beneficiare soprattutto alcuni lavoratori la cui professione potrebbe essere considerata gravosa o usurante. Il tema quindi è l'allargamento delle categorie di lavoro gravosi. Restano invece confermate le categorie di lavoratori che già beneficiano dell'APE sociale

Possono trarre vantaggio dall'APE sociale il cittadino con invalidità civile superiore al 74% che ha maturato 30 anni di contributi e 63 anni di età.

Sono beneficiari dell'APE sociale anche i disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro e che hanno maturato 63 anni di età e 30 di contributi. Tuttavia devono avere all'attivo almeno 18 mesi di contributi negli ultimi tre anni di lavoro antecedenti la perdita di lavoro. 

Tra i lavoratori che possono richiedere l'APE sociale rientrano i famigliari di persone che sono affette da patologie invalidanti tali da essere riconosciuti in uno stato di disabilità grave ai sensi del comma 3, art.3 della legge 104/1992. Si tratta dei caregivers che devono però assistere il famigliare stretto da almeno sei mesi. Tra i famigliari stretti, la legge indica il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ad essi si aggiungono coloro che assistono un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età.

L'ultima finestra per il 2021 per poter fare domanda è il 30 novembre. 

Riforma pensioni: stop Quota 41 (che rimane senza variazione)

Lo stop di Quota 41 è solo relativo alla proposta di estendere questa forma di anticipazione della pensione a chi avesse conseguito 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica e della condizione soggettiva. Resta invece valida per chi rispetta determinati requisiti. 

L'anticipazione alla pensione con Quota 41 resta in vigore fino al 2026, ed è accessibile a quei lavoratori che entro la fine di ogni anno, fino al 2026, maturano 41 anni di contributi, di cui almeno 12 mesi versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Oltre a questa condizione contributiva, c'è anche da rispettare la condizione soggettiva. Chi raggiunge 41 anni di contributi, ma non versa in una delle seguenti particolari categorie, deve aspettare fino a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. 

Possono accedere a Quota 41:

  • i disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro, anche con un licenziamento collettivo, e che hanno terminato di percepire la prestazione economia per la disoccupazione da almeno 3 mesi;
  • i lavoratori cui sia stata riconosciuta l'invalidità superiore al 74%;
  • le persone che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104;
  • i cittadini che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti.

Per fare domanda, l'Inps ha dettato un calendario ben preciso. La domanda va presentata entro il 1 marzo.

Riforma pensioni: altre vie per anticipare la pensione

Per poter far fronte allo scalone dei cinque anni che subentra dal 1 gennaio 2022, si possono anche valutare altre opzioni che tuttavia risultano più stringenti nei requisiti e quindi non facilmente accessibili.

Una è la RITA, rendita integrativa temporanea anticipata, che non è altro un anticipo della pensione derivante dal montante accumulato nel fondo pensione. I requisiti sono quelli di avere perso il lavori in modo involontario e di avere maturato almeno cinque anni nel fondo pensione, oltre ad avere un minimo di 20 anni di contributi. Si tratta quindi di un'opzione destinata a pochi lavoratori.

Altra opzione è l'isopensione, ossia la possibilità solo per i lavoratori dipendenti, a tempo indeterminato, del settore privato di poter, a fronte di un accordo di ristrutturazione tra sindacati ed azienda, anticipare l'età della pensione di 7 anni, qualora fino al 2023, manchino appunto sette anni per poter raggiungere o la pensione di vecchiaia (67 anni) oppure la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini ed un anno in meno per le donne). L'isopensione è un assegno corrisposto dall'Inps, per 12 mesi, ma pagato dal datore di lavoro che si fa carico anche di versare i contributi. A garanzia di questi adempimenti, l'azienda deve rilasciare anche una fideiussione. Si tratta quindi di un'opzione con tanti vincoli non facilmente accessibile.