Riforma pensioni 2022: cancellata Quota100. Draghi da l'ok

La riforma delle pensioni prosegue nel suo cammino per approdare nel documento della legge di bilancio settimana prossima, ma regna il caos dove ancora non si e trovata la sintesi tra le diverse quote che vengono proposte. Si parla di Quota 102 nel 2022, e poi Quota 104 nel 2023. C'è chi vorrebbe un Quota 103 nel messo. E chi invece vorrebbe una Quota 102 per due anni. Seppur è confermata l'estensione dell'APE sociale, non è chiaro come. Mentre sono fermi due punti: addio Quota 100 e nessun rinnovo per Opzione Donna

Image

Si attende per la settimana prossima la legge di bilancio 2022 che dovrà poi essere esaminata ed approvata entro l'anno del Parlamento, in cui il capitolo pensioni sembra essere quello più spinoso. 

Per il momento regna il caos con numeri che ogni giorno vengono proposti. Quota 102, Quota 103, Quota 104. Ma una cosa è certa. Quota 100 è definitivamente morta. L'ha annunciato il presidente del Consiglio dei Ministri al termine della sua conferenza stampa a Bruxelles del 22 ottobre, in occasione dell'incontro tra i 27 per discutere di crisi energetica, del caso Polonia e per ringraziare Angela Merckel per il lavoro svolto, nella sua ultima presenza nel vertice UE, dopo le elezioni in Germania.

Io non concordavo con Quota 100  e non verrà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era la normalità.

Queste parole mettono fine ad una misura che non ha sortiti gli effetti, ma che è costata in questo triennio circa 9 miliardi di euro. 

Nel frattempo sono spuntate Quota 102 e Quota 104, per garantire quella gradualità nel ritorno alla normalità. Ma dopo poche ore è spuntata anche Quota 103. Tuttavia i sindacati sono già sul piede di guerra, in quanto ritengono che queste misure potranno essere sfruttate da una decina di migliaia di lavoratori. 

Cosa dobbiamo aspettarci allora sul versante pensioni?

Riforma Pensioni: Draghi cancella Quota 100

La conferma arriva da Bruxelles, dove il presidente del consiglio dei ministri era in riunione con gli altri vertici dei 27 paesi dell'UE per discutere di crisi dell'energia, questione della Polonia, richiesta di alcuni paesi di usare il bilancio dell'unione europea per alzare muri ai confini ed arginare il fenomeno dei migranti.

Mario Draghi ha detto stop a Quota 100. Un conferma ufficiale che taglia qualsiasi ipotesi di rinnovo per il 2022 come aveva chiesto il leader della Lega, Matteo Salvini. Una posizione ferma che apre ora le porte a quale sistema di pensionamento anticipato si possa attuare per scongiurare lo scalone dei cinque anni che dal 1 gennaio 2022 investirà tutti i lavoratori. Infatti la nuova età per andare in pensione, quella di vecchiaia, sale a 67 anni. E' l'effetto della riforma Fornero. Per arginarla il governo giallo-verde aveva pensato a Quota 100, con il binomio 62 anni di età e 38 anni di contributi. La misura ha avuto vita breve e termina il 31 dicembre 2021.

Il resoconto finale di questa misura sperimentale è un fallimento ripreso anche da organismi sovranazionali come l'OCSE che ha suggerito di non rinnovare Quota 100, e dalla Corte dei Conti che ha ritenuto Quota 100 un sistema non sostenibile economicamente.

Anche Quota 41 per tutti e Opzione Donna sono state escluse come soluzioni per consentire ai lavoratori uomini e donne di uscire dal mondo del lavoro con strumenti di anticipazione. 

Riforma Pensioni: le diverse Quote previste per il 2022

Il punto è fermo. No al rinnovo di Quota 100 per il prossimo triennio. Inserimento di quote in modo graduale. Questa la sintesi del pensiero di Mario Draghi, espresso al termine del Consiglio europeo del 22 ottobre. 

Quello che occorre fare è assicurare una gradualità nel passaggio a quello che era la normalità. L’importante è tener fisso il fatto che Quota 100 non verrà rinnovata per un triennio e allo stesso tempo, occorre essere graduali.

Si susseguono in un continuo divenire, le varie proposte che dovranno poi concretizzarsi nel documento della legge di bilancio in fase di finalizzazione e che deve approdare sul tavolo del consiglio dei ministri la settimana prossima per essere approvata.

La prima proposta è arrivata dal ministro del'economia e finanze, Daniele Franco, anticipata nel documento programmatico di bilancio , introducendo due quote: Quota 102  Quota 104. Obiettivo è garantire la gradualità richiesta da Mario Draghi per poter avvicinarsi ai 67 anni come attualmente previsto dalla riforma Fornero, in attesa di una vera riforma delle pensioni.

Quota 102 sarebbe valida solo per il 2022 e richiederebbe 64 anni di età e 38 anni di contribuzione. Quindi rispetto allo scalone di due anni, ci sarebbe un'anticipazione di tre anni.

Quota 104, invece sarebbe introdotta dal 2023 e punta ad incrementare l'età anagrafica a 65 anni lasciando invariati gli anni di contribuzione (38 anni).

Riforma Pensioni: spunta Quota 103

La strada per superare Quota 100 ed avvicinarsi alla "normalità", ossia 67 anni, è ormai segnata. Si tratta di un susseguirsi di quote nei prossimi tre anni, che aumenterebbe ogni anno di un anno l'età anagrafica per andare in pensione di vecchiaia.

Alla proposta di Quota 102 e Quota 104, si aggiunge Quota 103. Quindi l'idea è di partire con Quota 102 nel 2022, Quota 103 nel 2023 e Quota 104 nel 2024. Ma sono numeri che ancora non incontrano il favore di tutte le forze politiche, e neanche dei sindacati.

La Lega di Matteo Salvini punta ad una Quota 102 fissa per due anni, dal 2022 al 2023. 

Mentre i sindacati bocciano sia Quota 102 che Quota 104 invocando invece una riforma strutturale del sistema delle pensioni

come contenuto nella piattaforma sindacale unitaria, ribadiamo l'esigenza di una riforma complessiva della legge Fornero, che affronti i bisogni di giovani, donne, lavoratori e pensionati

Ma il presidente Mario Draghi sembra fermo sulla proposta del suo ministro dell'economia prediligendo Quota 104 dal 2023 con quindi un'età di 66 anni e 38 anni di contributi. Ma questa formula potrebbe essere applicata ai lavoratori con il sistema misto (contributivo+retributivo) che sono ancora la maggioranza. Per chi invece lavora dal 1995, il sistema è unicamente contributivo e questa possibilità già esiste.

Riforma pensioni 2022: in campo anche la proposta Inps

Sul versante di sinistra dalla maggioranza che appoggia il governo di Mario Draghi, invece si fa avanti l'ipotesi di abbracciare la proposta del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che prevederebbe un sistema di anticipazione della pensione rispetto ai 67 anni di tre o quattro anni. Un meccanismo di uscita flessibile a 63 o 64 anni con un assegno della pensione che però non deve essere inferiore a 1,2 volte l'assegno sociale (nel 2021 di 460,28 euro). 

La capogruppo del PD alla Camera, Debora Serracchiani si è così espressa

la priorità resta quella di un ampliamento dell’Ape sociale ad altre categorie di lavori gravosi e usuranti sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione tecnica 

Non va dimenticata neanche la proposta dell'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, che proponeva un'uscita flessibile tra 62 e 63 anni, con un importo pari all'assegno della pensione che si sarebbe presa con l'uscita a 67 anni, ma decurtata di 1,5% per ogni anno di anticipazione. 

Riforma pensioni 2022: APE sociale rafforzata

La convergenza è di tutti i partiti politici ed anche dell'Inps e del ministero dell'economia. L'APE sociale va prorogata e rafforzata, in quanto è una misura a tutela del pensionamento di alcune categorie di lavoratori e non costa molto alle casse dello Stato. Si stima che il costo a regime sarebbe di un miliardo, che è proprio la somma aggiunta proprio in queste ore al miliardo e mezzo stanziato per i prossimi tre anni (di cui 600 milioni per il 2022).

L'APE sociale però non può accontentare tutti. Essa è rivolta solo a determinate categorie di lavoratori, e l'idea è di ampliare la platea dei lavoratori che svolgono lavori usuranti e gravosi. Resterebbero invece confermati gli altri lavoratori che già oggi possono accedere all'APE sociale. Per queste categorie, per tutti è richiesta un'età anagrafica di 63 anni ed almeno 30 anni di contribuzione.

I lavoratori disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro, ad esempio per licenziamento, purchè abbiano almeno 18 mesi di contributi negli ultime tre anni di lavoro prima della domanda dell'APE sociale.

I lavoratori che hanno la certificazione della legge 104/1992 che attest lo stato di disabilità grave (comma 3 dell'articolo 3) oppure un loro famigliare convivente che si occupi di loro da almeno sei mesi. ra i famigliari stretti, la legge indica il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ad essi si aggiungono coloro che assistono un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età.

Infine i lavoratori che hanno un'invalidità superiore al 74%.

Riforma pensioni: Quota 41 solo per i precoci

Chi aveva proposto Quota 41 per tutti, purtroppo non sarà accontentato. Non figura tra le alternative allo studio per essere presentate nella legge di bilancio la prossima settimana. 

Resterà però in vigore fino al 2026 per coloro che hanno lavorato da subito quando erano appena maggiorenni. Infatti Quota 41 spetta i lavoratori precoci, ossia coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contribuzione presso una delle casse pensionistiche, versati prima del compimento dei 19 anni.

Questo vincolo contributivo non è sufficiente da solo, ma condizioni necessarie per poter fare la domanda della pensione con Quota 41 è quella di rientrare in una delle seguente tre categorie di lavoratori:

  • disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro, anche con un licenziamento collettivo, e che hanno terminato di percepire la prestazione economia per la disoccupazione da almeno 3 mesi;
  • lavoratori cui sia stata riconosciuta l'invalidità superiore al 74%;
  • le persone che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104;
  • i cittadini che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti.

Per fare domanda, l'Inps ha dettato un calendario ben preciso. La domanda va presentata entro il 1 marzo.