Draghi riforma le Pensioni! Tutti fuori a 57 anni! Ecco come

La Riforma Pensioni prevista dalla Legge di Bilancio 2022 prevede tra le opzioni l'uscita pensionistica a 57 anni. Dopo le varie polemiche sorte tra Quota 81 e Opzione Donna, il Governo Draghi ha deciso per garantire a diverse categorie lavorative un'uscita anticipata rispetto a quella prevista dalla Legge Fornero.

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In arrivo con la nuova Riforma Pensioni l'uscita anche a 57 anni!

Col Governo Draghi si prospetta una rivoluzione per tutte le pensioni di questo paese, specie per chi ancora deve andarci in pensione.

Dopo aver confermato Quota 102 come principale successore per Quota 100, e aver riconfermato alle stesse condizioni di prima Opzione Donna, ora sembra sia disponibile un'ulteriore quota che garantisca l'uscita a 57 anni: Quota 82!

Anche Pensioni&Aggiornamenti nel suo video Youtube tratta di questa enorme opportunità per tutti i futuri pensionanti.

Oltre a ciò, ha destato stupore il fatto che sia stata riconfermata Opzione Donna. Questa opzione era stata subissata da varie critiche dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), così come tutto l'intero sistema pensionistico in Italia, in particolare per via dei loro costi e della poca efficacia nel ricambio generazionale tra pensionanti uscenti e nuovi lavoratori (in particolare tra i NEET, Neither in Employment or in Education or Training).

Molti inoltre sperano che questo porti ad una maggiore apertura per chi vorrebbe accedere alla pensione anticipata non con 42 anni e mezzo di contributi, come previsto dalla Legge Fornero, bensì con l'Ape Sociale.

Col Covid, molti sono diventati caregiver loro malgrado, laddove il Sistema Sanitario Nazionale non è riuscito a curare i propri cari.

Riforma Pensioni: ecco come sarà nel 2022! Quota 102 per tutti!

La Riforma Pensioni voluta da Draghi prevedrà nel 2022 una serie di novità abbastanza sconfortanti per la maggioranza della popolazione in odor di pensionamento.

Per prima cosa, dovremo dire addio a Quota 100. Nonostante il tentativo del segretario della Lega, Matteo Salvini, di riportare Quota 100 nel banco delle trattative governative, questa Quota è impossibile per i bilanci dell'INPS.

Constatando che durante il suo periodo sperimentale Quota 100 è costata ben 8 miliardi di euro, e solo per poter garantire l'uscita anticipata a poco più di 400.000 soggetti.

Molti avrebbero voluto beneficiare di un'uscita a 62 anni, anche se significava avere già 38 anni di contributi versati.

Ma per le casse questo significava rimetterci di altri miliardi di euro, e fare debito. Un debito che è già vicino al 160% in rapporto al PIL

Inoltre, come per Opzione Donna, pure l'OCSE ha visto male questa Quota, per i costi mostruosi che ingenera nei confronti delle casse statali.

Pertanto Draghi non poteva che scegliere tra due opzioni:

  • aumentare gli anni di contributi richiesti;
  • aumentare l'età anagrafica per il pensionamento.

E da questo è nata Quota 102. E ad aumentare non sono stati i contributi, ma gli anni.

Con Quota 102 esci a 64 anni, con 38 anni di contributi.

Questa è la prima soluzione. Anche perché vale solo per il 2022. Poi scatterà Quota 104 nel 2023, sempre aumentando di due anni l'età anagrafica. E poi dal 2024, salvo tragici imprevisti, Legge Fornero.

E dico "tragici imprevisti" perché può sempre aumentare l'aspettativa di vita e arrivare a uscire con la Fornero a ben 70 anni!

Riforma Pensioni: ecco cosa farà Draghi nel 2022!

Oltre a Quota 102, la Riforma Pensioni di Draghi verterà anche sulla possibilità di poter accedere alla pensione anche con altre misure.

La prima, che converrebbe alle casse dello Stato, potrebbe essere la Legge Fornero, quella che l'Italia ha dal 2012 come legge base per tutte le pensioni, che siano di vecchiaia o anticipate.

Dato il mancato aumento dell'aspettativa di vita a causa della pandemia da Covid, e del fatto che dei 139.000 morti attualmente confermati dal Ministero della Salute, ben l'85 % sono over70, l'aumento dell'età non c'è stato per il 2021. 

Questo ha rimandato l'appuntamento per l'aumento dell'età pensionabile al 31 dicembre 2023 dato che già con la Riforma Maroni del 2004 è previsto un ricalcolo per l'uscita pensionistica secondo l'aspettativa di vita calcolato ogni anno dall'ISTAT.

Ma già si prevede che, volenti o nolenti, le prossime pensioni avranno come limite d'accesso il compimento del settantesimo anno d'età.

Per la cronaca, ad oggi si esce a 71 anni solo se non si dispongono dei 20 anni di contributi necessari per l'accesso a 67 anni.

Va detto però che già dal prossimo anno, chi non ce l'ha fatta a rientrare nei requisiti minimi di Quota 100, potrà accedere a Quota 102. Sempre se rientra tra le oltre 17.000 persone che potranno averne accesso, secondo le ultime stime.

Infatti già si teme che le classi 1959 e 1960 rischino l'effetto scalone, anche se solo di due anni. 

Sempre meglio un effetto scalone di cinque anni, come accaduto nel 2012 con la Fornero, no? In realtà sarebbe stato meglio puntare a creare delle opzioni più efficaci, come il garantire a più categorie sociali l'accesso all'APE sociale, e a sua volta a ridurre l'età anagrafica dell'Anticipo Pensionistico Sociale, che si riconferma nel 2022 a 63 anni d'età, e con le stesse quote contributive:

  • 30 anni di contributi versati per lavoratori standard;
  • 36 anni di contributi versati per lavoratori di mansioni usuranti.

Semmai sono aumentate le categorie, e si prevede anche l'accesso ai caregiver, ma sempre rimane 63 anni d'uscita. E non 57 anni come per Quota 82!

Perché con Quota 82 esci a 57 anni, ma solo alcuni potranno.

Riforma Pensioni: Quota 82! 20 anni di contributi ed esci a 57 anni! Ecco come

Quota 82 per questa Riforma Pensioni potrebbe fare la differenza per molti pensionanti, specie con quello che ha già previsto Draghi per tutti gli altri.

Il vantaggio di questa quota è che garantisce l'uscita pensionistica:

  • a chi compie 57 anni;
  • a chi ha versato almeno 20 anni di contributi.

Lo svantaggio è che non è un'opzione governativa o istituzionale. Non è l'INPS che te lo propone, ma l'azienda in cui lavori.

Se la tua azienda ha più di 50 dipendenti, può avviare un pensionamento anticipato e far scattare per te quello che viene comunemente chiamato "scivolone".

Lo "scivolone" è un termine giornalistico per intendere il processo di prepensionamento che viene attuato dallo Stato o dalle aziende per garantire una pensione durante il periodo di transizione tra la cessione dell'attività lavorativa e il raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione ufficiale.

In questo caso, lo Stato vorrebbe sovvenzionare tutte le aziende che possono procedere a questo scivolone grazie ad un fondo da 600 milioni di euro, così da garantire che quello che ci mette l'azienda per mandare in pensione il cinquantasettenne sia in parte sostenuto dallo Stato, e non solo dalle proprie casse private.

A sua volta, questo fondo incentiverebbe le assunzioni sostitutive, così da cercare una buona volta di stimolare il cambio generazionale, cambio che questo paese ha grosse difficoltà nell'intraprenderlo.

Purtroppo questa Quota è solo per chi è un lavoratore dipendente in un'impresa da 50 e più dipendenti.

Per tutti gli altri, la pensione anticipata è prevista solo con ben 42 anni e 6 mesi di contributi, di cui 6 mesi garantiti entro il diciannovesimo anno d'età.

Riforma Pensioni: con Draghi in pensione a 55 anni solo con la Legge 104!

Per andare in pensione ancora più prima, tipo a 55 anni, bisognerà sperare in un colpo di testa del Governo Draghi in questa Riforma Pensioni.

Perché attualmente l'unico modo per andare in pensione a 55 anni è solo con al Legge 104.

La Legge 104 è una misura di supporto per tutti coloro che soffrono di malattie disabilitanti o che supportato tutti coloro che ne soffrono, specialmente se è un proprio caro.

Nel caso dell'uscita pensionistica, la Legge 104 stabilisce come anno d'uscita un'età che va dai 56 ai 61 anni. In particolare, se hai l'handicap all'80% vai in pensione a 61 anni (se uomini) o a 56 anni (se donne).

La stessa età è prevista per chi è un lavoratore e ha almeno 10 anni di contributi maturati dapprima dell'insorgere della cecità.

Si sta inoltre valutando di garantire la pensione a 55 anni a tutti coloro che sono affetti da:

  • patologie croniche, 
  • immunodepressione acquisita o congenita.

In pratica i soggetti che andrebbero a nozze col Covid, vista l'altissima mortalità prevista per questi due gruppi.

Sarebbe possibile anche con l'invalidità civile accedere alla pensione d'invalidità, ma di recente ci sono state diverse modifiche al riguardo.

Riforma pensioni: con Draghi ci sarà l'uscita per gli invalidi civili?

L'invalidità civile nella Riforma delle pensioni di Draghi non è prevista come opzione pensionistica. E' stato in realtà un "intoppo" durante le varie consultazioni e sedute.

Perché a seguito di un messaggio dell'INPS, il numero 3495 del 14 ottobre, è stato chiarito che chi detiene un'attività lavorativa pur avendo diritto all'invalidità civile, dovrà fare entro febbraio 2022 una scelta: 

  • o perdere il lavoro,
  • o perdere l'assegno di invalidità civile.

Questo ha messo in allarme il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha ribadito il fatto che questa interpretazione, sorta con varie sentenze della Corte di Cassazione, non diventerà la norma per tutti gli invalidi civili.

Anche perché lo stato di inoccupazione, che richiederebbe al posto del requisito di incollocazione, sarebbe il mantenimento di un reddito annuo di:

  • 8.145 euro all’anno in caso di lavoro dipendente,
  • 4.800 euro all'anno in caso di lavoro autonomo.

Un po' poco per un assegno che si aggira sui 287,09 euro al mese, per tredici mensilità.

Comunque, per l'invalidità civile non è prevista un'età d'uscita, ma una percentuale. Si può accedere alla pensione di inabilità solo se si è invalidi civili totali, cioè con punteggio massimo di 100% di invalidità. Altrimenti c'è l'assegno di invalidità. Quindi, niente pensione. O almeno, pensione sì ma con la Fornero.