Lo scorso 15 ottobre è stato approvato il decreto fisco-lavoro.
Con questo documento il Consiglio dei Ministri,guidato dal Premier Mario Draghi, va a riformare un aspetto fondamentale della vita degli italiani: la pensione.
La riforma delle pensioni va ad inserirsi nel più ampio porgetto del Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi che sta cercando di risollevare l'economia italiana dopo la profondissima crisi causata dalla pendemia Covid-19.
Il decreto fisco-lavoro ha una struttura di diciotto articoli che vanno a rivedere diversi amibiti inerenti il lavoro: più in particolare, gli aspetti rivisti e rivoluzionati dal decreto sono:
- la sicurezza sui luoghi di lavoro,
Più in particolare, i congedi parentali per i figli in DAD devono essere giustificati da quarantena mentre le indennità previste dal nuovo decreto fisco-lavoro riguardano i lavoratori costretti a casa per rispettare le ordinanze prescritte dalla ASL.
Il rifinanziamento del reddito di cittadinanza approvato in uno dei diciotto articoli del decreto approvato il 15 ottobre è quantificato in ben 200 milioni di euro, fino al 31 dicembre 2021.
Ma allora perchè nella riforma pensioni, anticipata dal decreto fisco-lavoro, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha scelto di dare un taglio netto ai fondi destinati a Quota 41 ed APE sociale?
La risposta è arrivata direttamente dalle parole del Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che ha spiegato che:
i fondi destinati al rifinanziamento del reddito di cittadinanza sono stati orginati togliendoli proprio a Quota 41 e all'APE sociale. Meno 30 e meno 40 milioni di euro, rispettivamente, per entrambe le misure al fine di avere fondi a sufficienza per rendere possibile l'erogazione del reddito di cittadinanza.
Questo taglio così importante alle risorse destinate a Quota 41 e all'APE sociale fanno ipotizzare che il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, potrebbe davvero decidere di eliminare in modo definitivo queste due misure nella prossima riforma delle pensioni.
Un' interessante analisi sui contenuti della prossima riforma delle pensioni delineata dal Premier Mario Draghi si può trovare anche in questo articolo: Riforma Pensioni 2022: è tutto pronto! Ecco come sarà
APE Sociale e riforma pensioni 2022: cosa cambierà
31 dicembre 2021.
Questa l'ultima data utile per poter accedere all'APE sociale e la domanda si può inoltrare entro e non oltre il prossimo 30 novembre 2021.
L'APE sociale consiste nella possibilità di avere un accesso anticipato alla pensione, per poter usufruire di questa agevolazione si deve appartenere a determinare categorie ma prima di tutto sarà necessario valutare la disponibilità dei fondi.
Come anticipato in questo articolo, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha deciso di modificare in modo molto deciso l'APE sociale; la riforma delle pensioni preceduta dal decreto fisco-lavoro ha infatti deciso di tagliare l'accesso prematuro alla pensione con un taglio di ben 30 milioni di euro.
La ragione di questo taglio così importante è presto detta: i fondi decurtati dall'APE sociale andranno a rendere possibile il finanziamento, fino alla fine dell'anno in corso, del reddito di cittadinanza.
Questa e molte altre informazioni utili sulle ipotesi più accreditate per i contenuti della nuova riforma pensioni sono spiegate da questo video di AppLavoro:
30 milioni di euro in meno per tutti coloro che vorrebbero andare in pensione con anticipo: questo potrebbe essere un grande "campanello d'allarme" per ciò che potrebbe accadere con la'approvazione della nuova riforma delle pensioni.
Il rinnovo dell'APE sociale infatti è stato spesso dato per scontato come rinnovabile per il 2022, addirittura con un destino da riforma che sarebbe dovuta diventare strutturale e fissa.
Con questi importanti tagli il destino dell'APE sociale sarà certamente rimesso in discussione.
Ma di cosa si tratta esattamente?
L'APE sociale è stata definita dall'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017 come
un'indennità a carico dello Stato erogata dall'INPS, entro dei limiti di spesa, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all'estero.
Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e l'INPS hanno, fino ad ora, considerato l'APE sociale come un'alternativa a Quota 100, un'altra misura che ha sempre consentito di poter andare in pensione prima dei 67 anni "canonici", uniti ai 20 anni di contributi.
La nuova riforma delle pensioni, dalle anticipazioni del decreto fisco-lavoro, ha dato una direzione molto diversa e netta a queste misure.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha voluto eliminare ben 30 milioni di euro per il fondo 2021 e questo potrà far rimettere tutto in discussione rispetto al futuro dell'APE sociale.
Riforma pensioni ed APE sociale: come accedere alla pensione in anticipo
Il primo necessario passaggio per poter accedere all'APE sociale è, naturalmente, fare domanda: il sito INPS va a definire con chiarezza i passaggi da seguire.
I soggetti che andranno a rispecchiare i requisiti richiesti dalla legge entro il 31 dicembre 2021 potranno accedere alla domanda per l'erogazione.
In via preliminare però, va ricordato che i richiedenti dovranno fare un'ulteriore domanda di accesso all'agevolazione entro e non oltre il 30 novembre 2021 per avere la certificazione del riconoscimento delle condizioni di accesso.
In primo luogo quindi è importante capire se si soddisfano i requisiti necessari e poi, in secondo luogo, sarà necessario compilare i documenti necessari per poter accedere all'agevolazione dell'APE sociale.
Tutti e due passaggi vedranno come interlocutore unico dell'utente l'INPS, a cui poter accedere tramite l'identità digitale (SPID), unica modalità di accesso possibile alla propria area riservata a partire dal 1 ottobre.
Riforma pensioni: i requisiti per accedere all'APE sociale
Mentre si attendono gli aggiornamenti sulla nuova riforma pensioni, ad oggi l'APE sociale è valido fino al 31 dicembre 2021.
Ecco dunque i requisiti da rispettare per diventari beneficiari dell'accesso alla pensione anticipata:
- serve avere 63 anni di età anagrafica e 30 anni di contributi INPS già versati;
chi abbia maturato i requisiti di età anagrafica e contributi versati, può presentare domanda per l'APE sociale.
I beneficiari sono i lavoratori disoccupati che abbiano perso involontariamente il proprio lavoro, i familiari di persone affette da patologie invalidanti, riconosciute affette da invalidità grave ai sensi della "Legge 104" e anche i lavoratori con una percentuale di invalidità riconosciuta che sia superiore al 74%.
Quota 41: cosa succederà con la riforma pensioni
Quota 41: è la misura necessaria che fino ad oggi ha concesso ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età anagrafica.
Anche questo aspetto della pensione per gli italiani potrebbe subire un'importante battuta d'arresto.
Con il decreto fisco-lavoro infatti, come già anticipato, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha scelto di tagliare anche Quota 41 per un totale di ben 40 milioni di euro.
Questo taglio, esattamente come i 30 milioni decurtati dall'APE sociale, si è rivelato necessario per continuare a finanziare l'erogazione del reddito di cittadinanza.
La riforma pensioni 2022 senza dubbio vedrà un grande cambiamento riguardante proprio Quota 41; alcune anticipazioni già lo danno come misura che andrà a terminare definitivamente proprio con la nuova riforma pensioni voluta dal Premier Mario Draghi.
Per ora però, i lavoratori precoci possono usufruire di Quota 41 se rispettano i requisiti necessari.
Il requisito necessario per poter inoltrare domanda all'INPS per andare in pensione con questa misura è quella di aver versato almeno 41 anni di contributi ed almeno 12 mesi di contributi INPS prima di aver compiuto i 19 anni di età.
Ad oggi la misura di pensionamento anticipato per lavoratori precoci è in vigore fino al 31 dicembre 2026.
Tutti i lavoratori quindi, che entro quella data avranno raggiunto i 41 anni di contributi con 12 mesi versati prima del compimento dei 19 anni di età angrafica potranno comunque usufruire dell'andata in pensione anticipata.
Il dato della scadenza del fondo Quota 41 con l'importante cifra di ben 40 milioni di euro di tagli non sono due elementi in contraddizione: più semplicemente potrebbe significare che il Governo ha valutato la presenza di un minor numero di beneficiari rispetto alle stime.
Questa discrepanza tra stime e reali richiedenti andrebbe così a giustificare in modo totale il taglio di fondi, che si rivelerebbero così non necessari.
Quota 41: i beneficiari e la domanda anche per la nuova riforma pensioni
Tutti i lavoratori che, entro il 31 dicembre 2026, avranno maturato 41 anni di contributi versati all'INPS con almeno 12 mesi versati prima di aver compiuto i 19 anni di età potranno fare domanda per accedere a Quota 41 ed andare così in pensione se soddisfano queste condizioni:
- disoccupazione : stato delineato a seguito di cessazione di rapporti di lavoro per licenziamento,disoccupazione per giusta causa o risoluzione consensuale per la disoccupazione da almeno tre mesi;
- invalidità superiore o uguale al 74% accertate dalle commissioni mediche competenti;
- assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104;
- hanno lavorato svolgendo lavori particolarmente pesanti,faticosi o gravosi
L'INPS ha delineato l'iter necessario ed il calendario da seguire per poter presentare domanda rispetto a questo particoalre tipo di pensionamento:
La prima data importante è il 1 marzo.
Questa è la scadenza prevista per fare domanda.
L'INPS, una volta ricevuto l'insieme di tutte le richieste si riserverà di fare ulteriori verifiche ed andrà ad erogare le pensioni per Quota 41.
Non è da dare tutto per scontato: sebbene, come abbiamo visto, Quota 41 non dovrebbe essere messa in discussione dalla riforma pensioni fino al 2026, l'erogazione è sempre e comunque assoggettata alla disponibilitò di fondi.