Riforma pensioni: arriverà oppure no? Le proposte con Draghi

La riforma pensioni voluta dalle richieste dei sindacati sembra ancora non arrivare, e si pensa che verrà applicata nel 2022. Intanto i sindacati e molti italiani si chiedono cosa accadrà a Quota 100, se verrà sostituita da una misura di prepensionamento simile o se verrà del tutto cancellata. La riforma delle pensioni non è l'unica attesa, si parla anche di riforma fiscale. Qui tutte le ipotesi sul futuro.

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Si è parlato molto quest'anno di riforma delle pensioni, riforma che molti ritengono sia necessaria per snellire le procedure burocratiche per l'accesso alla pensione, e non bisogna dimenticare che si tratta di una riforma voluta per stabilire determinati anticipi pensionistici in base all'età e agli anni in cui sono stati versati i contributi.

La riforma delle pensioni è attesa per il 2022, e le ipotesi al vaglio attualmente sono molte. Va ricordato anche che Quota 100 è una pensione che verrà definitivamente abolita dal 31 dicembre 2021. Per chi non la conoscesse, Quota 100 è una pensione sperimentale che è stata introdotta per gli ultimi anni per garantire un prepensionamento in base all'età e al numero di anni lavorati.

Come spiega Ipsoa.it il sistema pensionistico italiano presenta dei problemi strutturali:

"la spesa sociale non risulta sovradimensionata rispetto al Pil, quanto mal distribuita: troppe risorse per le pensioni e poche per giovani, politiche attive del lavoro, famiglia, natalità, contrasto all’esclusione sociale."

In sintesi sono molte le spinte per una riforma pensionistica per il prossimo periodo, eppure ancora non è stato deciso nulla di concreto in merito ai provvedimenti da applicare per modificare l'attuale sistema. Vediamo nel dettaglio quali sono tutte le ipotesi al vaglio e le proposte dell'attuale governo Draghi.

Riforma pensioni e addio quota 100: cosa accadrà

Anche se la riforma pensioni 2021 probabilmente non ci sarà, alcune modifiche all'attuale sistema pensionistico saranno già attivate, secondo le indicazioni dell'attuale governo Draghi, a partire dal 2022.

Quota 100 in particolare ha garantito l'accesso anticipato alla pensione all'età di 62 anni, eppure per molti aspetti è stata vista come una misura sperimentale contraddittoria, che ha generato non poche differenze tra gli aventi diritto a questo tipo di pensione e chi non poteva accedervi.

Secondo quanto riportato anche da Ilsole24ore.com già nel 2019 questa misura era vista da molti come un ulteriore fonte di discriminazione sul mercato del lavoro. Quota 100 è nata anche con l'obiettivo di garantire un ricambio generazionale, per cui l'accesso anticipato alla pensione doveva essere affiancato anche da nuove assunzioni per le giovani generazioni.

Sappiamo che la situazione italiana del lavoro per i giovani continua ad essere altamente precaria, in particolar modo a causa degli ultimi avvenimenti legati all'emergenza sanitaria, che hanno acuito ancora di più le differenze sociali già presenti, e le problematiche legate all'inserimento nel mercato del lavoro.

I giovani e le donne sono state, soprattutto nei primi mesi del 2020, le fasce di popolazione più colpite dalla precarietà del lavoro e  dalla disoccupazione, sia per cause strettamente correlate alla crisi dell'economia, sia per le nuove necessità sopraggiunte con i diversi lockdown.

Riforma pensioni: sì o no, con il governo Draghi?

Con l'attuale governo Draghi ci si chiede se si potrà assistere ad una vera e propria riforma pensioni già per il 2021, che porti a modificare l'intero sistema risolvendone le problematiche principali.

Al momento ricordiamo che il governo è impegnato ancora nell'erogazione di molti bonus dedicati ai cittadini italiani, sia per le famiglie sia per il mercato del lavoro. In questo senso si può parlare di applicazioni massicce di investimenti per affrontare l'emergenza sanitaria, che ha causato anche un innalzamento decisivo del debito pubblico già esistente.

Il problema delle pensioni riguarda anche, come abbiamo visto prima, un problema generazionale: il sistema pensionistico italiano per molti versi non è sostenibile, come spiegava alla fine dello scorso anno un articolo di Econopoly.ilsole24ore.com:

"Chi mai pagherà la mia pensione? Secondo i risultati di una recente ricerca di Moneyfarm, sono davvero in molti coloro che condividono tale preoccupazione."

L'attuale governo Draghi è impegnato nell'erogazione dei contributi a fondo perduto per le partite IVA, nell'erogazione dei bonus INPS per le famiglie in difficoltà e di tutta una serie di sostegni che ancora sono previsti per l'estate 2021. Si parla molto di ipotesi di riforma pensioni, eppure a questo proposito la riforma pensioni dovrà probabilmente attendere il 2022.

Riforma pensioni 2022 e sostituzione Quota 100

Tra le ipotesi attualmente in circolazione ce ne sono molte che sostengono la necessità di sostituire Quota 100, che terminerà di esistere a fine anno. Per questo tipo di prepensionamento è stato previsto l'accesso anticipato per i contribuenti che hanno totalizzato somma 100 tra l'età anagrafica e gli anni effettivamente lavorati. Molti si chiedono se questa forma di prepensionamento sarà sostituita da una misura simile.

Nonostante le ipotesi siano molteplici, il pensiero generale è che non venga sospesa definitivamente la possibilità di prepensionamento, con il termine di Quota 100. Nonostante le preoccupazioni di molti italiani e dei sindacati che tutelano i lavoratori, in ogni caso la pensione anticipata rimarrà disponibile, anche se non seguirà le regole prefissate dalla misura sperimentale di Quota 100.

Una delle ipotesi attualmente al vaglio riguarda Quota 41: questa forma di pensionamento prevede l'accesso alla pensione in via anticipata dopo 41 anni di lavoro, avendo versato contributi, e per questa particolare forma di pensione non è previsto l’accesso con criteri di tipo anagrafico.

Quota 41 è però limitata a particolari categorie di lavori: si tratta di soggetti che si trovano in disoccupazione, invalidità, o che hanno svolto lavori di tipo usurante e gravoso. L'attuale governo Draghi comunque si è reso disponibile a valutare tutte le ipotesi, e oltre a Quota 41 al momento si parla anche di Quota 102, molto simile a Quota 100, che garantirebbe l'accesso al prepensionamento all'età di 64 anni, purché siano stati versati almeno 38 anni di contributi durante il lavoro.

Riforma pensioni: è necessaria?

L'attuale governo Draghi sta valutando singolarmente numerose ipotesi, anche se il sistema pensionistico secondo molti avrebbe bisogno di un cambiamento radicale. I sindacati, come CGIL, CISL e UIL, hanno dimostrato la propensione verso Quota 41 recentemente, scendendo in piazza in alcune città italiane.

L'obiettivo è quello di ottenere il pensionamento già a 62 anni, e scongiurare ulteriori prolungamenti di età. La richiesta univoca è quella di avviare le trattative per una riforma pensioni che garantisca l'applicazione di Quota 41 con uscita dal lavoro a 62 anni. Eppure l'attuale governo Draghi ancora non ha ufficializzato nessun tipo di decisione in merito.

Per molti l'attuale governo è in ritardo nel rispondere alle proposte di modifica per la riforma pensioni 2022, in particolare secondo le spinte dei sindacati che chiedono modifiche importanti subito. I sindacati hanno presentato un documento che contiene tutte le proposte sindacali per la riforma pensioni, portato all'attuale governo Draghi.

All'interno del documento si parla di tutela dei giovani e del lavoro delle donne, di sostegno alle categorie considerate più fragili, e viene richiesta una semplificazione e maggiore flessibilità per accedere alle pensioni stesse. Viene inoltre sottolineata la differenza del sistema italiano con quello di altri paesi dell'Europa:

"Nella determinazione della spesa pensionistica, così come oggi viene statisticamente rilevata, incidono molte voci che non hanno natura previdenziale e non hanno corrispondenza nelle rilevazioni degli altri Paesi europei."

Inoltre per tutelare i redditi derivanti dalla pensione, i sindacati chiedono anche un rafforzamento della quattordicesima, la mensilità aggiuntiva erogata sia ai lavoratori che ai soggetti pensionati.

Riforma pensioni e riforma fiscale

Bisogna tenere conto anche che oltre alla riforma pensioni, si attende anche la riforma fiscale, necessaria a semplificare l'attuale sistema di tassazione italiano. In particolare la riforma fiscale viene vista come unica soluzione per adeguare le tasse al mercato del lavoro, ambito in cui esiste una tassazione più elevata rispetto agli altri.

La necessità di una riforma fiscale deriva anche dalla situazione degli ultimi mesi, e dall'emergenza sanitaria che ha portato ad una generale insofferenza per il mercato del lavoro italiano. Nonostante la ripartenza, si rende necessario poter modificare l'imposta sul lavoro, in particolare l'IRPEF che grava sui lavoratori italiani e sulle imprese.

C'è attesa sia per la riforma fiscale che per la riforma pensioni, anche per snellire complessivamente un sistema che nel tempo è diventato sempre più complesso, e di difficile gestione. Per la riforma fiscale arriva il via libera delle camere per modificare l'IRPEF, invece per la riforma pensionistica bisognerà ancora attendere.

Nel frattempo si scongiura l'introduzione di una patrimoniale, era stata ipotizzata per poter garantire nuove entrate alle casse dello stato, successivamente ad un aumento esponenziale del debito pubblico. Però adesso la patrimoniale rimane un'ipotesi remota, sia se applicata come tassa sulle abitazioni sia come imposta sui conti correnti.

Ape sociale e Opzione donna nella riforma pensioni

L'attuale governo Draghi sembra comunque voler sostenere l'ape sociale e opzione donna, misure già presenti per particolari categorie di lavoratori. Si tratta di un prepensionamento rivolto alle donne, e a quei lavoratori che svolgono attività di tipo usurante:

Ape Sociale: questa misura di prepensionamento è accessibile per lavoratori in difficoltà, sia che si tratti di lavoratori in cassa integrazione che di disoccupati, oppure per cittadini che svolgono lavori particolarmente gravosi e pesanti. Nell’ape sociale non rientrano i lavoratori precoci, ovvero i cittadini che hanno iniziato a lavorare molto presto. Si accede a questo tipo di pensione a 63 anni di età;

Opzione donna: la misura strettamente correlata alle donne garantisce l'anticipo all'età di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le professioniste autonome, avendo versato 35 anni di contributi. Nonostante le numerose critiche arrivate dalle stesse donne in nei confronti di questo sistema di prepensionamento, al momento il governo Draghi sembra favorire questa direzione.

Nonostante siano presenti molte ipotesi, non ci sono ancora misure concrete in merito all'attuazione di una riforma pensioni che predilige un'ipotesi piuttosto che un'altra, e le proposte dei sindacati rimangono attualmente al vaglio, in attesa che i cambiamenti sperati vengano applicati.