Riforma Pensioni: Draghi cambia Opzione donna. Come?

Opzione donna cambia nel 2022, rispetto alla prima versione della legge di bilancio 2022 approvata dal consiglio dei ministri il 28 ottobre. Ma non cambia rispetto ad opzione donna che scade nel 2021. Quindi la grande novità della riforma delle pensioni è che Opzione donna è prorogata di un anno senza alcuna modifica. Invece ci sono delle novità per l'Ape Sociale.

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La legge di bilancio 2022 entra nel vivo del dibattito ed inizia a prendere forma nelle sue componenti con le prime modifiche che porteranno al documento che poi dovrà essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale per la fine dell'anno.

La prima modifica è positiva. E riguarda il capitolo della riforma delle pensioni. Confermate Quota 102 e Quota 104, invece rispetto alla previsione iniziale Opzione Donna è prorogata nel 2022 alle stesse condizioni in scadenza.

Nella legge di bilancio 2022 approvata dal consiglio dei ministri il 28 ottobre, si leggeva che Opzione Donna era stata rinnovata per un altro anno ma aumentando l'età anagrafica, portandola a 60 anni per le lavoratrici dipendenti e 61 anni per le lavoratrici autonome.

Se non ci saranno altri colpi di scena, invece la legge di bilancio che sarà licenziata dal parlamento prima della fine dell'anno riporta l'età per uscire dal mondo del lavoro a 58 anni per le lavoratrici con contratto di lavoro dipendente e 59 anni per chi lavora autonomamente.

L'iter della legge di bilancio inizia quindi con una buona notizia, che però non risolve il problema dello scalone della legge Fornero che scatterebbe comunque dopo l'esaurimento di Quota 102 che invece si conferma come soluzione sostitutiva di Quota 100 in scadenza il 31 dicembre 2021.

Quota 100 che consentiva di uscire dal lavoro con 38 anni di contributi e 62 di età anagrafica, dovrà fare posto ad un innalzamento dell'età a 64 per evitare lo scalone dei cinque anni. Più fortunate le donne che invece, con Opzione Donna avranno ancora la possibilità di pensionarsi con 9 anni in meno, anche se il rovescio della medaglia è l'assegno calcolato solo con il metodo contributivo.

Riforma pensioni: cambia Opzione Donna

A neanche una settimana dal voto in consiglio dei ministri del disegno di legge sul bilancio 2022, il forte pressing di tutte le forze che appoggiano il Governo guidato da Mario Draghi, cambia il primo pezzo della legge. 

Questa volta la forzatura di Lega e PD ha premiato la scelta da parte del Governo di fare marcia indietro e di cancellare la modifica introdotta su Opzione Donna. Infatti tra le misure che erano entrate nella legge di bilancio 2022, da approvare in Senato e poi Camera, c'era anche il rinnovo per un anno di Opzione Donna, ma con un piccolo scalino che avrebbe obbligato le lavoratrici a dover attendere due anni in più per poter andare in pensione con questa formula.

Rispetto ai 58 e 59 anni di età, previsti rispettivamente per lavoratrici dipendneti e lavoratrici autonome, nel pacchetto della riforma delle pensioni, Opzione Donna avrebbe richiesto invece 60 e 61 anni. Uno scalino di due anni, che però non è stato digerito nè dalle forze politiche nè dai sindacati. 

Immediata la frenata del Ministero dell'economia e del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che hanno riportato l'età per uscire dal mondo del lavoro con Opzione Donna a 58 e 59 anni. E sono già al lavoro per poter recuperare le risorse necessarie alla copertura di questo dietro front. Non dovrebbero esserci problemi nel trovare la posta di bilancio che coprirà per un anno Opzione Donna in modo integrale senza cambiamenti. E lo si potrà fare grazie anche al fatto che fin'ora questa misura non sia stata utilizzata sencondo le aspettative. In base ai dati Inps, nel 2019 le richieste per Opzione donna accolte dall’Inps sono state 21.090 e nel 2020 14.510. Un dato relativamente basso.

Opzione Donna: cosa ci vorrà nel 2022

Con un cambio che in realtà non fa cambiare alcunchè, Opzione Donna per l'anno 2022 resta "tale e quale" a quella conosciuta per l'anno 2019 e 2020. Cosa aspettarci allora nel 2022? Nessuna novità, perchè rimangono confermati requisiti e modalità di fruizione di Opzione Donna come per l'anno 2020.

Si dovranno quindi rispettare i vincoli dell'età anagrafica.

Si dovrà lasciare il lavoro, ma solo per le lavoratrici dipendenti, mentre questo requisito non sarà richiesto alle lavoratrici autonome.

Si dovrà aver maturato un montante contributivo di almeno 35 anni. Il sistema di calcolo di opzione donna è completamente contributivo, motivo per cui molte lavoratrici, soprattutto che ha iniziato a lavorare prima del 1995, non hanno aderito alla campagna. La penalizzazione sull'importo della pensione a fronte di altri anni di lavoro che permetterebbe di avere un assegno più alto, fa propendere per rinunciare alla scelta di Opzione donna pur avendone i requisiti.

Opzione donna: requisiti confermati nel 2022

Opzione Donna è un'anticipazione della pensione, che si basa esclusivamente sul sistema contributivo. Quest'ultimo piace molto a Mario Draghi, perchè rende il sistema più "equilibrato": più lavori, più contribuisci e più la tua pensione sarà alta. Ma con la legge Fornero tutte le pensioni sono calcolate con il sistema contributivo e permette di uscire dal mondo del lavoro con 64 anni di etò ed almeno 20 anni di contribuzione.

Con opzione donna invece l'età potrà essere di 58 anni per chi ha un contratto di lavoro di dipendente e 59 ani per le lavoratrici autonome, ma ci vogliono almeno 35 anni di contributi. Conti alla mano, nel 2022 potranno andare in pensione coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1987 e che siano nate tra il 1964 ed il 1965. La platea quindi è molto ristretta, ed il fatto che il calcolo della pensione è tutto contributivo, si perdono ben 8 anni di lavoro in cui invece la pensione è calcolata con il sistema retributivo.

I contributi utili al raggiungimento dei 35 anni devono essere effettivi e quindi sono esclusi queli che si maturano durante il periodo di malattia o di eventaule disoccupazione.

Resta confermato per il 2022 l'obbligo per le lavoratrici dipendenti di dover lasciare il lavoro per poter fare domanda di opzione donna. Questo vincolo non è invece richiesto alle lavoratrici autonome.

Questi requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2021. 

Riforma pensioni: tutto sul metodo contributivo

Due sono i punti deboli di Opzione donna. Il primo è che il calcolo della pensione è fatto esclusivamente con il metodo contributivo, e questo per esempio penalizza quelle donne che hanno negli ultimi anni di carriera avuto un aumento della retribuzioe.

Il secondo aspetto è che la pensione non matura immediatamente dal giorno successivo al raggiungimento dei requisiti di opzione donna, ma 12 mesi dopo per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome. In pratica si deve attendere un anno o un anno e mezzo prima di ricevere il primo assegno. E nel frattempo? Per le lavoratrici dipendenti non ci sono possibilità di lavorare, e quindi si pone un problema di sostenimento.

Ma proviamo a capire come funziona il sistema contributivo.

Chi ha iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996, la pensione è esclusivamente calcolata con il metodo contributivo. Quindi per ogni mese di lavoro, il datore di lavoro versa all'Inps i contributi previdenziali, che sono circa il 27% della retribuzione del lavoratore. Le lavoratrici autonome invece sono iscritte alla Gestione Separata Inps, oppure ad altre categorie di gestione previdenziale e versano i relativi contributi che variano in base alla cassa di appartenenza.

La somma versata nell'arco degli anni di lavoro va a costituire il montante contributivo che attraverso dei coefficienti è trasformato in pensione.

Per le donne che hanno invece iniziato a lavorare prima del 1 gennaio 1996, esistono due sistemi:

il sistema misto pro-rata: come si evince dalla stessa combinazione dei termini il calcolo della pensione si basa due componeti: quello retributivo per gli anni lavorati fino al31 dicembre 1995, e quello contributivo per gli anni successivi al 1 gennaio 1996. Questa formula è utilizzata per chi ha meno di 18 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995.

sistema misto pro-rata con preponderanza del sistema retributivo. In questo caso se al 31 dicembre 1995 si fossero versati almeno 18 anni di contributi, la pensione è calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011, e con quello contributo dal 1 gennaio 2012.

Riforma pensioni: come si calcola l'assegno di opzione donna

Dopo aver appreso come funziona il metodo contributivo,  si può ora conoscere come si calcola l'assegno della pensione per opzione donna. Questa anticipazione della pensione è tutta basata sul sistema dei contributi. Quindi anche gli anni lavorati prima del 1996 sono ricalcoati con il sistema contributivo. A questo punto si conosce il montante dei contributi che mediante i coefficienti di trasformazione, è trasformato in pensione. Minore è l'età di pensionamento più bassi sono i coefficienti di trasforamzione.

Per le donne che usciraanno con opzione donna a 58 e 59 anni, i coefficienti di trasformazione sono 4,289% e 4,399%. Per ogni 1.000 euro di contributi versati, la pensione annuale è di 42,89 euro per chi va in pensione a 58 anni e 43,99 euro per chi ha 59 anni. 

Il principio per cui chi ha uno stipendio più alto versa contributi di importo maggiore, fa si che le lavoratrici che nel tempo hanno visto crescere lo stipendio, potranno contare su un montante contributivo consistente. Ma non è così rosea la situazione. Infatti secondo i dati Inps, le pensioni anticipate liquidate con Opzione Donna nel 2020 e nei primi nove mesi del 2021 hanno distribuzioni molto simili, con il 90% di pensioni con importi inferiore a 1.000 euro.

Il diritto alla decorrenza di Opzione Donna avviene:

  • 12 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per le lavoratrici dipendenti
  • 18 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per le lavoratrici autonome.

Riforma pensioni: ampliata Ape Sociale

Nel capitolo della riforma delle pensioni non c'è solo Opzione donna come misura prorogata nel 2022, ma anche APE sociale. Sempre al fine di scongiurare il ritorno della Fornero in modo secco con lo scalone dei cinque anni, dal 2022, anche per le persone che presentano alcune condizioni di fragilità, è stata rinnovata l'anticipazione della pensione con la misura dell'Ape Sociale.

La novità che si introduce rispetto alla versione che è in scadenza il 31 dicembre 2021 è l'ampliamentodella platea dei lavoratori che svoglono lavori usuranti. Alle 15 categorie di lavoro usuranti attualmente agevolati con Ape socliae, si sommano altre 8 categorie. Esse riguardano i lavoratori magazzinieri, estetisti, portantini, personale addetto alla consegna delle merci, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento. Ma si aggiungono anche le maestre della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. 

Differentemente dai lavoratori fragili, per quelle categorie di lavori usuranti, si devono aver verstai 36 anni di contributi.

Per gli altri invece saranno sufficienti 30 anni di contributi ed un'età di 63 anni.

Nel 2022 potranno continuare ad accedere ad Ape sociale

  • lavoratori che hanno perso il lavoro involontariamente e che hanno versato almeno 18 mesi di contributi negli ultimi tre anni;
  • titolari di legge 104 attestante al disabilità grave; ma possono accedere all'APE sociale anche il caregivers che assiste da almeno sei mesi la persona. Il rapporto familiare deve essere di convivenza;
  • lavoratori che hanno un'invalidità accertata di almeno il 74%.