Torna il codice Ateco con i nuovi Ristori alla Partita Iva!

Nuova ondata di contributi a fondo perduto per la Partite Iva, ma questa volta torna il codice Ateco di appartenenza, perché i nuovi Ristori sono pensati per dare aiuto ai settori maggiormente colpiti dalla crisi pandemica. Ma le novità per Partita Iva non si fermano qui e fanno il loro debutto due nuovi bonus per autonomi: il bonus bancomat e il bonus ISCRO! Vediamo tutte le novità!

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Fin dai primi giorni della sua nomina il Premier Draghi è stato molto chiaro: va eliminata la pioggia di bonus per erogare maggiori Ristori alla Partita Iva!

E così è stato! Molti incentivi minori sono stati sospesi o cancellati come il bonus Cashback o il bonus smartphone, ma sono stati introdotti nuovi contributi a fondo perduto per gli autonomi. L’ultimo dei quali fa il suo ingresso con il DL Sostegni bis, fresco di emanazione, che istituisce una nuova ondata di Ristori per gli autonomi, questa volta basati su due criteri di vecchia data: il calo di fatturato e il codice Ateco.

I nuovi contributi a fondo perduto sono destinati solo al settore matrimoni, che ha subito perdite enormi dovute alla restrizioni e al divieto di celebrare gli eventi che si è protratto per mesi.

Ancora, altre novità vengono dal recente Decreto Lavoro e Imprese, che istituisce il maxi bonus bancomat, ancora una volta un incentivo esclusivo per Partite Iva. Si tratta di tre diversi crediti d’imposta che azzerano le commissioni sui pagamenti bancomat e rimborsano le spese affrontate dall’attività per munirsi di POS e di sistemi avanzati di pagamento.

In ultimo come non citare il bonus ISCRO, la prima cassa integrazione per Partita Iva, che introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 ha trovato attuazione solo a luglio, dopo essersi fatto attendere per sei mesi.

Vediamo tutte le novità più recenti in fatto di Ristori alle Partite Iva.

Nuovo contributo a fondo perduto: un bonus matrimonio solo per Partita Iva!

Partiamo con la novità del DL Sostegni bis un bonus matrimonio pensato per le Partite Iva, ovvero una nuova tranche di contributi a fondo perduto per il settore wedding e assegnato perció sulla base del codice Ateco di appartenenza. Questo bonus è infatti un incentivo mirato a dare sollievo ad un settore in particolare, quello dei matrimoni che ha avuto un colpo senza precedenti dalla pandemia.

Il funzionamento di questi nuovi Ristori non si distacca molto dai precedenti per requisiti, soprattutto dai primi erogati, che sono sostanzialmente tre:

  • aver avuto un calo di fatturato annuo tra il 2019 e il 2020;
  • il codice Ateco della Partita Iva deve appartenere al settore wedding;
  • il fatturato del 2019 non deve superare i 50.000 euro.

Calcolata la perdita annua tra il 2019 e il 2020, questi nuovi Ristori restituiranno il 30% del calo di fatturato.

Qualora la Partita Iva fosse troppo recente e i dati fiscali non fossero sufficienti a determinare la perdita di fatturato, si avrà comunque diritto ad un contributo minimo di 5.000 euro.

Per quanto riguarda il codice Ateco, cioè le attività che hanno diritto a ricevere i nuovi contributi, queste sono tutte quelle del settore matrimoni, cioè horeca (hotellerie-restaurant-catering), organizzazione di eventi e cerimonie e intrattenimento.

Il DL Sostegni bis ha previsto che questi nuovi Ristori siano finanziati con un fondo da 60 milioni di euro e siamo al momento in attesa del decreto attuativo per l'attivazione del provvedimento, che aprirà anche la finestra di tempo per presentare domanda.

Nuovissimo Bonus Bancomat: tre crediti d’imposta per le Partite Iva

Un altro incentivo solo per le Partite Iva viene introdotto con il Decreto Lavoro e Imprese, ovvero il bonus bancomat. Questo incentivo consiste in tre diversi crediti d’imposta che offrono ciascuno un rimborso alle attività per differenti spese e acquisti.

Il primo di questi consiste in un azzeramento totale delle commissioni che le attività pagano quando accettano i pagamenti con carta e bancomat. 

Tutte le commissioni sul POS, accumulate tra il 1 luglio 2021 e il 30 giugno 2022, saranno rimborsate per intero attraverso il credito d’imposta, che in sostanza aumenta la percentuale di detrazione per queste spese dal 30% al 100%.

Parallelamente all’introduzione del bonus bancomat l’esecutivo Draghi ha però decretato la sospensione semestrale del bonus Cashback. In effetti le due misure hanno gli stessi obiettivi, limitare la circolazione dei contanti e favorire i pagamenti elettronici, solo che, in linea con il programma di Draghi, si è preferito eliminare l’incentivo di massa e trasformarlo in una forma di sostegno per gli autonomi.

160 euro alle Partite Iva che installano il POS!

Il secondo credito d’imposta previsto dal bonus bancomat consiste invece in un rimborso dell'importo massimo di 160 euro, per i costi affrontati nel munirsi di POS. Il credito non copre solo alle spese di acquisto e noleggio dei dispositivi, ma anche quelle per installazione e collegamento, purché avvenute tra il 1 luglio 2021 e il 30 giugno 2022.

Tuttavia, la percentuale di rimborso dell’importo speso varia in base al fatturato che la Partita Iva ha dichiarato nel periodo di imposta che precede:

  • 70%, entro i 200.000 euro;
  • 40%, da 200.000 a 1 milione di euro;
  • 10%, da 1 a 5 milioni di euro.

Un credito d’imposta da 320 euro con il bonus bancomat

Infine l’ultimo credito d’imposta del bonus bancomat, quello con gli importi più alti, poiché arriva fino a 320 euro, si applica alle spese sostenute nel 2022 dalle Partite Iva, per munirsi di sistemi di pagamento all’avanguardia, cioè in grado di archiviare elettronicamente i dati e trasmetterli telematicamente.

Anche in questo caso la percentuale di rimborso assegnato varia in base alle entrate dell’ultimo periodo d’imposta:

  • 100%, entro i 200.000 euro di fatturato;
  • 70%, da 200.000 a 1 milione di euro;
  • 40%, da 1 a 5 milioni di euro.

Tutte le novità del bonus bancomat nel video YouTube di Pensioni & Aggiornamenti: 

 

Un contributo vantaggioso ma selettivo: il bonus ISCRO

Tra le novità dell'estate anche l’attivazione del bonus ISCRO! Questo contributo non è una una giovane introduzione poiché la sue esistenza è stata stabilita con la Legge di Bilancio 2021, tuttavia per sei mesi si è atteso che fosse emanato il decreto attuativo e si potessero così inviare le richieste.

Il contributo assegna per sei mesi una cifra mensile agli autonomi, che varia dai 250 agli 800 euro, motivo che è valso a questo bonus il nome di “cassa integrazione per Partita Iva.

Il contributo, fruibile per i soli autonomi iscritti all’INPS, sarà attivo per tre anni fino al termine del 2023 e se ne potrà fare richiesta una volta all’anno se sussistono i requisiti. In totale quindi la cifra minima annuale assegnata è di 1.500 euro e la massima 4.800 euro.

Benché sia un bonus molto generoso è anche molto selettivo, perché ai beneficiari è richiesto il possesso di una gran quantità di requisiti allo stesso tempo:

  • la Partita Iva deve risultare aperta da almeno quattro anni quando si fa richiesta;
  • il richiedente non deve avere pendenze nei versamenti dei contributi previdenziali;
  • un ISEE corrente massimo di 8.145 euro all’anno;
  • non ricevere nessuna prestazione legata al reddito e nessun trattamento pensionistico;
  • l’anno in cui si fa richiesta ci deve essere stato un calo di fatturato del 50% a salire, in confronto con il fatturato medio degli ultimi tre anni.

Come si determina la cifra mensile spettante di bonus ISCRO 

Per quanto riguarda gli importi il bonus ISCRO eroga il 25% del fatturato perso nell’ultimo semestre dell’attività.

Il calcolo da fare per sapere l’importo spettante è molto semplice. Prima di tutto si dovrà verificare l’importo del fatturato dell’anno precedente, immaginiamo che sia 5.000 euro. A questo punto abbiamo bisogno di calcolare il fatturato medio dell’anno passato relativo a soli sei mesi, perció dividiamo per due la cifra del fatturato annuo (5.000 euro : 2) e otteniamo 2.500 euro.

Il bonus ISCRO restituirà al mese alla nostra Partita Iva immaginaria il 25% di 2.500, cioè 625 euro.

Bonu ISCRO, domande aperte fino al 31 ottobre

Al momento le domande per richiedere il bonus ISCRO 2021 sono aperte e il termine ultimo per l’invio è fissato al 31 ottobre. La richiesta va fatta usando la procedura telematica dopo essersi autenticati sul portale INPS mediante il PIN o le credenziali SPID, CNS, CIE 3.0.

Come opzione alternativa la richiesta per il contributo può essere fatta contattando l’INPS al Contact Center (numero verde 803 164; rete fissa 06 164 164).

Infine, ci si può rivolgere a Caf e Patronati di zona per farsi assistere nella procedura di richiesta.

Dal 2021-203 aumento dei contributi da versare per gli autonomi iscritti all’INPS

Come si è visto il bonus ISCRO è piuttosto selettivo e lascia fuori molte Partite Iva dai potenziali beneficiari. Una cosa che ha fatto crescere il malumore tra gli autonomi è anche la modalità con cui si è scelto di finanziare questo contributo, cioè aumentando per il triennio 2021-2023 le tasse previdenziali alla Partita Iva.

L’aumento non sarà costante nei tre anni, ma il primo anno ci sarà un incremento dello 0,26%, portando il totale delle tasse da pagare al 25,98%, che salirà allo 0,51% nel 2022 e 2023, portando il totale al 26,23%.

Il complesso dei contributi da versare per gli autonomi iscritti all’INPS prevede infatti un’aliquota ordinaria del 25% a cui si sommano due aliquote aggiuntive, una dello 0,72% per finanziare le varie forme di congedo e poi l’aliquota aggiuntiva del bonus ISCRO.

Per fortuna arriva l’Anno Bianco della Partita iva!

Se quindi per quest’anno è già stato applicato l’aumento delle tasse contributive da versare, alcune Partite Iva però potranno beneficiare di un esonero dai contributi previdenziali per il 2021, fino all’importo massimo di 3.000 euro.

Il provvedimento è una misura di emergenza che si estende non solo all’INPS, ma a tutte le case previdenziali, ma non è rivolta agli autonomi in massa e per usufruirne servono dei requisiti:

  • un calo di fatturato pari almeno al 33% tra il 2019 e il 2020;
  • un fatturato che nel 2019 non vada oltre i 50.000 euro.

Per richiedere l’esonero sarà anche necessario il DURC, cioè il documento che attesta che si sono regolarmente versati i contributi previdenziali fino adesso.

Ad ogni modo, su quest’ultimo punto l’INPS ha avvisato che i richiedenti avranno tempo fino ad ottobre per regolarizzare eventuali pendenze in questo senso, perché i controlli saranno effettuati solo a novembre.

La richiesta per l’esonero contributivo dovrà essere inviata entro e non oltre il 31 luglio.