Ritenuta d’acconto: cos’è, come funziona e quali alternative

Per le prestazioni occasionali spesso si utilizza la ritenuta d’acconto e molto spesso questa viene proposta in alternativa alla partita IVA per lavori brevi.

Ritenuta d’acconto o Partita IVA? Prestazione occasionale o meno? In che modo funziona questa modalità di pagamento e come funziona il pagamento delle tasse in questo caso?

Capita sempre più spesso di trovarsi di fronte a offerte di lavoro che, invece di proporre un contratto di assunzione, scelgano di puntare su personale esterno, offrendo quindi collaborazioni di diverso tipo e facendo ricadere, in questo modo, alcuni obblighi solitamente dovuti dalle imprese, sulle persone coinvolte.

Il pagamento con la ritenuta d’acconto è, in breve, un anticipo sulle tasse che si devono pagare. Il calcolo in questo caso deve farlo chi viene pagato e inserirlo nella fattura che il cliente dovrà pagare. Facile no?

Ma se scrivere una ricevuta e fare il calcolo della ritenuta d’acconto non è complicato e ci sono diversi tools online che possono aiutare con il calcolo delle percentuali anche per chi si trova più in difficoltà di fronte a questioni matematiche, non è subito intuibile capire il meccanismo alla base di questo processo.

Soprattutto può essere complesso capire in quali occasioni si può utilizzare la ritenuta d’acconto, in particolare per via del fatto che capita sempre più spesso di vederla proposta come alternativa alla partita IVA in alcune offerte di lavoro, cosa che in realtà non è.

Proviamo quindi a fare chiarezza, passo passo e in modo semplice, su alcuni punti più oscuri o meno conosciuti riguardo a questa realtà.

Cos’è la ritenuta d’acconto e quando si usa

Per farla breve, la ritenuta d’acconto è, come abbiamo già accennato sopra, un anticipo delle tasse che il tuo cliente trattiene dal pagamento definitivo che ti deve.

Il tuo cliente, ovvero la persona a cui vendi i tuoi servizi, prende il ruolo di sostituto d’imposta. Questo significa che si sostituisce a te nel momento in cui bisogna pagare l’IRPEF.

L’IRPEF è una tassa che accomuna molte persone in Italia, ed è un acronimo che sta per “imposta sul reddito delle persone fisiche”. Capire se si deve pagare l’IRPEF è abbastanza semplice, basta che tu ti chieda se generi reddito. Se la risposta è “sì”, allora dovrai pagare l’IRPEF.

Come abbiamo detto qualche riga prima però nel caso della ritenuta d’acconto ad anticiparla, o meglio, a sottrarla dal tuo compenso, sarà il cliente della prestazione occasionale che farai pagare attraverso la ritenuta d’acconto.

Ci sono delle regole per poter utilizzare la ritenuta d’acconto come modalità di pagamento.

Per essere precisi, bisogna rispettare alcuni parametri per evitare di incorrere in sanzioni.

Questo metodo di pagamento si può utilizzare in caso di lavoro occasionale. Questo significa che se, per esempio, qualcuno ti chiedesse una consulenza ogni tanto, potresti sfruttarlo, ma se le consulenze fossero una cosa che fai settimanalmente, dovresti aprire una partita IVA perché si perderebbe l’occasionalità.

In breve, non si deve trattare di un’attività svolta in modalità professionale.

  • I mezzi utilizzati devono essere i tuoi. Significa che la persona per cui svolgerai il lavoro non può fornire i mezzi con cui devi svolgere il compito.
  • L’attività deve essere completamente autonoma e non in una situazione di subordinazione del committente.
  • Infine, c’è un limite massimo di 5.000 euro annuali che possono essere pagati attraverso l’utilizzo della ritenuta d’acconto. In questi 5.000 euro vengono anche compresi quelli che il tuo cliente pagherà come sostituto d’imposta, senza tecnicamente finire direttamente nelle tue tasche. Se si superano i 5.000 euro cosa succede? A seconda della situazione si può doversi iscrivere a Gestione separata INPS e pagare quanto dovuto.

Riguardo a quest’ultimo punto (quello dei 5.000 euro massimi) è importante precisare come questi non siano una soglia massima di guadagni da dover superare per poter aprire una partita IVA.

Si può, teoricamente, continuare a svolgere lavori occasionali iscrivendosi alla Gestione separata INPS, anche oltre i 5.000 euro, e pagare i contributi INPS.

Ma se questo lavoro perde la sua occasionalità e diventa quindi un lavoro abituale, svolto tutti i giorni, allora sarà necessario aprire una partita IVA, anche se si guadagna di meno.

Ritenuta d’acconto: come si calcola?

Calcolare la ritenuta d’acconto è piuttosto semplice. Esistono moltissimi tools online che possono dare una mano in questa operazione.

L’importante, prima di tutto, è ricordarsi che questa va inserita al momento in cui si richiede il pagamento e specificata all’interno del documento, per poter dare a chi ti paga la possibilità di versare quanto dovuto.

Inoltre nel caso in cui il pagamento dovesse superare i 77,47 euro lordi sarà necessario applicare anche una marca da bollo del valore di 2 euro.

Solitamente la ritenuta d’acconto è del 20% dell’importo dovuto, ma è possibile che ci siano alcune situazioni in cui è maggiore. Vediamo quindi di seguito più nello specifico cosa può accadere e come può variare.

  • 20% per i professionisti residenti in Italia e per lo sfruttamento delle cosiddette opere d’ingegno. Per esempio, per il pagamento della scrittura di articoli su un blog, la ritenuta sarà di questo tipo.
  • 23% per gli sportivi dilettanti quando i loro compensi superano la soglia dei 10.000 euro.
  • 30% per lo sfruttamento delle opere d’ingegno dei professionisti che non sono residenti in Italia, ma all’estero e per le opere dell’ingegno di coloro che non sono residenti in Italia.
  • Infine, la ritenuta è del 23% sul 50% dell’imponibile per altre categorie, quali gli agenti di commercio, procacciamento d’affari, agenzia e mediazione, e rapporti di commissione.

Una volta inviato il documento e ricevuto il pagamento, in che modo viene versata la ritenuta d’acconto? A farlo sarà il tuo cliente, in questo caso nel ruolo di sostituto d’imposta.

Il versamento verrà fatto entro i termini previsti per la liquidazione delle imposte e verrà fatto attraverso il modello F24 dove il sostituto d’imposta indicherà il codice 1040 nella sezione “erario” e andrà a inserire tutti gli altri dati richiesti.

Entro il 28 febbraio dell’anno successivo ogni lavoratore autonomo per cui sono state versate le ritenute d’acconto, riceverà poi dal suo cliente una certificazione firmata e sottoscritta che dimostra il pagamento.

Queste dichiarazioni sono estremamente importanti, perché dovranno essere inserite all’interno della dichiarazioni dei redditi e indicano le imposte già versate da altri.

I vantaggi dei pagamenti con ritenuta d’acconto

Lavorare utilizzando la ritenuta d’acconto può avere dei vantaggi e degli svantaggi, come per tutto.

In particolare, conviene utilizzare questo metodo di pagamento quando si sa che si tratterà di un lavoro una tantum e non si prevedono collaborazioni future e durature.

In caso contrario invece potrebbe essere rischioso scegliere di proseguire su questa strada perché si incorrerebbe in eventuali multe. Se si sa che si andrà a svolgere il lavoro continuato nel tempo allora sarebbe meglio scegliere appena possibile di utilizzare una partita IVA.

In questo caso, però, è anche vero che la partita IVA, la cui apertura è sempre gratuita, richiede comunque al suo utilizzatore di sostenere delle spese, perché sarà sempre obbligatorio pagare i contributi INPS.

Quali sono le alternative?

Lavorare in proprio per alcuni è la realizzazione di un desiderio, per altri è una necessità, e c’è anche chi non ha altre alternative.

Tuttavia riuscire a farlo non è così semplice come potrebbe sembrare, come stiamo anche vedendo in questo articolo.

Le due alternative principali sono quindi la Partita IVA e le collaborazioni occasionali. Tuttavia, come abbiamo visto, una non è sostitutiva all’altra e, anzi, ci si può facilmente trovare in una situazione in cui vengono utilizzate entrambe.

Una buona alternativa, per chi non guadagna oltre i 65.000 euro ma si trova comunque in una situazione che lo porta a trovarsi con contratti e collaborazioni che impediscono di trovarsi in una situazione di saltuarietà, è la partita IVA con regime forfettario, in precedenza conosciuto anche come regime dei minimi.

Partita Iva o ritenuta d’acconto, qual è meglio?

Come abbiamo detto: la Partita IVA e la ritenuta d’acconto non sono una l’alternativa dell’altra. Sono due realtà che possono coesistere, esattamente come il lavoro dipendente e le collaborazioni occasionali.

La partita IVA a regime forfettario infatti permette di avere un’aliquota IRPEF del 15% o del 5% per le nuove imprese per i primi cinque anni e poter fare parte di questa opzione è piuttosto semplice.

Il requisito fondamentale è quello di avere avere dei guadagni annuali massimi di 65.000 euro. Se si facesse questa scelta ci sarebbero degli obblighi da rispettare, anche di tipo contabile, ma si avrebbe anche molto più libertà per quel che riguarda la possibilità di scelta dei contratti, potendo infatti dare vita a collaborazioni a lungo termine con realtà di diverso tipo.

Se, quindi, per esempio si fosse in una situazione in cui si pensa di aprire un’impresa oppure dare una forma più ufficiale a un lavoro occasionale che con il tempo è diventato più importante, questa tipologia di partita IVA può essere considerata il gradino successivo.

Come anche già accennato sopra infatti il problema della ritenuta d’acconto non sono tanto i 5.000 euro massimi, che nel caso di un superamento porteranno all’obbligo di iscriversi alla gestione separata INPS e pagare i contributi.

Bensì è il fatto che può diventare molto facile uscire da una situazione di “occasionalità” quando si tratta di lavoro occasionale, correndo tutti i rischi che ne conseguono.

Chiedersi quale delle due situazioni possa essere la migliore sarebbe quindi un errore, anche se è facile, in alcune occasioni, utilizzare la ritenuta d’acconto come trampolino di lancio per l’apertura di una partita IVA.

Nel caso si avessero dei dubbi il consiglio è quello di affidarsi a un dottore commercialista per chiedere precisazioni sulla situazione in cui ci si trova, in modo da non essere impreparati di fronte alle diverse eventualità e capire quale sia la strada migliore da scegliere per poter proseguire senza incorrere in problemi di diverso genere.

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