Come si compila la ritenuta d’acconto? Ecco i passaggi!

Devi compilare la prestazione occasionale e non sai come calcolare la ritenuta d'acconto? Ecco tutti i passaggi per la compilazione!

I lavoratori che non ricevono la busta paga come dipendenti, insieme a chi non ha la partita Iva e svolge lavori saltuari con lo stesso committente, sono persone soggette a ritenuta d’acconto. Cosa significa? La somma di denaro da pagare viene presentata tramite una prestazione occasionale con la famosa ritenuta d’acconto. 

Ma che sarà mai? Te lo spiego subito e in più dedichiamo una certa attenzione a come si compila la ritenuta d’acconto tramite i veri passaggi nel dettaglio. Soprattutto, vuoi sapere come si calcola? Ecco, scoprirai anche questo! 

La ritenuta d’acconto è una trattenuta che viene operata dal datore di lavoro e rappresenta un anticipo sulle imposte del collaboratore, ossia, la persona cui spetta l’importo di denaro. Praticamente, la persona che lavora autonomamente, riceve una parte in meno del suo compenso per essere versato allo stato sotto forma di acconto sull’Irpef

Qual è la percentuale applicata? Lo scopriremo in questo articolo in maniera molto facile e chiara! Nel dettaglio, cosa significa lavorare con la ritenuta d’acconto? Esiste un tetto massimo di reddito previsto per poterlo fare? Quali sono le percentuali che vengono applicate? 

Si possono fare infinite ritenute d’acconto? Se queste sono le domande che ti frullano per la testa e vuoi sapere subito una risposta, beh, sei proprio nel posto giusto! Come si compila? I compensi si inseriscono nella dichiarazione dei redditi? 

Abbiamo deciso di rispondere a tutte queste domande. Osserviamo più precisamente le caratteristiche principali della ritenuta d’acconto, per poi capire come calcolarla e compilarla. Per caso un giorno ti hanno detto che puoi lavorare e metterti in proprio senza aprire la partita Iva? 

Chi te lo ha detto ha ragione poiché puoi usufruire della prestazione occasionale con ritenuta d’acconto. È la prima volta che senti questo termine? Se non hai la minima idea di cosa significa e nel caso in cui vuoi approfondire l’argomento e ne sai già qualcosa, puoi sapere tutti i dettagli e i passaggi da compiere.

Cosa dice l’autorevole fiscomania.com in proposito?

La ritenuta d’acconto è un metodo di riscossione dei tributi e consiste in una trattenuta effettuata da alcuni soggetti, i sostituti d’imposta, al momento del pagamento del corrispettivo di altri contribuenti, ovvero i sostituiti d’imposta. La ritenuta d’acconto è una trattenuta IRPEF, per i redditi delle persone giuridiche o IRES, in caso di persone giuridiche, effettuata sulle somme di denaro percepite dai datori di lavoro o dai clienti, dalle banche o dagli istituti finanziari.

Lo spiega bene anche irpef.info:

È il DPR n. 600/1973 il riferimento normativo in materia di ritenuta d’acconto. Gli articoli da 23 a 25-bis disciplinano le regole relative alla ritenuta Irpef sui redditi da lavoro dipendente, assimilati e sui redditi da lavoro autonomo, rapporti di commissione, di agenzia, di mediazione, di rappresentanza di commercio e di procacciamento d’affari.

Pronti? Come si compila la ritenuta d’acconto? Ecco tutti i passaggi! Approfondiamo di seguito che cos’è la ritenuta d’acconto, a cosa serve, come funziona, per chi è, come si compila e il calcolo che c’è da fare. Ti auguro una buona lettura!

ritenuta dacconto

Ritenuta d’acconto: che cos’è?

La ritenuta d’acconto è una valida alternativa ad una fattura poiché è in tutti gli effetti una ricevuta. Si tratta di una trattenuta che viene fornita dal datore di lavoro ad un collaboratore e si presenta come un documento che attesta il pagamento di un lavoro. 

In altre parole, la ritenuta d’acconto è un calcolo da applicare sulla prestazione occasionale per poter versare le imposte dovute allo Stato.

Lo strumento della ritenuta d’acconto ha una parte di imposte che vengono pagate direttamente allo Stato e quindi l’intera somma non viene pagata al collaboratore. È una percentuale applicata in fattura all’imponibile come anticipo delle imposte da pagare. 

La fonte ufficiale Agenziaentrate.gov.it specifica bene cos’è la ritenuta d’acconto:

I datori di lavoro (sostituti d’imposta) che corrispondono compensi per prestazioni di lavoro autonomo, anche sotto forma di partecipazione agli utili, devono operare, all’atto del pagamento, una ritenuta del 20% a titolo di acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, con l’obbligo di rivalsa. (…) Le ritenute effettuate devono essere versate dal sostituto entro il giorno 16 del mese successivo a quello del pagamento, utilizzando il modello F24, esclusivamente in via telematica per i sostituti titolari di partita IVA.

Questa percentuale viene addebitata al cliente in fattura come anticipo sulle imposte che il professionista deve pagare. Prendono il nome di ritenuta d’acconto tutti i documenti che hanno le tipologie di compensi soggetti a ritenuta d’acconto. Ecco quali:

  • redditi da lavoro autonomo
  • redditi da lavoro dipendente
  • redditi del capitale

Il metodo della ritenuta d’acconto tratta la riscossione dei tributi previsti dalla legge italiana. Il sostituito d’imposta o il soggetto erogatore di una somma, deve ritenere l’imposta sul compenso per versarla allo Stato al posto del reale contribuente, ossia, il percettore di tale somma di denaro. Dopo aver detto espressamente che cos’è la ritenuta d’acconto, vediamo a cosa serve!

A cosa serve la ritenuta d’acconto

Il calcolo presente nella ritenuta d’acconto è un anticipo delle tasse che il cliente versa al posto dell’altra parte. Infatti, il cliente ha proprio il ruolo di sostituto d’imposta in questo caso. Quindi, si sostituisce all’altra parte nel pagamento dell’Irpef. 

Per dirlo in parole povere, trattiene una percentuale sul compenso per versarla allo stato per conto del ricevitore della somma. Serve per applicare delle aliquote e una base imponibile per ogni tipo di tassazione. Facciamo degli esempi. 

Il lavoro autonomo occasione è soggetto a ritenuta d’acconto che si applica sul reddito, su una ritenuta dell’aliquota del 20% e una base imponibile del 100%. Un altro esempio di ritenuta d’acconto sono i redditi per cessione diritti d’autore con una aliquota da applicare del 10% e una base imponibile del 60%. Di seguito vediamo come funziona la ritenuta d’acconto.

Come funziona la ritenuta d’acconto

La persona che lavora con la prestazione occasionale con o senza partita Iva deve consegnare al committente una ricevuta dove riporta la somma da pagare in cui deve necessariamente scalare la percentuale della ritenuta d’acconto. 

Il funzionamento è semplice. La nota compenso deve riportare la data e il numero della ricevuta, i dati del collaboratore, codice fiscale, partita iva; dati del committente, descrizione della prestazione occasionale effettuata, l’importo lordo e netto e la firma. 

Il calcolo della ritenuta d’acconto si fa autonomamente, deve essere corrisposto nel totale e i passaggi del calcolo si fanno presenti nella descrizione. Il tutto è molto semplice. L’importante è non sbagliare il numero progressivo! Come funziona è tanto facile. Ora possiamo scoprire a chi è destinata la ritenuta d’acconto.

Per chi è la ritenuta d’acconto

A chi si applica la ritenuta d’acconto? Per chi è? Destinata a chi? I soggetti che emettono fattura tramite ritenuta d’acconto sono le società di persone e capitali, chi lavoro nel commercio o un artista, i condomini verso gli amministratori e i lavoratori autonomi. 

Nella ritenuta d’acconto è necessario considerare le aliquote che cambiano da lavoratore a lavoratore. Solitamente il suo valore è del 20% il totale della base imponibile. Se prendiamo in esame la ritenuta d’acconto per cessione dei diritti d’autore, questa si calcola sul 75% per età superiore ai 35 anni, 60 per cento per età inferiore a 35 anni. 

L’imposta della ritenuta d’acconto è rivolta ai professionisti, i quali, devono emettere una ricevuta per dimostrare il pagamento. La ricevuta in questione si presenta sotto forma di una simile fattura dove vengono riportati i calcoli e la somma intera che il collaboratore deve ricevere come pagamento. 

Nel caso delle prestazioni occasionali, il metodo permette di utilizzare la ritenuta d’acconto solo fino alla soglia di 5.000 euro l’anno. Invece, nelle circostanze riferite alla ritenuta d’acconto per agenti di commercio o rappresentanti, per emettere fattura, si calcola il 23% sul 50% delle provvigioni. Arriviamo dunque nel paragrafo successivo per approfondire come si compila la ritenuta d’acconto e come si calcola.

Come si compila la ritenuta d’acconto

Arrivati al dunque, vediamo come si compila e calcola la ritenuta d’acconto! Quando si deve sottoscrivere la ricevuta per lavoro autonomo occasionale, si sa che la ritenuta d’acconto si deve applicare. Quali dati servono? I dati del lavoratore, del committente, l’importo, la data e il numero progressivo. 

Vediamo un esempio di ricevuta di compenso per prestazione di lavoro autonomo occasionale con applicata la ritenuta d’acconto. La prima cosa da scrivere è “il sottoscritto”, il nome e il cognome, la data di nascita e il codice fiscale. 

Dopodiché si va a capo e al centro della riga si scrive la parola “dichiara”. Alla riga successiva deve essere scritto “di ricevere da”, regione sociale, nome, cognome, partita Iva e indirizzo. Successivamente si aggiunge “quale compenso per l’attività di”, e in questo caso si deve indicare le specifica dell’attività che è stata svolta. 

Successivamente si deve aggiungere la dicitura “competenze concordate e l’importo al lordo. Ecco che arriva la parte della ritenuta d’acconto. Qui si deve scrivere “ritenuta d’acconto 20%” con il relativo calcolo associato all’importo lordo. In successione, si può arrivare all’importo netto con la dicitura “netto a pagare” e il relativo calcolo. 

Dopo questa parte è necessario aggiungere le dichiarazioni sotto la propria responsabilità che il compenso da pagare ha un carattere occasionale e che non è soggetto all’Iva. Infine, è doveroso aggiungere la firma e la data. 

Come si calcola il 20% della ritenuta d’acconto sull’importo netto? Ad esempio, l’importo netto è 50 euro. Il calcolo da fare sarà 50 euro per 20 diviso 100. Il risultato, ossia 10, si sottrae alla somma netta. Quindi, 50 meno 10 euro che fa 40 euro. Questo numero è la somma netta da pagare. Ti è stato utile? 

Carmela Maggio
Carmela Maggio
Seo Copywriter e Graphic Designer, classe 1996.Di origine lucana, laureata in Disegno Industriale, indirizzo Design della Comunicazione, tesi sulla progettazione di UI e UX, presso l'Università degli Studi G. d'Annunzio” di Pescara. Dopo la laurea
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