Salario minimo, niente da fare: il governo Meloni boccia la proposta

Nel 2023 non ci sarà il salario minimo per garantire adeguate condizioni di lavoro ai lavoratori. La proposta è stata bocciata in via definitiva.

Il salario minimo non sarà introdotto. Al suo posto, il governo si pone l’obiettivo di tutelare i diritti dei lavoratori con delle iniziative diverse.

La maggioranza approva la mozione contro il salario minimo con 163 voti a favore, 121 contrari e 19 astenuti.
Si astiene il terzo polo, e le proposte dell’opposizione vengono definitivamente rifiutate.

Le principali forze di opposizione, dunque, si sono viste concordi nel votare contro il provvedimento che ha definitivamente bocciato il salario minimo.

In merito alle misure alternative con cui raggiungere gli obiettivi occupazionali, si prevede innanzitutto di attivare dei percorsi per verificare come mai i contratti collettivi non vengono applicati. Vediamo i dettagli della manovra che boccia l’introduzione del salario minimo, e le soluzioni proposte.

Salario minimo, la bocciatura è definitiva: il contenuto della mozione

La mozione presentata impegnerà il governo a trovare un modo per tutelare i diritti dei lavoratori in maniera diversa dall’introduzione del salario minimo.

Le iniziative che verranno prese, si legge nel testo, saranno le seguenti:

  • Attivare il confronto tra le parti che non sono coinvolte nella contrattazione collettiva per capire perché avviene la non applicazione. Questo avverrà analizzando i dati, le cause e i motivi della non applicazione;

  • Estensione dell’efficacia dei CCNL più rappresentativi tramite indagini conoscitive che saranno intraprese in tutta la nazione, ai lavoratori che non vengono compresi nella contrattazione nazionale;

  • Avvio di un’analisi della contrattazione collettiva nazionale per individuare i motivi per i quali in alcuni ambiti è frequente l’aggiudicazione di gare secondo il criterio della migliore offerta economica.

L’impegno del governo, quindi, sarà orientato a contrastare i contratti pirata per favorire l’applicazione dei contratti collettivi.
In particolare, verranno favoriti i contratti di prossimità e quelli di secondo livello.

Inoltre verrà agevolato il confronto fra mondo produttivo e parti sociali in riferimento alle politiche per ridurre il costo del lavoro.

Quest’ultima operazione avverrà abbassando le tasse sul lavoro, e ciò permetterà di aumentare lo sviluppo economico delle imprese, la capacità di acquisto dei lavoratori e l’occupazione.

Infine, sarà prerogativa dell’esecutivo spostare la spesa pubblica ai metodi per favorire un pieno sviluppo del mercato del lavoro, e ciò sarà volto ad aumentare l’occupazione.

Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso politiche attive che garantiranno una collocazione dei giovani più rapida. In merito alle misure, si parla di perfezionare gli interventi per l’alternanza scuola-lavoro.

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