Scadenza decreto liquidità: rubinetti chiusi per le imprese?

Il decreto liquidità fu approvato, nella primavera del 2020, dall'allora governo Conte bis, per fornire prestiti alle aziende che annaspavano a causa della crisi economica dovuta a quella sanitaria. La misura ha aiutato molte imprese tramite i suoi prestiti garantiti ma scadrà tra 6 mesi, vediamo di che si tratta e leggiamo le voci di chi chiede la proroga.

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Il decreto liquidità fu approvato, tra non pochi trionfalismi, all'inizio dell'estate 2020. Dopo essere stato approvato dal Senato in data 4 luglio 2020, fu inserito in Gazzetta Ufficiale pochi giorni dopo. L'iter del disegno si aprì l'8 aprile di due anni fa per concludersi con 156 voti favorevoli, 119 contrari e nessuna astensione.

Si tratta, di fatto, della seconda grande manovra concepita dal governo Conte bis - in carica al tempo - per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia di coronavirus.

Il testo mise al centro le imprese. Il decreto liquidità cercò di snellire il processo di comunicazione tra imprese che necessitano aiuto economico e lo Stato, inserendo lo strumento autocertificazione al posto dell'istruttoria bancaria, la quale era in precedenza il canale privilegiato per mettere in collegamento imprenditoria e governo.

Il ddl presenta altre caratteristiche importanti che ora vedremo. Il decreto liquidità è recentemente tornato d'attualità poiché siamo entrati nell'ultimo semestre della sua vita - la scadenza è fissata al termine di giugno 2022 - e non sono poche le imprese che ne stanno richiedendo la proroga.

Decreto liquidità, una boccata d'ossigeno

Il decreto liquidità fu una misura salvifica, nel momento in cui venne approvato, per numerose aziende e imprese del tessuto economico italiano.

Il provvedimento stanziò immediatamente degli aiuti economici per degli attori che stavano soffrendo moltissimo il duro colpo della crisi economica che seguì, inevitabilmente, quella sanitaria causata dal coronavirus nel 2020, l'anno della prima grande ondata, caratterizzata dalla lunga quarantena che comportò le chiusure e il crollo dei consumi.

Fu un vero e proprio montante per una società che si regge esclusivamente sul consumo - e dovrebbe infatti probabilmente essere ripensata - da ko per molti.

Gli aiuti giunti all'imprenditoria grazie al decreto liquidità furono copiosi: parliamo di 400 miliardi di euro elargiti in maniera più snella rispetto al consueto, grazie all'importante accelerazione dovuta all'introduzione dell'autocertificazione di cui si è scritto.

Il monte dei finanziamenti fu suddiviso in due parti uguali: 200 miliardi vennero immediatamente destinati a piccole, medie e grandi imprese operanti in Italia, fornendo loro immediata liquidità per il mercato interno con la formula del prestito garantito.

Gli altri 200 miliardi vennero invece messi da parte, per così dire, e destinati esclusivamente all'export, dunque non disponibili per chiunque operi esclusivamente all'interno dei confini nazionali italiani.

In aggiunta a questo tesoretto, il governo andò a potenziare il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, strumento già esistente da prima dell'avvento della pandemia e dedicato a sostenere le imprese con numero di dipendenti inferiore a 500. Nel Fondo furono immessi 7 miliardi di euro aggiuntivi.

Il decreto liquidità giunse a poca distanza dal celebre Cura Italia, la prima misura che il governo propose come risposta all'allora imperversante crisi sanitario-economica, per sostenere i lavoratori messi maggiormente in difficoltà dalla pandemia e per i quali non fossero già previste misure come NASpI o cassa integrazione.

Prestiti aziendali autorizzati con decreto liquidità

Per quel che concerne i 200 miliardi di finanziamento alle aziende, vi erano - e vi sono ancora, dal momento che il ddl è ancora valido fino al termine del mese di giugno - diversi scaglioni di prestito. È possibile richiederne uno di importo fino a 30mila euro, maggiorato rispetto ai 25mila che erano previsti in prima bozza del decreto liquidità, senza alcuna valutazione di merito.

Lo Stato non verificherà l'andamento aziendale così come non porterà avanti accertamenti di natura economico-finanziaria sul credito. La garanzia coprirà in questo caso il 100% delle somme. È naturalmente necessario fare richiesta secondo le modalità indicate.

I prestiti di scaglione superiore possono avere un importo fino a 800mila euro e sono stati pensati per imprese che abbiano un giro d'affari più considerevole. La garanzia statale coprirà, in questo caso, fino al 90% dell'importo. Chi desideri ottenerne una pari al 100% delle somme dovrà ricorrere alla controgaranzia dei Confidi.

Chiaramente, parlando in questo caso di somme ben più importanti rispetto al tetto massimo visto in precedenza, il prestito sarà concesso soltanto dopo aver portato avanti un'accurata valutazione di merito.

Similmente allo scaglione precedente, il decreto liquidità contempla anche una galassia di prestiti con importo che può arrivare fino a 5 milioni di euro. Qui si tratta di una concessione garantita al massimo fino al 90% e concessa solo dopo accertamento e valutazione sulla tenuta dell'impresa, nonché previa verifica del danno subito in seguito alla pandemia.

Le realtà cui occorra un simile prestito sono tendenzialmente tutte solide e di successo per cui questo step si rivela spesso poco più di una formalità; lo Stato, ad ogni modo, vuole vederci chiaro prima di concedere in prestito una somma così ingente.

Il decreto liquidità nel concreto

Le garanzie statali sono previste per imprese di ogni dimensione, anche le più grandi, nel qual caso è Cassa Depositi e Prestiti, attraverso SACE Simest, a farsene carico.

I prestiti saranno concessi, nel concreto, da banche e istituti di credito cui lo Stato riconoscerà poi il rimborso secondo le garanzie di cui si è già scritto e alcune riservate a particolari tipologie di imprese, coperte dal governo fino al 70% in maniera garantita. 30 miliardi dei 200 destinati al mercato interno sono riservati a PMI.

Oltre all'istituzione dei prestiti, il decreto liquidità andava anche a chiarire e integrare alcune misure già autorizzate dal Cura Italia, ddl uscito in pieno lockdown 2020, come ad esempio la sospensione dei versamenti IVA, delle ritenute e i contributi per la primavera di due anni fa e la proroga della scadenza della Certificazione Unica 2020, relativa dunque al 2019.

Sono misure ormai superate ma che furono davvero importanti al tempo, in quanto il Cura Italia era frettoloso e impreciso in alcuni passaggi e richiedeva un aggiornamento. Esso arrivò grazie al decreto liquidità.

Ci saranno proroghe per il decreto liquidità?

L'aiuto portato dal decreto liquidità all'economia in affanno è stato tangibile, per molti, è dunque naturale che, dato il prolungarsi della crisi, si sia domandato al governo di prorogare in parallelo la misura. Richiesta comprensibile se mettiamo in conto anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e i rincari sulle bollette che stanno caratterizzando questo inverno. A muoversi, con clamore, è stata Confagricoltura.

Com'è stato rimbalzato da più fonti nel corso di queste ferie invernali, l'associazione ha voluto portare l'attenzione sulla scadenza del decreto liquidità, a metà anno, chiedendo che fosse portata al 31 dicembre. L'allungamento dei finanziamenti è necessario, a detta di Confagricoltura, per consentire a tutte le aziende agricole in difficoltà di fare fronte ai propri impegni

Nell'agricoltura non sono poche le realtà poco strutturate e formate in merito alla gestione finanziaria e il monito dell'associazione di categoria si deve a questo.

Naturalmente è auspicabile che lo Stato aiuti le sue imprese ma occorrerebbe anche verificare che poi i lavoratori beneficiassero in qualche modo di questi ausili, perché ci troviamo in un Paese ove si affiancano spesso gli imprenditori ma poi, molto spesso, all'impiegato torna in tasca ben poco.

Decreto liquidità e Milleproroghe

Com'è ormai vero e proprio rituale della politica italiana, anche lo scorso anno, al termine di dicembre, accanto alla Legge di Bilancio, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto Milleproroghe, ovvero il decreto pensato ad hoc per posticipare ogni imminente scadenza legislativa, indipendentemente dall'ambito che essa riguardi.

Nel decreto-minestrone sono finite numerose norme approvate in stato di emergenza, come la possibilità di assumere sanitari in pensione e numerose norme secondarie contenute nel decreto Rilancio.

Tutte le decisioni prese per agevolare il lavoro della giustizia durante questi tempi di crisi, come ad esempio la possibilità di partecipare ad alcuni processi da remoto e di depositare atti per via telematica, anch'esse contenute nel dl Rilancio, sono state mantenute. Per quanto riguarda il decreto liquidità, nel Milleproroghe non sarebbe contenuta nessuna nota di aggiornamento, neppure sulla sua scadenza.

Il condizionale resta comunque naturalmente d'obbligo in quanto la stampa e i media non hanno potuto leggere il testo nella sua interezza e dunque potrebbe semplicemente essere sfuggito loro. Il Milleproroghe, ad ogni modo, deve ancora superare l'esame del Parlamento e alcune desisioni potrebbero cambiare rispetto al quadro che abbiamo ora.

Il golden power

A quanto è trapelato sarà invece prorogata la possibilità di avvalersi del discusso golden power, ovvero quella serie di poteri speciali che il governo può garantirsi per tutelare l'interesse nazionale in merito alle vicende che coinvolgano società, pubbliche o private, operanti in settori giudicati di assoluta importanza strategica dall'esecutivo.

La norma sul golden power, spesso attaccata in quanto foriera secondo alcuni di principi antidemocratici, fu messa per iscritto proprio all'interno del decreto liquidità.

In realtà il concetto di golden power risale al 2012, quando fu necessario riadattare l'ordinamento nazionale italiano a quello comunitario europeo. Prima delle esigenze legate alla pandemia, fu rispolverato nel 2019, quando venne esteso e potenziato per renderlo una sorta di arbitro sul settore delle telecomunicazioni e nuove tecnologie, principalmente quella legata al 5G.

Il decreto liquidità ha allargato ancora il campo d'azione e applicativo del golden power. La norma resta all'interno dei confini imposti dal quadro europeo ma ora è applicabile per energia, trasporti, acqua, salute, comunicazioni, media, trattamento o archiviazione di dati, infrastrutture aerospaziali, di difesa, elettorali o finanziarie, intelligenza artificiale, robotica, cybersicurezza, nano e biotecnologie, libertà e pluralismo dei media.