Scuola, emergenza stipendi per i docenti italiani! Le ultime

Scuola, è emergenza stipendi per i docenti italiani che, al termine della carriera, prendono mediamente la metà di quello che percepisce un collega tedesco.

C’è in atto una vera e propria emergenza per gli stipendi dei docenti italiani. Al termine del percorso lavorativo, infatti, a un docente italiano va mediamente la metà di quanto prende un docente in Germania. Per questo motivo l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori ha chiesto subito 3.000 € di arretrati. Andiamo a vedere cosa sta succedendo in questi giorni.

Emergenza stipendi per i docenti italiani, ecco cosa sta accadendo

In questi ultimi giorni ha preso parola Marcello Pacifico, il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori, ANIEF. Pacifico ha parlato in vista dell’incontro programmato con l’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni ARAN, che dovrebbe andare a fondo in merito alla parte economica dell’atto di indirizzo del rinnovo contrattuale.

Il presidente dell’Anief avrebbe dichiarato che chi si arroga il diritto di bloccare la firma del contratto della scuola condanna ufficialmente oltre un milione e mezzo di insegnanti, oltre che amministrativi e Collaboratori scolastici.

Pacifico ha parlato di stipendi “da fame”, che non riescono a coprire neanche il livello di inflazione e ha dichiarato:

“pensare di chiudere la partita del rinnovo contrattuale con 50 euro medi netti di aumento sarebbe offensivo per la categoria.”

Durante il suo discorso in merito all’emergenza stipendi per i docenti italiani, ha asserito che i 50 € medi di aumento mensile vanno comunque elargiti nel minor tempo possibile e, con essi, 3.000 € di arretrati medi.

Il tutto dovrà essere fatto tenendo bene a mente che per il biennio 2023 e 2024 serviranno molte più risorse per la categoria che dovranno essere stabilite e assegnate attraverso la prossima legge di bilancio.

Non solo per la Scuola, gli stipendi in Italia sono bassi in tutti i settori

il discorso di Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, è proseguito affermando che tutti i più recenti studi stanno continuamente confermando che le retribuzioni italiane sono troppo basse rispetto alla media degli altri paesi europei.

Con l’inflazione in atto tutti i salari dell’unione europea sono aumentati, eccetto quelli italiani, che sono rimasti invariati. Inoltre, una ricerca recente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio ha evidenziato come gli stipendi italiani siano crollati in pandemia è risaliti di poco durante il 2021, rimanendo sempre al di sotto della media UE, anzi restando tra gli ultimi.

La ricerca ha anche evidenziato come il divario salariale tra Germania e Francia, da una parte, e l’Italia dall’altra si sia ampliato ulteriormente. Ci consola solamente vedere i dati della Spagna, che sono peggiori dei nostri.

  • un italiano mediamente guadagna 29.440 € all’anno
  • uno spagnolo guadagna 27.404 € all’anno

Dati raccapriccianti, se confrontati con Germania e Francia, dove si guadagnano rispettivamente 44.468 € all’anno e 40.170 € all’anno.

La media degli stipendi dell’eurozona si attesta intorno a 37.400 €. Salta subito all’occhio che in Italia si guadagnano quasi 10.000 € in meno all’anno rispetto alla media.

Scuola: emergenza stipendi! I docenti sono penalizzati due volte

Stando ai dati appena analizzati, si capisce subito che qualcosa non sta funzionando nel sistema retributivo italiano.

Il presidente dell’associazione nazionale insegnanti e formatori ha infatti dichiarato che i docenti sono penalizzati doppiamente da questa situazione. Perché? Semplice, gli insegnanti che svolgono il proprio mestiere in Lussemburgo hanno un reddito medio di 110.000 €.

In Germania un docente percepisce al termine della sua carriera 80.000 €. E in Italia? In Italia un docente al termine della sua carriera percepisce la metà di un collega tedesco.

In questo specifico scenario, il giovane sindacato chiede di far percepire quanto prima possibile quanto è stato stanziato, circa 100 € lordi e 3.000 € di arretrati. Le richieste, però, non sono terminate, poiché si domanda di approvare nell’immediato un nuovo contratto con almeno altri 200 o 250 € lordi per dipendente.

Scuola ed emergenza stipendi serve un contratto collettivo nazionale ponte

Il presidente Anief Marcello Pacifico ha continuato il suo discorso rivolgendo una specifica richiesta: sottoscrivere con estrema urgenza un contratto collettivo nazionale ponte.

Questo contratto collettivo nazionale di passaggio dovrebbe servire a dare una risposta immediata agli stipendi, poiché questi ultimi sono sempre indietro rispetto al costo della vita, che aumenta sempre di più.

Pacifico ha poi continuato affermando che in questo quadro generale si ritiene che un forte passo in avanti possa essere una direttiva in arrivo sul salario minimo legale, che rappresenta un segnale di controtendenza anche per il comparto pubblico.

“Chiuso il contratto, peraltro già scaduto, del periodo 2019-2021, le parti potranno dedicarsi al rinnovo Contratto collettivo nazionale di lavoro 2022-24 sul quale collocare importanti risorse già con la Legge di Bilancio 2023.”

Il capo dell’associazione ha anche affermato che è di fondamentale importanza evitare che ci siano fughe in avanti con il decreto-legge numero 36, che è stato inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e approvato lo scorso 30 aprile dall’Esecutivo Draghi.

Il decreto, sempre secondo Pacifico dovrebbe essere rivoluzionato e modificato attraverso l’approvazione degli emendamenti presentati anche dalla stessa associazione.

 La conclusione del Presidente ANIEF sull’emergenza degli stipendi degli insegnanti

In conclusione, il leader dell’Anief ha detto che nel rinnovo del contratto attuale occorrerà anche modificare differenti punti che sono di fatto ancorati all’anno 2006.

Tra questi troviamo sicuramente lo smart working e il diritto alla disconnessione.

Inoltre, abbiamo anche le seguenti tematiche:

  • i rapporti amministrazione-sindacati,
  • la gestione del periodo di rinnovamento dei contratti,
  • una tutela maggiore per il personale e per il loro compenso,
  • maggiori tutele per chi fruisce di percorsi di protezione relativi alla violenza di genere,
  • provvedimenti specifici a tutela del personale delle Università e dipendente degli enti di ricerca non vigilati dal ministero dell’Università.
  • congedi per unioni civile, alla stregua dei congedi matrimoniali,
  • l’aumento del numero di giornate per i congedi parentali e per tutti quei lavoratori che abbiano compiti di cura in qualità di genitori o prestatori di assistenza.
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