Insegnamento: l'abilitazione è aperta a tutti i laureati

Il decreto 24 CFU emanato nel 2017 dal Ministero per l'Istruzione, l'Università e la ricerca, ha aperto la strada dei concorsi per la scuola, a migliaia di persone, in possesso dei requisiti minimi previsti, che hanno potuto così partecipare col tempo ai molti concorsi indetti per l'insegnamento. Requisito indispensabile, oltre la laurea, l'aver ottenuto i 24 CFU (crediti formativi) necessari per poter partecipare alle prove di selezione.

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Quello che sta succedendo da qualche anno a questa parte, non è solo il segnale di una generica tendenza a voler partecipare ai concorsi pubblici in nome di quel posto fisso tanto agognato. In realtà è la risposta costante del popolo di partecipanti ai concorsi, che si è scoperto incline all'insegnamento. In alcuni casi, più della vocazione, potè l'apparente semplicità nell'accesso ai concorsi per docenti, laddove è richiesto l'ottenimento di 24 CFU come prerequisito, oltre ovviamente ad una Laurea.

Diventare docente: un sogno diventato trend

Quello a cui stiamo assistendo, a partire dal 2017, anno in cui fu emanato il decreto per la riorganizzazione delle procedure di selezione del personale scolastico, è la proliferazione di corsi che abilitano alla partecipazione ai concorsi per diventare insegnanti.

Tramite una certificazione il più delle volte conseguita on-line, si spalancano le porte del paradiso del posto fisso a quanti ne hanno intravisto solo l’ombra negli anni che hanno preceduto questa riforma epocale.

Lo spartiacque, per tutti, è appunto la riforma introdotta dal D.lgs 59/2017 che ha introdotto il requisito dei 24 CFU come condizione necessaria e sufficiente per ottenere il via libera alla partecipazione al concorso ordinario.

Questa normativa, ribattezzata bonariamente dai suoi artefici (Governo Renzi) “Buona Scuola” s’inserisce in un quadro più ampio che include tra le altre,  la legge di delega 107/2015 recante "Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti".

Quest’ultima, impegnava il Governo ad adottare misure legislative in grado di ordinare e semplificare il frastagliato normativo riguardante la scuola e gli istituti preposti all’istruzione dei cittadini.

Dibattito in corso: vecchia scuola o nuovo corso?

Il dibattito è più acceso che mai tra i fautori della “vecchia scuola”, ovvero del sistema di preselezione che esigeva un’abilitazione all’insegnamento per avere diritto di accesso ai concorsi ordinari, e coloro che intravedono nella nuova normativa del 2017 un pertugio da lasciare aperto e in cui potersi inserire per avere una seconda possibilità dalla vita, a maggior ragione dopo aver perso ad esempio il lavoro con l’emergenza da Covid.

C’è da dire che l’aver aperto a tutti indistintamente, le porte del concorso, potrebbe portare a dei vantaggi in termini di maggiore selezione anche tra chi si è appena laureato, fresco di Università e dunque ha ad esempio maggiori skills nell’uso delle tecnologie.

Si perché il tallone d’achille della scuola, da anni, è una grave mancanza di approccio alle tecnologie, al sapere in formato digitale, alle modalità con cui poter accedere a fonti di sapere inesauribile di cui i database e programmi per pc sono custodi.

Una classe docente non avvezza all’uso dei pc è un qualcosa che irrimediabilmente si scontra con la realtà di oggi, dove tutto passa per linee invisibile tracciate da terminali sparsi nel mondo, cui i ragazzi si collegano nel tempo libero, spesso non consapevoli dei rischi che corrono in quello che ormai può essere definito un far web.

Da questo punto di vista, una selezione aperta a giovani aspiranti, colmerebbe, almeno questo è l’auspicio, il gap con docenti, non tutti ad onor del vero, che spesso per questioni di età o di abitudini, vedono il pc come una fonte di distrazione o, peggio, non hanno la capacità di utilizzarlo come richiesto.

Per chi suona la campanella

Selezionare nuovo corpo docente significa prima di tutto garantire un ricambio alla fonte del sapere, cui milioni di studenti si “abbeverano” ogni anno.

Ma, detta così, sembra più una frase ideale per un post "acchiappa like" sui vari social.

La realtà è molto diversa e più articolata.

Siamo di fronte ad una vera e propria “corsa al concorso”, che vedrà a marzo 2022 una nuova puntata in cui migliaia di aspiranti docenti si contenderanno le cattedre in palio e si troveranno di fronte sia coloro che hanno ottenuto il pass per parteciparvi mediante il vecchio metodo dell’abilitazione, sia chi ne sarà privo, perché entrato a partita in corso con il nuovo regolamento, ovvero quello dei 24 CFU.

Situazione concorsi ante 2017

La legge in passato, siamo nel 2015, prevedeva che per l’accesso ai concorsi da insegnante, a tutti i livelli, in quindi sia per la scuola d’infanzia, prima secondaria etc, occorreva essere in possesso del titolo dell’abilitazione all’insegnamento.

Tale paletto era stato pensato per evitare che giovani neolaureati, appena usciti dai banchi universitari, potessero passare da subito e senza la necessaria esperienza formativa, dall’altro lato della cattedra.

L’obiettivo era quello di incentivare percorsi formativi ad hoc o anche tirocini specifici in grado di formare gli insegnanti di domani.

Situazione concorsi attuale

Con la riforma della scuola è stata data la possibilità a tutti coloro in possesso di una laurea, di poter partecipare al concorso ordinario, previo accreditamento di 24 crediti attraverso piattaforme che li elargivano una volta conclusi con successo corsi previsti idonei al rilascio dei predetti crediti.

La strada, dunque, si è fatta decisamente in discesa per gli aspiranti docenti i quali, stando a quanto riportato nelle linee guida della normativa, per poter accedere alle prove di selezione per il concorso ordinario, devono rispettare i seguenti criteri:

  • Aver conseguito una laurea magistrale o specialistica o a ciclo unico o, in alternativa alla laurea, essere in possesso di un diploma di II° livello di alta formazione artistica, letteraria, musicale;
  • Aver conseguito 24 crediti formativi (CFU) che vertono nelle seguenti discipline: antropologiche, psico-pedagogiche, metodologie e tecnologie didattiche

Come si svolge il concorso

La nuova “infornata” di docenti, segue un piano ben preciso di riorganizzazione del sistema scolastico che prende le mosse dal cd. Decreto Rilancio (D.L. 19 maggio 2020, n. 34) che nelle premesse, ha il compito di immettere in ruolo per il triennio 2020-2021-2022, più di 30.000 docenti mediante assunzioni con contratti a tempo indeterminati.

Il concorso si svolge su base regionale e consta eventualmente, qualora il numero di domande sia eccessivo rispetto a quelle preventivate, di una prova preselettiva.

La prova preselettiva prevederà un numero massimo di 60 domande, presumibilmente a risposta multipla, da completare in un’ora di tempo.

Questa prima fase, servirà verosimilmente a ridurre il numero di partecipanti che, una volta superata la prova “filtro”, avranno diritto a partecipare alle successive prove del concorso vero e proprio, ovvero due prove scritte ed una orale, diversamente articolate.

Focus sulle prove

Ma veniamo adesso al fulcro del concorso ovvero le prove che, come è stato detto, sono suddivise in due scritte ed una orale.

Occorre fare una doverosa premessa, e cioè chiarire che il concorso è diverso a seconda che si tratti di un posto da insegnante generico oppure di sostegno.

Nel primo caso le prime due prove scritte saranno così suddivise:

  • Prima prova che verte sulle materie della classe di concorso di appartenenza del candidato (materie che fanno riferimento al percorso di studi in cui è stata conseguita la laurea del candidato)
  • La seconda prova scritta invece riguarda le materie oggetto dei 24 crediti cfu antecedentemente conseguiti, ovvero materie di natura pedagogica, psicologica, materie tecniche.
  • La terza prova, nonché ultima, verterà in un colloquio orale che prenderà in esame le conoscenze relative alla classe di concorso per la quale è stata presentata domanda (a seconda della laurea conseguita e del relativo piano di studi). Inoltre, verranno appurate le conoscenze di una seconda lingua (preferibilmente l’inglese) e nell’utilizzo di sistemi informatici.

Nel secondo caso, può accedere alle prove di preselezione e successiva selezione il personale già specializzato e, dunque, chi è già docente con alle spalle alcuni anni di insegnamento.

Le prossime date dei concorsi

Come dichiarato in una recente intervista dal Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, la macchina organizzativa è in moto ed è alimentata soprattutto dal piano di investimenti previsto dal PNRR che consentirà di immettere in ruolo centinaia di migliaia di docenti, cercando di limitare al massimo le situazioni di precarietà che, soprattutto negli ultimi anni, hanno visto la scuola primeggiare in questa triste classifica.

Nei “desiderata” del Governo c’è l’intenzione ben definita di organizzare su base annuale concorsi per docenti che siano in grado di rifornire la scuola di personale qualificato con l’auspicio che venga risolta, la piaga della precarietà tra gli insegnanti.

La possibilità di reperire nuovi docenti e di immettere a ruolo quelli già idonei e che fino ad oggi hanno avuto contratti a scadenza, è data soprattutto dal cd. Decreto Sostegni bis (D.L. 106/2021) che dovrebbe garantire nuovi ingressi a circa 70.000 insegnanti.

Decreto Sostegni bis: le novità all’orizzonte

Le principali novità introdotte dal Decreto Sostegni bis, varato quest’estate, sono le seguenti:

  • Velocizzazione delle procedure di selezione già avviate mediante concorsi di selezione lampo riguardo materie per le quali si registra la maggioranza dei posti vacanti (materie tecnico-scientifiche);
  • Snellimento della procedura concorsuale;
  • Impossibilità di iscriversi alla stessa tipologia di concorso (in base alla classe di appartenenza ) se non lo si è superato nella sessione dell’anno precedente.

Per chiunque volesse saperne di più, è disponibile al seguente link un breve video molto interessante, che riesce ad illustrare in maniera semplice e precisa tutti gli step previsti dal concorso docenti, con un occhio alla normativa vigente.

Insomma, la tematica è di quelle di sicuro interesse in quanto coinvolge potenzialmente un ventaglio di possibili candidati molto più ampio rispetto al recente passato.

Il consiglio, ovviamente, è quello di “affacciarsi ai binari” della scuola per non rischiare di perdere il prossimo treno in partenza nel 2022.