Smart working PA, come cambia da ottobre e dopo l’emergenza?

Green pass obbligatorio, mascherine, distanziamento, orari e turni, nuove modalità di lavoro e rinnovo dei contratti: quali sono le novità sullo smart working per la Pubblica Amministrazione? Cosa cambia dal 15 ottobre per i dipendenti pubblici? E con la fine dello stato di emergenza si potrà ancora lavorare da casa? Ecco le nuove regole sullo smart working negli uffici pubblici e presto anche in quelli privati.

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Fino al termine dello stato di emergenza, fissato attualmente al 31 dicembre 2021, non serve un accordo tra datore di lavoro e lavoratore per adottare lo smart working in modalità semplificata. Nella Pubblica Amministrazione, ad oggi, i livelli di lavoro agile sono variabili ma al di sotto del 60%.

Entro gennaio 2022, in ogni caso, devono essere fissate regole rigide e chiare affinché lo smart working diventi un’alternativa possibile solo per quei lavoratori le cui mansioni non richiedono particolari tecnologie per essere svolte. Il limite massimo di lavoratori “da casa” dovrà scendere al 15% per ciascuna amministrazione e limitarsi soltanto a coloro che ne hanno più bisogno (genitori con figli molto piccoli o con disabili a carico, oppure lavoratori fragili o portatori di disabilità).

Quali sono le regole in vigore dal 15 ottobre per svolgere lo smart working nella Pubblica Amministrazione? E che cosa cambia dal 2022, al termine dello stato di emergenza? 

Dal Green pass obbligatorio per entrare in ufficio al limite massimo di lavoratori agili per ciascuna amministrazione, dal piano di Brunetta per pianificare il lavoro pubblico ai tre turni di lavoro, fino al rinnovo dei contratti per gli statali. Ecco cosa ci aspetta nei prossimi mesi.

Smart working, cos’è e come funziona?

Definire lo smart working in modo chiaro non è affatto semplice: qualcuno lo traduce letteralmente come “lavoro agile”, oppure altri lo preferiscono chiamare “lavoro da remoto” o più semplicemente “lavoro da casa”. 

Quel che è certo è che lo smart working è uno strumento essenziale in periodi di crisi pandemica, nel momento in cui gli uffici sono costretti a chiudere, ma i servizi ai cittadini non possono mai fermarsi.

Il Ministero del Lavoro definisce lo smart working (ai sensi della legge numero 81 del 2017) come:

una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi.

Adottato sia nelle piccole aziende private sia nella pubblica Amministrazione, ad oggi lo smart working segue una linea semplificata che non prevede alcun accordo tra datore di lavoro e lavoratore. Ma ben presto verranno introdurre regole e norme molto rigide per organizzare e pianificare il lavoro agile.

Smart working: il 2021 che cambia l’Italia

L’Italia ha un po’ dovuto adattarsi al cambiamento che l’emergenza sanitaria ci ha riservato. Completamente (o quasi) estranea a questo strumento, nel corso della pandemia ha dovuto scoprire come utilizzare lo smart working affinché gli uffici pubblici e privati potessero proseguire le proprie attività garantendo ai cittadini i servizi minimi di riferimento.

In un primo momento, il lavoro agile ha seguito delle regole proprie, senza un indirizzo generale; ma con il passare dei mesi anche i dipendenti pubblici e privati hanno avuto modo di conoscere questa nuova modalità di lavoro.

A molti è piaciuto poter restare comodi a casa propria e lavorare direttamente dal divano o dalla propria scrivania domestica. Altri, invece, hanno rimpianto molto il rapporto con i colleghi e persino le liti che potrebbero essere scoppiate di giorno in giorno.

La Pubblica Amministrazione ha piano piano adottato un programma di rientro in ufficio che ha previsto dapprima una soglia del 50% di lavoro in smart working e 50% di presenza in ufficio

L’obiettivo, ad oggi, è quello di far rientrare in ufficio la maggior parte dei dipendenti degli uffici pubblici, arrivando a ridurre il lavoro agile al 15% del personale. Ma per farlo occorrono regole serie e rigide, oltre a un protocollo di sicurezza che possa proteggere tutti i lavoratori.

Smart working e lavoro nella PA: Green pass obbligatorio dal 15 ottobre

Sono in corso le riunioni, le discussioni e i confronti tra il Ministro della PA Renato Brunetta, il Ministro del lavoro Andrea Orlando, i sindacati e le parti sociali.

Il primo cambiamento in arrivo riguarda il Green pass, non solo per la Pubblica Amministrazione, ma in generale per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati, professionisti, autonomi, Partite Iva, ecc… 

Con l’ultimo decreto del Governo, infatti, è stato reso obbligatorio presentare il Green pass prima di accedere al lavoro. A partire dal 15 ottobre 2021, dunque, per accedere a uffici, fabbriche, studi professionali, aziende private o pubblici uffici si dovrà presentare la certificazione verde valida.

Quest’ultima si può ottenere in seguito al completamento del ciclo vaccinale (oppure a partire dal quindicesimo giorno dalla somministrazione della prima dose di vaccino), dopo l’effettuazione di un tampone (rapido o molecolare) con risultato negativo, oppure a meno di sei mesi dalla guarigione dal Covid (con certificato medico).

Tuttavia, non si prevede alcun automatismo per i lavoratori senza Green pass: ciò significa che il lavoratore privo di certificazione non verrà messo in smart working d’ufficio, ma si procederà alla sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio, come avviene in tutti gli altri settori lavorativi.

Ma le novità dal 15 ottobre non riguardano soltanto il Green pass: sono in arrivo nuovi contratti e regole rigide per gli statali. Vediamo di cosa stiamo parlando.

Smart working PA: le regole in vigore dal 15 ottobre

A partire dal 15 ottobre serviranno anche piani e regole rigide per regolare il lavoro agile: l’obiettivo ultimo è arrivare a gennaio 2022 con soltanto il 15% dei lavoratori pubblici in smart working. 

Eliminata la soglia minima del 50% di lavoro agile, nella Pubblica Amministrazione i tassi sono variabili. Il principio generale da rispettare in qualsiasi caso è, come disse Renato Brunetta in occasione dell’entrata in vigore del decreto Milleproroghe:

garantire l’erogazione dei servizi rivolti a cittadini e imprese avvenga con regolarità, continuità ed efficienza, nonché nel rigoroso rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente.

Secondo il programma di Brunetta, quindi, dal 15 ottobre i primi a rientrare in ufficio – con Green pass obbligatorio – saranno i lavoratori allo sportello e poi i lavoratori in back office, ovvero quelli impiegati nelle amministrazioni centrali e periferiche. Gradualmente si procederà a far rientrare anche molti dei dipendenti pubblici necessari.

Smart working PA: arrivano nuovi contratti per gli statali

Il primo rinnovo contrattuale, secondo le prime bozze di Aran e sindacati, dovrebbe riguardare il lavoro agile dei dipendenti pubblici di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici. Il loro lavoro deve essere, scrive il Corriere della Sera:

finalizzato a conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l’innovazione organizzativa garantendo, al contempo, l’equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa.

Ma lo smart working non verrà adottato d’ufficio, in quanto riguarderà soltanto quelle mansioni che godranno dei requisiti organizzativi e tecnologici adeguati per operare in modalità agile. Ciò significa, per esempio, che i lavoratori allo sportello o quelli in turno torneranno subito in ufficio.

Fino al 31 dicembre 2021, a causa della proroga dello stato di emergenza disposta dal Governo, sarà ancora possibile proseguire nello svolgimento del lavoro a distanza senza un accordo individuale, adottando la versione di smart working semplificato.

Tuttavia, il nuovo contratto rende impossibile lavorare dall’estero, ad eccezione delle aziende con sedi fuori dall’Italia, e fissa sulla carta orari, giorni a casa e in ufficio, e sede di lavoro. Saranno poi previste tre fasce di lavoro in smart working: operatività, contattabilità, inoperabilità. 

Soltanto quando il lavoratore si trova in stato di “inoperabilità” non è tenuto a leggere le e-mail aziendali, rispondere ai messaggi o collegarsi alla piattaforma aziendale (una sorta di diritto alla disconnessione).

Chi può accedere allo smart working nella PA?

Chiarite le regole che verranno piano piano adottate negli uffici pubblici, è bene sapere chi potrà proseguire il lavoro in smart working e chi, invece, sarà costretto a tornare in ufficio.

Inizialmente, come detto, potranno accedere allo smart working quei lavoratori le cui mansioni si possono svolgere in maniera ottimale anche da remoto, ovvero quei lavori che godono di organizzazione e tecnologia tale da poter essere svolti comodamente dalla propria abitazione.

Saranno privilegiati allo smart working anche i lavoratori con figli minori di 3 anni in casa o con soggetti con disabilità ai quali dare assistenza. Potranno, infine, accedere allo smart working anche i dipendenti pubblici più fragili o i lavoratori con disabilità.

È stata da subito esclusa l’ipotesi di far lavorare da casa i dipendenti che sono privi di Green pass: non si tratta di un automatismo. Chi si presenta in ufficio senza Green pass viene allontanato e sospeso dal lavoro.

Smart working PA: le regole nel post emergenza

A partire da gennaio 2022, con la fine dello stato di emergenza, lo smart working deve diventare strutturale. Ciò significa che servirà una legge a livello statale che possa regolamentare questa nuova modalità di lavoro che è diventata ormai una quotidianità per moltissimi dipendenti e lavoratori italiani.

Già sappiamo che, entro il 31 gennaio di ogni anno, ciascuna Amministrazione con più di 50 dipendenti dovrà redigere il Piano integrato attività e organizzazione (Piao), nel quale verranno spiegati – scrive un articolo del Corriere della Sera –:

gli obiettivi programmatici e strategici della performance e la strategia di gestione del capitale umano.

Inoltre, a partire da gennaio 2022 gli uffici pubblici potranno adottare lo smart working nel limite massimo del 15%. 

Quel che è certo è che dal prossimo anno, con la fine dello stato di emergenza, lo smart working richiederà un accordo tra il datore di lavoro e il singolo lavoratore.

Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha già anticipato che se non verrà raggiunto un accordo con i sindacati e le parti sociali, si provvederà a regolamentare lo smart working per legge. Fino a quando non ci sarà un accordo, quindi, non potremmo conoscere le regole per proseguire il lavoro in smart working.