Stipendi: l’aumento imposto dall’UE! Le ultime!

Aumentano gli stipendi dei lavoratori italiani? Può accadere, grazie ad un intervento dell'Unione Europea! Vieni a scoprire le ultime qui.

In Italia c’è sempre il solito problema: stiamo parlando degli stipendi che risultano sempre essere estremamente bassi. 

Ebbene, a Palazzo Chigi sembrano non esserci buone notizie per quanto riguarda l’approvazione del salario minimo, in quanto si sostiene che in questo modo verrebbe danneggiata la contrattazione collettiva.

Insomma, nonostante le numerose richieste che sono giunte da molti rappresentanti politici, sembra che l’idea del salario minimo non possa trovare alcuna applicazione in futuro. Tuttavia, questa sarebbe potuta essere una mossa saggia, soprattutto se pensiamo a tutti i lavoratori che stanno perdendo il potere d’acquisto con i loro stipendi a causa dell’inflazione. 

Infatti, come da alcune nozioni di economia politica potresti sapere, l’inflazione è un aumento generale del livello dei prezzi che grava, in particolar modo, su coloro che percepiscono redditi fissi, quali lavoratori e pensionati. 

Nessuna possibilità per il salario minimo, quindi il nostro Paese rientra tra i 6 che ancora non hanno una legge in tal senso. 

Eppure, non è ancora stata detta l’ultima parola in quanto l’Unione Europea potrebbe varare una legge che comporterebbe l’aumento degli stipendi degli italiani. 

Ma quali sono le ragioni? Qual è la differenza tra gli stipendi che vengono percepiti in Italia rispetto al resto dell’Europa? In questo articolo andremo a rispondere a questi dubbi, ormai sempre più frequenti. 

Qual è lo stipendio di un lavoratore dipendente in Italia?

Partiamo subito a scoprire quanto guadagna un lavoratore dipendente che viene assunto nel nostro Paese. 

Insomma, si parla sempre più spesso di giovani che non immaginano più il loro futuro in Italia, ma lo sognano all’estero. Ma perché?

Beh, devi sapere che gran parte di tale decisione è data dalla possibilità di poter ottenere condizioni di vita (anche a livello lavorativo ed economico) maggiormente sostenibili.

Nell’Eurozona il salario medio lordo di un lavoratore dipendente è di 37,4 mila euro lordi all’anno, anche se alcuni Paesi presentano dei picchi più o meno considerevoli, come il caso della Germania, dove il salario medio lordo è di 44.468 euro all’anno. 

Attenzione: ricorda che quanto siamo dicendo è lordo, ossia non parliamo di netto, quindi con le tasse già eliminate dal calcolo. 

Ma cosa possiamo dire dell’Italia? Beh, in questo caso dobbiamo considerare che il nostro Paese presenta uno stipendio medio lordo inferiore a quello della media europea. 

Infatti, questo si attesta intorno ai 29mila euro lordi all’anno, dai quali devono poi essere sottratte le tasse che, come sappiamo, in Italia gravano in maniera pesante su ogni cittadino. 

Eppure, in Italia ci sono anche molti altri mezzi che possono eludere quelle che sono le norme previste per gli stipendi. 

Insomma, la legge c’è, ma spesso viene ignorata. Andiamo a comprendere quali sono le ragioni. 

Lo stipendio in Italia: qual è la situazione attuale! Possibile intervento dell’Europa!

Come abbiamo affermato nel corso dell’introduzione di questo articolo, l’Unione Europea potrebbe operare un intervento importante nel nostro Paese, in modo da agire dove il Governo Draghi per ora non sta agendo. 

Si tratta della tematica degli stipendi e dell’approvazione delle leggi sul salario minimo che, ricordiamo, sono attive quasi in tutti i Paesi dell’Unione, ovviamente ad esclusione dell’Italia e di altri 5 Paesi. 

Ebbene, tutto questo porta a condizioni di lavoro spesso poco dignitose ed economicamente umilianti. 

Inutile dire continuamente che la colpa del fatto che gli italiani, specie i giovani, non lavorano sia tutta da attribuire al Reddito di Cittadinanza in quanto spesso e volentieri le ragioni per le quali non vengono accettati molti contratti sono relative agli stipendi.

Inoltre, come ben sappiamo, il Covid-19 e la successiva Guerra tra Russia e Ucraina hanno messo a dura prova il tessuto economico del nostro Paese. 

La Guerra ha portato con sé anche un fenomeno che l’Unione Europea deve tenere a bada a qualsiasi costo, pena un collasso economico. Stiamo parlando dell’inflazione. 

Come abbiamo sottolineato in precedenza, l’inflazione è l’aumento generale del livello dei prezzi dovuto ad una perdita di potere d’acquisto della moneta. 

Ebbene, l’inflazione danneggia principalmente coloro che percepiscono redditi fissi in quanto non vedono il loro stipendio aumentare, ma i beni si. Dunque, con gli stessi solfi potranno acquistare una quantità inferiore di beni e servizi. 

Ecco, in questi casi i 200 euro erogati una tantum che arriveranno nel corso del mese di luglio possono servire, ma non apporteranno un grande cambiamento visto che i beneficiari li riceveranno esclusivamente a luglio.

Lo stipendio in Italia: le norme e come possono essere evitate!

Ma in che modo l’Unione Europea potrebbe aiutare quelli che sono gli stipendi dei lavoratori? In che modo potrebbe agire per aiutare queste persone ad avere un potere d’acquisto maggiore, specie in questo difficile momento? Andiamo a scoprirlo insieme nel dettaglio. 

Una delle problematiche principali che eludono quelle che sono le norme previste per il lavoro in Italia è data dalla grandissima mole di contratti che abbiamo a disposizione. 

Tra questi rientrano anche i famosi contratti pirata, ossia quelli che presuppongono un pagamento inferiore rispetto a quello stabilito dalla contrattazione collettiva. Tuttavia, questi sono possibili e non si tratta di evadere la legge, bensì di eluderla. 

La differenza tra evasione ed elusione è estremamente sottile, ma devi sapere che l’elusione è semplicemente trovare una scappatoia nella legge, al fine di ottenerne un beneficio. 

Ebbene, con l’intervento dell’Europa questo potrebbe diventare impossibile, apportando notevoli vantaggi a quelli che sono gli stipendi dei lavoratori. In questo modo i lavoratori stessi riuscirebbero a negoziare accordi maggiormente vantaggiosi per loro e potrebbero guadagnare ciò che davvero gli spetta, senza alcuna scappatoia. 

L’Europa può obbligare l’Italia ad aumentare gli stipendi? La risposta!

Nel corso di questo articolo abbiamo sottolineato più volte come l’Europa potrebbe intervenire per fare in modo che il nostro Paese riconosca delle condizioni economiche maggiormente vantaggiose per i lavoratori. 

Ma come farebbe l’Europa ad assicurare tutto ciò? Molto semplicemente per mezzo di una direttiva europea che noi, da Paese membro dell’Unione, saremmo tenuti a recepire. 

Ma quali potrebbero essere le misure che obbligherebbero l’Italia a cambiare quelle che sono le norme (facilmente eludibili) sugli stipendi?

Le ipotesi sono due: la prima fa riferimento all’applicazione del salario minimo, come avviene in moltissimi altri Paesi all’interno dell’Unione Europea, al fine di garantire condizioni economiche minime di stabilità per ogni lavoratore italiano. 

In questo modo l’obiettivo sarebbe quello di ridurre i casi nei quali il lavoratore viene pagato molto meno di quello che gli spetterebbe per le mansioni che svolge. 

Ma abbiamo anche una seconda ipotesi, che prevede un maggiore ricorso alla contrattazione collettiva, in modo che almeno il 70% dei lavoratori sia coperto da tale tutela. 

Ebbene, come avrai ormai capito sembra proprio che in Italia non si riesca a trovare un accordo per quanto riguarda il salario minimo, come ha dichiarato anche il Ministro Andrea Orlando. Di conseguenza, l’ipotesi più plausibile sarebbe la seconda. 

Tuttavia, nonostante le difficoltà che il nostro Paese sta riscontrando, la situazione è sempre più insostenibile e questo potrebbe portare ad una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. 

Speriamo che possa arrivare subito una riforma che possa garantire un aumento dello stipendio per coloro che riversano in condizioni di crisi in quanto sottopagati. 

Francesca Ciani
Francesca Ciani
Copywriter, classe 1998. Appassionata di marketing, digital e pubblicità fin da bambina, dopo un percorso di ragioneria, ho ottenuto una laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano e, successivamente, ho conseguito un master in Marketing Management. Troppo creativa per essere ragioniera, troppo analitica per essere un’artista: sono diventata social media manager e seo copywriter. Parlo tanto, scrivo ancora di più e ho sempre miliardi di idee.
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