Stop al blocco licenziamenti! 2 mln di lavoratori a rischio

Il DL Sostegni bis è finalmente entrato in vigore e ha eliminato purtroppo il blocco licenziamenti. A partire dal 1 luglio, secondo i dati raccolti da Governo e Sindacati, saranno a rischio dai 100.000 ai 2 milioni di posti di lavoro. Nel tentativo di arginare l’effetto devastante di questa manovra, l’esecutivo ha introdotto due misure: il contratto di espansione e il contratto di rioccupazione. Vediamo tutte le novità!

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Il DL Sostegni bis è stato firmato dal presidente Sergio Mattarella il 25 maggio 2021 e, come era stato annunciato, non contiene nessuna proroga al blocco licenziamenti.

Di fatto il blocco è sospeso a partire dal 1 luglio e si prepara uno scenario apocalittico, stando alle ricerche di Governo e sindacati sono dai 100.000 ai 2 milioni i posti di lavoro a rischio tra luglio e novembre 2021.

L’unica eccezione vige per i lavoratori in cassa integrazione, per i quali il blocco licenziamenti si protrarrà fino al 31 dicembre 2021.

È stato poi inserito nel decreto il cosiddetto “contratto di rioccupazione”, cioè una misura che prevede agevolazioni fiscali per i datori di lavoro che sceglieranno di non licenziare.

Ad ogni modo, i sindacati hanno posto l’attenzione su come tali misure possano avere una valenza forse nell’immediato, ma se non si pensa ad una soluzione reale e concreta nel 2021 potrebbe esserci una vera e propria strage di posti di lavoro.

Che cos’è e come funziona il blocco licenziamenti

Tra le misure pensate per arginare la crisi economica dovuta allo scoppio della pandemia il Governo Conte aveva introdotto il blocco dei licenziamenti.

L’ultima scadenza era fissata a marzo 2021, ma la Legge di Bilancio 2021 aveva prorogato la misura fino al 30 giugno.

Di fatto fino a questa data non sarà possibile attuare alcun tipo di licenziamento né collettivo né individuale. Fanno eccezione i datori di lavoro che licenziano per motivi disciplinari o per cessazione dell’attività.

A luglio la misura non sarà più attiva perché non è stata prorogata ulteriormente, questo vuol dire che dobbiamo aspettarci dopo tale data una massiccia perdita di posti di lavoro.

In ogni caso, le aziende che intendono avviare un licenziamento collettivo che supera le 15 persone sono per legge obbligate a inviarne comunicazione ai sindacati, così da iniziare le consultazione in cui si stabiliranno anche i criteri di licenziamento.

L’Avv. Roberto Amati spiega nel dettaglio il funzionamento del licenziamento collettivo nel suo video YouTube:

Dal 1 luglio via ai licenziamenti, ma anche al contratto di rioccupazione 

Nel tentativo di arginare la situazione il Decreto Sostegni bis ha introdotto la possibilità di ottenere un esonero totale dagli addizionali da pagare fino al 31 dicembre, per i datori di lavoro che al posto di licenziare scelgono la cassa integrazione ordinaria, poiché la CIG con causale Covid-19 non sarà più disponibile. 

In poche parole per i datori di lavoro da giugno a dicembre scelgono di ridurre la propria attività e chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti, sarà attivo il blocco licenziamenti, ma la CIG sarà completamente gratis.

Tuttavia, l’applicazione di questo beneficio è vincolato all’utilizzo dei fondi disponibili che sono circa 164 milioni di euro, terminati i quali non ne saranno stanziati altri.

Accanto a questo, tra le misure volte a scongiurare la crisi dei licenziamenti è stato previsto anche un contratto di di rioccupazione, cioè la possibilità per i datori di lavoro che scelgono di non licenziare, di ottenere uno sgravio fiscale totale relativo ai contributi previdenziali, per la durata di sei mesi. Terminato il semestre se il datore di lavoro sceglie di licenziare dovrà restituire allo Stato i contributi da cui era stato precedentemente esonerato.

Sono da 100.000 a 2 milioni i lavoratori a rischio licenziamento

Sia i Sindacati che gli organi governativi hanno avviato i propri studi per capire qual è il numero dei lavoratori a rischio.

I dati raccolti da INPS, MEF e ANPAL, che descrivono lo scenario più roseo possibile, parlano comunque di una cifra per i posti di lavoro a rischio che si aggira tra i 60.000 e i 100.000. 

Secondo le indagini pubblicate nella Memoria del DL Sostegni e condotte dall’Ufficio di Bilancio i lavoratori ad alto rischio licenziamento sono quelli la cui attività ha subito un arresto di almeno sei mesi. La Memoria identifica tra i 100.000 e i 300.000 lavoratori a rischio.

Molto diversi i dati dei sindacati, con la UIL che ha lanciato l’allarme e secondo la quale il numero reale di licenziamenti potrebbe arrivare fino a 2 milioni. In ogni caso si prepara uno scenario devastante che acuirà ancora di più la crisi.

La guerra tra i sindacati e Draghi è iniziata

Sulla fine del blocco licenziamenti si è espresso con parole molto forti Maurizio Landini, leader della CGIL, che ha accusato la sinistra parlamentare di aver completamente abbandonato i lavoratori.

Secondo i sindacati il blocco dovrebbe protrarsi almeno per tutto il 2021 così da dare la possibilità allo Stato di attuare una serie di interventi a sostegno sia dei lavoratori che dei datori di lavoro, così da mettere questi ultimi nella condizione di non dover licenziare.

Di fatto il blocco licenziamenti va ad interrompersi quando la crisi pandemica, e quindi economica, non è ancora terminata e quando i datori di lavoro sono stati lasciati per mesi senza i doverosi aiuti. Ricordiamo infatti che se i Ristori alla Partita Iva 2021 sono stati erogati velocemente, così non è stato nel 2020 quando per mesi sono mancati i contributi a fondo perduto, bloccati dalla difficoltà di erogazione.

Che cos’è il contratto di espansione e come funziona

Tra le operazione volte a scongiurare l’ondata di licenziamenti si è pensato anche ad una modifica del contratto di espansione, sempre introdotta nel DL Sostegni bis per volere del Ministro Orlando.

Il contratto prevedeva già la possibilità per le aziende con 1.000 dipendenti di ricorrere al pensionamento anticipato dei lavotratori al fine di evitare il licenziamento.

Attualmente però la misura è stata modificata e possono usufruirne tutte le aziende con almeno 100 dipendenti, le quali hanno la possibilità di pensionare i lavoratori a cui mancano meno di 60 mesi dalla pensione.

Anche in questo caso la nuova introduzione non ha lasciato contenti i sindacati i quali lamentano che il Governo stia attuando misure non efficienti a scongiurare la tragedia. Sia il contratto di espansione che quello di rioccupazione possono avere una valenza nell’immediato, ma a nulla serviranno sul lungo periodo.

A cui si aggiunga che il contratto di espansione è una misura rivolta solo alle aziende con più di 100 dipendenti, quindi la gran parte delle piccole Partite Iva, che più di tutti hanno risentito della crisi, ne è completamente esclusa.