Strumento di attivazione al lavoro: come funziona, quando arriva e importi

Strumento di attivazione al lavoro: l'alternativa all'Assegno di inclusione per i soggetti tra i 18 e i 59 anni che sostituisce il RdC.

Prende il nome di strumento di attivazione al lavoro (Sda) ed è l’alternativa, per i soggetti occupabili con età compresa tra i 18 e i 59 anni, all’Assegno di inclusione (Adi).

Si fa già fatica a star dietro ai nuovi nomi e sigle di quelle che sono le misure che andranno a sostituire definitivamente il Reddito di cittadinanza.

Con l’approvazione del Decreto Lavoro, avvenuta il 1° maggio, il governo ha definito la linea d’azione per mettere in campo nuove misure di sostegno alle famiglie in difficoltà economiche e di inserimento nel mondo del lavoro.

A sostituire il Reddito di cittadinanza, dunque, saranno due diverse misure: da una parte l’Assegno di inclusione (Adi) e dall’altro lo strumento di attivazione lavorativa (Sda).

È su quest’ultimo punto che vogliamo concentrarci in questo approfondimento. Lo strumento di attivazione permetterà a cittadini e cittadine in condizioni di povertà assoluta, di contare su un sostegno economico pur non avendo i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione.

Cos’è e come funziona lo strumento di attivazione al lavoro

Proseguendo nella direzione di un’abolizione del Reddito di cittadinanza nel 2024, il governo Meloni ha deciso di introdurre due diverse misure:

  • l’Assegno di inclusione, riservato alle famiglie al cui interno siano presenti un minore, un disabile o un over 60, e che permette di ottenere un assegno mensile di 500 euro;

  • lo strumento di attivazione per i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni non considerati “fragili” (i cosiddetti occupabili) che non hanno i requisiti per accedere all’Adi.

I primi chiarimenti in merito a questo contributo vengono forniti dal Comunicato stampa n. 32 del Consiglio dei Ministri, in cui si parla di un contributo diverso rispetto all’Assegno di inclusione:

volto a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive.

Il governo, dunque, rimarca la distinzione tra i cittadini che possono lavorare e quelli che non possono farlo. Per i primi, se inseriti in un percorso di formazione al lavoro, è previsto un rimborso spese per il periodo di formazione.

In particolare, parliamo di un contributo mensile di 350 euro di cui è possibile beneficiare solo se si posseggono determinati requisiti.

Requisiti per ottenere l’assegno di 350 euro per la formazione

Il contributo è accessibile da coloro che non hanno i requisiti di accesso all’Assegno di inclusione, così come per coloro che fanno parte di un nucleo familiare che lo percepisce, ma non sono calcolati nella scala di equivalenza.

Per ottenere i 350 euro sarà indispensabile partecipare ad attività formative o progetti utili alla collettività (servizio civile compreso).

Oltre al legame tra percorsi di formazione e diritto a ricevere il rimborso spese, è anche necessario avere un ISEE che non superi i 6.000 euro.

Per quanto riguarda gli altri requisiti, vi sono molti punti in comune con quelli necessari per accedere all’Assegno di inclusione:

  • avere residenza in Italia per almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 continuativi;

  • rispettare il limite massimo di reddito fissato a 6.000 euro annui;

  • rispettare il limite massimo fissato per il patrimonio immobiliare (non superiore a 30.000 euro) e per il patrimonio mobiliare (non oltre 6.000 euro);

  • non risultare intestatario di autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, così come di barche, navi ecc.

Come richiedere i 350 euro per la formazione

Quando entrerà in vigore il nuovo strumento di attivazione al lavoro, i cittadini e le cittadine interessate a ricevere questa sorta di rimborso spese potranno presentare un’apposita domanda online.

Dopodiché, il cittadino dovrebbe essere convocato al Centro per l’impiego e firmare:

  • il patto di attivazione digitale con il quale si accetta di partecipare alle iniziative e alle attività formative proposte dai Centri per l’impiego;

  • il patto personalizzato che include le attività formative più adatte al cittadino.

Dopo aver firmato il patto di attivazione digitale e il patto personalizzato, il cittadino potrà cominciare a ricevere le offerte di lavoro oppure essere incluso nei progetti formativi organizzati.   

Strumento di attivazione al lavoro: quando arriva e quanto dura

In merito all’Assegno di inclusione, sappiamo che la sua operatività non partirà che dal prossimo anno.

Lo strumento di attivazione al lavoro, invece, potrà essere accessibile già a partire da settembre di quest’anno. Coloro che dovranno rinunciare al Reddito di cittadinanza perché scaduti i 7 mesi, dunque, potranno contare sulla nuova misura.

Per quanto riguarda la durata del beneficio, va detto che i 350 euro possono essere percepiti per un periodo non superiore ai 12 mesi, senza possibilità di rinnovo (a differenze dell’Adi che può essere fruito per 18 mesi con un rinnovo per ulteriori 12 mesi).

 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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