Pensioni, dal 2023 questi pensionati avranno un taglio sull’assegno fino 175 euro al mese

Pensioni 2023 in arrivo, un taglio dell’assegno che riguarderà all’incirca 3 milioni di pensionati fino a 175 euro al mese.

Quando parliamo delle pensioni del 2023 non sempre abbiamo buone notizie. In questo caso, infatti, parliamo di un taglio dell’assegno che riguarderà all’incirca 3 milioni di pensionati e che potrà raggiungere la soglia dei 175 euro mensili.

Si tratta del meccanismo della tagliola sulla perequazione, che sarà biennale e che, pertanto, riguarderà le pensioni del 2023 e del 2024. Inoltre, anche le indicizzazioni future saranno applicate a degli importi ridotti, con il risultato che i tagli sugli assegni, non solo saranno strutturali, ma anche crescenti.

Pensioni 2023, il sacrificio di chi ha assegni medio-alti

Nella Manovra relativa al 2023 si è parlato molto di pensionamenti anticipati, oltre che di flessibilità in uscita, ma non è tutto: l’esecutivo guidato dal Presidente Meloni, infatti, ha richiesto un notevole contributo ai pensionati che percepiscono assegni medi e alti. Per il taglio alle rivalutazioni vanno presi in considerazione due punti coincidenti.

Innanzitutto, un tasso dell’inflazione mai visto prima negli ultimi quarant’anni;

poi, l’ammontare della stretta progressiva che, per questa circostanza, tocca livelli di taglio molto più pesanti rispetto agli anni precedenti, che erano fissi al 75%.  

Insomma, chi non riceverà l’aumento dovuto degli importi delle rivalutazioni delle pensioni nel 2023? Parliamo, a tal proposito di pensionati che percepiscono assegni medio-alti. In sostanza, si tratta di tutti coloro che godono di una pensione che supera di quattro volte l’importo minimo corrisposto, dunque, i cittadini in pensione che ricevono mensilmente trattamenti pensionistici pari almeno a 2.101,52 euro al mese.

Dai 2.101,52 euro il tributo corrisposto verso i conti pubblici aumenta progressivamente all’aumentare della stessa pensione.

Pensioni 2023, chi ci perde e chi ci guadagna

Stando a quanto riportato negli ultimi censimenti dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, i pensionati che subiranno ingenti tagli sulle pensioni 2023 e, poi, 2024, sono poco più di tre milioni. Si tratta di una platea di cittadini coinvolti molto più corposa, se confrontata ai cittadini che godranno delle nuove disposizioni introdotte in Manovra di Bilancio.

E’ stata approvata, infatti, una rivalutazione delle pensioni minime pari al 120%, che si rivolge a poco più di 2 milioni di titolari di trattamenti pensionistici.

A tal proposito ricordiamo come aumenta la pensione minima nel 2023: l’assegno minimo della pensione nell’anno corrente è pari a 524,35; importo che, indicizzato al tasso di inflazione pari al 7.3%, avrebbe nel 2023 un aumento di 38,2 euro, portando la pensione minima a 562 euro. Con la rivalutazione del 120% rispetto all’inflazione, il Governo Meloni ha innalzato ulteriormente gli importi delle pensioni minime nel 2023, fino a fargli raggiungere il tetto di 600 euro mensili.

Ma torniamo a noi, andiamo a scoprire come verranno tagliati gli assegni delle pensioni nel 2023 e nel 2024, per chi percepisce trattamenti medio-alti.

Ecco i tagli applicati sulle pensioni 2023, per sei fasce di trattamento

I tagli, o rinunce, sugli assegni delle pensioni 2023 variano a seconda delle fasce dei trattamenti percepiti, che sono state definite all’interno della Legge di Bilancio per il prossimo anno.

Confrontando il meccanismo 2023, con quello attuale che suddivide i pensionati in tre differenti livelli, ci si rende conto che la rinuncia dell’aumento è di poco conto per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo, dunque tra i 2.101,52 e 2.696,90 euro; ad esempio, con un trattamento di 2.500 euro il taglio sarà di circa 18 euro.

Il divario con l’attuale procedura, però, si fa sempre più cospicuo via, via che si aumenta di fascia. Ad esempio, con pensioni di 4.000 euro il taglio cresce a 73 euro, fino ad arrivare ai 175 euro per pensioni pari o superiori a 6.000 euro lordi al mese.

Ricordiamo che tale perequazione non agirà solo sulle pensioni 2023, ma anche per quelle relative al 2024. Ma in cosa consistono questi tagli? E perché sono stati applicati? Vediamo insieme il calcolo.

Le nuove fasce

Ricordiamo che la perequazione, dunque, il ricalcolo delle pensioni sulla base del tasso di inflazione, per il 2023 funziona così:

  • è pieno, dunque, al 100% (pari nel 2023 a 7.3%) per pensioni fino a quattro volte il minimo, dunque, intorno ai 2.100 euro;

  • scende all’80% per gli assegni pari o inferiori a cinque volte l’importo minimo;

  • arriva al 55% per trattamenti compresi tra le cinque e le sei volte il minimo;

  • arriva al 50% per importi compresi tra sei e otto volte il minimo;

  • al 40% per chi ha pensioni tra otto e dieci volte il minimo;

  • fino ad arrivare al 35% per pensioni che superano le dieci volte il minimo, dunque, sopra i 5.250 euro.

Insomma, la differenza sostanziale tra il vecchio e il nuovo meccanismo sta che nel precedente la perequazione non scendeva al di sotto del 75%, mentre con il nuovo è arrivata al 35%.

Come cambieranno le pensioni nel 2023

Le pensioni del 2023 cambieranno, dunque, con una perequazione piena al 7.3% per le prime fasce e con una perequazione progressivamente ridotta per le fasce più elevate.

Questo nuovo modus operandi applicato sulle pensioni 2023 e 2024 comporterà un’indicizzazione futura applicata su importi ridotti. Per queste sei fasce, infatti, si può parlare di una perdita strutturale e crescente, che procederà parallelamente alla perdita di risparmi della finanza pubblica.

Ricordiamo, infine chi può andare in pensione nel 2023: con Quota 103 accederanno al pensionamento i cittadini con 41 anni di contributi e 62 anni di età.

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