Tassazione TFR: liquidazione e tasse 2022! Cosa sapere?

La destinazione del nostro TFR è una scelta fondamentale, perché in base all’opzione scelta potremmo raggiungere dei vantaggi o andare incontro a pregiudizi anche di rilievo. Guida su come muoversi con la destinazione del TFR: definizione, calcolo, tasse e Modulo TFR2 in download, per effettuale la comunicazione della propria scelta.

Image

Iniziamo chiarendo subito le basi del discorso:

il TFR spetta al lavoratore a prescindere da quale sia la causa della cessazione del rapporto di lavoro.

come ci spiega anche laleggepertutti.it

Ed è previsto all'interno di ogni tipo di contratto. 

Hai diritto al TFR nel caso in cui tu decida autonomamente di licenziarti, perchè i presupposti del rapporto lavorativo non ti vanno più a genio, perchè non sei soddisfatto delle mansioni che ti vengono assegnate, oppure hai da ridire sul trattamento economico che ti viene riservato.

O magari semplicemente hai trovato di meglio e desideri affrancarti da un contesto lavorativo che ormai vivi come frustrante o poco stimolante.

Rasserenati: il Trattamento di Fine Rapporto non ti sarà negato!

Mantieni lo stesso diritto anche nel caso in cui la decisione di interrompere il rapporto nasca dalla voltà del datore di lavoro: il TFR, altrimenti detto liquidazione, ti spetterà sempre.

Il problema della scelta della destinazione  del TFR si pone quando iniziamo a lavorare come dipendenti.

Perchè si tratta di una decisione fondamentale? Perché in base all’opzione scelta potremmo avere dei vantaggio o andare incontro a inconvenienti anche piuttosto importanti.

Come lavoratore dipendente, puoi scegliere tra queste 2 opzioni:

  • mantieni il TFR in azienda.
  • lo versi in un fondo di previdenza integrativa - altrimenti detto fondo pensione.

Quando arriva il momento di determinare la destinazione del TFR, c'è chi viene colto da un vero e proprio senso di sconcerto. C’è consiglia una soluzione e chi afferma l’esatto opposto.

Secondo la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, il cui sito di riferimento è covip.it

 La decisione di propendere per il fondo pensione NON è revocabile, mentre il fatto di mantenere il TFR in azienda è cosa reversibile.

Alla fine le domande si affollano come corvi nella mente e diventano nodi complessi da districare. Intanto il tempo passa e non sappiamo nemmeno se abbiamo agito nel modo più vantaggioso per noi stessi.

Questo articolo è rivolto a tutti quei lavoratori dipendenti che desiderano fare chiarezza su dove destinare il TFR.

Cos'è il TFR

Una specie di retribuzione prorogata, destinata secondo un calcolo per rate annue.

Chiarisce pensionielavoro.it

Allude a quella retribuzione corrisposta al dipendente, in conconcomitanza con l'interruzione del rapporto di lavoro. Questo è valido nella maggior parte dei casi, eccetto le circostanze in cui il TFR, su richiesta, venga anticipato.

Esso matua nel corso delle mensilità, accumulandosi nel corso dell'anno. la legge configura il TFR come un obbligo retributivo nei confronti del dipendente, indipendentemente dal suo ruolo.

Le controparti sulle quali fondiamo la nostra definizione rimangono dunque il titolare e il lavoratore. Secondo principio base del contratto di lavoro nei contesti privati, il pagamento del TFR è un vincolo a cui è soggetta l'azienda.

Le norme che regolamentano l’intervento del TFR sono sempre valide, a meno che l'azienda non abbia già avviato, verso i propri creditori, una procedura fallimentare, il concordato preventivo oppure il concordato fallimentale.

Di fatto, il TFR è definibile anche come una parte dello stipendio.

Esso ammonta al 7,41% della retribuzione lorda, dalla quale bisogna sottrarre lo 0,5% che spetta al Fondo di Garanzia dell’INPS.

Da puntualizzare come nel caso di insolvenza dell'azienda e dopo l'apertura di una delle procedure concorsuali sopra elencate (che ne determinano lo stato di crisi), il trattamento di fine rapporto, debitamente quantificato,viene erogato ai lavoratori dal Fondo di Garanzia.

Esso rimane deputato a intervenire in tutti i casi di dissoluzione del rapporto lavorativo subordinato.

Conditio sine qua non : è necessario accertare l'insolvenza del sostituto d'imposta.

Come è possibile calcolare il proprio TFR?

Meglio tentare con il calcolo annuale e poi calcolare la somma.

Dovendo definire l’ammontare del TFR complessivo, quindi non su base annua, non è consigliabile ritenere la somma dei singoli TFR come soluzione finale.

La sottrazione in tal modo sarebbe di fatto soggetta ad un'approssimazione eccessiva.

In buona sostanza, il TFR può generalmente essere approssimato con il 6,91% del tuo stipendio lordo.

Dove destinare il TFR

Trascorsi sei mesi dall’assunzione, e in totale assenza di ogni comunicazione a riguardo si considera di norma il silenzio assenso

Il sostituto d'imposta ha facoltà di spostare il TFR in un fondo pensionistico, così come concertato collettivamente, sia a livello territoriale che aziendale.

- fiscoetasse.com

La legge finanziaria del 2007  sancisce il principio di libertà in virtù del quale ogni lavoratore subordinato può esercitare il diritto di scelta su dove trasferire lo spettante TFR aziendale.

Si può mantenere in azienda oppure destinare con lungimiranza alla propria pensione, ma la decisione è comunque pilotata da condizioni circostanziali.

La dimensione dell'azienda determina la libertà di scelta:

  • quando un’azienda non raggiunge 50 dipendenti, la destinazione del TFR risulta praticamente una scelta obbligata: in questo caso il TFR resta effettivamente presso l’impresa e non cambia nulla rispetto alla legge del 2007
  • se l’azienda ha più di 50 dipendenti, potrai scegliere autonomamente a chi destinare il TFR.

In molti purtroppo sono vincolati da tale soglia e quindi neanche si pongono il problema della destinazione del TFR.

Negli ultimi anni però con l'inasprimento della questione pensionistica, certo tipo di consapevolezza si è fatto strada nei calcoli presonali dei dipendenti: capire a chi destinare il TFR e dove conviene metterlo diventa un problema di indubbia urgenza.

Questa scelta assume i toni di una decisione strategica al fine di ottenere una rendita integrativa vitalizia da aggiungere alla propria pensione pubblica.

Pensione pubblica che, verosimilmente, non sarà sufficiente a condurre un'esistenza dignitosa.

Cosa è dunque più conveniente?

Destinazione TFR: scelta fondamentale.

Conviene versare il fondo TFR nella pensione.

Dopo una vita di lavoro e sacrifici, rivendicare il proprio diritto alla dignità è doveroso verso sè stessi e i propri cari, dunque, qualora fosse possibile, destinare il proprio TFR al fondo pensionistico si rivela una scelta vincente sotto molti aspetti.

Tanto per cominciare, versando il TFR su un fondo ti permette di aggirare qualunque rischio legato alla sostenibilità dell’azienda nella quale lavori.

Ricordiamo però che solo nell'ambito di attività medio-grandi il TFR va trasferito presso l’INPS con effetto automatico, mentre nei contesti sorretti da una forza lavoro inferiore ai 50 dipendenti il TFR resta una risorsa spendibile dalla stessa azienda. Cosa di per sè comprensibile.

Il problema si pone quando l’azienda inizia ad affondare: in questa malaugurata eventualità, la prospettiva di ottenere la liquidazione in un unico versamento diventerebbe un'ipotesi alquanto remota.

Così come il tentativo di mettere in atto azioni legali contro l'azienda stessa, ad esempio nel caso di una procedura fallimentare, si rivelerebbe un vero e proprio buco nell'acqua.

A questo punto della dissertazione, sarebbe poi utile distinguere tra il rischio di non vedere mai il tuo TFR e la scelta consapevole che tra un'ipotesi e l'altra potrebbe farto ottenere rendimenti di diversa natura e portata.

Versare il TFR nella pensione conviene.

Destinare il TFR al fondo pensione può farti realizzare un discreto profitto.

Poniamo un ragionamento matematico per schiarirci le idee in merito, anche parlando di tasse:

Concentrandoci, per generare un esempio, su una percentuale di inflazione all' 1%, dovremmo calcolare il 75% dell' 1% che è pari a un tasso dello 0,75% al quale va aggiunta l’aliquota fissa del 1,5% per arrivare ad una diminuzione della liquidazione, che nel caso appena analizzato equivarrebbe al 2,25%.

Logicamente non sembra molto conveniente, vero?

Le agevolazioni fiscali vengono calcolate sul montante finale. 

Quando si riceve la liquidazione, essa viene tassata utilizzando un’aliquota conforme alla media dell' IRPEF, che presumibilmente equivale  al 23% al 43%.

Volendo essere il più possibile immediati e concisi, senza perderci in questione algebriche, ma puntando dritti al sodo:

  • il TFR in azienda viene tassato con un’aliquota media IRPEF che oscilla dal 25 al 35% in relazione al reddito.
  • il TFR nel fondo pensione gode di una tassazione variabile sul 15%, e scende dello 0,3% fino a raggiungere un minimo del 9% - se si considera il calo a partire dal 15 anno dopo la destinazione della liquidazione.

A questo punto viene da chiedersi: quale fondo pensione scegliere per destinare il TFR?

Esistono tre tipi fondamentali di fondo:

  • I fondi pensione aperti, creati da banche, società di intermediazione, assicurazioni, società di gestione del risparmio. 
  • I fondi pensione chiusi, o fondi di categoria, destinati in via esclusiva ai lavoratori che ne fanno parte.
  • I Piani Individuali Pensionistici. (tecnicamente prodotti assicurativi, generalmente sconsigliati, in quanto ritenuti costosi e poco efficienti)

Come comunicare la propria scelta:

Per effettuare la comunicazione della scelta, potete scaricare il modulo TFR2

"Scelta per la destinazione di fine rapporto" qui.

Modulo per la Certificazione Unica 2022 (periodo d'imposta 2021 - Modello e Istruzioni) qui.

In attesa della riforma sulle pensioni prevista per il 2023 il TFR potrebbe essere considerato a tutti gli effetti una pensione aggiuntiva per i lavoratori che raggiungono l'età per affrancarsi dal mondo del lavoro.

Oggetto di analisi nel contesto della riforma, sono anche le carriere precarie dei giovani e di coloro che hanno fatto il proprio ingresso nel mondo del lavoro a cavallo del lontano 1996, che rischiano di doversi mantenere con magri e risibili assegni pensionistici.

La discontinuità delle carriere, la cassa integrazione, il covid, la riduzione salariale, sono solo alcuni dei fattori che in concomitanza tra loro hanno dato il colpo di grazia a un panorama che già non si presentava come idilliaco.

Si auspica per il 2023 l'erogazione di una pensione di garanzia che abbia il potenziale di colmare, almeno in parte, questi vuoti contributivi.