Tfr e dimissioni volontarie, in quali casi spetta e quanto? Qui la guida

Anche in caso di dimissioni spetta ricevere il Trattamento di fine rapporto (Tfr)? Ecco un breve approfondimento in merito.

Per un motivo o per un altro, capita che i lavoratori dipendenti decidono di dimettersi volontariamente dal proprio impiego. Più precisamente, le dimissioni sono l’atto con il quale un lavoratore subordinato decide di recedere dal rapporto lavorativo. Sappiamo tutti che, alla cessazione del vincolo contrattuale, il datore di lavoro è tenuto a liquidare una somma accantonata (in una o più soluzioni) a titolo di Trattamento di fine rapporto

E in caso di dimissioni volontarie il Tfr spetta ugualmente? Nella stessa misura o ridotta? Lo approfondiamo in questa guida che analizza il caso in cui a voler ricevere questo speciale trattamento sia un dipendente che ha comunicato di voler recedere dal contratto.  

Tfr e dimissioni volontarie, chi ne ha diritto?

Tra le varie cause della fine del rapporto di lavoro per le quali spetta la liquidazione del Tfr, vi rientrano anche le dimissioni.

La scelta di presentare abbandonare il posto di lavoro, non è mai facile. Dimettersi vuol dire cessare il rapporto lavorativo. Proprio per questa ragione, si tratta sempre di una scelta importante. Infatti, per spiegarlo ancora più chiaramente, la dimissione di un lavoratore è un atto attraverso cui si estingue il rapporto di lavoro.

Quindi, alla domanda il “Tfr spetta anche in caso di dimissioni?” rispondiamo subito sì.

Il Trattamento di fine rapporto, come spiegheremo meglio in seguito, è un emolumento che viene accantonato, mensilmente oppure annualmente (in base al contratto di lavoro), dal datore di lavoro e, pertanto, spetta anche in caso di recesso volontario, sia volontaria sia per giusta causa oggettiva.

Naturalmente, il lavoratore dipendente che decide di recedere dal rapporto di lavoro, non può comunicarlo al datore di lavoro dall’oggi al domani, ma deve rispettare i termini di preavviso e anche la forma che, nella maggior parte dei casi, è per via telematica.

Il lavoratore dipendente, assunto a tempo determinato, indeterminato, full-time o part-time, che decide di dimettersi e, quindi, recedere dal rapporto lavorativo, ha sempre il diritto a ricevere il Tfr, qualunque sia la ragione dell recesso.

Quindi, il lavoratore ha sempre diritto alla liquidazione; tuttavia, ci sono, come sempre, alcuni casi di eccezione. Non spetta in alcune circostanze particolari. Facciamo l’esempio di qualche caso:

  • se è destinato alla formazione della pensione complemetare;
  • se il dipendente chiede un anticipo pari al 70% per l’acquisto della prima casa o per spese sanitarie, alla fine del rapporto di lavoro, riceverà solo il 30% rimanente.
  • se l’importo viene usato per compensare un debito con il datore di lavoro.

Quando spetta il Tfr in caso di dimissioni volontarie

Senza perderci in modalità di calcolo e importi spettanti che variano in relazione allo stipendio percepito dal lavoratore, spieghiamo quando spetta ricevere il Trattamento di fine rapporto.

Bisogna fare, innanzitutto, una distinzione tra i lavoratori dipendenti privati e i lavoratori dipendenti pubblici, in quanto le tempistiche di erogazione del Trattamento di fine rapporto

Per quanto riguarda i dipendenti privati, deve essere pagato dal datore di lavoro, in genere con l’ultima busta paga. Tuttavia, in base alle diverse regole adottate dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) di riferimento, le tempistiche della liquidazione possono variare. Comunque, il pagamento arriva molto presto. Sottolineiamo che le tempistiche di pagamento in caso di licenziamento o dimissioni non variano.

Se il datore di lavoro si trova in un momento di difficoltà economica, il pagamento del Tfr può essere concordato con il dipendente che si è volontariamente dimesso e può avvenire anche ratealmente.

E per i dipendenti pubblici? Nel loro caso, i tempi di attesa per la liquidazione sono molto più lunghi, rispetto ai privati. Tempi che variano anche in relazione alla causa della cessazione del rapporto di lavoro; per dimissioni il pagamento arriva dopo ventiquattro mesi.

Quanto costano il recesso volontario al datore di lavoro? La dimissione di un dipendente comporta alcuni costi al datore di lavoro. Per esempio, oltre al Trattamento di fine rapporto, il dipendente che decide di dimettersi ha diritto anche al pagamento delle eventuali ferie non godute. Inoltre, ove maturate, il datore di lavoro deve corrispondere al dipendente il rateo di tredicesima e di quattordicesima mensilità.

Cos’è il Tfr

Infine, spieghiamo molto brevemente in cosa consiste il Tfr. Il Trattamento di fine rapporto, chiamato anche con il nome di liquidazione è un emolumento accantonato dal datore di lavoro, che spetta ai lavoratori, sia pubblici che privati, alla cessazione del rapporto di lavoro. Si tratta, in effetti, di una prestazione economica aggiuntiva alla retribuzione ordinaria.

A prescindere dalla motivazione, il Trattamento di fine rapporto viene pagato quando si conclude, o meglio cessa il rapporto lavorativo. Infatti, viene corrisposto in caso di licenziamento, dimissioni o quando il lavoratore dipendente, sia pubblico che privato, raggiunge l’età per andare in pensione.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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