Affitti brevi, Milano si prepara ad una svolta epocale: cosa cambia e divieti in arrivo

Una proposta dell'assessore Maran in merito agli affitti brevi innervosisce il settore e le associazioni di categoria: ecco di cosa si tratta.

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A Milano il problema degli affitti si sta facendo sempre più urgente, per diverse fasce della popolazione: se la situazione oscilla fra il drammatico e il grottesco nell'offerta rivolta agli studenti, anche single e famiglie faticano a stare al passo con i prezzi della metropoli.

Fra le varie proposte avanzate per risolvere, o almeno tamponare la situazione, spicca quella dell'assessore Pierfranceco Maran, che propone di fatto una battaglia agli affitti brevi su suolo milanese.

Vediamo allora in cosa consiste il progetto dell'assessore, quali sono state le reazioni e se davvero si tratta di un'idea interessante per la città.

Cosa cambia per la Milano degli affitti brevi: è la fine di un'epoca?

Sono in molti a chiedersi cosa cambierà a Milano sul fronte affitti brevi, dopo le dichiarazioni dell'assessore alla Casa e Piano quartieri Pierfrancesco Maran, che ha annunciato di voler limitare gli alloggi offerti in locazione turistica temporanea.

I primi a rispondere all'assessore sono stati i rappresentanti dell'Aigab, ovvero l'Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, che si sono detti "spiazzati", soprattutto avendo "sempre considerato Milano un laboratorio virtuoso per gli affitti brevi".

Secondo le cifre riportate dall'Aigab, inoltre, a Milano soltanto l'1,6% degli alloggi sono riconducibili a locazioni turistiche temporanee, e l'indotto, sia per lo stato che per il comune di Milano, sarebbe decisamente notevole:

Stimiamo su Milano prenotazioni per il 2023 pari a 350milioni di euro, di cui 171milioni (il 52%) andranno ai singoli proprietari degli immobili e il 19,5%, grazie anche al lavoro dei property manager professionali, direttamente nelle casse dello Stato.

Al Comune di Milano andranno 17 milioni, come imposta di soggiorno, allo Stato oltre 39milioni in cedolare secca e 14,6 milioni in Iva su commissioni ai siti di prenotazione".

Sorprende inoltre come l'assessore non abbia preventivamente aperto un colloquio con gli imprenditori, e come gli affitti brevi siano presentati in un'ottica di grande scala, mentre la maggior parte sarebbe gestita da privati e piccoli proprietari.

Anche il numero degli affitti brevi sarebbe in effetti piuttosto limitato: si tratterebbe infatti di 15.000 abitazioni, contro le 183.000 legate agli affitti tradizionali a lungo o medio termine.

La proposta non è stata per il momento ancora attuata, per cui bisognerà aspettare per vedere come il comune deciderà di muoversi in questa direzione, anche perché non sembra, alla luce di alcune considerazioni, che limitare gli affitti turistici avrebbe un effettivo impatto sulla situazione della città.

Tra l'altro, queste dichiarazioni sugli affitti brevi arrivano poco dopo l'entrata in vigore di alcuni nuovi obblighi contrattuali previsti per il 2023.

Il problema di Milano sono gli affitti brevi?

In effetti, le critiche alla situazione degli affitti a Milano sono portate avanti soprattutto da gruppi studenteschi, che denunciano come il caro affitti renda sempre più difficile per gli studenti fuori sede venire a studiare in città, centro di eccellenza in diversi settori (Bocconi, Politecnico, IED, IULM, e così via).

Questa situazione riapre anche il discorso sull'effettivo diritto allo studio degli studenti italiani: chi non è nelle condizioni economiche di pagare 650 euro al mese (più le spese) per una camera, non ha di fatto la possibilità di accedere al tipo di formazione che intende intraprendere.

In questo caso, la soluzione più praticabile sembra seguire il modello francese degli studentati: in ogni città universitaria francese, è infatti possibile fare richiesta, in quanto studente, di un alloggio a prezzo convenzionato in una residenza.

A Milano, i posti in residenze universitarie esistono, ma sono decisamente insufficienti, e non sono in grado di accettare tutti gli studenti che, per ragioni economiche o familiari, ne avrebbero diritto.

Per quanto riguarda invece il problema degli affitti, bisogna notare come, per un lavoratore milanese, la percentuale di stipendio dedicata all'affitto arrivi a 40,4%.

Il prezzo dell'affitto a Milano, pertanto, è minore rispetto alle altre metropoli europee, ma gli stipendi in Italia sono estremamente più bassi; il caro affitto, dunque, è solo un'altra faccia dell'immobilità economica italiana, e soprattutto del mancato adeguamento dei salari al prezzo della vita.

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