Alessandro Borghese: pagare un giovane senza esperienza? No!

Alessandro Borghese l'ha fatta grossa, ecco la sua dichiarazione: un giovane senza esperienza non deve essere per forza pagato!

Alessandro Borghese lo conosciamo tutti. Oltre ad essere un noto chef, negli anni, è diventato anche un apprezzato personaggio televisivo grazie ai suoi svariati programmi tv.

Fin qui però, non vi abbiamo detto nulla di nuovo se non confermare ciò che già sapete.

Quello che invece merita la vostra attenzione è ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni e le dichiarazioni che Borghese stesso ha rilasciato in una intervista super recente al Corriere.

Un polverone, una grande polemica, che ovviamente si è poi trascinanta sui social dove centinaia e centinaia di persone hanno espresso il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia.

La questione ha un focus, ovvero: il lavoro e la relativa retribuzione.

Per cui, nelle righe che seguono svilupperemo l’accaduto cercando anche di capire quali sono state le sue parole e perché le persone si sono indignate!

Chi è Alessandro Borghese

Iniziamo questo contenuto raccontandovi, seppur in breve, chi è Alessandro Borghese. 

Alessandro Borghese nasce nel 1976 a San Francisco, in America. E’ uno chef, nonché un noto personaggio televisivo.

La madre di Borghese è Barbara Bouchet, attrice molto apprezzata dal grande pubblico italiano mentre, il padre, è un imprenditore napoletano.

Ben presto Borghese capirà che la sua strada è la cucina per cui, dopo il diploma si imbarca su di una nave a crocera e lì, rimarrà per tre anni. Lui stesso ha più volte dichiarato che questi furono anni preziosi per la sua formazione: ebbe infatti modo di imparare moltissimo e di capire effettivamente come funziona un vera e propria cucina.

Ad ogni modo, la sua formazione e la sua esperienza furono da sempre internazionali e, probabilmente, è proprio questo il segreto del suo successo lavorativo. Imparare ed assorbire il più possibile anche da ristoranti e da culture straniere si è rivelato, per lui, fondamentale.

Lavora a Londra, a San Francisco, a Parigi. Ritorna di nuovo in Italia per poi ripartire ancora per l’America, ma questa volta, cambierà costa ed approderà a New York. Insomma, una vita lavorativa sempre in movimento e di tutto rispetto.

A cavallo tra il 2017 ed il 2018, a Milano, apre il suo primo ristorante e lo chiama: “Alessandro Borghese – Il lusso della semplicità“.

Ad oggi, difatti, lo potremmo, senza ombra di dubbio, considerare un Maestro e tutti gli effetti. Un “senior” in grado di formare tanti giovani chef e cuochi.

La carriera televisiva ed editoriale di Alessandro Borghese

Alessandro Borghese però, non è “solamente” uno chef. Ormai da parecchi anni si è lasciato tentare dal mondo televisivo e, la sua presenza, la possiamo considerare una vera e propria costante.

La sua primissima esperienza risale al lontano 2005 quando, ancora un acerbo Borghese, era un giudice del programma “Cortesie per gli ospiti“, in onda sul canale televisivo Real Time. Un programma molto carino dove, assieme ad altri due colleghi, giudicava il pranzo o la cena di due coppie. La coppia vincitrice avrebbe poi ricevuto un sostanzioso premio. Ma, la cosa interessante non era solamente la legata al giudizio dello chef, venivano anche valutati altre qualità, quali: arredamento e buone maniere.

Insomma, una produzione tv – tra l’altro, ancora in onda ma con altri giudici – molto carina.

Ritorna in tv svariati anni dopo e, dal 2014 al 2016 lo rivediamo nuovamente in veste di giudice, ma questo volta a Junior MasterChef Italia. Anche questo, grande successo televisivo ispirato al celeberrimo MasterChef. Entrambi, in onda su Sky Uno.

Arriva poi il programma che, molto probabilmente, gli dona il successo televisivo che, ad oggi, lo contraddistingue, ovvero “Alessandro Borghese – 4 ristoranti“. Programma davvero tanto amato che lo porta a viaggiare per tutta Italia e, ad oggi, è  arrivato alla sua settima edizione.

Ci sono stati poi anche altri programmi però diciamo che questi citati sono i più conosciuti e famosi.

Come se già tutto questo non fosse sufficiente, Alessandro Borghese non si limita al proprio lavoro di chef e ai programmi televisivi.

Alessandro Borghese ha ben pensato di valutare anche il campo dell’editoria. Sono infatti quattro i libri che ha pubblicato: il primo nel 2009 con la casa editrice Rizzoli, mentre, l’ultimo, nel 2018 con la casa editrice Solferino.

Alessandro Borghese e le parole che hanno fatto infuriare tutti

Bene, dopo avervi ampiamente presentato una panoramica della sua vita privata e lavorativa, arriviamo ad affrontare un episodio che gli è costato una gran polemica di massa. Sui social in particolar modo.

Borghese ha rilasciato un’intervista, pochi giorni fa, al Corriere il quale diceva:

Sono alla perenne ricerca di collaboratori, ma fatico a trovare nuovi profili, sia per la cucina che per la sala: non posso non pormi delle domande. 

Diciamo piuttosto che i ragazzi, oggi, hanno capito che stare in cucina o in sala non è vivere dentro un set. Vuoi diventare Alessandro Borghese? Allora devi lavorare sodo. A me nessuno ha mai regalato nulla. Mi sono spaccato la schiena, io, per questo lavoro che è fatto di sacrifici e di abnegazione.

Quello che però ha davvero infuriato tutti, è il seguente stralcio di intervista che vi riportiamo qui per intero:

I giorvani preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici. E quando decidono di provarci, lo fanno con l’arroganza di chi si sente arrivato. E la pretesa di ricevere compensi importanti. Da subito. Sarò impopolare, ma non ho nessun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati. Io prestavo servizio nelle navi da crociera con “soli” vitto e alloggio riconosciuti. Stop. Mi andava bene così: l’opportunità valeva lo stipendio.

Manca la devozione al lavoro. Alle volte ho come l’impressione che le nuove generazioni cerchino un impiego sperando di non trovarlo perché, quando poi li chiami per dare loro una possibilità non si fanno trovare.

Il contenuto continua. Vi rimandiamo alla lettura integrale.

La generalizzazione non è mai la scelta corretta

Il signor Borghese ha espresso una sua opinione, giusta o sbagliata che sia, starà poi al lettore deciderlo.

Quello che però è totalmente sbagliato, è la generalizzazione. Tradotto, in maniera molto semplice, lo chef ha voluto palesare che tutti i ragazzi appartenenti alle nuove generazioni non hanno voglia di lavorare, tantomeno fare sacrifici. E lo ha dichiarato affermando che “si, i giovani cercano anche un lavoro ma poi in realtà sperano di non trovarlo“. Con questa frase si lascia davvero poco spazio alla fantasia.

Certamente esistono giovani che preferiscono poltrire sul proprio divano di casa, ma questa non è una regola che vale per tutti. Così come ci sono giovani ragazzi che si accontentano della mancetta che ricevono dai propri genitori, ce ne sono tanti altri che si spaccano la schiena lavorando di notte, andando nei campi con il sole rovente dell’estate o lavarando anche il fine settimana per uno spirito di indipendenza.

Ce ne sono tanti altri poi, che hanno deciso di continuare gli studi andando all’Università e per dipendere il meno possibile dalla propria famiglia, il fine settimana vanno a lavorare per arrotondare.

Alessandro Borghese è sicuramente uno degli chef più talentuosi ed in gamba, ma i sacrifici non li ha fatti solamente quest’ultimo all’inizio della carriera. Fatta eccezione per una percentuale ristretta di giovani che non hanno “ne arte ne parte” come sostiene lui, ce ne sono tanti altri che hanno grandi obbiettivi, ambizioni e soprattutto, spirito di sacrificio.

Questo primo punto dell’intervista ha mandanto in tilt i social, ma in realtà, è stata la seconda parte che ha davvero offeso molte persone.

La famiglia d’origine è determinante

Ogni giovane proviene da una situazione familiare differente. C’è chi ha alle spalle una famiglia benestate in grado di aiutare il proprio figlio a livello economico e c’è, invece, chi proviene da una famiglia dove tutto questo non è affatto possibile.

Vivere in una famiglia agiata non è una colpa, questo deve essere chiaro. Tuttavia però, è molto importante capire che, chi ha questa fortuna può permettersi di fare determinate scelte a differenza di altri coetanei.

Vitto e alloggio: già questo è uno stipendio!

Quando lo chef Borghese cita la sua esperienza nelle navi da crociera e del suo poco interesse allo stipendio percepito, dimentica di valutare il “vitto e alloggio“.

Non avere spese domestiche, mutuo o affitto che siano, non avere spese legate al cibo, alle bollette e a tutto quello che comporta la vita quotidiana, è già questo uno stipendio stesso.

Il paragone che Borghese ha palesato, non ha davvero senso di esistere.

Ammesso e non concesso che le sue dichiarazioni siano vere, e presupponiamo anche che il suo obbiettivo fosse solo la formazione fregandose dello stipendio, tuttavia, non aveva alcun tipo di altra spesa per cui, accettare tutto questo, per lo meno per lui, era fattibile.

Se invece un giovane decide di lavorare nel suo ristorante, una volta terminato il servizio, in sella alla sua bicicletta, se ne ritorna a casa. E, quando la porta del suo appartamento si chiude alle sue spalle, tutto quello che si vede attorno a sè, va pagato: mutuo o affitto, bollette, spese, manutenzione ordinaria e straordinaria, pulizia ecc…

Tutte spese che si “mangiano” tre quarti di stipendio, se non addirittura tutto.

Se si chiama lavoro, ci deve essere un compenso

Quando si presta un servizio per una azienda, si sta lavorando, e quindi di conseguenza, si ha diritto a percepire uno stipendio. Non è necessario avere venti lauree per capirlo: se una persona lavora nella tua attività deve ricevere, a fine mese, del denaro.

Lo dice lo Stato Italiano, molto semplicemente.

Siamo d’accordo che, se una persona non ha esperienza e deve imparare un mestiere, non potrà mai pretendere 1.500 euro al mese. Questo dovrebbe essere un pensiero comune.

Tuttavia però esistono gli stage e lo Stato permette al datore di lavoro di assumere personale anche non preparato proprio con lo scopo di formare i ragazzi giovani. Allo stesso tempo, quest’ultimi potranno percepire uno stipendio adeguato.

Non è quindi necessario lavorare gratuitamente, e sarebbe una follia fare il contrario. Il rispetto per le persone, dipendenti o meno che siano, non deve mai venire meno.

Vogliamo concludere questo articolo citando uno stralcio di un post Instagram scritto dalla talentuosa giornalista Francesca Barra. La quale, in pochissime parole, ha sintetizzato il nostro pensiero:

No! Non cadete in questa trappola, non è un’opportunità! Il lavoro e la gratuità sono due concetti che non vanno a bracetto. Nessuno può chiedervi quasi di “ringraziare” per l’occasione di darti un lavoro gratis solo perché pensa che dovete essere “onorati” di dipendere da nomi celebri e contesti privilegiati. 

Lavorare è un diritto, un dovere, farlo senza un riconosciumento è sfruttamento.

Ovviamente il post continua e noi vi invitiamo a leggerlo per intero perché merita la vostra attenzione.

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