Immigrazione e soccorsi in mare: che cosa sono le aree SAR e come si interviene

Quando si parla di immigrazione e di soccorsi in mare si parla spesso di Aree SAR. Che cosa sono e come funzionano.

Area SAR: cosa si intende e come funzionano

Quando si parla di migranti in arrivo nel Mediterraneo spesso si parla di aree SAR. Ma che cosa si intende per aree SAR?

Come funzionano i protocolli di intervento? Vediamo di fare chiarezza su questo aspetto. SAR, dalla lingua inglese Search And Rescue, è l'acronimo di Ricerca e Soccorso e si indica un'insieme di operazioni di salvataggio condotte per salvaguardare la vita di persone in difficoltà.

Aree Sar: che cosa sono e come funzionano

L'acronimo SAR, come detto di origine inglese (Search and Rescue), sta per ricerca e soccorso.

Col termine ricerca e soccorso spesso abbreviato con l'acronimo SAR si indica un insieme di operazioni di salvataggio condotte da personale addestrato a tale scopo e all'impiego di specifici mezzi navali, aerei o terrestri volti alla salvaguardia della vita umana in particolari situazioni di pericolo e ambienti ostili quali montagna, terra o mare. Ogni paese ha assegnate delle zone di competenza nelle quali è tenuto a fornire una simile operatività.

Nel caso specifico per l'Italia e per la situazione legata all'arrivo di migranti e per i soccorsi in mare, il coordinamento e la conduzione delle operazioni SAR in mare sono affidate al Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, che possiede un'articolata rete organizzativa ed una componente aeronavale dedicata.

Migranti e soccorsi in mare: cosa sono e come funzionano le aree SAR

Le aree SAR sono quelle zone in cui si trovano a operare le imbarcazioni che prestano assistenza alle navi in difficoltà.

Le regole, come spiega SkyTg24, sulle zone di “Search and rescue” sono contenute nella Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo, siglata ad Amburgo il 27 aprile 1979. Come riporta il sito della Guardia costiera italiana, l’area SAR viene dichiarata dagli Stati che hanno adottato la Convenzione.

Lo Stato, nei casi in cui viene segnalata un'emergenza in mare nella propria area di responsabilità, ha l’obbligo di intervenire assumendo il coordinamento delle operazioni di soccorso con l’impiego di unità SAR. La Convenzione prevede anche l’utilizzo anche di unità militari o civili.

A volte può succedere che un'autorità marittima riceva informazioni di una imbarcazione in difficoltà in un'area SAR non di propria competenza ma nell'area di un altro Stato. In questo caso lo Stato contatta il Rescue Coordination Center territorialmente competente e comunicare la notizia dell’emergenza a tutte le unità in transito in quell’area.

Se lo Stato competente per quella specifica area SAR non assumesse il coordinamento delle operazioni di soccorso, le operazioni devono essere coordinate dall’Autorità nazionale che per prima ne ha avuto notizia ed è in grado di fornire la migliore assistenza possibile.

Migranti e soccorsi in mare: obiettivo è quello di fare sbarcare le persone in un luogo sicuro

L'obbligo di prestare soccorso definito dalle Convenzioni internazionali si configura in una prima fase come la necessità di sottrarre le persone dalla situazione di pericolo in mare che stanno vivendo e poi sbarcarli in un luogo sicuro in cui sia garantita la loro sicurezza e l'esercizio dei loro diritti fondamentali, tra i quali il diritto dei rifugiati di chiedere asilo.

Migranti e soccorsi in mare: il dibattito politico è sempre molto acceso

La recente tragedia di Cutro con 80 migranti morti ha avuto una vasta eco nel nostro paese e ha dato vita a numerose polemiche politiche con le opposizioni all'attacco del Governo guidato da Giorgia Meloni.

Meloni ha posto con grande forza in seno all'Unione Europea il fatto che l'Italia non sia lasciata sola a fronteggiare una situazione sempre più grave anche per via del fatto che è tra i paesi di primo approdo più gettonati da parte degli scafisti nel Mediterraneo.

Sul tema in Europa si dibatte sulle norme di arrivo nell'Unione Europea, sulla difesa efficace dei confini Ue e sulla necessità di fare tutto il possibile, questo è l'obiettivo della premier, per fermare il più possibile le partenze. Oltre naturalmente a parlare di ricollocazione dei migranti arrivati.