Armi chimiche al fosforo bianco in Ucraina: i retroscena

Le armi chimiche al fosforo bianco sono una delle peggiori invenzioni in campo bellico. Urticante e doloroso, è stato usato in diversi conflitti.

A proposito di armi chimiche in Ucraina, le voci di corridoio si rincorrono da diverso tempo.

E trattandosi di illazioni riconducibili a certa propaganda, ci limiteremo a riportarle senza dare loro un carattere di verità assoluta: per affermare qualcosa che si avvicini alla verità ci vogliono prove, sentenze, fonti ufficiali.

Quello che per il momento è assolutamente certo, e documentato, è che l’Ucraina è stata sottoposta a bombardamenti con armi chimiche al fosforo bianco.

“Le truppe di Putin si sono avvalse un’altra volta delle orribili bombe al fosforo bianco in prossimità di Avdiikva, est Ucraina. Un cronista di “BuzzFeedNews” ha fatto girare le immagini che provano questa efferatezza su Twitter.”

leggiamo su lastampa.it

E non stentiamo a crederci. 

Purtroppo l’utilizzo di armi chimiche al fosforo bianco è noto, così come la loro portata catastrofica.

Il fosforo bianco in una manciata di secondi cagiona ustioni sulla pelle e provoca un dolore acuto. 

In grado di bruciare il tessuto cutaneo, ne causa la rapida necrosi fino a lasciar intravvedere le ossa. 

In questo articolo del 2019 riportato dalla testata americana npr.org, riceviamo una nozione che tratteremo con il condizionale, poichè questi fatti non sono mai stati acclarati ufficialmente:

“Nel corso di un dialogo con il presidente  Volodymyr Zelenskiy, Trump ha chiesto un dossier sull’ex vicepresidente Joe Biden e suo figlio Hunter Biden per gli affari che avrebbero portato avanti Ucraina alcuni anni prima.”

Ora, noi ovviamente non sappiamo se questa speculazione fosse frutto di una strategia di propaganda di Donald Trump: voleva porre sotto una pessima luce i suoi avversari politici?

Suona logico pensarlo.

I dettagli di questa faccenda li vedremo nel dettaglio nel paragrafo successivo.

A margine, fa riflettere l’attenzione assidua Stati Uniti verso il territorio ucraino, durante un conflitto interno che infiammava le fazioni opposte tra democratici filoeuropeisti e secessionisti russofoni. 

Si tratta di indagini che sarebbero state richieste dall’ex presidente USA in un’epoca ben lontana, dove nessuno si sarebbe aspettato nè l’invasione russa nè le conseguenze con cui stiamo facendo i conti.

Su un’altra testata giornalistica in lingua inglese, ma di origine pakistana, ovvero tribune.com.pk e in un articolo più recente, leggiamo quanto segue:

“La dichiarazione del Cremlino secondo la quale Hunter Biden, figlio di Joe Biden, avrebbe finanziato un progetto di ricerca made in USA dedicato alle “armi biologiche” in Ucraina potrebbero essere quasi del tutto esatte.”

Potrebbero.

Il mistero si infittisce.

Va sottolineato però che anche nell’articolo citato nessuno si sbilancia.

Ricordiamo l’utilizzo di armi chimiche proibite dal Protocollo di Ginevra del 1925 (in merito all’uso di gas velenosi) e dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993 in diverse parti del mondo.

Queste sostanze altamente pericolose per la vita umana, prima ancora che in Ucraina, sono state usate in Cecenia e in Iran, ad esempio.

Oltre che dai Russi, esse ebbero un ampio utilizzo presso gli stati del Commonwealth, USA, Giappone, nell’Iraq di Saddam Hussein e anche Israele pare le avesse messe in campo contro il Libano.

Desta stupore che potessero essere prodotte in Ucraina, ben prima dell’esplosione di un conflitto di caratura mondiale, con la benedizione e le sovvenzioni pecuniarie di matrice USA, senza che la Russia apparentemente ne sapesse qualcosa.

Proviamo a collegare i fatti.

Armi chimiche prodotte dal figlio di Joe Biden già nel 2019? Le indagini senza riscontro di Trump

Nel 2019, Trump ha cominciato ad insinuare sottili accuse verso Hunter Biden e l’attuale presidente Joe, affermando in sostanza che il figlio di Biden sarebbe sulla bocca di tutti, mentre il padre avrebbe cercato di insabbiare le prove delle sue attività in Ucraina.

La telefonata sarebbe correlata alla soffiata di un informatore di Trump, il quale avrebbe esercitato un fortissimo pressing, secondo i democratici statunitensi, per scavare nel torbido delle vicende famigliari di Biden.

A tal proposito Trump avrebbe chiesto a Zelensky di confrontarsi con il procuratore generale e di far partire un’indagine approfondita su quali fossero le vere attività della famiglia Biden nel Paese, al fine di riuscire a dimostrare una qualche forma di corruzione a loro addebitabile.

All’epoca Biden si è difeso dicendo che Trump era spaventato dal fatto che lui aveva il potenziale per escluderlo dalla politica statunitense – come infatti è accaduto, e dichiarò che lui e suo figlio fossero vittime di un abuso di potere da parte dell’ex presidente USA. 

E che quest’ultimo si arrogava il diritto di asserire qualunque cosa per diffamarlo.

A onore del vero, l’esito di queste indagini non fu mai completamente accertato durante la presidenza di Trump.

Dunque ci asteniamo per il momento dal certificarlo: cosa si siano detti in seguito Trump e Zelensky al telefono non ci è dato di sapere.

Quali dati sono emersi, ad oggi, in merito di stabilimenti di produzione di armi chimiche al fosforo bianco in Ucraina?

Armi chimiche in Ucraina, secondo la Russia: altre illazioni non comprovate

Il ministro della Difesa del Cremlino ha asserito senza mezzi termini che Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti, era uno dei più importanti finanziatori degli stabilimenti per la produzione di armi chimiche in terra ucraina. 

Si tratta della verità o di un’ennesima strategia di propaganda contro gli USA e l’Ucraina?

Difficile a dirsi.

Si parla di prove ma non si sa chi le abbia esaminate al di fuori dai confini russi.

Il giornalista filosovietico Igor Kirillov, afferma che gli organismi di protezione dalle radiazioni, chimica e biologica moscovita, hanno fatto girare dei documenti in una conferenza stampa a Mosca.

Carteggi che si presume siano di matrice statunitense ed ucraina, sequestrati nel corso del conflitto.

Gli esperti dell’intelligence hanno dichiarato che tali accuse siano mendaci e frutto di una propaganda priva di ritegno per giustificare l’invasione dell’Ucraina.

Mentre per i russi, le e-mail che si ritiene provengano da uno dei laptop di Hunter, dimostrerebbero come il figlio di Biden abbia finanziato a suon di milioni di dollari la progettazione e produzione di armi chimiche.

Stando a queste mail che sarebbero trapelate, un funzionario dell’azienda preposta alla produzione di armi chimiche, avrebbe scritto ad Hunter Biden nel 2014, esprimendo il proposito secondo cui queste ricerche di laboratorio avrebbero potuto rafforzare l’indipendenza culturale ed economica dalla Russia.

Proposito che non convince affatto, se espresso in nome di queste ragioni, anche perchè nel susseguirsi dello scambio di mail i propositi ucraini condivisi con Hunter Biden avrebbero riguardato anche la salute pubblica.

Ci addentriamo su un terreno sdrucciolevole e su dinamiche piuttosto opache, per le quali ci basta dare qualche riferimento al lettore, nel caso voglia approfondire queste tematiche per conto suo.

Data la scarsità di prove tangibili, possiamo solo affermare che, sempre stando alle mail che sarebbero trapelate, Hunter Biden avrebbe goduto del ruolo fondamentale di garante presso il laboratorio ucraino per quanto concerne la ricerca, non solo sulle armi chimiche, ma anche sui patogeni.

Non scordiamoci che essi non solo possono provocare epidemie, ma essere usati a loro volta in forma di armi biologiche.

A quanto riferito, questi laboratori di ricerca sarebbero diventati una responsabilità legata alla sicurezza per gli USA, dal momento in cui la Russia ha fatto irruzione con i suoi carri armati oltre ai confini ucraini. 

Ribadiamo che ad oggi, nessuna fonte ufficiale ha potuto confermare le macchinazioni di Trump sulla famiglia Biden.

Invece, già verso la fine del 2021 gli Stati Uniti avevano emesso un avviso di pericolo relativo alle armi biologiche al congresso delle Nazioni Unite, dove si affermava che la Convenzione sulle armi biologiche è stata ignorata per vent’anni mentre i rischi sono gravi e in rapido incremento.

Armi chimiche al fosforo bianco: quali danni provocano al corpo umano?

“In Iraq, Saddam Hussein ordinò l’uso del fosforo bianco, già vietato dai trattati internazionali, nel corso del conflitto con l’Iran negli anni ottanta.”

leggiamo su it.insideover.com

Il recente utilizzo di armi chimiche al fosforo bianco su Mariupol e su diversi centri abitati o non completamente evacuati ci ha profondamente scossi: non c’è limite all’efferatezza umana.

Come già detto, il contatto epidermico con il fosforo bianco è fautore di ustioni che scarnificano i tessuti fino a lasciar intravvedere le ossa. 

Le bruciature conseguite dopo il contatto con questa terribile sostanza si presentano inizialmente come giallastre e maleodoranti.

Trattandosi peraltro di una sostanza liposolubile (ovvero che si scioglie al contatto con il grasso) esso tende a penetrare velocemente nel derma. 

Non è forse necessario specificare come il contatto con il fosforo bianco provochi lesioni e dolori di atrocità insostenibile.

Nel caso le particelle di fosforo si posassero sugli indumenti, sarebbe necessario spogliarsi immediatamente facendo attenzione a impedire il contatto dermatologico: operazione che rasenta l’impossibile, dato che si tratta di particelle volatili.

Il rischio maggiore è che possano insinuarsi negli occhi o in qualche altra zona sensibile del volto o del corpo. 

Un altro modo per limitare i danni sarebbe immergersi vestiti nell‘acqua, possibilmente fredda o arricchita da bicarbonato di sodio, onde mitigarne l’incandescenza.

La ferocia della guerra, di tutte le guerre, lascia sempre esterrefatti.

Il cordoglio per il popolo ucraino e per tutti coloro abbiano dovuto subire torture pari a questa è sempre più sentito.

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