Berlusconi, il gas e Putin: tutte le nozze simboliche!

Gli attuali rapporti tra Putin e Berlusconi, che accoglie i profughi ucraini nella villa teatro delle sue non nozze. I vecchi files di Assange sul gas russo.

Simpatica la domanda rivolta da Concita De Gregorio a Pier Ferdinando Casini su La7

“Ma lei confermerebbe il fatto che Putin rifiuta di rispondere alle chiamate dell’ex premier?”

Diplomatica la risposta di Casini: “Ah, io non sono stato messo al corrente.”

Certo che dopo le ultime minacce di Putin rivolte all’Italia, tutti auspicavamo, Farnesina compresa, che il buon Silvio ci mettesse del suo a risolvere i dissapori.

Con l’Italia nel mirino della Russia, avrebbe potuto intercedere per conto di tutti noi con lo zar, magari ricordando in modo nostalgico i tempi felici del Bunga Bunga. 

Si sa che quando vai a sfiorare la sfera emotiva di qualcuno, è più facile essere persuasivi.

Dopotutto anche l’autocrate, pur glaciale come la siberia, avrà a cuore il ricordo di quei lieti giorni. 

Ma nulla, non ci è dato di sapere. 

La subordinazione dell’Italia al gas siberiano, le frasi kamikaze pronunciate dai rappresentanti pentastellati e dalla Lega, totalmente anti diplomatiche e inadatte a passare indenni la cortina di tensione, gli oligarchi depauperati dei loro yacht e dei loro tesori: sembrano tutti motivi sufficienti a infastidire lo zar Putin.

Mosca ha redarguito aspramente il ministro della Difesa Guerini.

Anche la politica belligerante di Draghi ci ha messo del suo.

In queste condizioni, finire nel mirino dell’aggressività russa era cosa data per scontata, ma evidentemente sottovalutata.

Il caro Silvio Berlusconi, noto faccendiere istruito presto dalla collaborazione con Licio Gelli che gli rimproverò di aver copiato i disegni della P2, pregiudicato, avvezzo ai conflitti di interessi e alle leggi ad personam, a questo punto si arrende e alza le mani: posso fare tanto, ma non posso fare proprio tutto. 

Silvio, il grande acrobata della politica italiana, non ci pensa proprio a lanciarsi nel vuoto siderale e a perire per la Patria intrattenendo negoziati con un Putin inviperito.

Come dargli torto.

E a Mosca non si avvicina, perchè rischia di rimetterci le penne anche lui.

Lui, l’intramontabile, che rischiavamo di ritrovarci pure al Quirinale:

“Il centrodestra lo candida all’unanimità per la carica di presidente di Presidente della Repubblica. La tetra prospettiva di un Berlusconi che sale al Quirinale ci lascia perlomeno basiti.”

Scriveva la collega Deborah Bertolino su trend-online.com, prima che la fumata bianca gettasse di nuovo nella mischia l’esausto Mattarella.

Una considerazione più che legittima, considerata l’età e i precedenti.

Oggi sappiamo che le nozze del baldo Silvio con Marta Fascina non sono avvenute. O meglio, c’è stata una cerimonia simbolica ma senza valore legale da quanto è trapelato.

Il motivo di questo passo indietro rispetto all’altare, è tutto da scoprire.

In ogni caso e fatta eccezione per l’anomala assenza di un officiante, per cui si parla di nozze abbozzate, Villa Gernetto a Lesmo in Brianza è stata a tutti gli effetti allestita come si conviene a una cerimonia nuziale.

Fa tenerezza la scelta del luogo, emblematico e caro all’ex premier di Forza Italia perchè pare che proprio a Villa Gernetto si svolsero anche i momenti di gioia e spensieratezza con il vecchio caro amico Putin.

Le nozze mancate di Silvio Berlusconi

A cosa dobbiamo quindi, l’assenza di un rito, religioso o civile che fosse?

C’era proprio tutto: i fiori, la sposa vestita di bianco in un tripudio di beltade, il rinfresco, gli amici più fedeli e più cari.

Memorabile lo scatto con Matteo Salvini, dove i due leader di partito si stringono la mano con un sorriso smagliante, quasi come se la guerra che sta insanguinando l’Ucraina rischiando di espandersi nel resto dell’Europa non fosse che un eco lontano.

Come se la ammonizioni di Putin nei confronti del nostro Paese non fossero un problema urgente.

Salvini è il più leale e fedele ha detto il Cavaliere: un conferimento che ha gonfiato il petto del leader della Lega che ha ribattuto con un “Grande Milan!”, come colto da un’emozione improvvisa e insopprimibile. 

Momenti di gaudio che i cellulari degli astanti hanno ripreso con devota partecipazione facendoli giungere fino a noi tramite social, in quanto i giornalisti sono rimasti esclusi dalla celebrazione.

Ed era tutto così bello, armonioso e bucolico, mentre sul fronte est i bombardamenti non erano che gli spettri di una realtà mortificante e poco affine al clima di letizia nazionalpopolare creatosi intorno ai novelli non sposi.

“In trepida attesa della torta nuziale, la colonna sonora del rinfresco è stata affidata all’evergreen Gigi D’Alessio, nonchè alle velleità canore dello stesso Silvio, accompagnato dal pianista Confalonieri.”

Così ansa.it descrive questi momenti indimenticabili.

Il rapporto di Silvio Berlusconi con Putin

“Sarebbe nelle intenzioni del Cavaliere di organizzare l’accoglienza dei profughi ucraini proprio presso la villa che ha fatto da splendido teatro delle sue nozze.”

Così si sarebbe espresso Stefano Bandecchi, come riportato sulle pagine di liberoquotidiano.it

Il patrono di Unicusano, al quale Berlusconi avrebbe affidato la fondazione di “l’Universitas Libertatis”, con l’intento di creare un nucleo di elevata educazione politica  che potrà godere degli interventi formativi dello stesso Silvio, ha svelato dunque l’entusiasmo del Cavaliere verso una possibile ospitalità dei profughi.

Entusiasmo che assume la forma di un dispetto.

Questo ci permette già di osare delle speculazioni sui rapporti che intercorrono tra il leader di forza Italia e il presidente Russo.

Rapporti rivestiti di una coltre gelata.

Solo due giorni fa, un Berlusconi fuoriuscito dalla tana ha avuto il coraggio di lasciar intuire il suo orientamento verso Putin, mediante alcune dichiarazioni riconducibili al suo account officiale di Facebook.

Il Silvio nazionale ha espresso massimo sostegno alla coesione dell’Unione Europea e si dice fiducioso verso le Azioni dell’Alleanza Atlantica.

Peraltro, condisce questa sua fiducia con l’approvazione verso la costituzione di un esercito militare condiviso da tutti i membri della NATO, per far fronte agli accadimenti dolorosi che si stanno svolgendo in terra ucraina.

Quest’ultima affermazione, in particolare, lascia poco adito alle speculazioni in senso opposto: il Cavaliere si è schierato, con grande schiettezza, al fianco della NATO.

Forti di questa certezza, ora, possiamo suonare il Requiem di quello che fu un’affiatamento inossidabile tra Arcore e il Cremlino.

Assange, Berlusconi, Putin e il gas siberiano

Tra le imprese di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, che meriterebbe una medaglia al merito invece dell’iniqua detenzione che gli si prospetta negli USA, c’è stato anche quel tentativo di farco comprendere la genesi della subordinazione del sistema energetico italiano al gas della Siberia.

Già nel lontano 2010, tra i files scoperchiati da Assange, compariva i dossier formulato dei diplomatici statunitensi dove si asseriva che la relazione tra il forzista e lo zar fossero più che intime, tanto da prevedere ricchi bonus nel settore delle forniture del prezioso combustibile.

Vantaggiose concessioni si, ma non per gli utenti: nello stesso anni qualcuno aveva alzato le antenne, forse intuendo le dinamiche di fondo, e si chiedeva come mai dare il monopolio delle importazioni di gas in mano alla Russia quando al mondo esistevano fonti tanto più accessibili a livello economico.

Massimo Mucchetti, allora vicedirettore del Corriere della Sera, ci informava di come fossero stati alterati gli accordi di Eni e Gazprom per avvantaggiare Mosca, con il pericolo incombente di negoziati non limpidi che avrebbero coinvolto anche la stessa Eni e provocato mediazioni discutibili.

Neppure a Draghi è sfuggito l’esorbitante incremento del costo del gas, nel corso degli ultimi 15 anni.

Assange ci ha fornito delle risposte per cui l’Unione Europea dovrebbe provare un’infinita gratitudine ed arrivare a chiedere la grazia per quest’uomo che rischia la propria libertà individuale in nome della verità.

Le minacce di Putin verso l’Italia

Ma cosa ha detto recentemente Putin riferendosi con malcelato astio verso l’amicizia tradita con il nostro Paese?

L’ingiunzione è arrivata severa e tagliente, come un fulmine: Mosca dice basta all’adesione dell’Italia alle sanzioni finanziare imposte dall’Unione Europea, e si proclama offesa di fronte agli aiuti che la Russia aveva inviato a vantaggio del Belpaese nel momento più drammatico della pandemia da Covid 19.

“Parallelo detestabile” è stata la secca risposta di Draghi. 

Dopo aver minacciato rappresaglie e risvolti senza possibilità di revoca, Alexei Paramonov ha dato del volatile al ministro della Difesa Lorenzo Guerini: un falco lanciato contro Mosca, per essere precisi.

E dopo cotanta diplomatica sollecitudine, il dialogo tra Russia e Italia si rivela definitivamente compromesso.

Cosa prevedibile, dopo la scelta di Draghi di avvallare le sanzioni e la decisione di armare l’Ucraina, entrando così ufficialmente in belligeranza.

In fin dei conti, i gesti parlano più dei discorsi.

Seguendo questa logica, le azioni che seguiranno le dichiarazioni giunte dal Cremlino verso il nostro Paese non promettono nulla buono.

Ricordiamo ancora una volta che l’Italia è inginocchiata economicamente dai costi energetici, le imprese che avevano rapporti e commerci in terra Russia stanno chiudendo i battenti, generando altra povertà e disoccupazione: com’era prevedibile, anche le sanzioni le stiamo pagando di tasca nostra.

Ora ci manca una più palese dichiarazione di guerra per completare un quadro già inquietante.

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