Bombe su Kiev! La Russia non demorde, Zelensky sconvolto

Il Segretario Generale dell'ONU, Antonio Guterres, ha visitato Zelensky a Kiev. Durante la sua visita, la Russia non ha esitato a bombardare la città.

La guerra in Ucraina, iniziata ormai oltre due mesi fa, non smette di mostrare il lato peggiore dell’umanità. Quando Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, ha di fatto relegato la Russia e lui stesso alla condanna perenne della storia come paese invasore e come criminale di guerra. 

Il popolo ucraino, che nella testa di Putin sarebbe dovuto cadere immediatamente ai piedi di Mosca, resiste eroicamente contro l’invasore. A Kiev, la capitale dell’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky continua a combattere a fianco del suo popolo, appellandosi continuamente agli aiuti degli occidentali. 

E questi aiuti non mancano di arrivare, con l’intera comunità occidentale che ha supportato ideologicamente, economicamente e militarmente l’Ucraina. Fra essi, anche l’Italia. Il premier Mario Draghi, infatti, ha rinnovato il nostro rapporto di amicizia con Kiev qualche giorno fa:

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto oggi pomeriggio una nuova conversazione telefonica con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Al centro dei colloqui vi sono stati gli ultimi sviluppi della situazione sul terreno in Ucraina e l’assistenza al Paese.

Il premier italiano ha ribadito il pieno sostegno del governo alle Autorità di Kiev e la disponibilità a contribuire alla ricerca di una soluzione duratura della crisi. Zelensky ha scritto su Twitter di aver informato Draghi “sui progressi nel respingere l’aggressione russa”.

Poi ha espresso la sua gratitudine per il coinvolgimento dell’Italia nelle indagini sui crimini contro l’umanità commessi dalla Russia.

Non solo in Europa, ma anche gli Stati Uniti d’America hanno voluto mostrare il loro supporto per l’Ucraina inviando miliardi e miliardi di dollari in armi e denaro liquido per difendere Kiev. Non solo, ma la capitale ucraina è costantemente oggetto di visite da parte di capi di stato stranieri per mostrare supporto. 

Proprio ieri, durante la visita del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres a Kiev, la Russia ha bombardato Kiev con un inaspettato attacco aereo. Dico inaspettato perché l’esercito russo si è ritirato da Kiev qualche settimana fa, concentrandosi nell’est del paese e sull’assedio di Mariupol. 

Con questa ritirata, però, il mondo ha potuto assistere ai terribili crimini di guerra compiuti dalla Russia. Il più famoso di questi, il Massacro di Bucha, è costato la vita a centinaia di civili innocenti, uccisi brutalmente e gettati nelle fosse comuni. Un tragedia che Guterres ha voluto riconoscere, visitando i luoghi devastati dalla guerra. 

Proprio durante la sua visita a Kiev, però, Guterres si è trovato al centro dei bombardamenti russi. Il fatto che fosse lì non è un caso, è segno che i russi hanno scelto precisamente quando e dove bombardare per lanciare un messaggio. 

Vediamo insieme qual è questo messaggio, ma prima diamo un’occhiata alla visita di Guterres in Ucraina. 

La visita di Guterres nei luoghi devastati dalla guerra

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha visitato tre dei villaggi più devastati dall’esercito russo, prima di visitare Zelensky a Kiev. In particolare, Guterres ha visitato Bucha, Irpin e Borodyanka. Sul posto, ha rilasciato delle dichiarazioni alla stampa, riportate da ANSA

“Quando vedo questi palazzi distrutti dalla guerra, immagino la mia famiglia, mia nipote nel panico e in fuga. Questa distruzione è inaccettabile nel XXI secolo”. Lo ha detto Il segretario generale dell’Onu, Antonio Gurterres a Borodyanka, una delle cittadine più colpite dall’invasore russa, sostando nella via principale, davanti a 5 palazzi di 10 piani parzialmente crollati e brucIati.

“La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando ci sarà, dopo un cessate il fuoco, la possibilità di un accordo politico serio”, ha aggiunto Guterres.

Insomma, per quanto l’ONU possa fare ben poco come organizzazione internazionale per fermare la Russia, Guterres non ha illusioni né sul suo ruolo né su quello delle Nazioni Unite. Guterres sa che, commettendo questi crimini di guerra, Putin ha sostanzialmente dichiarato che non si fermerà finché non avrà raggiunto i suoi obiettivi. O finché non verrà sconfitto. 

L’accompagnatore di Guterres, il generale ucraino Oleksandr Pavliuk, ha specificato inoltre che la regione di Kiev non è completamente sicura nonostante la ritirata dei russi. Secondo le sue stime, infatti, l’aggressore avrebbe lasciato circa 22.000 mine antiuomo nei territori conquistati. 

La situazione, secondo il generale, non è paragonabile a quella del Donbass, dove il peggio della guerra sta accadendo in questo momento. Sempre in Donbass, inoltre, vi è un conflitto di bassa intensità fra Russia ed Ucraina dal 2014: quelle regioni sono ormai completamente devastate. 

Dopo aver visitato le cittadine, Guterres è tornato a Kiev dove si è incontrato con il presidente Zelensky. Qui, l’attacco aereo russo ha turbato la quiete in cui Kiev era scesa dopo il ritiro dei russi. 

L’attacco a Kiev: Zelensky e Guterres scioccati

Non appena Guterres ha terminato i colloqui con Volodymyr Zelensky, cinque missili russi hanno colpito un’area di Kiev vicino all’ambasciata britannica, in pieno centro città. L’attacco ha ferito dieci persone, ma fortunatamente non ci dovrebbero essere morti. 

Sul posto, sono immediatamente accorse due ambulanze, nonché reparti militari e di polizia. Ad essere colpiti, due edifici residenziali. Guterres, che si trovava in città proprio in quel momento, ha commentato così l’attacco

L’attacco, ha detto Guterres, «mi ha scioccato. Non perché ci fossi io, ma perché Kiev è una città sacra sia per gli ucraini che per i russi». Per Zelensky, l’obiettivo del raid russo è «umiliare l’Onu». «Oggi, subito dopo la fine dei nostri colloqui a Kiev, i missili russi sono volati nella città. Cinque missili», ha aggiunto il presidente ucraino.

«Questo la dice lunga sul vero atteggiamento della Russia nei confronti delle istituzioni globali, sugli sforzi della leadership russa per umiliare le Nazioni Unite e tutto il resto che l’organizzazione rappresenta. E quindi serve una risposta appropriata e potente».

Insomma, secondo Zelensky l’attacco missilistico russo non aveva altro scopo se non quello di umiliare l’Ucraina e l’ONU. In effetti, non vi sarebbe motivo di un attacco simile, visto che i russi stessi hanno abbandonato l’assedio di Kiev e si stanno concentrando su altri obiettivi. 

Oppure, piuttosto che una semplice umiliazione, i russi hanno voluto mostrare i muscoli all’organizzazione internazionale. Una sorta di minaccia e di avvertimento a stare lontani da quella guerra, lasciando che i russi se la vedano solamente con gli ucraini. 

D’altro canto, è interessante il commento di Guterres: Kiev è il primo nucleo dello stato russo (come città esiste da molto prima di Mosca) ed è culturalmente importantissima per entrambe le nazioni. Putin ha sempre detto che gli ucraini sono, di fatto, russi; quindi perché bombardare così una città russa?

Di certo, gli ucraini stessi non hanno alcun problema a bombardare le città russe oltre il confine, ora che l’esercito di Mosca si è ritirato. Vi sono state, infatti, testimonianze di attacchi ucraini oltre il confine russo che sono riusciti ad andare a segno. 

La Russia sulla difensiva: gli attacchi ucraini

Ora che la Russia si è ritirata dalla regione di Kiev, gli ucraini controllano al nord lo stesso territorio che controllavano prima dell’invasione. Questo ha permesso loro di lanciare alcuni attacchi in Russia, oltre il confine. Ovviamente, non siamo sicuri di nulla poiché la propaganda è forte da entrambe le parti. 

Il presidente Zelensky, infatti, ha tutto l’interesse a mostrare un’Ucraina forte e resistente, e quindi potrebbe aver ingigantito alcune delle effettive conquiste ucraine in Russia. 

In ogni caso, tali raid ed attacchi ucraini si sarebbero verificati principalmente nella regione di Belgorod. Si tratta di una città nella Russia sud-occidentale, esattamente a nord della città ucraina di Kharkiv. Come riporta Sky TG24:

L’ultimo episodio riguarda un deposito di munizioni in fiamme vicino al villaggio di Staraya Nelidovka nella regione di Belgorod, nella Russia occidentale, non lontano dal confine con l’Ucraina.

Il governatore della regione ha scritto su Telegram che forti scoppi, simili a esplosioni, sono stati sentiti nella città di Belgorod nella notte fra il 26 e il 27 aprile: “Intorno alle 3:35 sono stato svegliato da un forte rumore, come un’esplosione. Mentre stavo scrivendo questo post, si sono sentite altre tre esplosioni”

Anche la città di Bryansk, al confine fra Russia e Bielorussia, parrebbe essere stata colpita da alcuni attacchi, anche se non è esattamente chiaro se siano state bombe ucraine oppure banalmente un incendio. 

Sta di fatto che la Russia sembra essere in difficoltà su questo fronte, mentre la sua offensiva nel Donbass sembra essersi arenata. Come dicevamo, la città di Mariupol si trova nel Donbass, e parrebbe essere sul punto di cadere in mano russa. Le ultime sacche di resistenza ucraine, però, sono estremamente coriacee.

L’assedio di Mariupol: la fine del Donbass ucraino?

La città di Mariupol, porto strategico che collega la Russia con la Crimea via terra, è sotto assedio da quasi due mesi. La battaglia è stata terrificante, con decine di migliaia di civili ucraini uccisi nei combattimenti

Al momento, la resistenza dell’Ucraina si sta concentrando su poche, ultime sacche. Tra esse, la più rilevante è certamente quella dell’acciaieria Azovstal, un complesso industriale costruito per resistere agli attacchi nucleari. Anche Azovstal, però, potrebbe essere sul punto di cadere. Come scritto da La Repubblica, infatti: 

“I soldati russi hanno chiuso la piazza del quartiere della riva sinistra da Veselka Park, a nord dell’acciaieria di Azovstal. Questo può significare un nuovo tentativo di assaltare l’impianto siderurgico, oppure ulteriori scontri in strada”. Lo ha detto Petro Andrushchenko, un consigliere del sindaco di Mariupol citato dalla Cnn.

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