Case green, la BCE ci ripensa ma non boccia. Novità per i proprietari di casa

Improprio affermare che la BCE ci ripensa sulle case green: sicuramente frena ma non boccia. Ecco le novità per chi è proprietario di casa.

euro bce

Probabilmente è improprio affermare che la BCE ci ha ripensato, per quanto riguarda la direttiva sulle case green. Nel senso che frena sì ma non boccia.

In sostanza, come già abbiamo avuto modo di trattare nell’articolo dedicato a un eventuale obbligo per tutti, entro il 2033 chiunque è proprietario di un immobile residenziale deve necessariamente fare in modo che si classifichi in classe D.

Ovviamente, per raggiungere tale risultato, è indispensabile procedere con la realizzazione di interventi quali il cappotto termico, la sostituzione della caldaia, l’installazione di infissi termici e l’impianto fotovoltaico.

Lavori che hanno un costo notevole e che i cittadini non possono sostenere in autonomia. Ma non è tutto. La BCE infatti solleva altre criticità al riguardo, motivo per cui mette in stand by la misura, avanzando alcune considerazioni.

Ecco quali.

Case green, perché la BCE frena sulla direttiva europea

In parole semplici e chiare, l’obiettivo principale che la Comunità Europea persegue in questo ambito è quello di arrivare a emissioni zero entro il 2050, passando attraverso un taglio energetico del 25%.

Ecco dunque che una casa “green” quindi verde e amica dell’ambiente diventa una priorità, senza la quale non è possibile arrivare a tali risultati.

Il punto critico della questione -o meglio uno dei punti critici- riguarda l’aspetto economico da gestire. Una casa verde, che rispetti i parametri imposti a livello comunitario, richiede circa 105 mila euro per l'efficientamento energetico, se si tratta di una villetta singola. E, in proporzione, il calcolo di un condominio medio è di circa 600 mila euro.

Sicuramente il singolo proprietario di casa non può affrontare una spesa del genere, ma neppure il Fisco provvedere a tutto.

L’altro punto critico messo in risalto dalla BCE riguarda proprio la grande difformità che esiste tra un sistema economico e l’altro dei Paesi membri, motivo per cui frena sull’approvazione dell bozza (che è già al Parlamento europeo), additando i criteri adottati come troppo evasivi e sfuggenti e mettendo in evidenza le oggettive difficoltà ad armonizzare il tutto.

La BCE ripensa alle attuali disposizioni in merito alle case green, puntando l’attenzione anche su un altro aspetto, critico quanto delicato da gestire ovvero le ripercussioni sul mercato immobiliare.

Bisogna infatti ben provvedere a mantenere in ordine tale mercato, dal momento che il valore degli immobili ora sottoposti a mutuo per per interventi di riqualificazione o efficientamento, deve rimanere certo e soprattutto bisogna evitare che sia le imprese, così come le imprese finanziare possano trovarsi in un pericoloso rischio di credito.

Case green: perché i proprietari di casa sono in allerta

In realtà, le preoccupazioni della BCE non sono per l’appunto infondate e già il mercato immobiliare mostra i primi preoccupanti segnali di allerta.

Infatti, è già evidenza che il 56% di coloro che sono interessati ad acquistare, ora si orienta su immobili già performanti, in classe A.

In sostanza, oggi l’essere “green” diventa a tutti gli effetti uno dei requisiti di valutazione, in fase di trattativa ai fini della compravendita.

E si va già oltre, stando ai primi risultati di queste statistiche. Infatti ben il 55% degli interessati a nuovi acquisti, esclude in maniera categorica, di poter scegliere di comprare un immobile che oggi è classificato in classe energetica inferiore alla D (in sostanza tutti quelli compresi tra E e G, tenendo conto che il 60% degli immobili in Italia è in categoria E ed F).

E questa intenzione è confermata anche se dovesse ricevere uno sconto sul prezzo di vendita.

Una vera e propria doccia fredda per tutti coloro che possiedono un immobile rientrante in queste categorie. Addirittura, stando alle parole della presidente di Confindustria Assoimmobiliare Silvia Rovere, il parco immobiliare italiano non ha bisogno di “maquillage” ma va sostituito tout court.

E afferma

In tutte le città italiane ci sono interi quartieri con costruzioni obsolete, degradate, insicure e certamente prive di qualsiasi valore storico-architettonico, che andrebbero demolite e ricostruite secondo i più elevati standard di efficienza energetica, sismica e tecnologica.

Case green: cosa sono e quali sono gli interventi necessari per l’efficienza energetica

Come già abbiamo avuto modo di accennare, le case green sono immobili che risultano efficienti dal punto di vista energetico.

Quindi, tutte le case che non rientrano almeno in classe D, dovranno provvedere a effettuare dei lavori per adeguarsi alla nuova normativa (che ricordiamo, è ancora al vaglio, ma più che altro su aspetti gestionali, perché anche la BCE approva l’Unione Europea che vuole introdurla).

Tutti i proprietari di casa che quindi hanno un immobile obsoleto o comunque non a norma, devono provvedere a rendere più efficienti le abitazioni, a partire ad esempio dalla realizzazione del cappotto termico, alla sostituzione della caldaia, per giungere poi a lavori trainati come la sostituzione degli infissi e l’installazione di un impianto fotovoltaico (vale la pena valutare il bonus 2023).

Si “salveranno” da queste regole, le case che vengono utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli edifici storici.