Crisi del cibo, Coldiretti: la guerra ci costa troppo!

Quanto pesa la guerra in Ucraina sulle nostre tavole? Coldiretti ha rilevato un aumento dei costi del settore alimentare e del cibo!

Quanto pesa la guerra in Ucraina sulle nostre tavole? Un aspetto che molti di noi hanno notato e provato direttamente negli ultimi tempi. L’onda inflazionistica ha colpito tutti i settori, nonostante i timidi tentativi del governo di ridurre i rincari sul caro bolletta e sull’energia.

Ad ogni modo, se il gas e il carburante aumentano, aumentano anche i prezzi, soprattutto quelli del cibo che compriamo nei supermercati e che mettiamo sulle nostre tavole. Questo perché il costo del trasporto inevitabilmente ricade sul costo degli alimenti.   

Il cibo in Italia è una vera e propria ricchezza. Il nostro paese è da sempre conosciuto in tutto il mondo per la buona cucina e la dieta mediterranea, ma secondo un’analisi di Coldiretti il cibo in Italia acquista un valore di ben 575 miliardi di euro, solo nel 2021.

Rispetto all’anno precedente, la filiera alimentare ha segnato un +7 punti percentuale, nonostante le difficoltà legate alla pandemia e all’attuale crisi in Ucraina. L’analisi di Coldiretti è stata diffusa in occasione di Cibus 2022 e ha evidenziato l’enorme valore che il cibo Made in Italy ha acquisito in questi ultimi anni tanto da costituire un quarto del Pil nazionale.

Il settore alimentare, da solo, riesce ad impegnare ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole, in 330 mila ristoranti, in 230 mila punti vendita al dettaglio e in 70 mila industrie alimentari. Un settore di grande livello che costituisce una vera eccellenza invidiata in tutto il mondo.

L’esportazione del Made in Italy è aumentata addirittura del 21,6% in questo ultimo biennio 2021 e 2022, ma adesso a preoccupare è il conflitto in Ucraina. Come abbiamo visto, il settore alimentare ha subito degli aumenti a causa della crescita dei costi di trasporto.

Nonostante il settore stia reggendo, non è detto che questo possa durare per molto soprattutto quando il maggior esportatore di grano è adesso sotto attacco da parte del maggior esportatore di gas.

Ma vediamo di fare il punto sulla situazione attuale.

Quanto ci costa il cibo: i dati del settore alimentare

Secondo i dati diffusi da Coldiretti in occasione di Cibus 2022, in Germania – uno dei principali paesi esportatori di cibi e bevande in Italia – ha segnalato un aumento dell’11,1%. Gli Stati Uniti, invece, hanno registrato un aumento del 21,9%, mentre la Francia ha segnalato un aumento del 17,9%.

Ma il vero record lo ha registrato il Regno Unito, uno dei paesi più cari d’Europa, con un +39,5%. A preoccupare è, però, la Cina che ha registrato solamente un aumento del 29,5% a causa soprattutto della pandemia e dell’attuale situazione di lockdown.

Ad ogni modo – secondo Coldiretti – ciò che rende il Made in Italy così unico rispetto ai settori alimentari degli altri paesi è l’agricoltura. Il nostro paese è unico perché grazie al clima e alla varietà di specie vegetali ed animali riusciamo a produrre dei prodotti che col tempo hanno potuto guadagnare i marchi Doc, Dop e Igp, diventando delle vere eccellenze in tutto il mondo.

Inoltre, grazie a una maggiore consapevolezza verso la cura dell’ambiente e del biologico, l’agricoltura è diventata green ed è riuscita ad acquisire la leadership UE nel biologico.

Proprio nel settore del biologico lavorano circa 80 mila lavoratori e altrettante sono le specialità che il nostro paese produce ed esporta in tutto il mondo, come le 316 specialità Dop, Igp e Stg o i 526 vini Dop e Igp, per non parlare dei 5.333 prodotti alimentari prodotti nel nostro paese e che vengono esportati in tutto il mondo.

Il costo della guerra sul cibo: scomparsi i campi di grano!

In Italia si producono anche riso e grano, ma ultimamente – spiega Coldiretti – i campi di grano sono diminuiti. Il dato registrato da Coldiretti è, infatti, preoccupante: nell’ultimo anno sono scomparsi 1 campo di grano su 5.

Peccato che il grano e la farina rivestano un ruolo molto importante nella nostra alimentazione e nella nostra dieta, tanto da costituire addirittura il 64% per fabbisogno. Con il grano non produciamo solamente la farina per la produzione di pane, pasta e biscotti. Il grano ed i cereali vengono utilizzati anche per sfamare il bestiame.

Se questa materia prima viene a mancare, siamo costretti a comprarlo da qualche altra parte. A parlare sulla questione è direttamente il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini:

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati.

È importante intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. 

Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.

E’ necessario investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

In sostanza, secondo il presidente di Coldiretti, bisogna investire sul settore agricolo perché costituisce il settore principale dell’economia italiana.

L’impatto della guerra sul cibo e sulle nostre tavole

Secondo i dati raccolti fino ad ora dalla Fao, i prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto i più alti livelli degli ultimi anni. Il settore dei cereali e del grano è quello maggiormente colpito: qui, si registra addirittura un aumento del 17,1%, e solamente a febbraio (mese che coincide con l’inizio della guerra in Ucraina)

Mentre, molte aziende sono costrette a chiudere, altre lottano per riuscire ad emergere tra i rincari. Il presidente di Coldiretti dice che nelle campagne i costi sono aumentati del 170%, per i concimi, del 90%, per i mangimi e del 129%, per il gasolio utilizzato per le macchine e per i mezzi agricoli.

Il dilemma, insomma, è tra chiudere, dichiarando fallimento, evitando così di venire trascinati via dall’inflazione, lottare fino a che tutto non ritorni alla normalità, o decidere di cambiare totalmente puntando su un’alimentazione vegetale.

Solamente gli allevamenti di polli, sempre secondo Coldiretti, registrano picchi di 99 mila euro di costi, tra mangimi, trattamenti e costi sulle materie utilizzate per la cura ed il trasporto (secondo uno studio Crea).

Le aziende agricole e del settore dell’allevamento, sostanzialmente, stanno registrando dei costi che nel totale superano i 9 miliardi di euro. Si trattano di aumenti che nel lungo termine sono insostenibili da mantenere e che, soprattutto, creano dei danni all’economia di molte famiglie italiane.

Questi aumenti arrivano direttamente sulle nostre tavole e molte famiglie non riescono ad arrivare nemmeno più a fine mese. Noi italiani, però, nonostante le difficoltà siamo un popolo resiliente, pronto anche a fare dei sacrifici pur di riuscire a superare le difficoltà.

Proprio in un recente sondaggio condotto da La7, gli italiani non hanno rinunciato al risparmio. Molti di noi pensano sia necessario risparmiare sull’energia e sono disposti ad adottare uno stile di vita più sostenibile.

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