Crisi del grano: cosa aspettarci per i prossimi mesi

La crisi del grano inizia a pesare sempre di più. E questo, non riguarda solamente l'Italia. L'Ucraina e la Russia sono i leaders mondiali per quanto riguarda tale produzione e, la guerra, sta causando dei danni economici senza precedenti.L'Italia ne sta risentendo moltissimo, tanto che, i prezzi, continuano a salire a dismisura. L'inflazione ed il caro vita stanno creando dei problemi enormi a tutta la popolazione!

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La guerra tra Russia ed Ucraina non è solamente sinonimo di morte e distruzione. Questo conflitto sta bensì causando una ripercussione economica molto grave in svariati paesi d'Europa, e l'Italia è proprio uno tra questi.

I rincari relativi alle materie prime sono alle stelle: vi basti pensare, ad esempio, al gasolio e alla situazione che stanno vivendo attualmente i pescatori italiani. Ma questa è solamente una delle tante situazioni al limite a cui dover far fronte in questi ultimi mesi.

Ad ogni modo però, all'interno di questo articolo, ci soffermeremo sul grano e sulla relativa crisi

Come mai, i beni alimentari di prima necessità come pane e pasta, stanno diventando sempre più costosi? Una volta quando si voleva spendere poco denaro per combinare assieme pranzo e cena era sufficiente acquistare un po' di pane ed un pacco di pasta, ed ora?

Costa sta succendo nel mondo?

I più grandi esportatori di grano

L'Ucraina e la Russia sono i più grandi esportatori di grano di tutto il mondo: tanto che, entrambe, sono definite il "granaio d'Europa". E, già da questa affermazione, sarà possibile capire quanto possa pesare questo conflitto a livello mondiale.

Essere in grado di produrre grano significa avere tra le mani un'arma potentissima, e sapete perché? Molto semplice! Il grano riesce a sfamare il mondo perché ingrediente principale per moltissime pietanze primarie. Per cui, le nazioni in grado di produrlo, possiedono "la fame" degli alleati tanto quanto quella dei rivali.

Il grano è quella materia prima che sarà sempre fondamentale e alla base di ogni tipologia di alimentazione. Quindi, esserne produttori è un vantaggio immenso e non solo a livello economico. Anzi, proprio per rimanere in tema di denaro, il grano permette ad ogni Stato produttore di incrementare, e non di poco, il proprio fatturato.

Coloro che possiedono grano, possiedono anche potere.

Grano: decisamente inarrestabile

Negli ultimi quarant'anni - grossolanamente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso - il prezzo di mercato del grano ha registrato andamenti alquanto prevedibili nonché costanti.

Durante il periodo relativo alla raccolta di quest'ultimo il prezzo si abbassava, mentre in inverno e primavera saliva per permettere al produttore di coprire tutta una serie di spese (oneri, interessi o spese di magazzino).

A livello commerciale si era soliti stipulare due contratti all'anno. Il primo per quanto concerne il periodo di raccolto, invece il secondo riguardava la commercializzazione del grano. Quest'ultimo simboleggiava anche una sorta di tutela tra un raccolto e l'altro.

Questa scelta serviva anche per evitare qualsiasi tipologia di speculazione. Quest'ultime, tra l'altro, erano tenute sotto controllo dalle attente politiche europee relative proprio al settore agricolo, ma anche dal ridotto numero di operatori che lavoravano nel settore dell'agricoltura.

Chiaro che, non sempre filò tutto liscio, anzi. Nel 1972 la Russia - all'epoca ancora denominata Unione Sovietica (URSS) - produsse una quantità molto più contenuta di grano costringendo così l'Europa ad acquistarlo dagli Stati Uniti, Canada, Australia ed Argentina.

Tutto questo scaturì tutta una serie di fenomeni speculativi che ebbe come epilogo un imponente aumento di prezzi. Giusto per darvi un dato: in Italia il prezzo del grano crebbe di circa tre mila lire al quintale.

Fu proprio in questo momento che la Comunità Economica Europea (CEE) decise di mettere un freno a queste speculazioni spropositate ed ingiustificate al fine di protegge, a livello economico, tutti i consumatori. E come? Semplicemente approvando tutta una serie di misure a favore dei produttori ed esportatori intracomunitari come, ad esempio: Francia, Regno Unito e Germania (Ovest).

Politica, questa, che fu perseguita per tutti gli anni Ottanta e Novanta.

Perché aumenta il prezzo del grano

Sono tanti i fattori che determinano un forte aumento dei prezzi. E, almeno per quanto riguarda il grano, la guerra in corso tra Russia ed Ucraina, è uno dei motivi principali. Tuttavia però, non è di certo l'unico!

Nel corso di questi ultimissimi decenni, si sono sviluppati svariati meccanismi che, ad oggi, ci porgono il conto. E, oseremmo dire, un "conto alquanto salato".

La siccità che stiamo vivendo in questo periodo, ma anche nei decenni passati come ad esempio quella del 2003 e 2004, è senza ombra di dubbio una conseguenza catastrofica. Nonché, uno tra i motivi più preoccupanti. Tra l'altro, con una siccità a questi livelli significa anche produrre meno prodotto perché non si è in grado di fare altrimenti.

Altre motivazioni sono: scorte insufficienti rispetto alla richiesta attuale e, di conseguenza, non si riesce a soddisfare in modo ottimale i consumi che, tra l'altro, crescono ogni anno sempre più esponenzialmente.

Facciamo un passo indietro. Ancora prima dello scoppio della guerra in Ucraina, si manifestò un importante rialzo di prezzo: sia per quanto riguarda il grano tenero e sia per quanto riguarda il grano duro (fondamentale per la produzione di pasta).

Questo epilogo fu dovuto all'aumento importante relativo ai costi energetici. Le tensioni che si crearono con i paesi produttori di gas e petrolio - Russia in primis specialmente dopo l'occupazione della Crimea avvenuta nel 2014 - furono determinanti.

Per non parlare poi delle criticità logistiche delle filiere produttive legate alla crisi pandemica da Covid-19. Molte furono infatti le attività che dovettero chiudere o, comunque, lavorare a ritmi molto più lenti rispetto a quelli normali.

Senza ombra di dubbio, un altro grande motivo è dipenso dalle varie siccità che si stanno manifestando in Africa orientale e Sudamerica

Nemmeno le violenti innondazioni cinesi aiutano la produzione del grano.

Oltre a tutte queste grandi e svariate catastrofi naturali, dobbiamo anche tenere presente tutti gli aumenti economici che si stanno manifestando: aumento del prezzo del carburante, dei fertilizzanti, dei trasporti e della logistica

Tutto questo, messo assieme, diventa una sorta di bomba ad orologeria. E, inesorabilmente, poi il tutto va ad aumentare il prezzo finale che troviamo tra gli scaffali del supermercato. Quest'anno infatti si parla di una variazione, a livello globale, di più del 55%. Un numero davvero enorme che diventa complesso da gestire.

Vi basti pensare che, l'inizio del conflitto in corso, ha causato un aumento di prezzi pari al 5.7% in un solo giorno. Arrivando così a toccare un record mai visto prima. 

Queste cifre rischiano davvero di causare l'interruzione delle catene di approvvigionamento globale. Tutto questo significherebbe anche creare instabilità politica e sociale in tutto il mondo.

La situazione attuale

La soluzione attuale, inutile affermare il contrario, è alquanto preoccupante. Anzi, almeno per il momento, non ci sono previsioni future in grando di farci ben sperare. Le prospettive sono negative soprattutto se pensiamo che il grano è una materia prima di fondamentale importanza per tutto il mondo.

Quest'ultimo garantisce infatti circa un quinto dell'alimentazione mondiale.

D'altro canto, la Coldiretti si è mossa fin da subito mettendo in evidenza l'impatto di questa potenziale crisi per l'Italia. L'Italia infatti importa una grandissima quantità di grano. Lo scorso febbraio 2022 si è ritrovata ad importare dall'estero il 64% del proprio fabbisogno nazionale. Fondamentale per la produzione di pane e biscotti.

Da aggiungere poi il 53% relativo invece al mais (anch'esso con un prezzo notevolmente più alto). Il mais, vi ricordiamo, essere fondamentale inteso come alimento per il bestiame.

Russia e Ucraina: il conflitto si fa sentire

Che la Russia e l'Ucraina siano i più grandi produttori mondiali di grano, è un dato certo. Questa guerra però ha causato, e continua a causare, dei danni economici enormi.

La Federazione Russa, dal 2016, ne detiene il primato.

L'Ucraina invece, è il terzo paese al mondo per quanto concerne la produzione dei cerali. Mentre, risulta essere tra i primi per quanto riguarda la produzione di olio di girasole, orzo e mais. Per darvi un dato: copre circa un terzo dell'export complessivo. Del resto, l'Ucraina possiede un terzo del suolo fertile di tutto il Pianeta: ovvero 32 milioni e mezzo di ettari. Per interci meglio: tre volte l'Italia intera.

E Putin, che tutto si studia, potrebbe sicuramente aver pensato anche a questo: se riuscirà ad impadronirsi dell'Ucraina, di conseguenza, riuscirà ad ottenere delle terre fertili che tutto il mondo "invidia". Andrebbe a mettere le mani su una economia potente, quella del grano, che sicuramente farebbe la differenza.

Anche tutta la parte che coinvolge logistica e trasporti è alquanto precaria: tutti noi abbiamo ascoltato al tg la problematica legata ai conteiner pieni di grano bloccati nei porti dell'Ucraina. Il motivo è legato, ovviamente, alle azioni militari in corso.

Situazione italiana legata al grano

Il nostro discorso si è focalizzato sulla situaziole attuale che riguarda un po' tutta l'Europa. Ma che dire dell'Italia? Cosa aspettarci dai prossimi mesi?

Anche in questo caso, le proiezioni non ci fanno ben sperare

Nel 2021 sono state importate dall'Ucraina 122 mila tonnellate di grano tenero, utile per la preparazione del pane. Mentre, dalla Russia sono state importate 72 mila tonnellate.

Il grano duro invece, fondamentale per la pasta, è arrivato dalla Russia, sempre nel 2021, per un totale di 51 mila tonnellate.

E se un paese come l'Italia, a cui davvero non manca nulla, iniziasse a pensare di diventare indipendente eliminando - anno dopo anno - la dipendenza dagli altri Paesi?

Non avrebbe molto più senso?