I giorni che seguono la morte di Benedetto XVI restano carichi di tensioni all’interno del mondo vaticano. Se la presenza di Ratzinger smorzava le contrapposizioni, ora le due anime della Chiesa, quella dei conservatori e quella più liberale e bergogliana (anche se Papa Francesco più volte ha detto di rifiutare queste classificazioni) emergono con forza.
Ma lo spettro di uno scisma interno non è l’unico che agita il Vaticano. L’esistenza stessa del Cristianesimo è minacciata più che dall’ateismo o dal nichilismo da un nuovo paganesimo che venera la scienza, la tecnica e la finanza. Se prima il Cristianesimo dettava l’agenda dei valori della società occidentale, oggi la Chiesa viene avvertita dalle giovani generazioni come un’entità distante e obsoleta. Ecco perché Papa Bergoglio sta pensando di ampliare l’orizzonte geografico, aprendosi sempre di più a paesi come l’Africa e la Cina. Ma aumentare la base dei fedeli, pescando nelle “periferie del mondo”, potrebbe essere un obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere, viste le grandi difficoltà comunicative palesate dalla Santa Sede negli ultimi anni.
Oltre a raggiungere terre ancora inesplorate, l’altro grande obiettivo della Chiesa nei prossimi anni resta quello di ripristinare il senso di speranza e di fiducia nel futuro, in un contesto che suggerisce tutt’altro tra crisi geopolitiche internazionali, fragilità economica, pandemie, scandali finanziari. Di fronte a queste sfide gigantesche che stanno caratterizzando i primi decenni del nuovo secolo, quale influenza può esercitare ancora la Chiesa di Roma? Ne abbiamo parlato con il giornalista di Famiglia Cristiana Antonio Sanfrancesco, ospite del nostro ultimo Instant Focus.