Draghi si è dimesso. Tra crisi e addii eccellenti ecco come ne escono i partiti

Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni da presidente del consiglio. Ora palla a Mattarella. Tra crisi e addii eccellenti ecco come ne escono i partiti.

La giornata di ieri al Senato ha segnato la fine della maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto il Governo Draghi. Alla fine non hanno votato la fiducia sulla risoluzione di fiducia presentata, Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Tre dei pilastri principali su cui si reggeva l’esecutivo.

Mario Draghi si è presentato questa mattina alla Camera e ha annunciato che sarebbe andato al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Cosa che ha puntualmente fatto: ma come ne escono i partiti dalla giornata di ieri? Tra crisi e addii eccellenti ecco il punto.

Draghi alla Camera per un brevissimo discorso: ”Mi reco al Quirinale per comunicare le mie determinazioni”

Oggi sarebbe stata la giornata del dibattito alla Camera. Ma la situazione precipitata al Senato ieri sera ha fatto in modo che non avesse più senso un dibattito anche in questo ramo del Parlamento. Draghi si è recato alla Camera e ha tenuto un discorso brevissimo. 

Mi recherò al Quirinale per comunicare le mie determinazioni.

Si è commosso e ha fatto una battuta ai deputati che lo applaudivano

“Qualche volta il cuore dei banchieri centrali viene usato…”.

Applausi che hanno fatto arrabbiare in maniera particolare il segretario del Partito Democratico Enrico Letta:

La cosa più grottesca sono stati gli applausi di coccodrillo di stamani a Draghi da chi è stato responsabile a pieno titolo della caduta del governo.

Draghi si è poi recato al Quirinale dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e ha rassegnato le sue dimissioni. 

Draghi si è dimesso: ora la palla nelle mani del presidente Sergio Mattarella

Ecco il comunicato della presidenza della Repubblica: 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceverà nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale i Presidenti delle Camere Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Dopo questo incontro Mattarella dovrebbe rilasciare anche una breve dichiarazione. Altamente probabile che possa annunciare lo scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni.

Draghi si è dimesso: come ne escono i partiti da questa giornata convulsa? Fratelli d’Italia esulta

Quindi con il probabile annuncio nel pomeriggio dello scioglimento delle Camere iniziano le procedure per lo svolgimento delle elezioni e inizierà la campagna elettorale con Draghi che si occuperà del disbrigo degli affari correnti. Ma come ne escono i partiti da questa giornata? 

Chi naturalmente ha molti motivi per festeggiare è Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Da tempo Meloni chiedeva a gran voce le elezioni. Dal suo punto di vista non entrare nel governo di quasi unità nazionale guidato da Mario Draghi è stata una mossa che le ha consentito di massimizzare i consensi. Fratelli d’Italia fuori dal Governo Draghi ha votato coerentemente con la propria linea no alla fiducia.

La caduta del Governo e la convocazione delle elezioni non possono che fare piacere ad un partito che è dato in testa in ogni sondaggio e Swg quota addirittura al 23,8%. 

Draghi si è dimesso: come ne escono i partiti da questa giornata convulsa? Lega e Forza Italia in fibrillazione

In questi giorni è diventata familiare per chi segue le cronache politiche la frase il “centrodestra di governo” che intendeva principalmente Lega e Forza Italia e le altre formazioni che hanno sostenuto Draghi ad eccezione di Giorgia Meloni.

Lega e Forza Italia avevano dichiarato la loro disponibilità per un Governo Draghi bis senza il Movimento 5 Stelle ma sono state irremovibili ieri sul non votare la fiducia al premier sulla risoluzione Casini che era stata presentata.

La Lega in particolare non ha avuto vita facile nel governo.

Oltre alle conflittualità con il Pd spesso non è stata in piena sintonia con Draghi. E i nodi sono venuti al pettine in questi giorni. Spesso aveva vinto l’ala governista con Giancarlo Giorgetti e i Governatori, ora invece ha vinto l’ala di rottura. E naturalmente non possono non avere inciso nella decisione anche i sondaggi che danno il centrodestra nettamente vincente. La Lega quindi ha optato per lo strappo. Al momento non si registrano defezioni di rilievo.

Forza Italia sta vivendo una fase di forte travaglio: il profilo moderato a sostegno di Draghi è venuto meno ieri e nel partito c’è forte fibrillazione per questo strappo. Ieri c’è stato l’addio al partito del ministro Mariastella Gelmini in polemica con la posizione presa dal partito e oggi è notizia che anche Renato Brunetta è uscito dal partito. Con parole forti:

Non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale.

Chiara l’accusa di Brunetta. “Anteporre l’interesse di parte all’interesse del paese”.

Draghi si è dimesso: come ne escono i partiti da questa giornata convulsa? Il Movimento 5 Stelle 

Dalla decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul Decreto Aiuti è partito tutto.

Puntavamo sull’appoggio esterno, c’erano state anche interlocuzioni in questa direzione. Poi Draghi è intervenuto in Aula ed è saltato tutto. È stato il centrodestra a rompere

sarebbero state queste le parole dette dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.

Tant’è che anche in seguito alle sue azioni Giuseppe Conte ottiene quello che non voleva il Movimento 5 Stelle ovvero le elezioni subito. E con ogni probabilità dovrà affrontare la sfida elettorale in solitudine a meno di possibili alleanze a sinistra. A questo punto sembra impraticabile un’alleanza con il Partito Democratico con quello che è appena avvenuto sulla fiducia al Governo Draghi.

Draghi si è dimesso: come ne escono i partiti da questa giornata convulsa? Partito Democratico e Italia Viva

Partito Democratico e Italia Viva sono stati i due partiti “più draghiani” in questa fase. Mai stata in dubbio la fiducia da parte delle forze guidate da Enrico Letta e Matteo Renzi.

Per Letta ora la strada è tutta in salita. Il suo progetto di campo largo è naufragato, alle elezioni sarà molto difficile presentarsi uniti con il Movimento 5 Stelle viste le vicende di questi giorni. Il Pd potrebbe anche decidere per la corsa solitaria. O cercare approcci con la galassia centrista compreso Matteo Renzi.

Matteo Renzi da sempre è lontano dalle posizioni del Movimento 5 Stelle e ora occorrerà capire nel caso quali alleanze e strategie si potranno varare al centro e nel centrosinistra, comunque nei campi opposti a quello a trazione Meloni-Salvini.

Conte, Salvini e Berlusconi – ha commentato Renzi  – sono i responsabili di questi disastro, noi adesso al lavoro per contrastare i populisti alle elezioni.

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