Giustizia è fatta: ergastolo per i fratelli Bianchi, gli assassini di Willy

Una morte senza alcun senso che si è risolta con la giustizia. Willy Monteiro, un semplice ragazzo di appena 21 anni, era stato ucciso da un violento pestaggio. I fratelli Bianchi, principali responsabili, sono stati condannati all'ergastolo.

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A poco meno di due anni dall’atroce omicidio di Willy Monteiro giustizia è finalmente fatta. La Corte d’Assise di Frosinone ha condannato all’ergastolo i due responsabili principali, i fratelli Bianchi, e ad oltre vent’anni gli altri due: Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. 

Willy Monteiro Duarte, ragazzo di origini capoverdiane, fu pestato a morte dai quattro condannati. Ricevette i colpi più brutali proprio dai fratelli Bianchi, campioni di arti marziali. 

I genitori del ragazzo riceveranno un risarcimento di 200mila euro ciascuno, mentre la sorella di Willy riceverà 150mila euro. “Una sentenza giusta”, hanno commentato i giudici della Corte d’Assise.

È quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione. 

Tuttavia le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto.

Così ha detto Giovanni Tagliatela, il PM di Velletri che ha ottenuto tutte le pene richieste. Il processo, però, non è finito qui. 

La difesa, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Pica, ha già deciso di fare ricorso in Appello. Secondo lui, il risultato del processo è stato distorto dal grande impatto mediatico che ha avuto la vicenda: 

"È stato un processo mediatico. Va contro tutti i principi logici. Leggeremo le motivazioni e poi faremo appello. Siamo senza parole."

Nel frattempo, però, gli imputati sono già stati mandati in carcere (tranne Francesco Belleggia che è stato condannato ai domiciliari), dove rimarranno in attesa della sentenza d’appello. 

Una buona notizia dal mondo della giustizia finalmente, dopo le tante sentenze della Corte Suprema americana che hanno spogliato di vari diritti la popolazione statunitense. 

L’omicidio di Willy Monteiro: la dinamica

La tragedia si è svolta a Colleferro, una località in cui si incrociano molte bande romane e ciociare. Ad un bar del posto, il Due di Picche, alcune ragazze vengono importunate da Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. I due spostano in malo modo le sedie delle ragazze per andare in bagno. 

Notata la dinamica, altri due ragazzi seduti al bar intervengono. Si tratta di Federico Zurma e Alessandro Rosati, i quali spalleggiano le ragazze affrontando Pincarelli e Belleggia. Tra insulti e minacce varie, scoppia improvvisamente una rissa

Ed è qui che sono entrati in gioco i fratelli Bianchi, fino a quel momento non presenti sulla scena. Ed anche in questo momento entra in gioco Willy, un cameriere di origini capoverdiane che sogna di fare il cuoco. 

Willy, amico di Zurma, tenta di trascinare quest’ultimo fuori dalla rissa, quando i fratelli Bianchi si precipitano su di lui senza alcuna ragione. 

Il primo a colpire, pare, è stato Gabriele Bianchi. Un forte calcio al petto ha atterrato Willy, che neanche ha fatto in tempo a rialzarsi che è stato preso di mira da Marco Bianchi

Willy Monteiro, a causa delle gravi ferite interne riportate, muore lì, steso a terra. Secondo gli inquirenti, anche Pincarelli e Belleggia avrebbero infierito con qualche calcio e pugno. 

Il processo ai fratelli Bianchi

Sin dall’inizio, il processo ai fratelli Bianchi è stato costellato da urla e confusione. Gli imputati si sono tutti accusati a vicenda, dichiarandosi sempre innocenti dal canto loro. 

In primis i Bianchi stessi. Gabriele, ad esempio, ha puntato il dito contro Belleggia dicendo di essere stato lui a dare il calcio fatale a Willy, quello sulla giugulare. Nessuno dei due fratelli si è mai mostrato pentito per le loro azioni. 

Non solo, qualche giorno prima la sentenza, i fratelli Bianchi hanno scritto una lettera alla famiglia di Willy cercando di descriversi come buoni samaritani che non farebbero mai male a nessuno: 

"Io e Gabriele siamo ragazzi di cuore, sinceri. Tutte quelle cattiverie che hanno detto contro di noi non sono vere, sono state solo bugie su bugie per farci toccare il fondo. 

Io e mio fratello non ci siamo mai nascosti su nulla, non abbiamo mai chiesto aiuto, non siamo mai stati protetti, sempre soli e divisi. Abbiamo sempre affrontato tutti i problemi per far capire la realtà delle cose, perché noi siamo così: disponibili, educati e rispettosi, sempre pronti ad aiutare i più deboli."

L’unico che ha ammesso le sue azioni è stato Francesco Belleggia, la cui versione è stata infine quella creduta dai giudici. 

Le urla dopo la sentenza

Un processo così caotico non poteva che concludersi in modo altrettanto caotico. Nell’aula della Corte d’Assise, non appena i giudici hanno pronunciato la sentenza di ergastolo per i fratelli Bianchi, è scoppiato il caos

Amici e parenti di Willy hanno iniziato ad applaudire, commossi per l’esito, mentre i due neo-condannati non sono riusciti a trattenersi. Secondo i testimoni, hanno urlato ferocemente iniziando a farsi strada attraverso la folla, forse per raggiungere i genitori del ragazzo ucciso. 

Fermati dalla polizia penitenziaria e riportati in gabbia, hanno continuato ad urlare per parecchi minuti finché non si è potuto tornare all’ordine. 

Alcuni riferiscono di aver visto uno di loro lanciare una busta con dentro un oggetto, ma questa versione non è stata confermata.