Ormai si sente parlare sempre più spesso di rivolte e manifestazioni organizzate sui social network. Il confine tra la vita reale e quella virtuale è sempre più labile e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovanissimi, molto più influenzabili e facili prede di questa violenza. Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando ma in particolar modo vediamo perché accadono questi fenomeni violenti promossi proprio dai social network.
Il problema dei maxi raduni organizzati sui social che sfociano in risse e rivolte violente riguarda tutto il mondo, anche il nostro Paese. Si tratta di eventi che riescono a radunare anche migliaia di giovani per via della facilità con cui i contenuti diventano virali, soprattutto sul popolarissimo TikTok.
Un altro scenario frequente è invece quando i partecipanti rispondono agli appelli di content creator (come streamer, YouTuber o TikToker) spesso poco più grandi dei giovanissimi fan che li seguono. Ritroviamo queste dinamiche negli ultimi fatti avvenuti in Inghilterra e in America.
Gli ultimi casi dei maxi raduni a Londra e in Italia
È notizia del 9 agosto il maxi raduno di adolescenti in pieno centro a Londra, ad Oxford Street. L'appuntamento è stato fissato per le 15 per ritrovarsi e saccheggiare il negozio di articoli sportivi JD Sports. Il tutto è stato "organizzato" tramite una serie di video diventati virali con l'hashtag "Oxford Circus JD robbery". In uno di questi video veniva anche spiegato come partecipare: guanti e passamontagna, ma niente armi.
Ovviamente ci sono stati tafferugli tra adolescenti ed agenti di polizia, che hanno risposto alla violenza con altrettanta violenza, concludendo l'incontro con 9 arresti e 34 persone allontanate.
Sono stati registrati altri raduni anche a Southend, in Essex. Stavolta tra i giovani fermati c'era anche Mizzy, un noto TikToker il quale vero nome è Bacari Bronze O’Garro. Il suo coinvolgimento nella vicenda però non è stato ancora confermato, anche se ha fatto parlare molto di sé dopo aver postato degli scherzi ritenuti di cattivo gusto.
In America, a Manhattan, il 4 agosto si è verificato un episodio simile. Questa volta l'idea del raduno è partita dallo streamer e YouTuber Kai Cenat, che ha annunciato sui suoi social l'intenzione di regalare 300 PlayStation 5 a chiunque si fosse presentato.
La situazione è presto degenerata visto l'alto numero di persone: alcuni hanno lanciato bottiglie e fuochi d'artificio, altri hanno bloccato la stazione, il traffico o si sono scontrati con la polizia.
Alla fine il raduno è costato a Kai Cenat diverse accuse, tra cui quelle di incitamento alla sommossa e assembramento illegale, mentre tra i suoi follower ci sono stati ben 65 persone, di cui la metà erano minorenni.
Purtroppo anche l'Italia è stata teatro dei raduni violenti organizzati sui social. Uno degli episodi più eclatanti è stato sicuramente l'incontro "Africa a Peschiera", durante il quale giovani immigrati e italiani di seconda generazione hanno scatenato risse, accoltellamenti e violenze sessuali a Peschiera del Garda.
Perché accadono spesso fenomeni violenti creati dai social network?
Cosa si nasconde dietro al perché accadono determinati fenomeni violenti promossi dai social? Cerchiamo di analizzare insieme la situazione.
L'avvento dei social network ha portato senza dubbio dei cambiamenti positivi. Ci si può tenere in contatto più facilmente, si ha accesso a tantissime informazioni in modo rapido, hanno creato nuove opportunità di lavoro e molto altro.
Ma come ogni cosa, hanno anche dei lati negativi e già da qualche anno stanno iniziando ad emergere. La società non era pronta alle conseguenze dell'impatto dei social network sui giovani, soprattutto nella delicata fase dell'adolescenza. Si tratta di nuove situazioni che hanno bisogno di approfondimenti per capire come agire per limitarle il più possibile. Sicuramente un buon inizio sarebbe sensibilizzare i giovani sui rischi dei social network, cercando di far sviluppare un senso critico che permetta loro di riconoscere chi porta contenuti positivi da chi non lo fa.
Intanto in Inghilterra dopo il fatto di Oxford Street si pensa a misure drastiche. La ministra dell'Interno Suella Braverman ha infatti espresso con durezza la sua opinione, dichiarando di trovare i responsabili e arrestarli subito, perché non vuole che la situazione in Inghilterra precipiti come negli Stati Uniti.
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