Fusione nucleare negli Stati Uniti: 3 motivi per cui è una svolta storica

La fusione nucleare negli Stati Uniti ha segnato una svolta per la produzione dell'energia, e non solo. Ecco i tre motivi per cui si tratta di un vero e proprio spartiacque.

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Non si può escludere che negli anni a venire il 5 dicembre 2022 verrà ricordato come un giorno dalla portata storica: per la prima volta, infatti, l’energia ottenuta dalla fusione nucleare ha superato quella impiegata per produrla.

La fusione nucleare è stata da decenni il grande sogno degli scienziati e ora, finalmente, si intravede il giorno in cui questa tecnologia potrebbe avere un impatto concreto (anche se stiamo sempre parlando in termini di 20 o 30 anni). 

Ma che cos’è che rende tanto speciale la fusione nucleare, e quali sono le sue reali implicazioni? Ecco i tre motivi per cui possiamo dire di essere arrivati a un punto di svolta nella Storia. 

La svolta della fusione nucleare: sarà la fine delle scorie radioattive e degli incidenti alla Cernobyl? 

La fusione nucleare si ottiene con un processo inverso rispetto alla fissione (ovvero all’energia nucleare che conosciamo oggi). Attualmente, infatti, l’energia prodotta dagli atomi è rilasciata al momento della loro “rottura”: un atomo di uranio si divide così in atomi più piccoli e radioattivi, rilasciando energia. 

Questo procedimento, tuttavia, ha un grande inconveniente, ovvero la produzione di scorie radioattive. Tali scorie impiegano un tempo lunghissimo per essere smaltite (dai 20/30 per le scorie a bassa radioattività fino ai 300 per quelle a media radioattività). 

Ciò accade perché gli atomi utilizzati per la fissione sono uranio e plutonio. Nel caso della fusione, invece, si utilizza principalmente l’idrogeno. Ciò significa che la quantità di scorie prodotte è immensamente inferiore, e soprattutto che non si tratta di scorie radioattive.

In questo modo, lo smaltimento è decisamente più semplice e soprattutto non crea alcun rischio né per la salute umana né per quella di altri animali o piante. 

Un’energia (quasi) illimitata senza emissioni C2

Sempre per quanto riguarda i prodotti di scarto, bisogna anche notare come la fusione non preveda emissioni di anidride carbonica

Questo fatto rappresenta una svolta senza precedenti: se si pensa poi che numerosi stati, compresa l’Unione Europea, hanno posto come obiettivo l’azzeramento di emissioni di CO2 entro il 2050, si può capire come la prospettiva di avere una tale energia a disposizione entro quella data potrebbe veramente rendere possibile una transizione efficace e pienamente sostenibile. 

Con una fusione ottimizzata e un apparato tecnologico compatibile, è infatti possibile alimentare una villetta per centinaia di anni con l’equivalente di un’arancia di idrogeno, senza alcuna produzione di CO2. 

La fusione nucleare come fine della sudditanza energetica? 

L’ultima implicazione è anche quella che più colpisce per l’attuale contesto geopolitico. La fusione nucleare, infatti, utilizza l’idrogeno, l’elemento più comune in natura. 

Al contrario, l’uranio è maggiormente presente in alcune zone del pianeta, in particolare il Kazakistan (e vale la pena di ricordare come le ultime sommosse pilotate dalla Russia nell’ex repubblica sovietica abbiano avuto proprio lo scopo di assicurarsi il controllo sulla risorsa). 

Questo fatto, unito alla relativa sicurezza di produzione e all’assenza di scorie, potrebbe significare una fine definitiva della sudditanza energetica di alcuni paesi (oltre alla Russia di Putin, un Medio Oriente sempre più instabile, nel quale si trovano i maggiori giacimenti di petrolio e gas). 

Ciò significherebbe anche un pari accesso all’energia in tutti gli stati, segnando un nuovo capitolo nella storia della produzione e dell’industria, ma anche di tutti gli altri settori: sarebbe quindi possibile un’Uganda con lo stesso livello energetico degli Stati Uniti. 

Dunque, la fusione nucleare potrebbe veramente cambiare il modo in cui è stata concepita fino ad ora l’energia, e il mondo che questa nuova visione sarà in grado di plasmare potrebbe diventare anche molto diverso da quello che conosciamo oggi, in cui verranno a formarsi nuovi rapporti di potere e nuove alleanze strategiche. 

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