Israele “ammette”: giornalista uccisa e cariche al funerale

Il governo di Israele ha causato un'ondata di indignazione dopo l'uccisione di Shereen Abu Akleh. La giornalista palestinese è stata colpita dai cecchini.

Mentre la guerra in Ucraina infuria, il conflitto a bassa intensità fra Israele e Palestina continua imperterrito. Numerosi, nelle ultime settimane, i raid israeliani sui territori del West Bank, ove la maggioranza della popolazione palestinese risiede. 

Il conflitto fra Israele e Palestina è uno dei più longevi del momento, essendo iniziato quando le due nazioni sono diventate indipendenti nel 1948. La sottile striscia che separa il Sinai dal Libano è stata oggetto di diversi scontri armati, coinvolgendo anche superpotenze mondiali. 

Questo articolo di Sky TG24 riassume bene tutta la storia del conflitto, iniziata con gli attacchi dei paesi arabi circostanti contro Israele: 

La costituzione di Israele fu subito messa in discussione e diversi Paesi arabi decisero di attaccare. Nonostante lo Stato fosse stato creato da poco, si preparava da tempo a un conflitto e riuscì a vincerlo l’anno dopo conquistando un territorio più ampio di quello che il piano dell’Onu gli aveva assegnato.

I palestinesi commemorano ogni anno questa sconfitta nel giorno della ‘Nabka’ (catastrofe), che cade il 15 maggio, ma questo conflitto non fu uno di quelli che Israele e alcuni Paesi arabi combatterono nell’ambito della questione palestinese.

L’occidente, infatti, ha sempre supportato la causa di Israele contro la Palestina, mentre questa era a sua volta sostenuta dai paesi arabi vicini. Il piccolo stato di Israele, comunque, è quasi sempre riuscito a vincere le guerre perché appoggiato da USA ed occidente. 

Le vittorie di Israele, però, sono sempre andate a discapito dei civili palestinesi nei territori conquistati. Da tempo, infatti, si parla di genocidio palestinese poiché i civili vengono cacciati dalle loro case con la forza e risistemati in squallidi campi. La parola genocidio viene usata poiché, secondo chi sostiene questa tesi, Israele avrebbe intenzione di cancellare la cultura palestinese. 

Dopo anni di bassa intensità, però, il conflitto è ripreso con particolare violenza negli ultimi mesi. La notizia più rilevante delle ultime settimane da quella regione è che una giornalista palestinese, Shereen Abu Akleh, è stata uccisa dall’esercito israeliano proprio in un raid contro la popolazione palestinese. 

La giornalista, reporter di Al Jazeera, è stata colpita da un fucile di precisione proprio fra testa e spalle, nell’unico punto vitale non coperto dal giubbotto antiproiettile o dal casco.  

Abu Akleh faceva parte di un gruppo di reporter, anch’essi feriti dai proiettili dell’esercito isrealiano. Entreremo nei dettagli subito, passando poi ad analizzare la risposta dell’occidente e dell’intelligence israeliana. 

La morte di Shereen Abu Akleh: una martire palestinese o un tragico errore?

Shereen Abu Akleh era andata nel campo di rifugiati Jenin insieme ad altri quattro reporter di Al Jazeera. Indossavano tutti elmetto di protezione e giubbotto antiproiettile, nonché una scritta PRESS (Stampa) cucita sul petto, segno che loro non facevano attivamente parte degli scontri. 

Secondo Al Jazeera, appena i giornalisti sono arrivati sul luogo i cecchini israeliani hanno iniziato a sparargli addosso senza tregua, probabilmente puntando direttamente a loro vista la quantità ed intensità di colpi. Come riportato dall’Internazionale, infatti: 

I fatti si sarebbero svolti in questo modo secondo Al Jazeera, che riporta la testimonianza di alcune persone che erano lì con la giornalista: una volta arrivati sul luogo, i reporter – tutti dotati di elmetto e giubbotto antiproiettile con su scritto “PRESS”, sono stati immediatamente assaliti dai cecchini israeliani, appostati nei dintorni.

Questi, una volta colpita e uccisa Abu Akleh, avrebbero continuato a sparare ferendo altri giornalisti, tra cui Shatha Hanaysha, che era accanto alla corrispondente di Al Jazeera.  I testimoni hanno inoltre riferito che non c’erano conflitti a fuoco in quel momento e che quindi il gruppo di giornalisti era stato preso di mira di proposito.

I giornalisti palestinesi, quindi, sarebbero stati presi di mira volutamente dall’esercito israeliano, che era sul posto per continuare i suoi raid contro la popolazione araba della zona. Il primo ministro palestinese Mahmud Abbas ha definito l’azione una “Mostruosità del colonialismo di Israele”. 

In effetti, la notizia ha fatto praticamente il giro del mondo, venendo condannata da tutte le testate occidentali. Questo nonostante l’occidente abbia sempre chiuso un occhio sui crimini di Israele in Palestina a causa dell’alleanza che ci lega. 

La morte di Akleh, sebbene sia sicuramente passata in sordina rispetto ad altre notizie, ha suscitato grande indignazione persino nella risposta internazionale. Vediamolo insieme. 

La condanna dell’ONU e degli alleati occidentali

Per una volta, infatti, anche il Consiglio delle Nazioni Unite, o ONU, ha preso una posizione ferma contro le azioni di Israele. Come riporta questo articolo di TGCOM 24, infatti: 

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “ha condannato fermamente l’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh e il ferimento di un altro giornalista nella città di Jenin in Cisgiordania”.

E’ una delle rare volte che l’Onu prende una posizione unanime su un argomento riguardante Israele. Le Nazioni Unite hanno anche chiesto “un’indagine immediata, approfondita, trasparente e imparziale” sull’omicidio.

Una condanna ferma ed una richiesta di indagini quindi: due passi che l’ONU ha voluto raramente prendere contro gli “amici dell’occidente” come Israele. Certo, di fatto l’ONU può fare poco per costringere Tel Aviv ad implementare tali condanne, ma già che siano avvenute è un passo significativo. 

L’ONU, inoltre, non è l’unico organismo politico che ha condannato fermamente le azioni di Israele. Enrico Letta, politico italiano e presidente del Partito Democratico, ha definito l’uccisione di Akleh come uno scempio indegno, parole simili a quelle del leader di Azione Carlo Calenda

Ed un altro amicone storico di Israele, ovvero l’Unione Europea, ha condannato le azioni dei cecchini dell’esercito. Josep Borrell, Alto Commissario per gli Affari Esteri europei, si è definito sconvolto per la tragica uccisione della giornalista di Al Jazeera. 

Borrell ha proseguito definendo “irrispettoso” l’uso della forza da parte della polizia durante il funerale di Akleh, un avvenimento che ha causato altrettanta indignazione e che merita un paragrafo a sé. 

In pace neanche con la morte: gli scontri al funerale di Akleh

Nel weekend scorso, in occasione del funerale di Akleh, una folla di palestinesi si era riunita per accompagnare il feretro fino all’ultima sepoltura. La cerimonia è avvenuta a Gerusalemme, e la bara era coperta da una grande bandiera palestinese. 

Gli incidenti sono iniziati immediatamente: la bara era stata preparata in un ospedale a Gerusalemme est, nella parte palestinese; ma appena portata fuori la polizia ha impedito alla bara di andare avanti. Gli agenti hanno caricato la folla palestinese, tentando di attaccare direttamente il feretro. 

La bara della defunta giornalista ha basculato ed è quasi caduta a terra, mentre la polizia continuava a bastonare i palestinesi che portavano il feretro in spalle. Un avvenimento che persino il Papa ha definito “brutale”. In molti, inoltre, hanno definito questo gesto una violazione della libertà religiosa

La polizia israeliana “ha violato in maniera molto brutale” il diritto “alla libertà religiosa” della Chiesa durante i funerali della reporter Shireen Abu Akleh. A dirlo è stato l’incaricato di affari della Delegazione apostolica in Terra Santa, padre Thomas Grysa, durante una conferenza stampa a Gerusalemme.

Un diritto, ha spiegato, “incluso nell’accordo fondamentale tra Israele e Santa Sede. Questo episodio costituisce un momento di tensione fra Israele e Santa Sede, anche se non è il primo”. Il riferimento è alle cariche della polizia israeliana avvenute durante il funerale della giornalista di Al Jazeera.

Come spiegato da questo articolo del Fatto Quotidiano. Dopodiché, il feretro si è mosso per la Città Vecchia di Gerusalemme, terminando il suo viaggio nel cimitero vicino il Monte Sion. 

Anche in questo caso, vi è stata un’ondata di indignazione da parte di tutto il mondo, espressa sia da altri giornalisti sia da capi di stato e politici. A questo punto, è intervenuto anche il governo di Israele, facendo partire un’indagine e, per una volta, ammettendo i suoi errori. Anche se le ammissioni sono state alquanto tiepide. 

Le ammissioni di Israele: “E’ stato uno sbaglio”

Qualche ora dopo il triste episodio del funerale della giornalista scomparsa, il governo di Israele ha rilasciato una dichiarazione dicendo che sì, il proiettile che ha ucciso Akleh è stato sparato da un fucile da precisione israeliano. 

In particolare, l’esercito israeliano ha rilasciato un rapporto provvisorio in cui spiega che il proiettile che ha colpito Akleh è senza ombra di dubbio delle forze armate di Israele, e vi sono due possibili dinamiche su come possa essere andato “l’incidente”. 

In primis, Akleh ed i colleghi si sarebbero trovati in una raffica di proiettili mirati a dei miliziani (o terroristi, come li chiamano loro) palestinesi. I miliziani in questione si sarebbero trovati sulla linea di tiro dei cecchini, semplicemente più in lontananza rispetto ai giornalisti.  

L’altra alternativa è che Akleh fosse sempre in mezzo fra un cecchino ed un singolo miliziano palestinese, venendo presa di mira per sbaglio poiché, appunto, l’obiettivo era il palestinese dietro di lei. Insomma, in entrambi i casi si sarebbe trattato di un terribile sbaglio. 

Certo, sentendo le parole degli altri giornalisti di Al Jazeera, che abbiamo riportato prima, è più facile credere alla prima opzione: una carica di proiettili destinata a miliziani palestinesi dietro di loro. Solo così, infatti, si spiegherebbe il perché siano state sparate così tante munizioni. 

Resta da capire, tuttavia, perché i cecchini non si siano fermati. A questo l’esercito israeliano non ha ancora risposto, dicendo che per un’analisi più accurata degli eventi bisognerà aspettare altri rapporti.  

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
765FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate