Istat, crollo delle nascite: l’Italia diventerà un Paese colonia?

Crollo delle nascite in Italia, i dati Istat preoccupano: diventeremo un paese colonia? L'approfondimento di Instant Focus de Le Fonti Tv.

Al centro di una vera e propria tempesta perfetta in cui all’inflazione galoppante si è aggiunta la crisi energetica più severa della storia recente, il nostro Paese si appresta ad affrontare uno degli inverni più duri per le famiglie italiane. È in questo drammatico contesto che si inserisce l’ultima rilevazione Istat sulla natalità in Italia.

Crollo delle nascite: i dati Istat

Il numero che maggiormente salta all’occhio è quello che attesta il record negativo dei nuovi nati, che quest’anno – stando alle previsioni degli esperti – scenderanno alla quota mai toccata prima delle sole 385 mila nascite. Una situazione assai preoccupante, che ci vede tra i Paesi peggiori sotto questo punto di vista anche a livello europeo (a differenza ad esempio della Francia, che invece ogni anno vede crescere il numero dei propri abitanti).

Il problema rischia di avere ripercussioni molto gravi nel presente e nel prossimo futuro, visto che il trend generale sembra essere incontrovertibile almeno nel breve periodo. Il fatto forse più grave che deriva da questa tendenza è che il calo della popolazione avrà delle ripercussioni importanti anche sul quadro economico. L’effetto più immediato del crollo degli individui sarà la contrazione del valore del Pil. Ad oggi i lavoratori attivi presenti sul territorio nazionale nella fascia che va dai 20 ai 66 anni sono circa 36 milioni: continuando con il paragone a dieci anni, la stima dice che nel 2032 saranno diminuiti di oltre 2 milioni di individui.

Meno gente che lavora, meno gente che vive, produce, consuma e acquista: è questo il paradigma illustrato dai dati Istat. La speranza è che il trend possa essere invertito investendo nelle politiche per la natalità, aumentano le agevolazioni per le famiglie (soprattutto quelle più in difficoltà) e garantendo a tutti i servizi indispensabili come le scuole e i trasporti. Solo così potremo evitare l’ampliamento della forbice tra una piccola fetta privilegiata di popolazione e una maggioranza che rischia di cadere in uno stato di povertà assoluta.

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